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Il Ku Klux Klan sbarca in Italia

Ultimo Aggiornamento: 04/11/2009 09:51
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03/11/2009 11:39

I «difensori della razza bianca» aprono una succursale via web nel nostro Paese
GIANLUCA NICOLETTI

ROMA

Ieri mattina è cominciata a girare sul web la notizia di un blog della succursale italiana del Ku Klux Klan. Il repertorio degli incappucciati tricolore in linea di massima non si eleva molto dalle rozze dichiarazioni di chi inneggia alla «razza bianca» e alla sua presunta superiorità rispetto a «l’orgoglio nero, ebraico, ispanico e addirittura gay».

Dalle prime indagini della Polizia Postale il blog risulterebbe ospitato in server americani e quindi chi volesse saperne di più sugli italiani che lo hanno registrato e lo stanno alimentando dovrà seguire la strada della rogatoria internazionale. Comunque vada, se lo scopo era quello di richiamare l’attenzione i sudditi di «Reame italiano», alias sezione peninsulare del Kkk, sono riusciti a strappare qualche dichiarazione di politici indignati, a partire dal ministro Mara Carfagna.

È chiaro che alla domanda su cosa si pensi del Ku Klux Klan in Italia, nessuno può esimersi dal prendere le distanze, già a vederli tutti incappucciati sottobraccio sembrano rappresentare i prototipi di ogni aberrazione e intolleranza. Sarebbe però consigliabile leggere con maggiore attenzione il sito in tutte le sue parti per concludere che si tratta di un gruppo ben capace di intercettare disagi e malumori comunemente serpeggianti, ancor più abile a trasformare il borbottio da ometto livoroso della strada in un sistema di «valori», un orgoglio di appartenenza quasi epico e comunque in grado di nobilitare chi l’abbracci.

La tesi sostanziale degli affiliati italiani al Klan è che sia perfettamente legale stare dalla loro parte. Il 16 agosto avevano già pubblicato una loro adesione «ragionata» alla Costituzione Italiana. Chiosando articolo per articolo dimostrano che nessuno come loro ne è miglior difensore, ancor più toccano da vicino sensibilità diffuse quando scrivono: «Ti ritieni offeso dalla continuata rimozione del Cristianesimo e dei suoi simboli dalle nostre istituzioni governative?» Oppure dove si legge «Credi che ognuna di queste creature abbia un destino nella propria vita più grande che semplicemente cercare lussuria e piacere personale?» Be’ non è un sermone di Radio Maria, ma il questionario per stabilire se siamo in linea con comandamenti basilari del Ku Klux Klan.

Ora sarebbe bene valutare quanto l’azione censoria possa regalare una lussuosa patente di «perseguitati» ai Kkk della sezione Italia. Chi mette a punto un progetto di avvicinamento «morbido» non aspetta altro che qualcuno gli permetta di entrare nel ruolo glorioso della vittima della censura ideologica. Alle periferie della blogosfera italiana già da tempo stanno aggregandosi fenomeni simili e che si fortificano sul senso di persecuzione. «Il nuovo patriota» è un blog molto amante dell’iconografia crociato-cavalleresca che si definisce «l’osservatore di destra più scomodo e mazziatore della rete». Chi lo guida ha da tempo impugnato lo spadone in una guerra al Quebab, all’involtino primavera e ai tacos, aderendo però alle iniziative di molti sindaci italiani.

I cappucci in rasatello colorato dei Kkk, come i travestimenti con elmo e pettorale crociato dei «patrioti» potrebbero per ora far la guerra santa solo agli involtini di carne cotti allo spiedo, ma nel tuonare comune contro l’uso nefasto della rete, non si dimentichi però che certe tesi viaggiano già da tempo tra chi non sa nemmeno da che parte si prenda in mano un mouse.

Fonte

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(Voltaire)

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I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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