«La chiesa non può dire come votare in Parlamento»
«La chiesa non può dire come votare in Parlamento»
Bioetica, Fini auspica libertà di coscienza
Il presidente della Camera ai Radicali: ogni deputato si senta libero.
appena 20 gli onorevoli del Pdl che vorrebbero cambiare la legge
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Fini:
«Biotestamento, farò il possibile per cambiare il testo»
(26 agosto 2009)
Il presidente della Camera, Gianfranco Fini
(Ansa)
ROMA - Un impegno a far sì che l'imminente dibattito parlamentare sul testamento biologico si svolga nel
doveroso rispetto del diritto di ogni deputato a esprimersi secondo coscienza.
Lo ha assunto il presidente della Camera Gianfranco Fini nel corso di un incontro con le delegazioni delle associazioni Luca Coscioni - composta da Marco Cappato, Mina Welby, Ernesto Ruffini, Simonetta Dezi e Rocco Berardo - e «A buon diritto», rappresentata dal presidente, Luigi Manconi. Nel corso dell'incontro, durato una ventina di minuti, Fini ha anche espresso l'auspicio
che il dibattito alla Camera si svolga in un clima pacato e scevro da ogni pregiudizio.
«NIENTE PREGIUDIZI» - «Il presidente della Camera - riferisce Manconi - ha ricevuto da noi un dischetto contenente i nomi di
oltre 3'300 cittadini che hanno compilato un testamento biologico. E una prima valutazione dei dati che emergono da queste dichiarazioni di volontà. Da parte sua ha affermato con determinazione il suo impegno a garantire che l'imminente dibattito si svolga con la massima serenità e pacatezza, in un clima scevro da pregiudizi e in cui la libertà piena di coscienza di ogni singolo parlamentare sia interamente rispettata».
I radicali hanno anche fatto presente al presidente della Camera il
mancato rispetto, dal febbraio 2008, degli spazi di accesso che il servizio pubblico televisivo dovrebbe garantire alle associazioni.
Fini ha infine ricevuto in dono da Mina Welby il libro «Lasciatemi morire», di Piergiorgio Welby.
I VENTI «RIBELLI» DEL PDL - Erano state proprio alcune dichiarazioni di Fini alla Festa nazionale del Pd sull'
impegno a far cambiare le norme sul biotestamento che avevano creato nelle settimane scorse forti malumori nella maggioranza e avviato un fuoco di fila contro il numero uno di Montecitorio anche dalle fila del Pdl e dei media ad esso vicini.
E' di oggi la notizia di una
«Lettera per un disarmo ideologico», pubblicata dal quotidiano il Foglio, in cui venti parlamentari «laici» del Pdl, tra cui l'ex radicale Benedetto Della Vedova, sottolineano come nel corso del dibattito alla Camera è «preferibile e ancora possibile cambiare strada».
La lettera aperta è rivolta al premier Silvio Berlusconi a cui si chiede di invertire la rotta e approfondire la discussione prima di legiferare sul fine vita.
«L'iper-regolamentazione giuridica del fine vita non contrasta solo con il senso di giustizia, ma con il senso di realtà - scrivono i venti onorevoli -.
L'infinita e drammatica casistica materiale e morale che emerge nelle relazioni di cura non può essere infilata a forza in una legge fatta di norme astratte e generali».
I venti chiedono di approdare a «una
soft law che ribadisca con chiarezza il no all'eutanasia e all'accanimento terapeutico, e che per il resto istituisca una sorta di
riserva deontologica sulla materia del fine vita, demandando al rapporto tra i pazienti, i loro familiari e fiduciari e i medici la decisione in ordine a ogni scelta di cura».
Il ministro dell'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, si dice convinto che «sul biotestamento il PdL è unito» e che «la stessa lettera di Benedetto Della Vedova marca l'
esigenza di una sintesi tra laici e cattolici, con esiti magari più liberali ma dentro lo schema valoriale del partito».
«LA CHIESA NON DICA COME VOTARE» - Sui temi della bioetica è intervenuto anche il segretario del Pd, Dario Franceschini, che in un colloquio con l'Espresso precisa che
«la Chiesa ha diritto di intervenire, non si può applaudirla quando parla di pace o di immigrazione e negarle la parola quando dice cose scomode sui temi etici.
Ma la Chiesa non può dire a un parlamentare come deve votare:
è una scelta che appartiene all'autonomia del politico.
Su questo punto rivendico una coerenza:
la raccolta di firme tra i deputati cattolici dell'Ulivo sulla legge sui Dico è stata considerata da molti l'atto di nascita del Pd».
Corriere 23 settembre 2009
[Modificato da Etrusco 23/09/2009 16:41]
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.