Dagli eletti soltanto 15 leggi
Gran parte dell'attività è dedicata alla verifica di provvedimenti dell'esecutivo: 87 testi approvati su 102
In aula da 9 a 16 ore a settimana.
ROMA - Le leggi? Come tutti sanno si fanno in Parlamento. Ma per cercare chi le firma, cioè chi le propone, bisogna, quasi nove volte su dieci, bussare al portone di Palazzo Chigi. Loro, i parlamentari, possono vantare solo rari «successi autonomi», appena 15 leggi su 102. Come la creazione della commissione Antimafia e quella sul «ciclo dei rifiuti». Due organismi importanti. Ma anche la valorizzazione dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni e la candidatura dell’Italia come Paese ospitante del campionato mondiale di rugby. «Grandi» e «piccole» leggi, tra le poche che sono frutto dell’esclusivo lavoro dei parlamentari dall’inizio dell’attuale legislatura (28 aprile 2008) fino allo scorso agosto. Perché presentate direttamente da deputati e senatori. E il resto? La grande maggioranza, gli altri 87 testi approvati in via definitiva dal Parlamento, sono decreti e disegni di legge di iniziativa del Governo. Che quindi fa la parte del leone nell’attività legislativa italiana.
L’iniziativa governativa
È il primo dato, quello che più colpisce, nella non facile analisi del lavoro svolto finora dal Parlamento eletto alle ultime politiche, nell’aprile del 2008. Il nostro, si sa, è un sistema parlamentare. E quindi Camera e Senato dovrebbero essere i principali attori legislativi. Eppure - ed è un fenomeno riscontrabile non solo con questo governo (Berlusconi), ma anche, come tendenza, con gli ultimi esecutivi che lo hanno preceduto - capita che l’attività di deputati e senatori sia in gran parte consacrata alla verifica, al controllo e all’eventuale modifica di iniziative assunte dal Consiglio dei ministri. Ciò non vuol dire che il Parlamento non lavori per «confezionare» le stesse leggi di iniziativa governativa. Anzi: appena un testo viene depositato alla Camera o al Senato inizia la battaglia per cercare di modificarlo, almeno nelle parti più sensibili, come è ad esempio avvenuto per il decreto sicurezza. Ma il dato complessivo, 102 leggi promulgate, di cui 87 di iniziativa governativa e appena 15 di iniziativa parlamentare, cioè scritte da deputati o senatori, dà bene l’idea di come la «mente» non solo politica, ma anche legislativa, abiti molto più a Palazzo Chigi che a Montecitorio o a Palazzo Madama.
Le leggi «dei parlamentari»
Tanto per scendere nei dettagli, oltre alle leggi già citate, i parlamentari sono riusciti a fare approvare i seguenti provvedimenti: l’arruolamento dei congiunti di appartenenti alle Forze armate vittime del dovere, la ratifica della Convenzione Onu contro la corruzione, l’adesione al Trattato sulla cooperazione transfrontaliera, l’istituzione della giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, la disciplina per lo svolgimento del referendum sulla legge elettorale, lo sbarramento del 4 per cento alle europee, l’ammissione al voto domiciliare degli elettori gravemente infermi, il passaggio di alcuni Comuni dalle Marche all’Emilia Romagna, l’istituzione del premio «Arca dell’Arte», la modifica della Commissione infanzia e la proroga delle missioni internazionali. Mentre il governo si è dedicato, certamente, anche a «piccoli» provvedimenti (basta pensare ai tantissimi, che riguardano realtà locali, contenuti nei decreti cosiddetti omnibus), ma soprattutto a leggi di impianto generale come, appunto, il pacchetto sicurezza, il federalismo fiscale (a cui mancano però i decreti attuativi), la riforma della scuola o lo scudo fiscale che dovrebbe essere approvato oggi, in via definitiva, alla Camera. Oppure a interventi sensibili come il lodo Alfano (l’immunità per le più alte cariche dello Stato) che ha fatto scatenare la battaglia tra maggioranza e opposizione. Se invece si prendono in considerazione i testi presentati, ma non ancora approvati, alla Camera e al Senato, allora le cifre si ribaltano: su 4385 disegni di legge ben 4200 vengono da deputati e senatori e solo 150 dal governo. Che vuol dire una cosa importante: le proposte parlamentari per lo più si arenano nelle sabbie legislative. Per tanti motivi, tra cui anche il superamento da parte di altri ddl, ma soprattutto per la priorità che il calendario parlamentare assegna ai provvedimenti considerati più importanti dal governo in carica.
Il lavoro nelle Camere
Ma quanto lavorano i parlamentari? Se lo sono chiesto, proprio in questi giorni, con una punta polemica, sia l’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini («Il Parlamento lavora sempre meno ») ed Enrico Letta rispetto alla ridotta attività di Montecitorio dopo la pausa estiva. Impossibile quantificare il lavoro realmente svolto nei loro uffici privati al Senato o alla Camera. Come è arduo fare una media di quello consumato nelle commissioni, di cui, per forza di cose, si può avere solo un dato complessivo (quelle permanenti di Montecitorio hanno totalizzato finora 4788 sedute per un impegno di 2595 ore e 15 minuti). Un dato che invece si può conoscere è quello relativo al lavoro in aula. Facendo la media (comprensiva anche dei giorni di riposo) viene fuori che un deputato lavora al massimo 16,52 ore a settimana mentre il collega senatore 9 ore e mezza. Mentre partecipa a 3,04 sedute a settimana contro le 3,7 di Palazzo Madama. È bene però precisare che si tratta del «massimo » di lavoro che ogni parlamentare ha effettuato in questo primo scorcio di legislatura, perché, come tutti sanno (e come appare evidente dai resoconti parlamentari ormai anche via tv), le assenze in aula sono molto consistenti. In totale, da fine aprile del 2008 all’agosto del 2009 alla Camera si sono svolte 212 sedute per una durata complessiva di 1152 ore e 39 minuti e al Senato 258 sedute per 672 ore e 57 minuti.
La settimana tipo
Questa la settimana tipo del parlamentare: arrivo a Roma (per chi ha residenza altrove) il lunedì, solo per i pochi che partecipano alla discussione generale di una legge o, normalmente, il martedì mattina, aula dal martedì al giovedì, poi si riprende la settimana successiva. Perché solo raramente si lavora il venerdì e rarissimamente il sabato e la domenica. Quasi sempre, anche alla Camera, nonostante il presidente Gianfranco Fini abbia proposto una mini-riforma organizzativa che prevede la «settimana lunga» (da lunedì a venerdì) per concentrare in sette giorni al mese la pausa che permette a deputati e senatori di essere presenti nei collegi in cui si è stati eletti. Le vacanze sono fissate in genere dall’inizio di agosto a metà settembre e nel periodo natalizio.
Il confronto con la Francia
Così solo in Italia? Se si getta uno sguardo ai «cugini» francesi che hanno ugualmente un sistema bicamerale e con numeri simili (577 deputati all’Assemblea nazionale contro i 630 della nostra Camera e 343 senatori contro i nostri 315), si scopre che le cose non vanno in modo tanto diverse. Risalendo all’anno legislativo che va dal primo ottobre 2007 al 30 settembre 2008, l’ultimo di cui si hanno dati ufficiali, si scopre che su 103 leggi approvate ben 89 sono «projets de loi», cioè di iniziativa governativa, mentre solo 14 sono «propositions de loi», di iniziativa parlamentare. Con un ritmo di lavoro leggermente più alto rispetto a Montecitorio, prendendo in considerazione l’Assemblea nazionale: 246 sedute con una media di 4,7 a settimana e 919,50 ore con una media di 17,7 ore a settimana.
FonteDisapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.
(Voltaire)
ma difendiamo anche la grammatica Italiana
Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!
<-- IO -->
I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)
Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...