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M.Mucchetti - Regole e Banche recidive

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2010 18:52
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10/07/2009 18:19

In attesa della norme anti-crisi le banke ci riprovano, ma arriva Tremonti...
il commento
L'Aquila, le regole e le banche recidive
In attesa delle norme anti-crisi i big del credito ci riprovano


I lavori del G8 per la riforma della finanza sono stati introdotti da una notizia non richiesta:
Goldman Sachs e Barclays Capital stanno ricominciando con la finanza ad alto ritorno delle cartolarizzazioni.
Le investment banks ci riprovano.
Questa volta, giurano, sarà tutto a regola d'arte. E nel resto del mondo le banche commerciali potrebbero accodarsi.

La tentazione di cospargere di dolce panna montata i bilanci
,
resi amari dalle perdite sui crediti inflitte dalla recessione, è nell’ordine delle cose. Le cartolarizzazioni, del resto, non sono sempre e comunque un male.
Le persone per bene usano il coltello per tagliare la torta.
I delinquenti per minacciare i malcapitati e derubarli.
Cartolarizzare crediti o immobili può ben servire quando il rischio sia allocato in modo sostenibile e trasparente presso le mani adatte.
Il punto è chi, quando e come giudicherà le nuove cartolarizzazioni.

Nel 2006, una simile domanda sarebbe stata bollata come un'eresia inutile.
La concorrenza
internazionale, alla quale i mercati finanziari si erano aperti, avrebbe corretto gli eccessi e bocciato le proposte incongrue meglio di qualsiasi Autorità di emanazione politica più o meno diretta.
Il pragmatico susseguirsi dei contratti tra privati si sarebbe rivelato più efficiente delle maglie strette del diritto, dettato dai parlamenti.
La finanza over the counter era diventata un multiplo di quella regolata e vigilata.
Nel 2006 quella domanda sarebbe stata improponibile, perché
la privatizzazione dell'economia e delle relazioni sociali, motrice e conseguenza della globalizzazione contemporanea,
aveva confinato l'etica nei comportamenti individuali e aveva riservato la cura dell'interesse generale alla politica, ma con l'esplicita riserva di ridurne l'area d'intervento e i poteri.

Nel 2009,
abbiamo imparato che l'autosufficienza dei mercati era un'illusione non innocente
,
alimentata da potenti quanto ristretti interessi;
che a pagare il conto sono stati i contribuenti e non i beneficiari delle speculazioni
;
che il cittadino viene prima dell'homo oeconomicus, e non dopo.
E allora la bontà delle varie Goldman e Barclays non dovrebbe valutarsi solo nell’esoterico confronto con le consorelle.

I Global legal standards e i nuovi criteri contabili del Financial Stability Board promettono un cambiamento.
Ma per definirli in concreto e poi adottarli ci vorrà tempo e fatica.
Il G8 imprime una spinta, ufficialmente si dice.
Il prossimo G20 ne darà un’ultra.
Ma la cosiddetta innovazione finanziaria non si ferma ad aspettare.
E così tocca agli Stati la responsabilità di organizzare comunque lo scrutinio.
E gli Stati, avendo diversamente pagato il conto della crisi, sono tentati di fare da sé.

Anche per predeterminare un governo globale più favorevole.
Obama tenta la sua riforma. La Merkel vara le sue bad banks.
E ciascuno dovrà poi tirare le conseguenze.
L'Italia, per dire, ha un'opinione sul limite minimo del 5% del rischio che una banca americana potrà trattenere sui suoi conti nel cartolarizzare proprie attività?

Se reputasse che sia meglio il 10% o il 15%, e non sarebbe follia, che farebbe quando una banca nazionale si riempisse di carta americana promettente certo, ma tanto rischiosa?
In teoria, certe obbligazioni potrebbero essere semplicemente proibite perché non abbastanza leggibili
e altre, leggibili, andrebbero classificate fra gli investimenti che assorbono alte quote di capitale così da limitare, se non scoraggiare, certi azzardi.
E in pratica?

Negli anni ruggenti della globalizzazione che, non dimentichiamolo, aveva nel dollaro la moneta di riserva
e nella debt economy anglosassone il modello sociale di riferimento,
la responsabilità del giudizio vero era infine delegata all'America.
L’Europa si fece bastare le scuse dello scandaloso Chuck Prince dopo che Citicorp aveva manipolato i titoli pubblici di vari Paesi.

L'Italia, ritenendo di aver subito un danno sui derivati venduti da Jp Morgan a Poste,
si è limitata a un'interminabile causa al foro di Londra
invece di escludere la banca sospettata da ogni affare con la pubblica amministrazione.

Con le 12 tavole dell’etica, sarebbe andata diversamente?
Se i governi rinunceranno a quell'abdicazione, avrà fine la globalizzazione imperiale.
Ma solo i sognatori no global possono pensare che si torni indietro.
Basta vedere com’è cambiato l’atteggiamento dell’Italia verso la Cina, ieri minaccia e oggi speranza.
Tutti hanno ancora bisogno di tutti, e però quella che oggi sembra prendere corpo è una globalizzazione basata sul ruvido scambio delle merci più che sui fluidi magheggi della tecnofinanza.
Una globalizzazione senza più un re è una globalizzazione fatalmente oligarchica — poliarchica, scrive Mario Draghi sull’ Osservatore romano per essere politicamente corretto — e come tale in bilico tra l’ambizione illuminista di un nuovo ordine e la realpolitik degli interessi che scivola verso una dieta polacca su scala planetaria.


Massimo Mucchetti
10 luglio 2009


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06/05/2010 18:52

Francesco De Dominicis per "Libero"

Giù i costi, assegni sprint e basta giochetti sugli interessi dei conti correnti.
E ancora: comunicazioni più chiare, contratti senza fregature, più poteri alla Banca d'Italia e maximulte, fino a 250 mila euro, per gli istituti di credito che fanno i furbi allo sportello.

È una vera e propria stangata quella che GiulioTremonti sta per rifilare alle banche italiane.

La stretta del ministro dell'Economia è inserita in un pacchetto di cinque provvedimenti che a fine maggio, salvo sorprese, finirà sul tavolo del consiglio dei ministri.

Si tratta delle bozze dei decreti legislativi con cui stanno per essere recepiti nell'ordinamento del nostro Paese le regole di Bruxelles su credito al consumo e mediatori creditizi (è previsto un esame per i professionisti). Una raffica di nuove norme tutte volte a mettere fine alla giungla dei prestiti, anche attraverso l'unificazione degli albi di Bankitalia (sparisce l'elenco speciale).

Tremonti, però, si è spinto oltre lo stretto necessario. E quello che doveva essere un ritocco al testo unico bancario si è trasformato in una profonda riforma che va al cuore della regolamentazione finanziaria. Il titolare dell'Economia ne ha approfittato per migliorare la trasparenza allo sportello e mettere sul piatto vantaggi concreti per i cittadini. Dai mutui agli interessi sui conti correnti, dalle comunicazioni ai costi di documentazione, il raggio d'azione è assai ampio.

Quanto al comparto dei prestiti, l'obiettivo è mettere ordine in un mondo variegato che comprende imprese di leasing e factoring, finanziarie di investimento, società di credito al consumo, istituti di moneta elettronica, gestori di carte, cambiavalute, agenzie di prestito su pegno.

[SM=x44520]

I testi sono stati diffusi pochi giorni fa dal Tesoro che attende entro il 21 maggio il parere degli addetti ai lavori. Poi il passaggio a palazzo Chigi. Ma ecco nel dettaglio le novità principali per i clienti delle banche. Diventa anzitutto più veloce la valuta su depositi e conti. Scende infatti a un massimo di quattro giorni lavorativi la disponibilità delle somme incassate con con assegni bancari e circolari.

Le banche non potranno più "giocare" con gli interessi creditori, cioè quelli da riconoscere ai correntisti sull'attivo. Le regole di via Venti Settembre prevedono interessi col turbo: il conteggio scatta nel giorno del versamento per gli assegni della stessa banca e dal giorno successivo per gli altri titoli di credito.

Netta sforbiciata, poi, anche alle commissioni e alle spese.
Una mossa in perfetto stile Robin Hood, quella di Tremonti, che dovrebbe avere un certo impatto anche sui bilanci delle banche. Che certamente non resteranno a guardare e tenteranno in tutti i modi di far tornare il ministro sui suoi passi. Fatto sta che vengono azzerati tutti i costi per invio documentazione ai clienti: le comunicazioni, che dovranno essere snelle e chiare, saranno a carico degli istituti. Stop a tutti i tipi di penali e spese per l'estinzione anticipata dei mutui (anche quelli degli enti previdenziali).

E niente balzelli segreti nemmeno per recedere dai contratti (qualsiasi tipo) sottoscritti con un intermediario finanziario.
Il diritto di recesso è gratis
e le clausole che prevedono commissioni sono nulle.

Il preavviso per le modifiche unilaterali sale da 30 a 60 giorni e nei contratti dovrà essere previsto il tentativo obbligatorio di conciliazione stragiudiziale. Quanto ai mutui e a tutti i finanziamenti con garanzia per la banca, c'è una svolta sulle ipoteche: la cancellazione è automatica dopo il pagamento dell'ultima rata.

Capitolo controlli:
nonostante le tensioni tra via Venti Settembre e via Nazionale, il decreto-trasparenza dà più poteri a Bankitalia. Che avrà la facoltà di intevenire rapidamente per bloccare attività e offerte fuori legge nonché ordinare la restituzione delle somme indebitamente percepite da banche e intermediari. Gli sceriffi potranno stangare i furbetti con maximulte: 258 mila euro per chi evade i controlli, 129 mila per illegalità sul credito al consumo e 64 mila per anomalie nelle comunicazioni ai clienti.


Francesco De Dominicis per "Libero" 06-05-2010

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