Giovani, avvenenti e con il compito di avvicinare uomini ricchi e potenti a cui carpire informazioni. Il fronte dell'intelligence femminile dell'Isis in Italia è formato da 70 donne sparse, in modo più o meno uniforme, su tutto il territorio nazionale. Sono nelle università, nei posti di lavoro e si possono incontrare anche la sera nei locali.
Si avvicinano ad imprenditori, professionisti, esponenti delle forze dell'ordine o altre figure maschili che ricoprono ruoli importanti per rubare notizie, a volte riservate, ma utili per portare avanti la jihad.
L'avvertimento, dunque, è quello di prestare molta attenzione, perché sotto le mentite spoglie di indifese e sensuali ragazze, si possono nascondere delle vere e proprie spie al servizio di Abu Bakr al-Baghdadi. Non è la trama di un film, ma la realtà. La prima informativa dei servizi di intelligence straniera, infatti, sarebbe arrivata ai nostri 007 già sette anni fa e segnalava un fenomeno in crescita anche se non di facile individuazione. E le vittime, negli anni, secondo le fonti de Il Tempo, sono state numerosissime. Tra i 162 infiltrati nel nostro paese provenienti dalle fila del Califfato, di cui Il Tempo aveva già dato notizia il 5 febbraio scorso, ora si aggiunge anche un gran numero di Mata Hari. L'utilizzo di donne per raccogliere informazioni da parte del terrorismo di matrice islamica, Al Qaeda e Isis, andrebbe avanti da anni, anche in altri paesi occidentali. In prevalenza si tratta di ragazze musulmane, in età universitaria, addestrate a donarsi fisicamente, bere alcolici e fumare senza alcuna remora e contro i dettami del Corano, all'occorrenza modificato con una deroga secondo cui, in pratica, il fine giustifica i mezzi. E così, attraverso un sistema di relazioni e conoscenze in cui riescono ad intrufolarsi frequentando ambienti universitari o lavorativi, arrivano a carpire notizie su tutto quello che può essere utile all'Isis per pianificare attentati, ma anche per mettere a segno una lenta e dolce colonizzazione compiuta con investimenti economici o costruzione di moschee.
In passato la vicenda era stata resa nota dal dipartimento di studi comportamentali dell'intelligence americana, che aveva segnalato la presenza di spie donne, alcune cellule dormienti e altre attive, che circolavano liberamente in Italia così come in Europa. Le donne infiltrate, anche se è una vecchia tecnica usata anche dal KGB ad esempio, tornano di gran moda tra le fila dell'Isis, che per portare avanti la jihad ha sdoganato la figura femminile. Questo elemento, però, depista le intelligence di tutto il mondo, ancora in parte legate all'idea secondo cui l'Islam estremista relega il gentil sesso sotto un burqa senza alcuna mansione esterna.
Fonte: articolo di Francesca Musacchio per Il Messaggero