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«I problemi politici ci sono ed è paradossale che il Cavaliere li neghi»

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2009 14:19
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12/09/2009 20:02

Fini: «Tutto a posto? No, anzi...»

«I problemi politici ci sono ed è paradossale che il Cavaliere li neghi»

Il presidente della Camera replica a Berlusconi che aveva spiegato che non ci sono problemi con l'ex leader di An





Fini e Berlusconi: il bacio di Giuda a margine del 1° congresso del Pdl
(Ansa)

MILANO - Non accenna a placarsi lo scontro tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Le parole pronunciate oggi dal Cavaliere non sarebbero state gradite dal Presidente della Camera.
Berlusconi infatti oggi ha affermato che con Fini va tutto bene.
«Tutto bene? Non è tutto a posto, anzi...», avrebbe detto l’ex leader di An commentando le parole del premier,
secondo quanto riferiscono uomini del suo staff interpellati.
«I problemi politici ci sono - avrebbe aggiunto Fini - ed è paradossale che Berlusconi li neghi».
Sempre dallo staff del presidente si fa presente che Fini interverrà a Gubbio per illustrare e chiarire questi problemi.

08 settembre 2009

www.corriere.it/politica/09_settembre_08/fini_berlusconi_i_problemi_politici_ci_sono_ecff6e7e-9c77-11de-a226-00144f02aabc.shtml?fr=box_pr...



NOTIZIE CORRELATE

Berlusconi: «Non sono un dittatore, con Fini tutto a posto»
(8 settembre 2009)


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12/09/2009 21:04

A Berlusconi ho detto: "Impensabile che un partito non decida nulla"»
Fini al Pdl: «Stillicidio contro di me»
Scossa al partito: «Più democrazia interna».

Mafia e stragi: «Mai far pensare di non avere a cuore la verità»




Gianfranco Fini (Emblema)

MILANO - Non sembrano calmarsi le acque all'interno del Pdl tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Prova ne è l'intervento del presidente della Camera alla scuola di formazione del Pdl a Gubbio. Un'occasione sfruttata da Fini per chiarire prima di ogni altra cosa che «non è degno il dibattito in un partito con questo stillicidio di dichiarazioni» contro la sua persona. Dichiarazioni, spiega il leader di Montecitorio, «basate su tre ipotesi: che sono folle, che sono un "compagno travestito" e che aspiro a fare il capo dello Stato».

«SERVE CAMBIO DI MARCIA»

- Fini prova dunque a scuotere il Pdl, ribadisce il suo no a un partito-caserma e sottolinea la necessità di una maggiore «democrazia interna». «Ieri a Berlusconi - spiega il presidente della Camera - ho detto che dal 27 marzo non si è deciso nulla ed il punto è proprio questo: non è possibile che non si sia deciso nulla, il partito non è un organigramma. Serve un cambio di marcia, un dibattito interno».

«ATTENTO AI PLAUDITORI»
- Poi il presidente della Camera affronta il tema del rapporto tra Pdl e Lega, e anche in questo caso torna a ribadire la necessità di discutere con il partito guidato da Umberto Bossi, di avanzare proposte, di mediare. Nel Pdl occorre confrontarsi e alla fine anche votare, dice Fini, invitando ancora una volta il Pdl ad uscire dall'immobilismo dopo quasi sei mesi dalla fondazione. E avverte: «A Berlusconi dico: attento ai plauditori e cioè a quelli che dicono che va tutto bene e poi, quando Berlusconi non sente, dicono qualcos'altro».

MAFIA - Un intervento a tutto campo quello a Gubbio in cui il presidente della Camera affronta anche il tema della giustizia, alla luce (il riferimento non è esplicito ma chiaro) delle recenti dichiarazioni di Berlusconi («le procure di Milano e Palermo cospirano contro di noi»). Fini invita il Pdl a fugare ogni possibile sospetto di voler contrastare l'azione dei giudici sulle stragi di mafia dell'inizio degli anni '90. «Mai, mai, mai dare l'impressione di non avere a cuore la legalità e la verità», dice. «Sono convinto quanto voi - aggiunge - dell'accanimento giudiziario contro Berlusconi, ma non dobbiamo lasciare nemmeno il minimo sospetto sulla volontà del Pdl di accertare la verità sulle stragi di mafia. Se ci sono elementi nuovi, santo cielo se si devono riaprire le indagini, anche dopo 14-15 anni! Soprattutto se non si ha nulla da temere, come è per Forza Italia e certamente per Berlusconi».

BIOTESTAMENTO, CRISI, IMMIGRATI
- Fini, infine ribadisce poi le sue posizioni sul biotestamento, invitando il Pdl a fare un passo avanti sulla via del confronto, magari anche attraverso lo strumento del voto. E sul diritto di voto agli immigrati non torna indietro: «Bisogna smetterla di mortificare le proposte. Dire di dare il voto agli immigrati alle elezioni amministrative non è cattocomunista. In alcuni paesi europei è già in vigore». Quanto alla crisi finanziaria, il presidente della Camera ci tiene a sottolineare che «affermare che a causa della crisi economica ci sono persone in difficoltà significa semplicemente fotografare la realtà e non mettere in discussione l’attività del governo».


Fonte: Corriere - 10 settembre 2009




NOTIZIE CORRELATE
*
Cicchitto a Fini: non mi sento in caserma


[Modificato da Etrusco 12/09/2009 21:04]

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12/09/2009 22:16

che ingrato fini ... [SM=x44455] .. [SM=x44522] lo prese con se' che aveva il 5 %, lo sdogano' immediatamente, lo ha portato al governo, nei ministeri piu' importanti, ora e' presidente della camera e questo e' il ringraziamento ?? [SM=x44455]
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12/09/2009 22:46

Re:
sperminator, 12/09/2009 22.16:

che ingrato fini ... [SM=x44455] .. [SM=x44522] lo prese con se' che aveva il 5 %, lo sdogano' immediatamente, lo ha portato al governo, nei ministeri piu' importanti, ora e' presidente della camera e questo e' il ringraziamento ?? [SM=x44455]




aveva un po' più del 5%,
comunque sembra che la misura sia colma e che sia arrivato il momento di svuotare lo scarpone di tutti i sassolini:


FINI ROMPE CON IL PDL (PARTITO DELLA LIBIDINE)

E SI LANCIA VERSO LA "COSA BIANCA"
- 'Non è degno di un grande partito LO stillicidio basato su queste tre ipotesi: follia, compagno travestito, vuole prendere il posto del Capo dello stato'
- 'BERLUSCONI CAMBI MARCIA - NO A PARTITO COME ORGANIGRAMMA - NO A PENSIERO UNICO'
- 'CRITICARE NON è LESA MAESTà
- IO IMPARZIALE QUANDO PRESIEDO, MA SONO POLITICO'
- 'VOTO IMMIGRATI? NON è CATTOCOMUNISTA
- IO Non ho lo scolapasta sulla testa'
- "PANORAMA" NERO: "PIER E IL DESTINO DEI TROPPO FURBI (DRAGHI NON VA CON LUCA E FINI)"


1 - FINI: CONTRO DI ME INDEGNO STILLICIDIO...
(Adnkronos) -
'Saro' diretto, non giochero' con le parole. Non ho lo scolapasta sulla testa e non credo di essere liquidato come un mattarello, lo dico con simpatia al mio amico Bossi... Non ho tra le mie letture preferite il 'Capitale', quindi non sono un compagno... E non ho come ambizione recondita o manifesta di andare al Quirinale. Non e' degno di un grande partito e di un dibattito politico, il quotidiano stillicidio basato su queste tre ipotesi: follia, compagno travestito, vuole prendere il posto del Capo dello stato'.

Lo dice Gianfranco Fini nel suo intervento alla scuola di Gubbio. Il presidente della Camera ringrazia invece 'l'equilibrio del Capo dello stato che e' una delle poche garanzie. E non mi diletto - chiosa Fini - con grembiulini e con compassi'.

2 - IO A QUIRINALE? PIUTTOSTO ALL'ONU AL POSTO DI BAN KI MOON...
(ITALPRESS) -
Per "smontare" chi dice che Gianfranco Fini voglia andare al Quirinale, il presidente della Camera, intervenendo alla scuola di formazione Pdl di Gubbio ha chiosato con una battuta "Io aspiro al Quirinale? Piuttosto ambisco a fare il successo di Ban Ki Moon all'Onu".
Poi Fini ha ribadito i suoi complimenti al capo dello Stato che regge molto bene la sua carica.

3 - NON RINUNCIO ALLE MIE IDEE, NO A PENSIERO UNICO...
(DIRE) -
"Io mi prendo il lusso di dire le mie idee e continuero' a farlo. Per una ragione semplicissima: e' nella natura di un partito come il nostro discutere. Chi si aspettava il pensiero unico aveva sbagliato. E non e' da co-fondatore che lo dico ma ogni singolo iscritto deve esprimere opinioni e avere luoghi in cui esprimerle". Cosi' il presidente della Camera, Gianfranco Fini, alla scuola politica del Pdl di Gubbio.
Il presidente della Camera ha "il dovere della imparzialita'", continua, ma "non puo' rinunciare a pensare e ad avere idee politiche".


4 - DA 27/3 NON HA DECISO NULLA, BERLUSCONI CAMBI MARCIA...
(ITALPRESS) -
"Ieri al telefono Berlusconi mi ha detto che dal 27 di marzo 'non abbiamo deciso nulla'. Ed e' questo il punto. E' impensabile che il partito non abbia deciso nulla dal 27 di marzo ad oggi". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla scuola di formazione Pdl di Gubbio. Poi Fini ha aggiunto: "Per questo serve un cambio di marcia. Berlusconi non deve annunciarlo, ma farlo".



5 - IO IMPARZIALE QUANDO PRESIEDO, MA SONO SOGGETTO POLITICO...
(ITALPRESS) -
"Il presidente della Camera ha il dovere di essere imparziale quando presiede, ma e' un soggetto politico a pieno titolo". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla scuola di formazione Pdl di Gubbio.


6 - NO A PARTITO COME ORGANIGRAMMA, CRITICARE NON E' LESA MAESTA'...
(ITALPRESS) -
"Non si puo' concepire un partito del 35% come un organigramma. Nel Pdl mancano i momenti di confronto". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla scuola di formazione Pdl di Gubbio. Poi Fini ha aggiunto: "Parlare di democrazia interna non significa minare la leadership o fare atto di lesa maesta'".



7 - REALIZZARE IL CAMBIAMENTO O ATTENTI CHE VENTO IN POPPA CAMBIA...
(ITALPRESS) -
"Il compito di un grande partito non deve solo governare il quotidiano, ma deve avere un'ambizione che va aldila'. Deve immaginare l'Italia che verra'. Si tratta di cominciare a rendere 'carne ed ossa' il cambiamento, perche' va bene il vento in poppaà ma se il cambiamento non si realizza allora dobbiamo stare attenti". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla scuola di formazione Pdl di Gubbio.
Poi Fini ha aggiunto: "E per cambiare le cose serve andare al cuore dei problemi. E per questo ogni tanto faccio il grillo parlante, per riempire di contenuti questa politica".


8 - VOTO IMMIGRATI? NON E' CATTOCOMUNISTA...
(ANSA) -
'Bisogna smetterla di mortificare le proposte. Dire di dare il voto agli immigrati alle elezioni amministrative non e' cattocomunista. In alcuni paesi europei e' gia' in vigore'. Lo afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, intervenendo alla scuola di formazione del partito.

9 - PIER E IL DESTINO DEI TROPPO FURBI - DRAGHI NON VA CON LUCA E FINI...
Da "Panorama" in edicola domani


PIER E IL DESTINO DEI TROPPO FURBI...
La celebre teoria dei «due forni» fece la fortuna di Giulio Andreotti, ma potrebbe essere la tomba (politica) di Pier Ferdinando Casini. La storia insegna difatti che essa è proficua per i partiti grandi, ma può essere letale per quelli piccoli. E l'asta spregiudicata dei voti dell'Udc avviata con entrambi gli schieramenti, in vista delle regionali del marzo 2010, rischia di avere come esito finale la spaccatura del partito. Come accadde nel 1995 al Ppi, che per giocare troppo disinvoltamente fra Massimo D'Alema e Silvio Berlusconi finì con il subire una scissione: il Cdu di Rocco Buttiglione a destra, il resto del Ppi con il neonato Ulivo prodiano.

Nelle stesse ore durante le quali Casini con Famiglia cristiana faceva professione di orgogliosa autonomia («Andare da soli ancora una volta non ci spaventa», «siamo disponibili a fare le alleanze solo sulla base dei fatti»), i suoi emissari, in perfetto stile andreottiano, trattavano a 360 gradi, e con l'occhio non ai programmi bensì agli organigrammi.

Il negoziato, per quanto risulta a Panorama, è più avanzato con il centrosinistra in Piemonte (se il candidato del Pdl sarà leghista e quello del Pd non sarà Mercedes Bresso), Liguria e Basilicata. Orientamento verso il centrodestra invece in Lombardia, Veneto, Lazio e Calabria.
In Campania e Puglia tutto dipenderà dal nome: l'Udc starà con chi gli offre la presidenza.
In Campania è tornato in pista il nome di Ciriaco De Mita.
Questa strategia della macchia di leopardo è comunque destinata a mostrare la corda alle politiche, quando non si potrà evitare una scelta di campo.


Il gruppo dirigente è già diviso.
Guardano a sinistra Michele Vietti (Piemonte), Bruno Tabacci (Lombardia), De Mita (Campania), Angelo Cera (Puglia), Armando Dionisi (Lazio), Gianpiero D'Alia (Sicilia).
A destra, oltre a Buttiglione e al segretario Lorenzo Cesa, Totò Cuffaro (Sicilia), Luciano Ciocchetti (Lazio), Giorgio Oppi (Sardegna), Mario Tassone (Calabria), Domenico Zinzi (Campania), Antonio De Poli (Veneto). Quanto potrà durare la convivenza?



DRAGHI NON VA CON LUCA E FINI...
Il 5 ottobre, per l'esordio della Fondazione Italia Futura di Luca di Montezemolo
, oltre a esponenti dell'opposizione come Enrico Letta, attesa fra gli organizzatori per l'intervento del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il tema, apparentemente freddo, è la mobilità sociale. I montezemolini hanno fatto filtrare che aveva dato disponibilità a intervenire il governatore di Bankitalia, Mario Draghi. Sarebbe stata una prova generale di discesa in campo. C'era già chi faceva circolare battute sui «draghi a tre teste» della mitologia cinese, sull'allineamento Montezemolo-Fini-Draghi di fatto alternativo a Silvio Berlusconi e a Pdl-Lega. Sennonché il governatore ci ha pensato bene e ha detto no. Quel giorno sarà a Istanbul, per impegni internazionali obbligati. Lontano da ogni equivoco e polemica.




[10-09-2009]
[Modificato da Etrusco 12/09/2009 22:47]
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13/09/2009 12:29

Etrusco!, ne hai messa di carne al fuoco!
La cosa che più mi interessa discutere è la (tua?) affermazione, secondo la quale Fini rompe col Partito della Libidine e si lancia verso la cosa bianca.
Fini romperà col Partito del torero libidinoso? Può darsi. Qualche deputato e qualche senatore potrebbero seguirlo su questa strada. Quanti? E in tal caso non si dovrà andare a nuove elezioni con questa stessa legge porcata? Per saperlo bisogna aspettare e vedere cosa accadrà nelle prossime quattro settimane. Qualcosa succederà. Quanto invece al fatto che Fini si lanci verso la cosa bianca non mi convince. Possono stare nel partito di Casini e Buttiglione anche laici come Montezemolo, Fini e magari anche Draghi? Forse sì. Si tratterebbe di una balena bianca degasperiana, con radici cattoliche ma laica. E che ci starebbe a fare dentro il prof. Buttiglione che è un integralista cattolico: grande studioso ma come politico un po' troppo clericale? certo, sarebbe la Binetti della Balena Bianca. Ma allora sorge spontanea una riflessione: questa miscela cattolico-laica, che si dice Casini stia perseguendo, non finirà con lo specchiarsi nell'altra miscela laico-cattolica che è il Partito democratico? Questa operazione, se andasse in porto, aprirebbe una nuova prospettiva al sistema politico italiano. Sarebbe un fatto molto positivo: Queste due forze potrebbero ora allearsi per spazzare via il ciarpame politico culturale mediatico del berlusconismo, per fare la riforma istituzionale ed elettorale e per tornare poi in futuro a confrontarsi da opposte sponde. Ma, concludendo, in questa costruzione fantapolitica (ma non assurda) quale sarà il ruolo di Fini? Aderirà alla Balena Bianca? Io credo di no, ma spero di sì, perchè la trasformazione dell'Udc da partito clericale in partito degasperiano (laico)libererebbe il paese dai due macigni che ne impediscono il cammino: clericalismo e berlusconismo.
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14/09/2009 09:42

to pasquale
io non so cosa farà Fini, ma mi ha colpito molto il sentire parlare in più parti di questo "nuovo centro" con UDC, Fini ed anche la destra del PD (Rutelli e la Margherita).
Ieri intanto ho seguito la conferenza di chiusura di Casini agli stati generali dell'UDC: nonostante il tentativo di predicare equidistanza, era più che evidente che lui per primo manifestasse una vicinanza politica maggiore al PDL - e non potrebbe essere altrimenti essendo compagni di scranno nel parlamento europeo.
Ovviamente lui poneva l'accento sui ricatti leghisti che imbarbariscono la politica governativa (e su questo sono completamente d'accordo) e sulla mancanza di contraddittorio interno al partito. Obiezioni molto vicine a quelle di Fini.

Cosa succederà ? Non lo so: molto dipenderà da come se ne andrà Berlusconi, da come verrà scelto il suo successore, da quale legge elettorale verrà adottata. E da quanto Fini avrà il coraggio di andare avanti per la strada che ha intrapreso (quella di parlare al cervello e non alla pancia) perchè la prova si avrà quando ci saranno in gioco le poltrone che contano.

[SM=x44515]

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Re:
pasquale.60, 13/09/2009 12.29:

Etrusco!, ne hai messa di carne al fuoco!
La cosa che più mi interessa discutere è la (tua?) affermazione, secondo la quale Fini rompe col Partito della Libidine e si lancia verso la cosa bianca.
Fini romperà col Partito del torero libidinoso?
Può darsi. Qualche deputato e qualche senatore potrebbero seguirlo su questa strada. Quanti? E in tal caso non si dovrà andare a nuove elezioni con questa stessa legge porcata? Per saperlo bisogna aspettare e vedere cosa accadrà nelle prossime quattro settimane. Qualcosa succederà. Quanto invece al fatto che Fini si lanci verso la cosa bianca non mi convince. Possono stare nel partito di Casini e Buttiglione anche laici come Montezemolo, Fini e magari anche Draghi? Forse sì. Si tratterebbe di una balena bianca degasperiana, con radici cattoliche ma laica.
E che ci starebbe a fare dentro il prof. Buttiglione che è un integralista cattolico: grande studioso ma come politico un po' troppo clericale? certo, sarebbe la Binetti della Balena Bianca. Ma allora sorge spontanea una riflessione: questa miscela cattolico-laica, che si dice Casini stia perseguendo, non finirà con lo specchiarsi nell'altra miscela laico-cattolica che è il Partito democratico? Questa operazione, se andasse in porto, aprirebbe una nuova prospettiva al sistema politico italiano. Sarebbe un fatto molto positivo: Queste due forze potrebbero ora allearsi per spazzare via il ciarpame politico culturale mediatico del berlusconismo, per fare la riforma istituzionale ed elettorale e per tornare poi in futuro a confrontarsi da opposte sponde. Ma, concludendo, in questa costruzione fantapolitica (ma non assurda) quale sarà il ruolo di Fini? Aderirà alla Balena Bianca? Io credo di no, ma spero di sì, perchè la trasformazione dell'Udc da partito clericale in partito degasperiano (laico)libererebbe il paese dai due macigni che ne impediscono il cammino: clericalismo e berlusconismo.



Penso che un nodo importante di tutta la questione sarà come la consulta si pronuncierà sul Lodo Alfano,
quello potrebbe cambiare completamente le carte in tavola (si potrebbe persino arrivare ad elezioni anticipate) [SM=x44461]


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14/09/2009 11:12

FINI VS. PAPI!
"A DIFFERENZA DI ALTRI, IO NON MI DILETTO CON GREMBIULINI E COMPASSI"




- MACCHè MAFIA, A SCAZZARE SILVIO LA SCELTA DI FINI DI RIGIRARE IL COMPASSO NELLA PIAGA
- “LE PROCURE MI ACCUSANO DI ESSERE IL MANDANTE DELLE STRAGI E LUI RISPOLVERA LA P2?!”
- I TIPINI FINI: “L´AFFONDO SULLE STRAGI È STATO IL PRIMO SEGNALE,
QUELLO SULLA P2 IL SECONDO.
SE FELTRI E GLI ALTRI CONTINUERANNO AD ATTACCARE FINI, ALTRI CONTRACCOLPI”




Francesco Bei per "La Repubblica"

Nonostante le smentite, resta molto alta la tensione tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
I due si vedranno stasera (12 settembre) alla cena offerta a villa Madama da Fini agli altri presidenti dei parlamenti del G8, ma è improbabile che in quella cornice così ingessata ci sia spazio per un incontro di chiarimento.

«Anche perché», ha ripetuto ieri Fini a Gianni Letta, che lo ha chiamato varie volte per implorare un riavvicinamento con il Cavaliere, «quello che ho detto a Gubbio è solo una parte dei problemi che abbiamo sul tavolo».
E dunque servirà tempo per un faccia a faccia che, allo stato, dovrebbe tenersi a metà della prossima settimana. Ma c´è anche da tener conto della forte irritazione del Cavaliere nei confronti del suo antagonista.

Raccontano che Berlusconi sia uscito dai gangheri ascoltando un passaggio in particolare dell´intervento pronunciato da Fini
alla scuola quadri del Pdl a Gubbio (organizzata per 8 anni da Bondi come scuola di Forza Italia e che il premier considera quindi come casa sua). [SM=x44465]

È stato quando Fini, respingendo lo «stillicidio» di attacchi contro di lui, ha buttato lì una frase sibillina:
«A differenza di altri, io non mi diletto con grembiulini e compassi».

Con chi ce l´aveva?
Tutti hanno guardato immediatamente i forzisti sotto al palco, dove sedevano alcuni nomi in odore di massoneria.

Ma il Cavaliere ne ha dato un´altra interpretazione
(quella autentica a sentire i finiani) e ai suoi ha consegnato questo sfogo:
«Ma Fini è impazzito?
Le procure mi accusano di essere il mandante delle stragi
e adesso lui rispolvera di nuovo questa storia della P2?».

Insomma, il clima è ancora questo.


Berlusconi si sente sotto assedio - tanto che oggi ha annullato la visita alla Fiera del Levante appena gli è stato riferito che Patrizia D´Addario avrebbe provato ad intrufolarsi - e ha individuato proprio in Fini uno di quelli che provano ad abbattere con l´ariete il portone del fortilizio.

Nell´ambiente che ruota attorno al presidente della Camera si ascoltano infatti questi ragionamenti:
«L´affondo sulle stragi è stato il primo segnale,
quello sulla P2 il secondo.
Se Feltri e gli altri pretoriani di Berlusconi continueranno ad attaccare Fini,
arriveranno altri contraccolpi»


A Gubbio del resto l´umore prevalente è tutto contro il presidente della Camera,
persino tra gli uomini che provengono dalle file di An,
passati armi e bagagli tra i berluscones.

Se ne è avuto un assaggio alla cena dei parlamentari del Pdl alla "Taverna del lupo", riservata e chiusa ai giornalisti.
Alla presenza di Renato Schifani è andato in scena un vero processo corale a Fini, ovviamente in contumacia.
«Adesso è arrivato persino ad accusare Berlusconi di essere il capo della mafia»
, ha tuonato un forzista.

Mentre un senatore proveniente da via della Scrofa ha ironizzato:
«Si lamenta della mancanza di democrazia del Pdl, ma fatevelo dire da chi c´era:
quando stavamo in An la linea politica di Fini l´apprendevamo sempre dai giornali».
Tutti contro Fini appassionatamente.
Con tanta foga che Fabrizio Cicchitto, dopo l´accorato intervento dal palco contro le tesi del presidente della Camera, pare abbia dovuto farsi misurare la pressione.


La sostanza del problema è che Fini e Berlusconi hanno in mente due partiti radicalmente diversi.

Il Cavaliere pensa a un movimento che ne assecondi le intuizioni e faccia la "ola",
l´ex leader di An ha in mente un partito di iscritti, che discute.


«Il Pdl è importante - ragiona Denis Verdini, uno dei tre coordinatori nazionali - ma la leadership lo è di più. Oggi ho fatto un esperimento andando a spasso per Gubbio con mia moglie. Su 12 persone che mi hanno salutato, tutte e dodici mi hanno detto di averci votato perché c´era Berlusconi.
Votano lui, non il Pdl, chiaro?».

Le ostilità tra Fini e Berlusconi sono così profonde,
i caratteri così diversi, che molti dubitano ormai che i due possano resistere a lungo sotto lo stesso tetto.
Non è sfuggito l´appello fatto ieri dal palco di Gubbio da un applauditissimo Renato Brunetta:
«Gianfranco, stai con noi».
Già, fino a quando?

Francesco Bei per "La Repubblica" 12-09-2009

[SM=g1700002]

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14/09/2009 11:35

il centrodestra
Doppio test per Berlusconi

tra Lodo Alfano e Regionali
Fini: ma l’attesa messianica di quella sentenza è fuori luogo



E dire che Berlusconi voleva sponsorizzare l’operazione di Casini e Rutelli.
Si offrì tre mesi fa all’ex leader della Margherita durante la festa della Guardia di finanza. Quando il Cavaliere vide il presidente del Copasir sul palco delle autorità, lo chiamò accanto a sé: «Vieni, Francesco. Mettiti qui, tra me e Gianni Letta».

Rutelli non fece in tempo ad avvicinarsi, che il Cavaliere gli sussurrò all’orecchio: «Per un giovane che deve fare un nuovo partito c’è bisogno di un po’ di pubblicità. Fa sempre comodo». Accadde tutto in pochi istanti, l’ex capo della Margherita scorse la minaccia dei fotografi e si sco­stò un attimo prima che al suono dell’inno nazionale venisse im­mortalato accanto al premier.
Più tardi Berlusconi tornò a proporsi al dirigente del Pd come testimonial, usando l’arma del­l’ironia.
«Dovremmo vederci. Lo dico nel tuo interesse. Sai, ho ac­quistato una scultura di tuo non­no Mario: è bellissima. L’ho mes­sa a Villa Certosa. Vieni a trovar­mi. Magari organizziamo anche un bel matrimonio tra l’avvocato Mills e Noemi». E Rutelli, licen­ziandosi: «Se ci incontrassimo al bar del paese, daremmo meno nell’occhio».

Insomma è da tempo che il Ca­valiere avverte il tramestio di Pa­lazzo,
e scruta le manovre di chi lavora con l’obiettivo di succeder­gli.
Sa di non aver rivali, tranne il tempo che passa.

E le battute — come quelle con Rutelli — gli ser­vono per celare un tormento inte­riore che a volte gli fa perdere lu­cidità, e politicamente lo spinge ad arroccarsi con la Lega. Ma il Carroccio ha un costo, e il conto sta per essergli servito con le can­didature alle Regionali. Perché è questo il vero tornan­te della legislatura, ed è inutile prefigurare al momento assetti e alleanze future. L’ipotesi di elezio­ni anticipate l’anno prossimo non regge, né sarà la Consulta sul «lodo Alfano» a dettare i tem­pi e l’agenda politica, se è vero che Fini ritiene «fuori luogo l’at­tesa messianica per quella senten­za».

Saranno le Regionali la vera sfida:
se il premier le perderà, le fibrillazioni aumenteranno al punto da minacciare la stabilità del governo;
se invece le vincerà, allora non ce ne sarà più per nes­suno. E per vincere Berlusconi fa affidamento sull’asse con Bossi. Ecco spiegata l’ union sacrée che oggi tiene insieme — per mo­tivi diversi — Fini, Casini e Rutel­li. È la battaglia per evitare quella che l’ex capo della Margherita de­finisce «l’Opa della Lega sul Nord». Se il Senatùr ottenesse i candidati governatori per il Pie­monte e il Veneto, e riuscisse poi a conquistare quelle Regioni, non solo metterebbe le basi per garantirsi il primato sull’intero Settentrione, ma avrebbe un po­tere di veto e di controllo anche sul governo nazionale, come mai avuto prima. Ed è su questo tema che il pre­sidente della Camera incalzerà il Cavaliere. Nelle vesti di «con­fondatore » del Pdl gli chiederà «in che modo intende risponde­re alle pretese» di Bossi. Fini non mette certo in discussione l’alleanza, che gli appare però «squilibrata», a causa del «con­flitto d’interessi politico di Ber­lusconi, contemporaneamente capo del governo e capo del par­tito », un duplice ruolo che all’ex leader di An ricorda il «De Mita premier e segretario della Dc» degli anni Ottanta. Il «conflitto d’interessi politi­co » gli serve per sviluppare un ra­gionamento che ruota attorno al nodo del «rapporto privilegiato di Berlusconi con la Lega»: «Oggi questo rapporto da una parte è un’assicurazione sulla vita per il governo, ma dall’altra rischia di essere la pietra tombale del Pdl».
E allora,
il premier è dispo­sto a mettere a repentaglio il par­tito che ha appena fondato, pur di concedere al Carroccio più di quanto gli spetti, in base ai rap­porti di forza?

Perché «se si vuo­le parlare in termini di quote» — argomento usato per zittirlo nel Pdl — «in termini di azione di governo, di iniziative politi­che », è evidente agli occhi di Fi­ni come la Lega abbia conquista­to spazi che gli sono stati lasciati per evitare tensioni nell’esecuti­vo.
Da Berlusconi attende rispo­ste,
«Silvio si illude se pensa di eludere questi nodi».
Oggi l’obiettivo del presidente della Camera è dunque diverso da quello di Rutelli e Casini
, gio­ca dentro il perimetro del centro­destra attuale, mira a contrastare l’avanzata del Carroccio con l’in­tento di rilanciare il Pdl e riequili­brare la coalizione. Difficile capi­re come si chiuderà la partita: ma­gari il Cavaliere sfrutterà la mos­sa del presidente della Camera per chiedere a Bossi di ridimen­sionare le richieste. Il resto sono solo manovre di posizionamen­to. Come dice Rutelli, «si vedrà» se in futuro ci saranno nuovi as­setti. Intanto si notano i primi se­gnali. Quando Fini, alla kermesse dell’Udc, ha parlato della necessi­tà di un «bipolarismo europeo», ha fatto capire che «l’attuale bipo­larismo non è l’unico possibile».

Tutto è fermo, finché c’è Berlu­sconi.
E tutto è in movimento in vista del dopo-Berlusconi.
Il Ca­valiere resta comunque una varia­bile imponderabile.
«Nel 2005— come ricorda Rutelli — lo dava­no per morto e non era vero. Quattro mesi fa lo davano per eterno e non era vero».
Prossimo bollettino medico alle Regionali.

Francesco Verderami
14 settembre 2009



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ULTIMA CHIAMATA DAL BOIA FELTRUSCONI:
O FINI CAMBIA ROTTA O GLI ROMPIAMO LE OSSA (IN CAMERA DA LETTO)


- LASCIA IL PDL? 'STI CAZZI! DEI VECCHI CAMERATI DI AN QUANTI GLI ANDREBBERO APPRESSO? NESSUNO.
UNO DI DESTRA NON ABBRACCIA UNA SINISTRA ALLO SBANDO E LA DESTRA, VICEVERSA, È AL GOVERNO E DISTRIBUISCE INCARICHI E POLTRONE...




Vittorio Feltri per "Il Giornale"



Dopo la rabbia, le dichiarazioni incendiarie, l'indignazione e le "vendettine" personali, vale la pena esaminare cosa è rimasto sul campo di battaglia.

Una settimana fa circa, il Giornale ha pubblicato un articolo per cercare di capire dove intendesse andare Gianfranco Fini con le sue brusche deviazioni dalla linea della maggioranza, ben note ai lettori. Nei giorni successivi, mentre gli elettori del centrodestra hanno mostrato di condividere le nostre analisi, nel Palazzo si sono registrati disorientamento, sorpresa e fastidio: come mai Feltri ha attaccato il presidente della Camera? L'avrà fatto su commissione del premier, ha detto qualcuno, molti. Poi è arrivata la solidarietà di Berlusconi a Fini, e allora altri hanno chiesto le mie dimissioni, Insomma, la solita storia.

A parte questa premessa utile per inquadrare la vicenda, ecco le conseguenze dell'incidente».

Primo.
Il Signor Dissidente non è stato zitto. Anzi, ha parlato troppo e forse, senza volerlo, ha confermato che il problema c'è e non è marginale. Ha ribadito le critiche al governo e al suo capo, la sua contrarietà alla politica sull'immigrazione, alle posizioni della Lega in proposito, alle leggi sulle questioni etiche; e si è espresso negativamente sull'organizzazione del Pdl in cui il Cavaliere avrebbe assunto - per dirla in modo brutale -il molo del dittatore.
L'unico punto negato da Fini è stato quello relativo all'ambizione di diventare capo dello Stato; è naturale, se egli avesse confessato dì aspirare al Colle, si sarebbe portato la pistola alla tempia.



BOSSI BERLUSCONI

Secondo.
Invece ha optato per un suicidio meno spettacolare e più lento. Dai suoi discorsi a Gubbio e a Chianciano Terme sono emerse due tendenze: a Gubbio Fini ha compiuto due passi verso l'uscita dal partito, di cui non condivide niente; e a Chianciano, pur insistendo nella polemica con Bossi, ne ha compiuto uno indietro, manifestando timore per un eventuale distacco dal Pdl che sarebbe inevitabile qualora non facesse retromarcia.

Significa che l'uomo è combattuto. Gli piacciono da matti le coccole della sinistra perché lo illudono di aver ragione, e non vorrebbe rinunciarvi abbandonando il buonismo e il laicismo; ma è consapevole che se non rientra con lo spirito e con le parole negli schemi della coalizione, il giorno dell'addio -volontario o caldeggiato - è prossimo.



Terzo.
Se toglie il disturbo, dove va e con chi? Se si trasferisce in area progressista, è accolto bene, come un eroe o almeno un martire, ma dopo dieci minuti i compagni lo sistemano in uno sgabuzzino dicendogli: guarda che qui ce ne sono già tanti che rompono le scatole, mettiti buono e aspetta il tuo turno, se verrà. Non solo, ma dei vecchi camerati di An quanti gli andrebbero appresso? Nessuno. Uno di destra non abbraccia la sinistra in un periodo in cui la sinistra è allo sbando e la destra, viceversa, è al governo e distribuisce incarichi e poltrone. Sarebbe stupido. Finché si tratta di parlare in tivù, una battuta pro Fini si può dire, ma da qui a seguire l'ex capo in un'avventura nel territorio ricco di ex comunisti e povero di consensi ce ne corre.

Quarto.
Scartato il Pd e dintorni, quali strade avrebbe a disposizione il presidente della Camera onde garantirsi la continuazione della carriera? Il cosiddetto Grande Centro di cui si discetta da lustri ma di cui non si sono ancora viste le sembianze. Un'alleanza con Casini e democristiani sparsi? Sotto l'aspetto della fattibilità, simile decisione non sarebbe assurda quanto quella orientata a sinistra.

Tuttavia Fini, per stringersi in società con Casini senza esserne fagocitato, avrebbe bisogno di un partito suo che ora non ha neppure sulla carta. I calcoli sono presto fatti. I deputati e i senatori pronti ad accodarsi a lui sono circa venticinque, massì, facciamo trenta. Con un plotoncino così di fedelissimi al massimo si contribuisce a formare un centrino, altro che Grande Centro. Non penso che una prospettiva del genere alletti il cofondatore del Pdl.

Quinto.
Considerato tutto ciò, c'è un ultimo progetto che per ha il difetto di assomigliare a un sogno. Tagliare le gambe a Berlusconi: non è facile, ma Fini può tentare puntando su qualche aiutante nel centrodestra e nel centro e su molti aiutanti nel centrosinistra. Si tratterebbe, secondo i folli impegnati a realizzare il piano denominato «crepi Sansone con i filistei, di colpire ai fianchi il Cavaliere, sfruttando il suo privato fino allo spasimo, confidando nella bocciatura del Lodo Alfano (la Corte Costituzionale si pronuncerà in ottobre, cioé domani) e nel lavoro instancabile di vari magistrati su diversi fronti, incluso quello della mafia.

Se alla sinistra e ai congiurati di destra riuscisse di detronizzare Silvio (sperare non è vietato) si presenterebbe, secondo l'ipotesi dei sognatori, l'opportunità di creare una maggioranza allargata, una specie di solidarietà nazionale rivisitata, e quindi un Governissimo del quale Fini sarebbe il numero uno.



Sesto.
Sembra fantapolitica. Ma è importante non trascurare neanche le elaborazioni oniriche di certa gente. D'altronde non è casuale che alcuni giornali, la Repubblica in testa, vagheggino un declino di Berlusconi. E poiché l'ossessione di parecchi è il dopo-Berlusconi, ecco spiegata l'incessante attività di numerosi vaticinatori. I quali danno per sicuro che il Pdl, se privo dell'attuale leader, si frantumerebbe a causa di lotte intestine per la successione. Di qui l'idea fissa del Governissimo che consentirebbe un rimescolamento delle carte politiche e nuove aggregazioni, rimpasti e similari.

Settimo.
Sul futuro non c'è da fare affidamento. E comunque Fini ha l'esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso tenere un piede nella maggioranza e uno nell'opposizione. Deve risolversi subito. E ricordi che bocciato un Lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio.

Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale per montare uno scandalo.
Meglio non svegliare il can che dorme.

Inoltre, valuti Fini, che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile.

Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione.




Vittorio Feltri per "Il Giornale" 14-09-2009




Ma Feltri vuole fare il giornalista o il pretoriano si Sua Emittenza? [SM=x44473]

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14/09/2009 16:13

Re:
Etrusco, 14/09/2009 15.07:

ULTIMA CHIAMATA DAL BOIA FELTRUSCONI:
O FINI CAMBIA ROTTA O GLI ROMPIAMO LE OSSA (IN CAMERA DA LETTO)


- LASCIA IL PDL? 'STI CAZZI! DEI VECCHI CAMERATI DI AN QUANTI GLI ANDREBBERO APPRESSO? NESSUNO.
UNO DI DESTRA NON ABBRACCIA UNA SINISTRA ALLO SBANDO E LA DESTRA, VICEVERSA, È AL GOVERNO E DISTRIBUISCE INCARICHI E POLTRONE...




Vittorio Feltri per "Il Giornale"



Dopo la rabbia, le dichiarazioni incendiarie, l'indignazione e le "vendettine" personali, vale la pena esaminare cosa è rimasto sul campo di battaglia.

Una settimana fa circa, il Giornale ha pubblicato un articolo per cercare di capire dove intendesse andare Gianfranco Fini con le sue brusche deviazioni dalla linea della maggioranza, ben note ai lettori. Nei giorni successivi, mentre gli elettori del centrodestra hanno mostrato di condividere le nostre analisi, nel Palazzo si sono registrati disorientamento, sorpresa e fastidio: come mai Feltri ha attaccato il presidente della Camera? L'avrà fatto su commissione del premier, ha detto qualcuno, molti. Poi è arrivata la solidarietà di Berlusconi a Fini, e allora altri hanno chiesto le mie dimissioni, Insomma, la solita storia.

A parte questa premessa utile per inquadrare la vicenda, ecco le conseguenze dell'incidente».

Primo.
Il Signor Dissidente non è stato zitto. Anzi, ha parlato troppo e forse, senza volerlo, ha confermato che il problema c'è e non è marginale. Ha ribadito le critiche al governo e al suo capo, la sua contrarietà alla politica sull'immigrazione, alle posizioni della Lega in proposito, alle leggi sulle questioni etiche; e si è espresso negativamente sull'organizzazione del Pdl in cui il Cavaliere avrebbe assunto - per dirla in modo brutale -il molo del dittatore.
L'unico punto negato da Fini è stato quello relativo all'ambizione di diventare capo dello Stato; è naturale, se egli avesse confessato dì aspirare al Colle, si sarebbe portato la pistola alla tempia.



BOSSI BERLUSCONI

Secondo.
Invece ha optato per un suicidio meno spettacolare e più lento. Dai suoi discorsi a Gubbio e a Chianciano Terme sono emerse due tendenze: a Gubbio Fini ha compiuto due passi verso l'uscita dal partito, di cui non condivide niente; e a Chianciano, pur insistendo nella polemica con Bossi, ne ha compiuto uno indietro, manifestando timore per un eventuale distacco dal Pdl che sarebbe inevitabile qualora non facesse retromarcia.

Significa che l'uomo è combattuto. Gli piacciono da matti le coccole della sinistra perché lo illudono di aver ragione, e non vorrebbe rinunciarvi abbandonando il buonismo e il laicismo; ma è consapevole che se non rientra con lo spirito e con le parole negli schemi della coalizione, il giorno dell'addio -volontario o caldeggiato - è prossimo.



Terzo.
Se toglie il disturbo, dove va e con chi? Se si trasferisce in area progressista, è accolto bene, come un eroe o almeno un martire, ma dopo dieci minuti i compagni lo sistemano in uno sgabuzzino dicendogli: guarda che qui ce ne sono già tanti che rompono le scatole, mettiti buono e aspetta il tuo turno, se verrà. Non solo, ma dei vecchi camerati di An quanti gli andrebbero appresso? Nessuno. Uno di destra non abbraccia la sinistra in un periodo in cui la sinistra è allo sbando e la destra, viceversa, è al governo e distribuisce incarichi e poltrone. Sarebbe stupido. Finché si tratta di parlare in tivù, una battuta pro Fini si può dire, ma da qui a seguire l'ex capo in un'avventura nel territorio ricco di ex comunisti e povero di consensi ce ne corre.

Quarto.
Scartato il Pd e dintorni, quali strade avrebbe a disposizione il presidente della Camera onde garantirsi la continuazione della carriera? Il cosiddetto Grande Centro di cui si discetta da lustri ma di cui non si sono ancora viste le sembianze. Un'alleanza con Casini e democristiani sparsi? Sotto l'aspetto della fattibilità, simile decisione non sarebbe assurda quanto quella orientata a sinistra.

Tuttavia Fini, per stringersi in società con Casini senza esserne fagocitato, avrebbe bisogno di un partito suo che ora non ha neppure sulla carta. I calcoli sono presto fatti. I deputati e i senatori pronti ad accodarsi a lui sono circa venticinque, massì, facciamo trenta. Con un plotoncino così di fedelissimi al massimo si contribuisce a formare un centrino, altro che Grande Centro. Non penso che una prospettiva del genere alletti il cofondatore del Pdl.

Quinto.
Considerato tutto ciò, c'è un ultimo progetto che per ha il difetto di assomigliare a un sogno. Tagliare le gambe a Berlusconi: non è facile, ma Fini può tentare puntando su qualche aiutante nel centrodestra e nel centro e su molti aiutanti nel centrosinistra. Si tratterebbe, secondo i folli impegnati a realizzare il piano denominato «crepi Sansone con i filistei, di colpire ai fianchi il Cavaliere, sfruttando il suo privato fino allo spasimo, confidando nella bocciatura del Lodo Alfano (la Corte Costituzionale si pronuncerà in ottobre, cioé domani) e nel lavoro instancabile di vari magistrati su diversi fronti, incluso quello della mafia.

Se alla sinistra e ai congiurati di destra riuscisse di detronizzare Silvio (sperare non è vietato) si presenterebbe, secondo l'ipotesi dei sognatori, l'opportunità di creare una maggioranza allargata, una specie di solidarietà nazionale rivisitata, e quindi un Governissimo del quale Fini sarebbe il numero uno.



Sesto.
Sembra fantapolitica. Ma è importante non trascurare neanche le elaborazioni oniriche di certa gente. D'altronde non è casuale che alcuni giornali, la Repubblica in testa, vagheggino un declino di Berlusconi. E poiché l'ossessione di parecchi è il dopo-Berlusconi, ecco spiegata l'incessante attività di numerosi vaticinatori. I quali danno per sicuro che il Pdl, se privo dell'attuale leader, si frantumerebbe a causa di lotte intestine per la successione. Di qui l'idea fissa del Governissimo che consentirebbe un rimescolamento delle carte politiche e nuove aggregazioni, rimpasti e similari.

Settimo.
Sul futuro non c'è da fare affidamento. E comunque Fini ha l'esigenza immediata di trovare una ricollocazione: o di qua o di là. Non gli è permesso tenere un piede nella maggioranza e uno nell'opposizione. Deve risolversi subito. E ricordi che bocciato un Lodo Alfano se ne approva un altro, modificato, e lo si manda immediatamente in vigore. Ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio.

Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano su teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale per montare uno scandalo.
Meglio non svegliare il can che dorme.

Inoltre, valuti Fini, che se la Lega si scoccia e ritira la sua delegazione, il voto anticipato è inevitabile.

Allora per lui, in bilico tra destra e sinistra, sarebbe una spiacevole complicazione.




Vittorio Feltri per "Il Giornale" 14-09-2009




Ma Feltri vuole fare il giornalista o il pretoriano si Sua Emittenza? [SM=x44473]





In Italia è la stessa cosa. Se ieri t'è capitato di vedere il servizio realizzato dal TG1 sulla ricostruzione all'Aquila dove la giornalista in elicottero magnificava il "miracolo" parlando di nuove case e mostrando baracche in legno modello Colfiorito...
[Modificato da ilapaci 14/09/2009 16:14]

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14/09/2009 16:15

Re: to Paperino
paperino73, 14/09/2009 9.42:

io non so cosa farà Fini, ma mi ha colpito molto il sentire parlare in più parti di questo "nuovo centro" con UDC, Fini ed anche la destra del PD (Rutelli e la Margherita).
Ieri intanto ho seguito la conferenza di chiusura di Casini agli stati generali dell'UDC: nonostante il tentativo di predicare equidistanza, era più che evidente che lui per primo manifestasse una vicinanza politica maggiore al PDL - e non potrebbe essere altrimenti essendo compagni di scranno nel parlamento europeo.
Ovviamente lui poneva l'accento sui ricatti leghisti che imbarbariscono la politica governativa (e su questo sono completamente d'accordo) e sulla mancanza di contraddittorio interno al partito. Obiezioni molto vicine a quelle di Fini.

Cosa succederà ? Non lo so: molto dipenderà da come se ne andrà Berlusconi, da come verrà scelto il suo successore, da quale legge elettorale verrà adottata. E da quanto Fini avrà il coraggio di andare avanti per la strada che ha intrapreso (quella di parlare al cervello e non alla pancia) perchè la prova si avrà quando ci saranno in gioco le poltrone che contano.

[SM=x44515]



Certo, stiamo parlando sulle nuvole: molti fatti concreti devono ancora manifestarsi. Ma si chiacchiera per capire le strategie di lungo termine. Se davvero Casini punta a un grande centro NON potrà essere una DC clericale, ma una DC degasperiana. Non è una correzione da poco: gli consentirà di imbarcare anche laici di valore e di sbarcare una persona notevole ma troppo integralista come Buttiglione. In prospettiva si troverebbe di fronte (allo specchio!, dicevo) un PD nel quale convivono laici e cattolici (adulti, come direbbe Prodi). Il punto d'arrivo sarebbe, dopo vari sommovimenti e alleanze occasionali, un parlamento in cui si confrontano la DC degasperiana di casini e il PD, che già da ottobre non sarà più l'organizzazione che appoggia un uomo: Veltroni, ma un Partito aperto ma classico. Naturalmente il sogno di Casini è di poter diventare in prospettiva il leader del centro-destra e prossimamente, partito il tappo berlusconi, uno dei leader fondamentali del centro destra, magari sostituendosi alla lega come alleato di un Pdl rinnovato e deberlusconalizzato.
Comunque, caro Paperino, concordo con le tue conclusioni: stiamo scrivendo sulle nuvole: perché finchè berlusconi resiste, Fini esita e Feltri minaccia, il sistema è bloccato.


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14/09/2009 16:21

Così Vittorio Feltri, "Il Giornale" 14-09-2009, a proposito di Fini (vedi sopra l'articolo integrale riproposto da Etrusco): " ... oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale per montare uno scandalo.
Meglio non svegliare il can che dorme".

E questo sarebbe un giornalista? C'è ancora in Italia un essere umano che considera Feltri un giornalista? A me sembra piouttosto uno di quei portieri di palazzo ai quali il fascismo aveva dato il compito di riferire in commissariato di strani movimenti nel condominio.


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Re: Re:
ilapaci, 14/09/2009 16.13:




In Italia è la stessa cosa. Se ieri t'è capitato di vedere il servizio realizzato dal TG1 sulla ricostruzione all'Aquila dove la giornalista in elicottero magnificava il "miracolo" parlando di nuove case e mostrando baracche in legno modello Colfiorito...




mi dispiace, ma durante i pasti non lo reggo il TG1 [SM=x44464]
che poi tutta questa politica fatta di teatralità e montature mediatiche non le tollero nemmeno fuori dai pasti.
Quei poveri terremotati è giù da una settimana che durante la notte stanno con temperature intorno agli 8°C
e le casette di legno che verranno consegnate domani davanti le telecamere di Porta a Porta
non copriranno nemmeno la metà degli aventi diritto. [SM=x44465]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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Re:
pasquale.60, 14/09/2009 16.21:

Così Vittorio Feltri, "Il Giornale" 14-09-2009, a proposito di Fini (vedi sopra l'articolo integrale riproposto da Etrusco): " ... oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale per montare uno scandalo.
Meglio non svegliare il can che dorme".

E questo sarebbe un giornalista? C'è ancora in Italia un essere umano che considera Feltri un giornalista? A me sembra piouttosto uno di quei portieri di palazzo ai quali il fascismo aveva dato il compito di riferire in commissariato di strani movimenti nel condominio.






e dopo Giuliano Ferrara di cosa ti stupisci? [SM=x44452]

[SM=x44465]

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SUICIDIO VELOCE
- FINI CADE NEL TRAPPOLONE DI FELTRUSCONI: CHIAMA L'AVVOCATO GIULIA BONGIORNO CONTRO LE "INSINUAZIONI" SUL GIRO CALDO DI AN
- ORA "LITTORIO" AVRÀ UN MOTIVO IN PIÙ PER RISPOLVERARE QUALCHE SCHELETRO D'ANTAN (SOTTILE ERA IL SEGRETARIO DI GIANFRY CHE FU GETTATO NEL CESTINO DOPO IL CASO GREGORACI)...


Repubblica



L'attacco diventa sempre più pesante e sempre più diretto. Un altro editoriale di Vittorio Feltri contro Fini, con una polemica che ricorda il caso del direttore dell'Avvenire, Boffo, poi costretto alle dimissioni. Il direttore del Giornale cita un dossier contro il presidente della Camera e contro uomini a lui vicini in merito a incontri con squillo in sedi istituzionali. Il "fondo" è intitolato "Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento",
poi un secondo titolo: "Ultima chiamata per Fini: o cambia rotta o lascia il Pdl".


E la reazione arriva in serata.
Con le parole di Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia ma anche legale del capo di Montecitorio: "Inserire in un articolo che si riferisce a vicende politiche e al presidente Gianfranco Fini una allusione generica a un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse' che riguarderebbero personaggi di Alleanza Nazionale, è un fatto gravissimo che lede la reputazione del Presidente della Camera dei Deputati.
Valuteremo quali iniziative assumere in sede giudiziaria".

Una reazione forte, a un attacco decisamente pesante. Contenuto in un articolo in cui per tutta la prima parte, Feltri parla di politica e spiega tutti gli errori di Fini e i rischi di isolamento che l'ex leader di An starebbe correndo. Poi, all'ultimo punto, il settimo, Feltri passa all'avvertimento: "...(Fini) ricordi anche che delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano sui teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. E' sufficiente - per dire - ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme".


La vicenda, risalente al 1999, dovrebbe essere la stessa di cui "Il Giornale" ha già scritto a giugno e riguarderebbe un giro di escort che, secondo l'inchiesta avrebbero avuto accesso a Montecitorio per "soddisfare" alcuni parlamentari o loro amici. Tre mesi fa, però, il quotidiano di Feltri ne parlava solo con riferimento a Cesa (Udc) e a uomini dell'entourage di D'Alema. Per questo era stato querelato dall'ex ministro degli Esteri.

Quanto a Fini, i suoi fedelissimi reagiscono subito.

E così appare un editoriale apparso sul webmagazine della Fondazione Farefuturo, che a lui fa capo: "Ci aspettiamo che gli stessi che un giorno sì, l'altro pure, mattina e pomeriggio, si divertono a far le pulci al presidente della Camera, tutti questi, i giornalisti, gli intellettuali e gli intellettualoidi, gli ortodossi, quelli della destra-destra insomma, tutti quelli che hanno rilasciato dichiarazioni preoccupate su Fini che qua, Fini che là, adesso ci aspettiamo che tutti questi qui esprimano uguale preoccupazione e mobilitazione contro l'ennesima sparata di Umberto Bossi".
Cha ha rispolverato la secessione.


E le iniziative del Giornale sul presidente della Camera vengono commentate, indirettamente, il sindaco di Roma Gianni Alemanno:
"Ho già detto e ripeto che Fini ha tutto il diritto di porre problemi e temi di dibattito al Pdl
e che non può essere criminalizzato e messo in difficoltà per queste sue iniziative
perché il Pdl deve essere un luogo di incontro".

Più duro il giudizio del deputato Pdl Benedetto Della Vedova:
"Forse devo rileggere bene, ma per come l'ho capito io si passa dal giornalismo ad altro: se si ha una notizia la si scrive, altrimenti no, ma ammonire qualcuno perchè stia zitto non è giornalismo, nè giornalismo di inchiesta: fatico a capire".


Le difese di Fini le prende l'Udc Gianpiero D'Alia.
"Il direttore del Giornale Feltri spieghi a cosa fa riferimento quando parla, nel suo editoriale dedicato anche oggi al Presidente della Camera, di 'un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza nazionale' - intima il deputato dell'Udc - Se ha elementi concreti, li tiri fuori: altrimenti si scusi, perché queste allusioni e mezze parole non solo non fanno parte della buona informazione, ma costituiscono una seria minaccia, anche di rilievo penale, a un'alta carica dello Stato".

E anche il senatore PD Albertina Soliani
fa sentire il suo sdegno. "L'editoriale di questa mattina del
direttore del Giornale Vittorio Feltri è con ogni evidenza un'intimidazione nei confronti del presidente della Camera Gianfranco Fini"
, dice la Soliani che poi aggiunge:
"Feltri eviti però, in particolare quando si tratta delle massime cariche istituzionali, pesanti e oblique allusioni che rischiano solo di avvelenare ulteriormente un clima già torbido
e, se dirette contro il presidente della Camera, di interferire pesantemente con il funzionamento del Parlamento".

La Repubblica 14-09-2009


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15/09/2009 01:00

SPACCATURA NEL PDL

- Inevitabili le reazioni del mondo politico.

A partire da quelle all'interno del Pdl. Il portavoce del partito, Daniele Capezzone, si schiera dalla parte del giornalista e dice di stupirsi del «doppiopesismo di chi oggi critica Feltri e il Giornale, ma per mesi non ha espresso solidarietà a Silvio Berlusconi per gli attacchi del Gruppo Repubblica-Espresso» «Sembra che a qualcuno piaccia una sorta di doppio standard - aggiunge -, per cui contro Berlusconi si può fare tutto quello che non può e non deve essere fatto con gli altri cittadini italiani. E questo è un approccio molto strano».
Gli risponde il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che di Fini è stato uno dei «colonnelli» all'interno di An: «Se, come dice Capezzone, bisogna supportare tutti l’azione governativa e politica di Berlusconi, credo che la sua dichiarazione sull’articolo di fondo di Feltri di oggi vada in direzione opposta e sia profondamente sbagliata». Per La Russa, «ipotizzare che possa essere condiviso, specie nella parte finale, l’articolo di Feltri, letto da tutti come un attacco minaccioso a Fini significa mettersi nella lista di chi cede all’imbarbarimento della politica e che, oggettivamente, allontana quella serenità all’interno del Pdl ancora oggi facilmente raggiungibile sol che lo si voglia. Mi aspetto che Capezzone rettifichi e chiarisca il suo pensiero».
E la chiarificazione è poi arrivata: «Ovviamente - ha poi detto Capezzone a mezzo agenzie di stampa - nessuno auspica, e meno che mai il sottoscritto, che si diffonda o si estenda un clima di sospetti. Su questo sono ovviamente d`accordo con Ignazio La Russa

«NON E' DA GIORNALISTI» - Sempre dal Pdl era arrivata una delle prime reazioni, quella del deputato del Pdl, Benedetto Della Vedova: «Forse devo rileggere bene, ma per come l'ho capito io si passa dal giornalismo ad altro: se si ha una notizia la si scrive, altrimenti no, ma ammonire qualcuno perché stia zitto non è giornalismo, né giornalismo di inchiesta: fatico a capire. Feltri è un grande giornalista e il finale del suo pezzo di oggi non l'ho capito perché non è da grande giornalista ammonire, non è nè una notizia né un'opinione». Quanto al riferimento di Feltri a un presunto «fascicolo del 2000», Della Vedova si augura che questa non sia la «china» verso la quale si sta andando e proprio citando quest'ultimo passaggio di Feltri sottolinea: «Un giornalista gli scandali non li monta, li fa esplodere!».


LA VELINA ROSSA - Sul tema dei rapporti interni alla maggioranza, e in particolare tra Fini e il premier Silvio Berlusconi, interviene anche Velina Rossa. Il foglio vicino al centrosinistra esorta il presidente del Consiglio a «prendere le distanze dai giornali di famiglia» e sottolinea: «Ha mai smentito il suo giornale? Non ci risulta». Eppure «leggendo alcuni articoli c'è davvero da pensare che si sia tornati in un periodo molto vecchio, quando qualcuno cercava di instaurare con i ricatti un regime autoritario».

Corriere della Sera - 14 settembre 2009

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PippyZzetta
15/09/2009 09:32

sinceramente mi chiedo come capezzone possa essere vagamente credibile e ascoltabile. un radicale, ex segretario, che diventa portavoce pdl fa sinceramente venire la pelle d'oca.

cmq sinceramente spero che fini continui con la linea che sta seguendo. francamente ora come ora sarebbe una persona a cui darei il mio voto (so che molti aennini dicono che sia diventato una fighetta [SM=x44452] ) e spero che per lo meno i suoi ex compagni di partito lo sorreggano (addirittura bocchino gli ha dato man forte).

nonostante quel che vi vogliano far credere la lega è un sassolino nella scarpa per molti, e fini si sta costruendo l'immagine per i prossimi 4 anni. spero che il tutto non si riduca ad una bolla di sapone come ha fatto finora

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10/07/2009 13.45 - Capitano Marino: Mi quoto, aggiungendo che io soltanto pagherò il dolce alla Pippi.
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15/09/2009 11:04

Re:
piperitapatty, 15/09/2009 9.32:

sinceramente mi chiedo come capezzone possa essere vagamente credibile e ascoltabile. un radicale, ex segretario, che diventa portavoce pdl fa sinceramente venire la pelle d'oca.

cmq sinceramente spero che fini continui con la linea che sta seguendo. francamente ora come ora sarebbe una persona a cui darei il mio voto (so che molti aennini dicono che sia diventato una fighetta [SM=x44452] )


beh, dall'MSI al PdL ha fatto un bel salto di qualità: da "caghetta" a fighetta [SM=x44455]

Capezzone invece è riuscito nell'impresa impossibile di superare l'irritante vuoto pneumatico di Gasparri
ed a questo punto sospetto che a collocarli lì (portavoce l'uno e presidente del gruppo parlamentare PdL l'altro) sia stata una diabolica mente del PD [SM=x44451]

piperitapatty, 15/09/2009 9.32:


e spero che per lo meno i suoi ex compagni di partito lo sorreggano (addirittura bocchino gli ha dato man forte).

nonostante quel che vi vogliano far credere la lega è un sassolino nella scarpa per molti, e fini si sta costruendo l'immagine per i prossimi 4 anni. spero che il tutto non si riduca ad una bolla di sapone come ha fatto finora



Bocchino, La Russa, Alemanno e Della Vedova lo hanno già sostenuto,
forse anche perchè "giustificati" per essere stati suoi colonnelli e più stretti collaboratori.
Immagino però che molti altri la pensano come lui ma se ne guardano bene dall'intervenire:
sanno bene che la cosa irriterebbe il padrone assoluto del PdL.


Per la cronaca,
oggi sembra sbilanciarsi un po' Tremonti su questo tema:

PARLA Il responsabile dell’Economia
«Il Pdl discuta sulle idee di Fini
Serve tregua, congresso pd decisivo»




Tremonti: la nuova maggioranza di Casini durerebbe 10 minuti.
Il voto anticipato? Irreale

Ministro Tremonti, nel Palazzo della politica si parla di complotti, di elezioni anticipate, di nuove maggio­ranze.
Lei che ne pensa?
«Da un po’ di mesi, più che un Palaz­zo sembra una caverna».

Caverna?
«La caverna di Platone. Nella caver­na di Platone gli uomini non vedono la realtà, ma le ombre della realtà pro­iettate sulle pareti.
Vedono immagini, profili, stereotipi, imitazioni della real­tà. Il mondo esterno, la realtà, è una cosa; l’immagine della realtà, vista dal profondo della caverna, è un’altra. C’è una drammatica asimmetria tra la real­tà del Paese e del governo e la rappre­sentazione che se ne fa.
Dal lato della realtà, c’è la realtà, certo con tutte le sue complessità: negatività ma anche positività, crisi ma anche crescente co­esione sociale. Dal lato della caverna, è l’opposto o il diverso. Non solo non si vede l’essere, ma a volte si confonde l’essere — quello che è — con il dover essere — quello che si immagina deb­ba essere —; o con il voler essere, cioè quello che per proprio conto e torna­conto si vorrebbe fosse».



Chi lo vorrebbe? A chi si riferisce? Ai media? Alle opposizioni? Alle éli­tes?
«Il prodotto del lavoro politico del­le élites è oggi un po’ come una nave in bottiglia. La nave è perfetta finché sta dentro la bottiglia; e l’involucro della bottiglia è anche la stampa, che tende a fornire una rappresentazione perfetta della nave. Però è una nave che affonda appena la metti non dico in mare aperto, ma nella vasca da ba­gno. Perché, come diceva quel tale, i fatti sono testardi...».

Quel tale è Stalin?
«Da ultimo. Mi pare che prima lo avesse detto Hegel. Ma può essere che sbagli, perché milito in una formazio­ne politica priva di 'legittimazione cul­turale'. A chi pensa davvero non serve un 'pensatoio'. Un certo lavorio cultu­ral- politico ricorda l’ironia di Barthes sul lavoro a merletto delle signorine di buona famiglia, parodia borghese del lavoro finto al posto del lavoro ve­ro. Cosa vuole: con rispetto per i mer­­letti, l’ozio è il padre dei vizi. All’oppo­sto, chi lavora non ha tempo per rica­mare. Passiamo dal ricamo alla realtà.
Crisi in greco vuol dire discontinuità. E discontinuità è anche opportunità.
Nelle strutture del reale, abbiamo para­dossalmente un dividendo positivo della crisi in termini di ritorno dell’eti­ca, di consolidamento della coesione sociale. Questo non significa l’assenza della crisi; anzi, proprio perché c’è la crisi abbiamo la riduzione del conflit­to e l’avvio dell’economia sociale di mercato. All’opposto, nella sovrastrut­tura c’è il contrario di quello che è il Paese e di quello che è nel Paese, il ten­tativo ossessivo di rottura. Da una par­te si chiede giustamente la celebrazio­ne dei 150 anni dello Stato; dall’altra parte c’è una caduta del senso dello Stato, con un eccesso di violenza che non corrisponde all’interesse naziona­le ».

Si riferisce agli attacchi a Berlusco­ni?
«Esattamente. Mi riferisco a una campagna che è orchestrata come un’ordalia paragiudiziaria, tra l’altro senza che alla base vi sia alcun elemen­to giudiziario. Domande e sentenze. L’appello al tribunale dell’opinione pubblica. Il farsi dei giornali giudici».

La stampa fa il suo mestiere: dare notizie, e commentarle.
«Un conto è il potere della stampa come contropotere, a tutela della liber­tà dei cittadini contro l’eccesso, con­tro il 'detournement ' del potere esecu­tivo.
Questa è la funzione essenziale della libera stampa: rappresentare i fat­ti non orchestrarli,
non sostituirsi al popolo nel gioco democratico».


Non crede che Berlusconi abbia fatto il gioco dei suoi critici, deciden­do di alzare la voce e rispondere col­po su colpo?
«Chi avrebbe fatto diversamente?
A un’azione corrisponde una reazione. Mi chiedo piuttosto: tutto questo è nel­l’interesse del Paese? Io non credo che lo sia. Ora basta. Credo che nell’inte­resse nazionale sia fondamentale usci­re dalla caverna e guardare la realtà. E il governo è nella realtà, non nella ca­verna. Per quello che fa, e per come gli italiani valutano e vedono quello che fa. Non è un caso che questo governo attraverso la crisi abbia aumentato il suo consenso. Se la democrazia è un referendum quotidiano, la realtà corri­sponde positivamente al governo e il governo corrisponde alla realtà, più di tutto il resto. E se c’è una formula per uscire è che, fatto il congresso del Pd, riparta davvero organicamente l’oppo­sizione politica».

Franceschini o Bersani pari sono?
«Non voglio danneggiare nessuno dei due con la mia preferenza. L’impor­tante è il congresso. Una svolta positi­va democratica può essere data pro­prio dalla ripartenza dell’opposizione in Parlamento. Non tanti e diversi, ma 'un' interlocutore responsabile con cui parlare su ciascun tema».

In Parlamento c’è un’altra maggio­ranza possibile?
«Per risolvere i grandi problemi, co­me ha indicato l’esperienza dell’ulti­mo governo Prodi, servono grandi nu­meri. Prodi aveva piccoli numeri, e per di più litigiosi. Quelli che parlano oggi non hanno neanche i numeri».

Casini dice che una nuova maggio­ranza si trova in dieci minuti.
«Non credo. In ogni caso, se fosse, durerebbe a sua volta dieci minuti».

Chiede il «time out», quindi? Sem­bra volerlo anche Franceschini, quando nota che «il caso escort ha danneggiato anche il Pd».
«Non lo chiedo io. Lo chiede l’inte­resse del Paese. Può essere un contri­buto positivo del congresso dei demo­cratici ».

Anche l’ombra delle elezioni antici­pate esiste solo nella caverna?
«Certo. Il governo Berlusconi è sta­to eletto sulla base di un programma elettorale. La fedeltà al programma non è un optional; è un elemento fon­damentale dell’etica politica.
Un gover­no senza programma o un program­ma senza governo non sono quello che serve al Paese e non sono quello che è nel nostro cuore e nella nostra mente».

La Lega non pesa forse troppo sul governo?
«La Lega è l’unico alleato che abbia­mo. La sintesi politica la fanno, e sem­pre bene, i due leader, Berlusconi e Bossi».

Fini rivendica più democrazia in­terna al Pdl.
È davvero isolato?
«La macchina politica è un po’ co­me un computer. È fatta da hardware e da software. È fatta dagli apparati, che vanno dalla base verso i vertici— dagli amministratori locali agli organi di presidenza — e da idee e principi, simboli e messaggi. Fini ha posto tut­te e due le questioni: quella dell’hard­ware e quella del software. Ci sono nella politica contemporanea due for­me di hardware, e corrispondono al­l’alternativa non casuale tra 'Partito della libertà' e 'Popolo della libertà'. La scelta, nell’alternativa tra partito e popolo, è stata nel senso del popolo. Partito è una struttura novecentesca; popolo è una forma diversa di fare po­litica. Ma è politica, appunto, e non dogmatica o scolastica. Il fatto che sia popolo e non partito non esclude dun­que in radice forme comunque utili e necessarie di organizzazione. E queste possono e devono essere attivate in forma sempre più intensa e organica, per scadenze, temi, decisioni; su que­sto credo che nessuno, neanche il pre­sidente Berlusconi, sia contrario. Si può assumere anzi che questa formu­la non riduca ma rafforzi la sua leader­ship ».

Fini pone anche una questione di idee e principi.
«Giusto.
Un computer è corpus mecanicum , che resta inerte, senza il software. E su questo campo, in que­sto mese, si è sviluppata l’azione di Fi­ni. Ed è su questo, su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, glo­balizzazione, catalogo dei valori e dei principi, che non solo tra Fondazioni ma dentro il Pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi con­vince. Una discussione preparata ma­gari anche da un nuovo centro studi. Questo non vuol dire cambiare il pro­gramma elettorale, ma capire il pro­gramma elettorale».

Crisi:
siamo nella fase della paura o della speranza?
«Siamo in zona prudenza. La paura è finita, ed è finita perché sono scesi in campo i governi. Nel mondo, un’enorme massa di debiti privati è stata girata sui debiti pubblici, e que­sto trasferimento è stato decisivo per eliminare la sfiducia. Non è che così i problemi sono stati tutti risolti, ma la catastrofe è stata evitata, ricostruendo una base fiduciaria indispensabile al­l’economia. Proprio perché alla platea dei debitori privati si è sostituita la so­vranità degli Stati. Il ritorno degli Stati può essere positivo anche perché por­ta con sé il ritorno delle regole neces­sarie per evitare crisi future. E il 'di­scorso sulle regole', nell’agenda inter­nazionale, l’ha posto il governo Berlu­sconi ».

L’Italia però ha un enorme debito pubblico, che continua a crescere.

«La crescita del debito pubblico ita­liano è causata solo dalla decrescita dell’economia, ed è comunque per la prima volta negli ultimi decenni infe­riore alla velocità di crescita degli altri debiti pubblici. Secondo le proiezioni, questo differenziale fondamentale ne­gativo dell’Italia si chiuderà, in rappor­to con gli altri grandi Paesi europei, nei prossimi anni. In più abbiamo un enorme stock di risparmio e l’Italia non ha un’economia drogata dalla fi­nanza ma la seconda manifattura d’Eu­ropa. I confronti non si fanno sul pas­sato, quando la crescita degli altri era drogata da un eccesso di debito priva­to, ma sul futuro. Un futuro che è tut­to da scrivere».

Ma per affrontarlo, vi ricordano in molti, servono le riforme strutturali.
«La riforma delle riforme è il federa­lismo fiscale. Non è il progetto di una forza politica, ma il futuro dell’Italia. Che rischia di essere un Paese troppo duale. Il Centro-Nord, 40 milioni di abitanti, un medio-grande Paese euro­peo, da solo produce più ricchezza del­la media europea. Il Meridione d’Ita­lia, 20 milioni di abitanti, grande co­me Portogallo e Grecia messi insieme, sta invece sotto la media europea. Mai come nel 'caso Italia' vale il discorso di Trilussa sulla statistica dei due pol­li. Non solo. In Italia di polli ce ne so­no tre: c’è anche il terzo pollo, il pollo dell’evasione dell’illegalità della crimi­nalità. Metà del governo della cosa pubblica è in Italia fuori dal vincolo democratico fondamentale:no taxa­tion without representation . È questo il caso tipico dello 'Stato criminoge­no', che produce irresponsabilità, amoralità, evasione fiscale.
Ed il Sud ne soffre di più.
Possibile che sia così difficile trovare al Sud un amministra­tore che non abbia la moglie o la sorel­la, un parente o un compare proprieta­rio di una clinica? La Calabria non ha quasi più i bilanci, le giunte di Campa­nia e Puglia sono quel che sono.
Il fe­deralismo fiscale è la risposta che chiu­derà la questione meridionale — oggi più che mai questione nazionale — e produrrà le risorse per le altre rifor­me ».


Aldo Cazzullo
15 settembre 2009



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