«Rispetto tutti, ma non accetto solidarietà, in particolare dal presidente del consiglio»
Il quotidiano, il cui editore è Paolo Berlusconi, accusa Cesa
di essere stato coinvolto in un giro di squillo e festini
ROMA - E' scontro tra il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa e il premier Silvio Berlusconi. Con
Cesa che rifiuta pubblicamente la solidarietà del premier, dopo essere stato attaccato dl quotidiano "Il Giornale" del fratello Paolo Berlusconi, e il premier che controreplica: «Spero che torni in se».
L'ATTACCO - Tutto comincia con l'attacco sul numero di oggi de il quotidiano «Il Giornale», il cui editore è Paolo Berlusconi il fratello del premier,
a Cesa e all'ex premier Massimo D'Alema. Secondo il quotidiano milanese infatti, nel 1999 un'inchiesta della magistratura (poi terminata il 4 ottobre 2000 con la condanna ad un anno della presunta maitresse dopo il patteggiamento) aveva scoperto un
presunto giro di squillo che avrebbe, sempre secondo "Il Giornale", esercitato pressioni su uomini vicini all'allora premier D'Alema per ottenere favori ed appalti pubblici. Cesa sarebbe stato socio di una società di grafica pubblicitaria la Global Media Srl, proprio con R.F., la
sospetta maìtresse che avrebbe organizzato il presunto giro di squillo.
LA QUERELA DI CESA - Immediata la reazione di Cesa che dava incarico ai propri legali di inoltrare
immediatamente una causa civile per diffamazione a mezzo stampa «nei confronti del quotidiano "Il Giornale" e di quanti altri organi di informazione volessero associare il suo nome a vicende da cui è palesemente del tutto estraneo».
LA SOLIDARIETA' DI BERLUSCONI - A questo punto interveniva il presidente del Consiglio che esprimeva la sua solidarietà nei confronti di Cesa e D'Alema.
«Non ho mai condiviso i modi di chi ricorre ai pettegolezzi ed alle chiacchiere di vario genere per insinuare dubbi o gettare discredito nei confronti di qualcuno - spiegava il premier - per questo esprimo perciò tutta la mia solidarietà a Lorenzo Cesa. Se si leggono gli articoli
sul "Giornale" di oggi si vede che su Cesa non c'è nulla di nulla ma basta un titolo che fa un nome per criminalizzare una persona e sconvolgere una famiglia. Conosco Cesa, gli sono amico e lo stimo al di là delle differenze politiche. Lo stesso voglio dire espressamente nei confronti dell'onorevole
Massimo D'Alema, dei suoi collaboratori, della
famiglia Agnelli e per quanti siano stati colpiti oggi da questo tipo di polemiche.
Sono stato facile profeta quando ho previsto che l'imbarbarimento provocato da una ben precisa campagna di stampa avrebbe messo in moto una spirale che va assolutamente arrestata. Poiché io ho denunciato
aggressioni a mio danno - concludeva il Cavaliere - nessuno può pensare che io possa approvare
analoghi metodi ed aggressioni nei confronti di chiunque».
LA REAZIONE DI CESA -
«Non ho mai partecipato a festini,
nè ho mai frequentato minorenni o persone che fanno uso di droga.
Rispetto tutti, ma non accetto solidarietà da nessuno,
in particolare dal Presidente del Consiglio» replicava poco dopo in una nota il segretario nazionale dell'Udc.
26 giugno 2009
Corriere.it