Sondaggio:: Verso il Congresso del PD
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Verso il Congresso del PD

Ultimo Aggiornamento: 23/07/2009 18:11
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01/07/2009 12:22

Quale candidato sosterresti per le primarie del Pd?


Evoluzioni all'interno del PD:
- CHIAMPARINO è statO sacrificatO sull’altare dell’alleanza con gli ex Ppi?
- Fassino E VELTRONI si SONO schieratI con FRANCESCHINI CONTRO IL DUPLEX D'ALEMA-BERSANI
perché SOLO un segretario ex Ppi garantirebbe LORO uno spazio DI POTERE....?


Laura Cesaretti per Il Velino.it


La rinuncia di Sergio Chiamparino alla gara per la segreteria del Pd è anche la dimostrazione di quanto sia lontano, e per ora velleitario, lo stesso progetto di partito-amalgama, che avrebbe dovuto fondere diverse culture progressiste, a cominciare da quella post-Pci e da quella post-sinistra Dc.

Sergio Chiamparino


Perché, in realtà, quella che era apparsa subito a molti come un'opzione forte e innovativa (certo, Chiamparino ha 61 anni, e viene da una lunga militanza nel principale partito della sinistra, ma era percepito come una novità da larghissimi strati del Pd e del suo elettorato perché da sempre estraneo ai giochi del "patto di sindacato" che lo governa da lustri) è stata sacrificata sull'altare dell'alleanza con gli ex Ppi.

Nel Pd tutti proclamano che le vecchie appartenenze sono superate
, ma in realtà sono assolutamente vive e intatte, e al dunque sono loro che valgono.
Dario Franceschini è il candidato sostenuto da Veltroni, Fassino, Cofferati e altri post-Ds
proprio in quanto ex popolare. È stato il garante, durante la segreteria Veltroni, di un patto con gli ex Ppi che tagliava fuori D'Alema, storico interlocutore di Marini, e assicurava una maggioranza al leader rendendolo autonomo dalla ingombrante tutela dalemiana.


E nella partita congressuale che si sta aprendo
Franceschini rappresenta la permanenza di quell'asse.

Se un Ds come Fassino si è schierato con lui è proprio perché un segretario ex Ppi che riuscisse a sconfiggere il fronte dalemiano gli garantirebbe uno spazio politico e dei ruoli di dirigenza ben maggiori di quello che potrebbe trovare nel fronte dalemian-bersaniano. La candidatura di Chiamparino avrebbe inevitabilmente rotto più quel fronte che quello raccolto attorno a Bersani: una parte dei veltroniani,la maggioranza dei fassiniani, Bettini, quasi tutti i "giovani" promossi nella stagione veltroniana si sarebbero schierati con lui.

L'entrata in campo di Chiamparino avrebbe comportato l'uscita di scena di Franceschini:
lo stesso segretario lo ha detto esplicitamente a molti interlocutori, e probabilmente allo stesso sindaco di Torino.
Ma quell'uscita di scena avrebbe comportato conseguenze pesanti: di fronte alla trasformazione del congresso in un match tra due ex ds e la bocciatura preventiva di un candidato cattolico, gli ex Ppi si sarebbero sentiti traditi, e legittimati a ritirarsi sull'Aventino o a cambiare schieramento.


E questo è stato lo scenario prospettato a Chiamparino, che ancora ieri mattina dava quasi per certa la propria candidatura, da Veltroni, Fassino e altri interlocutori di quel fronte.
Gli ex Ppi facevano sapere che, se si toglieva di mezzo il loro candidato, avrebbero scelto la strada più fruttuosa per la loro componente: un'alleanza dell'ultimo minuto con Bersani (e D'Alema), per farlo vincere e governare insieme il partito e la futura politica delle alleanze.
Una minaccia così realistica che deve aver convinto Chiamparino, già sull'orlo ufficiale del sì, a dire no.
E gli ex Ppi hanno vinto la battaglia. Anche se vincere la guerra resta un altro paio di maniche.


Laura Cesaretti per Il Velino.it [01-07-2009]

[SM=g1741324]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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BrocCULOdoro 2009
01/07/2009 12:27

Certo che se volessero darsi una svolta scegliere una donna, giovane e ancora non compromessa sarebbe l'unica scelta.

Ma parliamo di un partito politico italiano e queste sono solo fantasie.

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Grazie all'umorismo si può sdrammatizzare ogni cosa.
Voi direte che non è vero, su certe cose non si può ridere... per esempio lo stupro.
Ah no? Allora sentite qua: immaginate Stanlio che stupra Ollio! (Daniele Luttazzi)

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01/07/2009 12:36

Re:
il tobas, 01/07/2009 12.27:

Certo che se volessero darsi una svolta scegliere una donna, giovane e ancora non compromessa sarebbe l'unica scelta.

Ma parliamo di un partito politico italiano e queste sono solo fantasie.




Noemi o Patrizia?

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Uomo che parla con vacca su muro è come treno senza binari: non va da nessuna parte.
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01/07/2009 12:41

Re: Re:
ilapaci, 01/07/2009 12.36:




Noemi o Patrizia?




Quelle sono compromesse in entrambi i sensi

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01/07/2009 12:41

Re: Re:
ilapaci, 01/07/2009 12.36:




Noemi o Patrizia?




Perchè non ti proponi tu?
Ti senti già "compromessa"? [SM=x44452]
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01/07/2009 12:44

Re: Re: Re:
Etrusco, 01/07/2009 12.41:




Perchè non ti proponi tu?
Ti senti già "compromessa"? [SM=x44452]




Ma Ilaria non mi pare sia neodemocristiana

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01/07/2009 12:47

Re: Re: Re: Re:
il tobas, 01/07/2009 12.44:




Ma Ilaria non mi pare sia neodemocristiana




ma nemmeno Debora Serracchiani (e vedrai che prima o poi scoccheranno scintille con Paola Binetti) [SM=x44461]
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01/07/2009 12:49

avendo rinunciato la serracchiani, votero' franceschini ! tanto votare per bersani e' come votare d' alema, il grande amico di silvio, per cui ...
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01/07/2009 12:57

Re:
sperminator, 01/07/2009 12.49:

avendo rinunciato la serracchiani, votero' franceschini ! tanto votare per bersani e' come votare d' alema, il grande amico di silvio, per cui ...




Vedo che son tempi duri per voi....

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01/07/2009 13:10

Se si candidasse io voterei Ilaria Paci

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Rocco
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02/07/2009 10:48

E come colonna sonora sceglie vasco
Bersani lancia la sfida per la segreteria Pd:
«Candidato di nessuno, ma penso a tutti»
«Da soli non si può fare nulla.
Voglio un partito che guardi al futuro traendo forza dal proprio passato»


Pierluigi Bersani (Eidon)

ROMA - «Il Pd deve saldare la propria vocazione democratica all'economia e alla società. Deve rivolgersi all'arco di persone più ampio possibile ma, al contempo, non deve rinunciare alla vicinanza al mondo del lavoro. Deve essere un partito del lavoro che rivendica pari dignità e ruolo tanto al lavoro subordinato quanto a quello autonomo e imprenditoriale, al di là di ogni rendita». È il programma che Pierluigi Bersani annuncia al teatro Ambra Jovinelli di Roma nell'ufficializzare la sua candidatura a segretario del Pd.
Un partito laico, quello pensato da Bersani, «che non relativizza le diverse opinioni al suo interno ma le distingue, le analizza e ne tiene conto nel momento della decisione. Un partito che difenda i diritti civili, a partire da quello relativo al fine vita, che non permetta al senatore Gasparri o a chiunque altro di decidere come devo morire. [SM=x44452]
Un Pd improntato a un nuovo civismo, al quale ispirare i comportamenti di tutti a partire dalla sobrietà della politica».

ALLEANZE - Dunque, sintetizza il neocandidato, «un partito che guarda al futuro traendo forza dal proprio passato.
Una forza politica che sappia proporre una propria idea di società sulla quale impostare una discussione con tutte le forze e le organizzazioni sociali».
Il Pd di Bersani, assicura, «dice le stesse cose al Nord e al Sud del Paese e pensa a un modello parlamentare nazionalizzato, con un irrobustimento dei poteri del premier e del governo e un rafforzamento del ruolo di controllo del Parlamento».
Ma l'ex ministro punta anche a rilanciare un sistema di alleanze perché «da soli non si può fare nulla». Già alle prossime elezioni regionali, dice Bersani, «andranno sperimentati larghi schieramenti di centrosinistra contro la destra».
«Sono il candidato di nessuno che pensa ci sia bisogno di tutti» afferma poi.
«Dobbiamo avere le idee chiare - sottolinea - perché io non credo a un partito post identitario. Senza identità riconoscibili ogni gesto mette un punto interrogativo su chi sei davvero e ti disarma verso una destra che sparge ideologie».

NUOVE GENERAZIONI
- «Non c'è bisogno di inventarci una nuova generazione, bisogna solo aprire la strada alle nuove generazioni che possano prendere in mano la discussione politica e misurarsi nelle funzioni di partito. È quello che mi impegno a fare a livello nazionale». Chi temeva un esordio all'insegna dell«appeasement» con chi lo ha criticato sul piano anagrafico, può essere rassicurato visto che va subito all'attacco di chi cerca di «mettere una patina di grigio sulla mia candidatura».
Il nome, Debora Serracchiani, non lo pronuncia (e d'altronde ci pensano i suoi sostenitori a prenderla di mira per un'intervista a 'La Repubblica'.) ma distilla i termini in modo da far ben capire con chi ce l'ha: «Bisogna avanzare una piattaforma... dicono che questa parola non funzioni. Allora facciamo che dobbiamo dire qualche "cosuccia" per l'Italia». «Mi sono sempre preso la briga di voler cambiare qualcosa, ovunque sono stato non ho mai lasciato le cose come le ho trovate. - dice. - Questo per due motivi, semplici e banali: la terra gira tutti i giorni e questa società non mi piace per tutto. Quindi, parliamo di innovazione a chiacchiere? Allora io non partecipo. Se invece parliamo di fatti allora credo di avere qualcosa da dire». E da aspirante futuro leader del Pd, Bersani non dimentica una sua grande passione, la musica: «Siamo solo noi, come direbbe Vasco, a poter fare tutto questo».


01 luglio 2009
www.corriere.it/politica/09_luglio_01/bersani_candidatura_pd_d2ee6fd8-666e-11de-8bcb-00144f02aabc.shtml?fr=box_pr...

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02/07/2009 14:03

bersani puo' scordarsi il mio voto se non prende le distanze da d' alema [SM=x44495]
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Briscola IperCafonica 2012
03/07/2009 17:37

Dietro le quinte Il deputato Maran: il gruppo dirigente è lo stesso dei tempi di Bush padre
L’allarme di D’Alema: avanti così
e l’opposizione non esisterà più

Marino pronto a scendere in campo: bisogna modernizzare


ROMA — Il «nuovo» che os­sessiona il Pd fatica a emerge­re.
È un’operazione difficile in un partito che, come ricorda il deputato friulano Alessandro Maran «ha lo stesso gruppo di­rigente dei tempi di Bush pa­dre ». O che, come suggerisce scherzosamente Gianni Cu­perlo, è ridotto a un punto tale per cui dovrebbe adottare il triste inno polacco («La Polonia non è ancora morta», recita l’inizio).

Massimo D’Alema non ci prova nemme­no a cavare il «nuo­vo » dal Pd. Non è nel suo stile.
E pragmatica­mente dice: «Speriamo che Bersani rimetta in se­sto questo partito, poi ve­dremo. L’importante è non andare avanti così: noi ci divi­diamo, siamo inchiodati per mesi su una discussione con­gressuale, e rischiamo di non fare più l’opposizione».
Wal­ter Veltroni, invece, il «nuo­vo » ha cercato di farlo emerge­re durante la sua segreteria. E continua a provarci. Tant’è ve­ro che per rinnovare l’immagi­ne di Dario Franceschini e far dimenticare che già nel 1999 era il candidato di Franco Ma­rini alla guida del Ppi ha tirato fuori dal cilindro Debora Ser­racchiani, segretaria di sezio­ne del Pd in quel di Udine. Ma anche la Serracchiani, come racconta un ex diessino, «asso­miglia ormai al D’Alema ver­sione supponente». E a dimo­strazione del fatto che anche l’eurodeputata, suo malgrado, ha assimilato comportamenti e modi della classe dirigente del Pd nel partito si cita l’epi­sodio avvenuto ieri sera. Vel­troni ha appena finito di parla­re al Capranica quando la Ser­racchiani incrocia la deputata Paola Concia, rea di averla cri­ticata per certe sue affermazio­ni. L’europarlamentare la squadra dal basso in alto e poi gelida le dice: «La prossima volta, quando non capisci le cose, telefonami». [SM=x44466]

Alla ricerca del nuovo, anco­ra una volta, nella sala del Ca­pranica dove Veltroni ha fatto il suo semi-rientro in politica
e dove siede in prima fila Raf­faele Bonanni, il segretario della Cisl che insieme a tanti altri ex dc sostiene Franceschi­ni
(Guglielmo Epifani, invece, non c’è). Sul palco, insieme ad altri, siede Sergio Chiampa­rino. Il sindaco di Torino non è certamente giovane, ma po­teva rappresentare il «nuovo» rispetto ai (tre) soliti noti del Pd: Massimo D’Alema, Walter Veltroni e Piero Fassino. Però si è arreso. Lunedì scorso, alle undici di sera, annunciava ai colleghi che lo sostenevano che sarebbe sceso in campo, nonostante le ire di Fassino («Piero deve capire che non lo posso seguire»). L’indomani mattina, dopo un lungo collo­quio telefonico con Veltroni cambiava all’improvviso idea. Ora è sul palco, con l’ex segre­tario, però non fa dichiarazio­ne di voto per Franceschini.

Altro giro, altro Pd. Ignazio Marino è pronto a candidarsi.
Salvo sorprese dell’ultim’ora domani, alla festa del Partito Democratico, il senatore-chi­rurgo annuncerà la sua candi­datura, grandemente sponso­rizzata da Goffredo Bettini. Marino spiega agli amici di es­sere «lusingato e confuso» e aggiunge: «Certo l’Italia e an­che il Pd hanno una disperata necessità di modernizzazione. Dopo i miei 18 anni negli Usa non mi aspettavo una nazione ancora così disastrata». In­somma, gli incitamenti di tan­ti sono serviti: il senatore-chi­rurgo sembra essersi deciso. Oggi, a Verona, nell’ospedale dove opera una volta la setti­mana, incontrerà alcuni qua­rantenni del Pd tra cui una parte dei cosiddetti 'piombi­ni' guidati da Paola Concia. Di­ce di lui Bettini: «Se alla fine decide di scendere in campo la sua sarà finalmente una can­didatura innovativa, ma sul se­rio, non come altre che sono state inventate da qualche me­se ». Il nome di Debora Serrac­chiani Bettini non lo fa, per­ché non è nel suo stile far pole­miche senza motivo, ma ogni riferimento appare puramen­te voluto.

Comunque tra i non iscritti il senatore-chirurgo suscita non pochi entusiasmi.
A dire il vero ne suscita anche tra quei dirigenti del Pd che lo se­guono. Soprattutto da quan­do (l’ultima volta è stata l’al­tro ieri) non si è mosso di un millimetro di fronte a un D’Alema irritato che metteva in mezzo amicizia e politica (se ti candidi diventerai un av­versario, era il ritornello del­l’ex ministro degli Esteri).


Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
03 luglio 2009


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04/07/2009 09:59

Qui il sondaggio del Corriere della Sera:
29/06/2009
Quale candidato sareste pronti a sostenere per le primarie del Pd?


Debora Serracchiani 29.9%

Pierluigi Bersani 25.0%

Sergio Chiamparino 16.5%

Dario Franceschini 14.6%

Ignazio Marino 10.0%

Paola Binetti 4.0%

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06/07/2009 10:22

Mi piaceva Chiamparino, mi potrebbe piacere Marino se avesse la forza di dare una svolta definitiva al PD anche sui temi economici.

Credo comunque che non andrò a votare per le primarie.

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06/07/2009 16:24


Vedo che come sempre il PD continua a fare favori a Berlusconi. [SM=x44462]

Si riempiono la bocca di parole come "nuovo", ma lo spettacolo che offrono è vecchio e ritrito.
Mi sembrano la versione politica del Bagaglino, sempre le stesse cose, gli stessi schemi. [SM=x44464]

_________________

Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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23/07/2009 13:53

Il segretario PD:
«Dico no a maggioranze e governi non decisi dagli elettori»
«Se vince Bersani bipolarismo a rischio»
Franceschini: «Ci sono gli ingredienti per una fine anticipata della legislatura»


Il segretario del Pd, Dario Franceschini
(Fotogramma)

MILANO - «Dal congresso del Pd e dal suo esito non passa soltanto il futuro del partito, che pure è una cosa im­portante.
Passa anche il futuro as­setto della politica italiana dopo Berlusconi; e quindi la questione ri­guarda tutti.
Sento il dovere di pen­sare cosa succederà dopo la chiusu­ra di un’epoca, che può essere o fi­siologica, con la fine della legislatu­ra, o traumatica.
Abbiamo il dove­re di pensare che dopo Berlusconi non venga azzerato l’orologio e non si ricominci tutto da capo; co­me se il bipolarismo e l’alternanza di governo non fossero una con­quista di tutti, che ha reso più mo­derno e più semplice il paese, ma fossero legati solo all’esistenza di Berlusconi come leader o come av­versario. Il che sarebbe un dram­ma».

Segretario Franceschini, sta di­cendo che se vince Bersani si tor­na indietro, alla Prima Repubbli­ca?
«In questi anni di transizione dal ’94 a oggi, con tutti gli scontri e i limiti che abbiamo visto, due co­se sono state condivise dai due campi: la nascita di uno schema bi­polare, centrodestra e centrosini­stra che si alternano al governo; e la nascita del Pd prima e del Pdl poi. Si è passati da un bipolarismo fondato su coalizioni eterogenee, frammentate, litigiose, a un bipola­rismo più europeo, con due grandi partiti alternativi e alcune forze in­termedie. Ma non dobbiamo crede­re che questo sistema sia acquisito per sempre, come se fosse consoli­dato da decenni. Dobbiamo pensa­re che questo sistema vada salva­guardato; perché non riguarda so­lo la politica, ma anche le istituzio­ni, l’economia, la competitività, l’aggancio all’Europa».

Il bipolarismo è davvero in peri­colo secondo lei?
«Io prendo un impegno: garanti­re che questo schema sopravviva a Berlusconi. Invece a volte ho l’im­pressione che, se questo schema non si consolida, possa scattare un meccanismo per cui, finito Berlu­sconi, la politica italiana si rimette in moto su binari antichi e, attra­verso cambi di legge elettorali o at­traverso scelte politiche, torni uno schema in cui le maggioranze e i governi non sono più decisi dagli elettori ma sono variabili e mobili. Il bipolarismo italiano e il campo riformista non sono nati in funzio­ne anti-Berlusconi; corrispondono a un assetto globale, tipico delle de­mocrazie di tutto il mondo. Ma se noi sbagliamo rischiamo di perde­re questa conquista».

Lei ne parla come se il Cavalie­re non avesse ancora un lungo mandato davanti a sé.
«Del dopo-Berlusconi dobbia­mo cominciare a occuparci. Nes­sun uomo di buonsenso può pen­sare che si ricandidi a fine legisla­tura; è una scadenza inevitabile. Ma ci sono tutti gli ingredienti per una fine traumatica anticipata. L’autunno sarà il momento di mas­simo impatto della crisi: piccole e medie imprese che non riaprono perché hanno finito credito e liqui­dità, lavoratori dipendenti o auto­nomi con redditi ormai totalmente insufficienti, decine di migliaia di lavoratori dipendenti o autonomi che perdono il lavoro e si trovano a zero euro senza ammortizzatori. Una situazione che si prospetta esplosiva dal punto di vista socia­le, con deficit, spesa pubblica, debi­to pubblico in aumento...».

Berlusconi le replicherà che lei fa del pessimismo ai limiti del di­sfattismo.
«Non è pessimismo; è realismo. Inutile pensare di risolvere il pro­blema nascondendolo. A fronte di una crisi gravissima, c’è un presi­dente del Consiglio profondamen­te indebolito sia rispetto alla sua credibilità nel Paese, sia rispetto al­la sua forza nella coalizione. Quan­do cominciano i processi di inde­bolimento, non si fermano più. E noi dobbiamo ragionare affinché ciò che abbiamo raggiunto nella stabilizzazione dell’assetto politico del paese non finisca con Berlusco­ni».

Quale può essere lo scenario, se al congresso e alle primarie le sue idee non prevarranno?
«Tutto potrebbe tornare a essere elastico e possibile, con alleanze non dichiarate agli elettori che le scelgono ma frutto di accordi parla­mentari, cui potranno essere dati nomi nobili — governo di conver­genza, grande coalizione — ma che di fatto smontano una conqui­sta. Perché bipolarismo e alternan­za non sono garantiti, come qual­cuno pensa, da una legge elettora­le, per quanta influenza abbia. Il bi­polarismo sopravvive a qualsiasi legge se ci sono due grandi partiti alternativi. Se invece — consape­volmente o inconsapevolmente— scomponi questi grandi partiti e torni a un sistema centro-sinistra e centro-destra, con il famoso trat­tino, tutto torna in movimento; non ci sono più due grandi partiti avversari, ma prevale il vecchio schema con la sinistra da una par­te e il centro del centrosinistra dal­­l’altra».

Sta dicendo che teme per l’inte­grità e la tenuta del partito?
«Tenuta in quanto contenitore no. Penso però che il Pd, per esse­re se stesso, debba coltivare le pro­prie diversità, viverle come una ric­chezza e non come un limite. Per questo credo non debba esserci in nessun modo una parte che preva­le sull’altra. L’arcipelago di posizio­ni che sostengono la mia ricandida­tura, laici e cattolici, persone che provengono da storie diverse, aree più moderate e aree più a sinistra, è la garanzia che il Pd continui a essere un grande partito».

Bersani rivendica di poter par­lare di partito di sinistra.
«Io sarei cauto nell’uso delle pa­role. Sinistra è una parola e una storia nobilissima, cui io sono an­che legato. Da ragazzo ero nella si­nistra Dc con Zaccagnini, e ricordo convegni in cui si discuteva se con­siderarci sinistra della Dc o sini­stra nella Dc. Conosco la forza, l’or­goglio della parola sinistra. Ma so pure che c’è una parte degli eletto­ri e dei gruppi dirigenti del Pd che non si riconosce solo in quella pa­rola. O il partito resta la casa di tut­ti, liberal, cattolici, laici, ambienta­­listi, oppure diventa un’altra co­sa».

Anche Bersani ha con sé cattoli­ci come Letta e Bindi.
«Ma non c’è dubbio che nello schieramento che lo sostiene ci sia un’identità organizzativamente e politicamente prevalente. Provia­mo a rovesciare il ragionamento: se per assurdo un’identità di cen­tro esercitasse una egemonia sulle altre, chi si sente di sinistra rimar­rebbe volentieri?».

Una scissione?
«Non necessariamente. Se si la­scia aperto uno spazio, il vuoto sa­rà riempito. Io non escludo una fu­tura alleanza con l’Udc. Ma voglio un Partito democratico che non ri­nuncia a competere direttamente con il Pdl, che non ha bisogno di appaltare a qualcuno la funzione di parlare con i mondi produttivi, di conquistare il voto mobile. Vo­glio un Pd che rappresenti l’eletto­rato di sinistra ma competa al cen­tro. L’esito del nostro congresso peserà sull’intera politica italiana: se consolidiamo il Pd, reggerà an­che il Pdl dopo Berlusconi; se il Pd si scomponesse, anche il Pdl scom­parirebbe e tutto ricomincerebbe da capo».


Aldo Cazzullo
23 luglio 2009

Corriere.it

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23/07/2009 18:11

Per Franceschini, forse.
L'intervista di franceschini al Corsera e la diretta di oggi su Repubblica on line mi hanno quasi convinto. credo che voterò per franceschini. Mi rendo conto che dovrei spiegare perché, ma ora purtroppo non ho tempo. Mi limito per ora a votare Franceschini nel nostro sondaggio. Avremo tempo nei prossimi mesi di parlare del PD e dei vari candidati alla segreteria.
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