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La domenica delle salme

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2009 12:57
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21/09/2009 12:57

IL RIENTRO DELLE SALME DEI CADUTI IN AFGHANISTAN
Quel basco in testa che stringe il cuore
Simone, piccolo talismano di vita


La vita e la morte.

Sappiamo bene che, là dove c’è l’una molto spesso si affaccia anche l’altra, e viceversa. Raramente, tuttavia, si è avuta la sensazione palpabile della loro compresenza. Stridente e insieme armoniosa, come ie­ri, durante la cerimonia per il rientro delle salme dei sei militari della Folgore caduti in Afghanistan. Sensazione che molto pro­babilmente abbiamo avuto tutti noi che guardavamo la cerimonia alla televisione, quando in mezzo alla folla di adulti vestiti di scuro, tra i volti piangenti, nell’atmosfe­ra di lutto profondo è comparsa la figuret­ta bionda di Simone, il figlioletto di due anni di uno dei soldati caduti, che la mam­ma portava in braccio.

La psicologa aveva consigliato che il pic­colo partecipasse al funerale per non esclu­derlo da un avvenimento così importante come l’addio a suo padre. Confidiamo che sia stato un bene per il bambino non co­minciare la vita con una finzione, con una bugia del genere: il papà è in viaggio. Certa­mente però la sua presenza è stata benefi­ca per tutti gli altri, per la mamma, natural­mente, in primo luogo che aveva qualcuno da stringere e al quale, pur nello strazio, sussurrare parole dolci, per i parenti, i col­leghi, i poliziotti, e perfino per noi estra­nei telespettatori. Perché guardarlo muo­versi, guardarlo ridere, guardarlo anche piangere qualche momento è stato motivo di consolazione, di piccola allegria nel do­lore.

Tutti volevano vederlo, tutti volevano toccarlo, talismano di vita e antidoto alla morte. Tutti volevano rincuorarlo, anche se era soltanto per rincuorare se stessi.
A causa sua è tornata in mente la frase riferita a un bimbo di un romanzo di Lalla Romano:
«Piccolo dio che abiti la nostra casa…».
Piccolo dio che te ne stai minusco­lo e sorridente in mezzo ai piangenti, che miracolosamente, soltanto perché sei lì a guardarti intorno, curioso e meravigliato, sai rendere un poco più lieve il cordoglio di tutti quanti.
In testa qualcuno gli ha poi messo il ba­sco del papà: gesto un po’ teatrale e anche un po’ retorico, che però ha reso Simone irresistibile e commovente facendo, chis­sà, piangere — alla mamma per prima — lacrime diverse, forse meno amare, forse meno desolate.
Non fosse per Simone della cerimonia di ieri ci dimenticheremo probabilmente — e ingiustamente — fin troppo presto: ne abbiamo già viste non poche di uguali, in questi anni, tanto che le loro immagini ormai si sovrappongono con le stesse paro­le, gli stessi volti, le stesse corone di fiori. Grazie a lui – e ai fotogrammi che l’hanno immortalato dentro alla nostra mente co­me dentro agli archivi della nostra storia — si può prevedere che il ricordo di quan­to è accaduto resterà vivo più a lungo.

Isabella Bossi Fedrigotti
21 settembre 2009




[SM=x44471]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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