IL RIENTRO DELLE SALME DEI CADUTI IN AFGHANISTAN
Quel basco in testa che stringe il cuore
Simone, piccolo talismano di vita
La vita e la morte.
Sappiamo bene che, là dove c’è l’una molto spesso si affaccia anche l’altra, e viceversa. Raramente, tuttavia, si è avuta la sensazione palpabile della loro compresenza. Stridente e insieme armoniosa, come ieri, durante la cerimonia per il rientro delle salme dei sei militari della Folgore caduti in Afghanistan. Sensazione che molto probabilmente abbiamo avuto tutti noi che guardavamo la cerimonia alla televisione, quando in mezzo alla folla di adulti vestiti di scuro, tra i volti piangenti, nell’atmosfera di lutto profondo è comparsa la figuretta bionda di Simone, il figlioletto di due anni di uno dei soldati caduti, che la mamma portava in braccio.
La psicologa aveva consigliato che il piccolo partecipasse al funerale per non escluderlo da un avvenimento così importante come l’addio a suo padre. Confidiamo che sia stato un bene per il bambino non cominciare la vita con una finzione, con una bugia del genere: il papà è in viaggio. Certamente però la sua presenza è stata benefica per tutti gli altri, per la mamma, naturalmente, in primo luogo che aveva qualcuno da stringere e al quale, pur nello strazio, sussurrare parole dolci, per i parenti, i colleghi, i poliziotti, e perfino per noi estranei telespettatori. Perché guardarlo muoversi, guardarlo ridere, guardarlo anche piangere qualche momento è stato motivo di consolazione, di piccola allegria nel dolore.
Tutti volevano vederlo, tutti volevano toccarlo, talismano di vita e antidoto alla morte. Tutti volevano rincuorarlo, anche se era soltanto per rincuorare se stessi.
A causa sua è tornata in mente la frase riferita a un bimbo di un romanzo di Lalla Romano:
«Piccolo dio che abiti la nostra casa…».
Piccolo dio che te ne stai minuscolo e sorridente in mezzo ai piangenti, che miracolosamente, soltanto perché sei lì a guardarti intorno, curioso e meravigliato, sai rendere un poco più lieve il cordoglio di tutti quanti.
In testa qualcuno gli ha poi messo il basco del papà: gesto un po’ teatrale e anche un po’ retorico, che però ha reso Simone irresistibile e commovente facendo, chissà, piangere — alla mamma per prima — lacrime diverse, forse meno amare, forse meno desolate.
Non fosse per Simone della cerimonia di ieri ci dimenticheremo probabilmente — e ingiustamente — fin troppo presto: ne abbiamo già viste non poche di uguali, in questi anni, tanto che le loro immagini ormai si sovrappongono con le stesse parole, gli stessi volti, le stesse corone di fiori. Grazie a lui – e ai fotogrammi che l’hanno immortalato dentro alla nostra mente come dentro agli archivi della nostra storia — si può prevedere che il ricordo di quanto è accaduto resterà vivo più a lungo.
Isabella Bossi Fedrigotti
21 settembre 2009
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.