Chi è causa del suo male pianga se stesso! Privacy, ha esagerato in «licenziosità»
Caro presidente, non sono d'accordo.
Non è possibile dire che tutto va bene, che è solo privacy, che nessuno ha il diritto di imporle alcunché.
Lei sa, caro presidente, quale impronta di lealtà reciproca e di significativa amicizia politica e personale abbiano avuto le nostre vite da quando ci siamo conosciuti e abbiamo collaborato (televisione, politica, giornali) per mettere in mutande i sepolcri imbiancati che pensano di aver sequestrato la coscienza pubblica di questo Paese e di poterla investire in fruttifere battaglie di angusto, penoso moralismo.
Ora le dico con simpatia e affetto che per non disperdere il meglio di un contrastato percorso politico e civile, ci vuole uno sforzo di coraggio e di fantasia.
Bisogna fare di più, di fronte alla campagna di stampa e politica che la riguarda, di fronte alle domande che in tutto il mondo corrono, e che non saranno di certo fermate da una intervista sbarazzina al patinato popolare Chi e da una accusa di slealtà rivolta alla signora D'Addario.
Ci vuol altro, le ripeto. E questo altro non è affatto la pubblica umiliazione del presidente del Consiglio e tanto meno di un uomo che si chiama Silvio Berlusconi.
Io non le rimprovero nulla personalmente, sul piano morale.
Ho scritto molto per cercare di capire, naturalmente dopo avere passato in rassegna i fatti, per come appaiono, e ho concluso che valeva la pena ancora una volta cercare di darle una mano, di spiegare le sue anomalie, le sue particolarità, il suo carattere peculiare all'opinione pubblica italiana e internazionale.
L'ho fatto senza sforzo, anche perché, conoscendola, so quanta mitezza, quanta giocosità, quanta umanità magari spicciola e facile ma innocua e capricciosa e genuinamente liberale sia tipica dei suoi comportamenti.
Ognuno la vita se la sbriga come ha voglia e come può, finché non danneggia gli altri. E glielo dico convinto come sono che
un criterio etico oggettivo, non relativizzabile, invece esiste e vale per i laici e per i cattolici, per credenti e non, per tutti. Ma questa non è una discussione morale o filosofica, è una discussione politica.
E allora, caro presidente, lei ha secondo me il dovere di spiegarsi ancora una volta. Di far capire agli italiani che cosa è cambiato nella loro storia da quando sono finiti i partiti politici della Prima repubblica, con il loro codice professionale, che consentiva un esercizio delle funzioni pubbliche caratterizzato da una qualche sensibilità istituzionale, da una certa cura per il metodo della politica e del governo dello stato.
Purtroppo lei ha cooperato con i suoi denigratori, ha reso loro il compito assai facile,
ha esagerato nella «licenziosità» dei suoi comportamenti.
Le sue intenzioni, i suoi gesti, regali, ospitalità, la sua galanteria, il suo celebrato istinto per la conquista femminile, le sue smargiassate, la sua attitudine a fare il mentore delle giovinette, a farle volare alto in compagnia sua e dei suoi amici, tutto questo mi sento di difenderlo con cuore lieto;
ma la pretesa di far passare come acqua fresca la scelta sciagurata degli amici di bisboccia,
la sciatteria in certe relazioni, e soprattutto la caratterizzazione ostentatoria di tutti i suoi comportamenti privati, quando il primo costruttore della propria privacy è chi ne è titolare,
su questo sono convinto che lei, da buon politico per quanto anomalo, e talvolta felicemente anomalo,
e da persona pratica, ha delle spiegazioni da dare. E le conviene darle.
Panorama, Giuliano Ferrara 26 6 09