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Obama premia i suoi eroi

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2009 13:03
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14/08/2009 13:03

«Nessuna barriera può limitare lo spirito umano»
«Simboli del cambiamento» Obama premia i suoi eroi
Dal Corriere della Sera, 14 agosto.

La prima stella del cinema afro-ameri­cana, Sidney Poitier. E il pre­mio Nobel per la Pace, l’arcive­scovo sudafricano Desmond Tutu. Il leone del Senato, Ted Kennedy, sia pure in absen­tia . E la leggenda del tennis femminile, Billie Jean King. La prima donna giudice in Corte Suprema, Sandra Day O’Connor. E Muhammad Yu­nus, pioniere come sua ma­dre del microcredito per i po­veri. La galleria dei suoi eroi. L’album (in carne e ossa) del­le Figurine Panini di un presi­dente che nelle loro storie ico­niche, fatte di abnegazione, coraggio e sfida allo status quo, ha sempre cercato con l’ispirazione, anche un pezzo della propria identità. La consegna delle sue pri­me Medals of Freedom, la più alta onorificenza civile ameri­cana, è stata per Barack Oba­ma un atto d’amore e una di­chiarazione politica.
Nella East Room della Casa Bianca, sedici eccellenze sono state fe­steggiate da una folla di amici e parenti, ma soprattutto cele­brati con sobrietà da un uo­mo che vede nel servizio il sa­le della terra e la base di ogni comunità. «A unirli — ha det­to Obama, aprendo la cerimo­nia — è la convinzione che le nostre esistenze siano ciò che noi ne facciamo, che nessuna barriera di razza, genere o in­fermità fisica possa limitare lo spirito umano, che il vero test nella vita di ogni persona è ciò che si fa l’uno per l’al­tro » . Fuori dalla Casa Bianca, un gruppo di dimostranti pro-Israele ha protestato con­tro l’inclusione tra i premiati di Mary Robinson, l’ex presi­dente irlandese, che Obama ha salutato come «una crocia­ta per le donne e coloro senza una voce nel suo Paese». Ro­binson, che fu Alto Commissa­rio dell’Onu per i diritti uma­ni, viene criticata per la Confe­renza sul razzismo del 2001, quando non impedì che fosse Il film Sean Penn nel film «Milk» del 2008 diretto da Gus Van Sant e uscito negli Usa nel 30˚ anniversario dell’assassinio di Harvey dominata da attacchi contro il trattamento dei palestinesi da parte di Israele nei territori oc­cupati.

Nelle scorse settima­ne, di fronte agli attacchi, la Casa Bianca l’ha difesa, soste­nendo che il riconoscimento andava al suo lavoro in favore delle donne e i diritti umani. Ma in nessun momento la protesta ha turbato la conse­gna dei riconoscimenti. Oba­ma ha messo personalmente le medaglie al collo dei pre­miati, dopo aver dedicato a ognuno una breve motivazio­ne. La Medal of Freedom po­stuma per Harvey Milk, eroe californiano dei diritti dei gay ucciso nel 1978, è stata conse­gnata al nipote Stuart. L’altra onorificenza postuma è anda­ta a Jack Kemp, ex quarter­back e candidato repubblica­no alla vice-presidenza nel 1986, morto lo scorso mag­gio. E poi ancora il reverendo Joseph Lowery, pioniere del movimento per i diritti civili; Stephen Hawking, il mago dei buchi neri, lo scienziato quasi completamente paraliz­zato che comunica via sinte­tizzatore elettronico; l’attrice e cantante Chita Rivera; il me­dico Pedro José Greer, fonda­tore del Camillus Health Con­cern, che a Miami tratta ogni anno gratuitamente migliaia di pazienti senzatetto; Janet Davison Rowley, la dottores­sa di Chicago autorità mon­diale nella ricerca sul cancro.

Nessuno dei premiati, mol­ti in lacrime, ha parlato. Solo Joe Medicine Crow, l’ultimo capo vivente del popolo delle praterie, l’uomo che combat­té nella Seconda guerra mon­diale, pittandosi addosso i co­lori di battaglia sotto l’unifor­me da GI, ha tentato di comin­ciare un discorsetto. Ha avuto il tempo di dire «sono profon­damente onorato», prima di essere gentilmente riaccompa­gnato al suo posto fra le risate sue, di Obama e degli astanti. «Queste donne e uomini straordinari, questi agenti del cambiamento — ha concluso il presidente — ci ricordano che l’eccellenza non è oltre i nostri mezzi, la speranza è die­tro l’angolo, la giustizia può anche esistere negli angoli di­menticati del mondo. E che ognuno di noi può realizzare i sogni suoi e far avanzare quel­li degli altri».

Paolo Valentino
14 agosto 2009
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