«Nessuna barriera può limitare lo spirito umano»
«Simboli del cambiamento» Obama premia i suoi eroi
Dal Corriere della Sera, 14 agosto.
La prima stella del cinema afro-americana, Sidney Poitier. E il premio Nobel per la Pace, l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. Il leone del Senato, Ted Kennedy, sia pure in absentia . E la leggenda del tennis femminile, Billie Jean King. La prima donna giudice in Corte Suprema, Sandra Day O’Connor. E Muhammad Yunus, pioniere come sua madre del microcredito per i poveri. La galleria dei suoi eroi. L’album (in carne e ossa) delle Figurine Panini di un presidente che nelle loro storie iconiche, fatte di abnegazione, coraggio e sfida allo status quo, ha sempre cercato con l’ispirazione, anche un pezzo della propria identità. La consegna delle sue prime Medals of Freedom, la più alta onorificenza civile americana, è stata per Barack Obama un atto d’amore e una dichiarazione politica.
Nella East Room della Casa Bianca, sedici eccellenze sono state festeggiate da una folla di amici e parenti, ma soprattutto celebrati con sobrietà da un uomo che vede nel servizio il sale della terra e la base di ogni comunità. «A unirli — ha detto Obama, aprendo la cerimonia — è la convinzione che le nostre esistenze siano ciò che noi ne facciamo, che nessuna barriera di razza, genere o infermità fisica possa limitare lo spirito umano, che il vero test nella vita di ogni persona è ciò che si fa l’uno per l’altro » . Fuori dalla Casa Bianca, un gruppo di dimostranti pro-Israele ha protestato contro l’inclusione tra i premiati di Mary Robinson, l’ex presidente irlandese, che Obama ha salutato come «una crociata per le donne e coloro senza una voce nel suo Paese». Robinson, che fu Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, viene criticata per la Conferenza sul razzismo del 2001, quando non impedì che fosse Il film Sean Penn nel film «Milk» del 2008 diretto da Gus Van Sant e uscito negli Usa nel 30˚ anniversario dell’assassinio di Harvey dominata da attacchi contro il trattamento dei palestinesi da parte di Israele nei territori occupati.
Nelle scorse settimane, di fronte agli attacchi, la Casa Bianca l’ha difesa, sostenendo che il riconoscimento andava al suo lavoro in favore delle donne e i diritti umani. Ma in nessun momento la protesta ha turbato la consegna dei riconoscimenti. Obama ha messo personalmente le medaglie al collo dei premiati, dopo aver dedicato a ognuno una breve motivazione. La Medal of Freedom postuma per Harvey Milk, eroe californiano dei diritti dei gay ucciso nel 1978, è stata consegnata al nipote Stuart. L’altra onorificenza postuma è andata a Jack Kemp, ex quarterback e candidato repubblicano alla vice-presidenza nel 1986, morto lo scorso maggio. E poi ancora il reverendo Joseph Lowery, pioniere del movimento per i diritti civili; Stephen Hawking, il mago dei buchi neri, lo scienziato quasi completamente paralizzato che comunica via sintetizzatore elettronico; l’attrice e cantante Chita Rivera; il medico Pedro José Greer, fondatore del Camillus Health Concern, che a Miami tratta ogni anno gratuitamente migliaia di pazienti senzatetto; Janet Davison Rowley, la dottoressa di Chicago autorità mondiale nella ricerca sul cancro.
Nessuno dei premiati, molti in lacrime, ha parlato. Solo Joe Medicine Crow, l’ultimo capo vivente del popolo delle praterie, l’uomo che combatté nella Seconda guerra mondiale, pittandosi addosso i colori di battaglia sotto l’uniforme da GI, ha tentato di cominciare un discorsetto. Ha avuto il tempo di dire «sono profondamente onorato», prima di essere gentilmente riaccompagnato al suo posto fra le risate sue, di Obama e degli astanti. «Queste donne e uomini straordinari, questi agenti del cambiamento — ha concluso il presidente — ci ricordano che l’eccellenza non è oltre i nostri mezzi, la speranza è dietro l’angolo, la giustizia può anche esistere negli angoli dimenticati del mondo. E che ognuno di noi può realizzare i sogni suoi e far avanzare quelli degli altri».
Paolo Valentino
14 agosto 2009