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Google e il ragazzo down Una causa «mondiale»

Ultimo Aggiornamento: 24/06/2009 10:09
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24/06/2009 10:09

Al via il caso sulla «responsabilità oggettiva»

MILANO — «È come processare i postini per il contenuto delle lettere che portano». L'immagine è di parte: riassume sostanzialmente la linea difensiva di Google in un processo che ieri a Milano è stato rinviato al 29 settembre per l'assenza di un interprete e che sembra destinato a fare storia. Ma rende molto bene la complessità del caso. In gioco c'è il limite nella condivisione dei video e degli altri contenuti sul web.

Libertà contro responsabilità (e censura) nelle parole degli estremisti in campo ma anche di chi osserva da giornaliero fruitore di Internet. Devono le società del fenomeno sociale più importante del momento nel mondo — siano esse YouTube (Google), Facebook, MySpace o Twitter — controllare i materiali «postati» dagli utenti un po' come avviene in un canale più tradizionale come la tv? C'è una responsabilità oggettiva di chi offre il canale e la tecnologia di accesso oppure il mondo del web si deve autoregolamentare? «Non ci sono altri processi simili nel mondo — spiega l'avvocato Marco Pancini, european policy council per Google — perché gli altri come quello su Napster riguardavano il copyright mentre qui di dibatte sui contenuti generati dagli stessi utenti». Anche se dei casi eclatanti c'erano già stati pur non sfociando in un processo. Nel 2007 YouTube (che nella società californiana ha sostanzialmente rimpiazzato il servizio di Google Video su cui era stato caricato il documento oggetto del processo con gli abusi dei compagni contro un ragazzo disabile) era stato pesantemente criticato in Germania per dei filmati nazisti in cui si negava l'Olocausto. Sul sito erano comparse anche delle clip del film di propaganda nazista del 1940 «Jud Suess». E sempre nel 2007 la bufera aveva colpito lo stesso sito per un filmato in cui si deridevano le vittime del disastro di Hillsborough del 1989 in cui morirono in uno stadio 96 tifosi del Liverpool. I filmati vennero subito ritirati dalla società. Come succede ogni giorno in seguito alle segnalazioni delle stesse community di utenti. I gruppi di social networking infatti non controllano il materiale che viene «postato». Non esistono algoritmi misteriosi che permettono un filtro ex ante.

D'altra parte basterebbero i numeri della sola YouTube per capirlo: nel mondo vengono caricate 28.800 ore di filmati al giorno, pari a 10 milioni di ore all'anno. Considerando che la durata standard di un filmato è di tre minuti parliamo di 200 milioni di nuovi filmati. Ogni giorno secondo le stime vengono trasmessi 1,2 miliardi di video. « Impossibile chiederci un controllo» è il ragionamento di Google. Come funziona dunque? In pratica in fondo a tutte le pagine di questi siti ci sono dei link che permettono la segnalazione alla società di un contenuto che per qualche motivo disturba il popolo del web. Nel caso a processo, anche se il video è rimasto ben due mesi su internet, Google attraverso Pancini afferma di averlo ritirano entro le 24 ore successive alla prima segnalazione. Se almeno secondo le leggi italiane si può parlare di «responsabilità oggettive» lo dirà il giudice. Ma certo, guardando a casi delicati come quello delle aule milanesi, resta il tema se tutto ciò che avviene sul web possa essere demandato all'anarchia procreatrice che sembra popolare le comunità virtuali oppure se, altra faccia della medaglia, la richiesta di un controllo più efficace ex ante non possa trasformarsi nel boomerang della censura.

Massimo Sideri

Fonte il corriere



Questo è un caso interessante, più che altro per le conseguenze sul discorso censure/controlli di internet. [SM=x44515]

_________________

Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
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<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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