Kabul, paura alla vigilia del voto

Taleban assaltano una banca, bomba in un mercato. Ieri numerosi attentati
KABUL
A meno di 24 ore dalle elezioni presidenziali e provinciali, continua l'ondata di violenza per le strade di Kabul, che solo nella giornata di ieri ha causato la morte di 33 persone tra civili, militari e guerriglieri talebani. E anche oggi l’Afghanistan è stato, ancora una volta, scosso da nuovi attacchi contro le forze di sicurezza internazionali, mentre l’esercito è costantemente impegnato portare a termine gli scontri per garantire un voto libero e regolare.

Alle 6 di questa mattina (le 2.30 ora italiana) la polizia della capitale ha ingaggiato un pericoloso braccio di ferro oggi con un gruppo di persone, probabilmente talebani, che hanno assaltato l’edificio dove si trova una agenzia della Pashtani Bank nel quartiere di Jadi Maiwand. La zona è stata immediatamente isolata e sul posto sono giunti reparti speciali della polizia e dell’esercito. La palazzina di cinque piani è stata assediata dal commando che si sarebbe asserragliato all'ultimo, con armi ed esplosivi, costringendo ad un combattimento serragliato: testimoni hanno riferito di una esplosione nell’edificio e di raffiche di armi automatiche. Un portavoce dei talebani ha riferito ai media che si tratta di un «attacco ad un edificio governativo compiuto da un commando di 20 uomini», mentre la polizia parla invece di un tentativo fallito di rapina. Nell'operazione sono morti tre talebani - come riferito da Sayed Abdul Ghafar Sayedzada, capo della polizia investigativa della capitale - e, successivamente, è stata effettuata una perquisizione dell'intero edificio per verificare la presenza di altri uomini.

Inoltre - secondo quanto riportato dall'emittente Sky TG24- questa mattina due persone sono morte per l’esplosione di una bomba nascosta in un carretto in un mercato, sulla strada tra la grande moschea e lo stadio della capitale. Infine, una bomba ha ucciso due scrutatori diretti a un seggio nel sud dell’Afghanistan. Il veicolo su cui viaggiavano è stato investito dall’esplosione nel distretto di Shorabak, nella provincia di Kandahar.

Negli ultimi giorni i talebani hanno accentuato l’offensiva contro obiettivi governativi e militari per scoraggiare gli elettori dal recarsi alle urne domani, tenendo in massima allerta gli oltre 100mila soldati americani e della Nato e 175mila tra poliziotti e soldati afgani impegnati nel mantenimento dell'ordine. Nonostante le violenze, la Nato ha annunciato che i suoi soldati si asterranno da operazioni offensive nel giorno dello scrutinio e non intraprenderanno alcuna missione «se non necessaria alla protezione della popolazione». Il ministero degli Esteri afghano, dal canto suo, ha chiesto agli organi di stampa di non dare notizia delle violenze il 20 di agosto tra le 6 e le 20, così da non scoraggiare la partecipazione della popolazione.

Karzai resta sempre il favorito, ma le minacce dei talebani rischiano di influenzare la contesa se gli elettori di etnia pashtun, che cinque anni fa appoggiarono l’attuale presidente, diserteranno per paura le urne nelle province meridionali. Per non lasciare nulla di intentato in vista delle elezioni, il governo Karzai ha approvato qualche giorno fa, con il beneplacito dei mullah, la legge sul diritto di famiglia per la minoranza sciita. Si tratta di una versione emendata della famigerata legge che «legalizzava gli stupri in famiglia», e che tante critiche internazionali provocò pochi mesi fa. Intanto, da Bruxelles la Commissione europea ha denunciato il rischio di »brogli elettorali«. Gli osservatori europei in Afghanistan sono al corrente di irregolarità nella procedura di registrazione degli elettori, che potrebbero dare vita a «potenziali brogli», ha detto il portavoce della Commissione.

Fonte la stampa

I seggi sono separati per sesso e non c'è abbastanza personale femminile per gestire quelli "riservati"
Niente quote rosa per le donne afghane. Anzi, probabilmente niente voto del tutto. Il 20 agosto rischia di essere una data particolarmente beffarda per i diritti femminili nel Paese che si avvia faticosamente alle elezioni e dove i taleban paiono destinati a perpetuarsi. Perché se nell' ex (?) feudo fondamentalista le donne hanno riguadagnato il diritto virtuale ad andare a votare, la pratica resta assai difficile e si scontra con i mille tabù islamici e tribali che fanno dell'Afghsnistan un inferno femminile.
Il regime tradizionale di separazione dei sessi impone infatti che ci siano seggi riservati alle donne, dove sia impossibile incrociare uomini estranei. Insomma delle sezioni interamente femminili, tanto per le votanti come per il personale. Questa è l'unica condizione accettabile per molte famiglie, soprattutto fuori dalla capitale, per concedere il permesso a mogli e figlie di uscire di casa per recarsi alle urne. Ora, semplicemente, manca il personale femminile per gestire questo regime di apartheid.

Lo racconta il quotidiano The Independent che da mesi segue la vicenda del voto femminile nel Paese,segnalandone difficoltà e paradossi. Secondo le attiviste per la difesa dei diritti delle donne alla Commissione elettorale indipendente (Iec) mancano ancora 13 mila donne per far funzionare i seggi femminili, da reclutare entro giovedì. Fonti dell'Independent suggeriscono dati più allarmanti, nell'ordine di 42 mila posti da coprire. Ai seggi "dedicati" servono scrutatrici ma soprattutto addette alla sicurezza per perquisire le elettrici coperte da veli o dai burqa che si recano al voto. Il velo integrale afghano è, da sempre, la copertura ideale per trafficanti, attentatori e delinquenti di ogni sorta e se vigilare è d'obbligo è altrettanto impensabile che una donna sia frugata da un uomo.

Le molte testimonianze raccolte dal giornale dicono chiaramente che la maggior parte degli uomini afghani è disposta a concedere alle donne di casa il diritto di recarsi alle urne solo a determinate condizioni. Un dato che contrasta, o forse completa quello sull'alta percentuale di donne iscritte al voto dai parenti maschi. Forse, riflettono gli inviati del quotidiano, pensando di poter poi anche votare per loro, cosa che non è affatto improbabile avvenga.
«Se metà della popolazione non può partecipare, l’elezione è illegittima - sostiene Orzala Ashref, dell’Afghan Women’s Network - Senza i voti delle donne, senza la partecipazione delle donne, ovviamente l’elezione non sarà valida». Ma la vicenda appare come una impervia corsa a ostacoli: in alcune zone manca anche il personale femminile necessario a reclutare le scrutatrici e le stesse schede di registrazione per le donne, non prevedendo foto - ritenuta culturalmente inaccettabile - si prestano a ogni falsificazione ed equivoco. Inoltre, anche là dove le scrutatrici donne saranno trovate, non potranno fermarsi con il buio e quindi materialmente svolgere le operazioni di spoglio.

Secondo i documenti citati dall’Independent la situazione peggiore ’è nel sudest dell’Afghanistan, dove sui libri dell’Iec ci sono 2.564 donne, meno del 20% delle 13.400 necessarie. Nel sud, solo la metà delle 10.428 addette richieste sono state trovate.
Ma mai disperare: le dnne afghane sono forti e tenaci. Devono esserlo per sopravvivere in un Paese così.

Fonte la stampa

Urne aperte in tutto l'Afghanistan
Tensione per attentati e incidenti

Il capo della Commissione elettorale:
si vota regolarmente nel 95% dei seggi.
Incorraggianti anche i dati sulle donne.
ROMA
La giornata per le elezioni presidenziali è in pieno svolgimento oggi in Afghanistan e la maggior parte dei seggi sono aperti e funzionanti nonostante la determinazione dei talebani di scoraggiare gli elettori a recarsi alle urne.

In una conferenza stampa all’inizio del pomeriggio, il presidente della Commissione elettorale indipendente, Azizullah Lodin, ha manifestato ottimismo per l’andamento delle votazioni: «Possiamo dire che grosso modo il 95% dei 6.521 seggi previsti ha realmente aperto i battenti». Da parte sua Alim Sedik, portavoce della Missione di assistenza dell’Onu in Afghanistan (Unama), ha detto che «le notizie che provengono da tutto il paese sull’andamento del voto sono incoraggianti, anzi, migliori del previsto, anche per quanto riguarda il voto delle donne».

Sedik ha ammesso che «vi sono segnalazioni di incidenti nel sud e nell’est del paese» ma che «gli elettori non si sono lasciati intimidire e si sono recati alle urne». Comunque, per la seconda volta in 24 ore un commando talebano, oggi di cinque membri, è entrato in azione a Kabul attaccando un commissariato di polizia in un distretto orientale della città. Gli insorti e le forze di sicurezza hanno fatto uso di armi di ogni tipo. Vi sono state esplosioni nella zona dello scontro, e alla fine la polizia ha mostrato i cadaveri di due membri del commando.

Intanto durante la notte e all’alba, in numerose province, del sud e dell’est, si sono registrati attentati dovuti al lancio di razzi e allo scoppio di rudimentali ordigni. Simili episodi hanno interessato anche due seggi di Kabul, dove non vi sono state vittime. Almeno sette persone, fra cui un commissario e due agenti di polizia, sono morte nella prima parte della giornata in quattro province afghane. Infine, un gruppo di insorti ha attaccato un commissariato di polizia nella provincia nord-orientale di Baghlan. L’operazione, annunciata ufficialmente dalle autorità locali, è stata rivendicata dai talebani che hanno sostenuto di avere ucciso «il comandante generale della polizia locale e cinque agenti».

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