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Mediaset VS Sky

Ultimo Aggiornamento: 26/01/2010 21:27
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22/01/2010 10:39

Decreto Romani: norme liberticide anche contro FastWeb e ContoTV
Sky: massima attenzione sul "parental control".
PD: il Governo fa interessi di Mediaset

Film vietati ai minori, stretta sulle Pay Tv
Nel decreto Romani potrebbe entrare il blocco della messa in onda, dalle 7 alle 23, sulle tv a pagamento


NOTIZIE CORRELATE
Tv: slitta il passaggio al digitale terrestre nelle regioni settentrionali (21 gennaio 2010)


MILANO - Niente film vietati ai minori di 14 e 18 anni né programmi per soli adulti tra le 7 le 23.
Su tutte le piattaforme.
La norma, già in vigore per le tv generaliste potrebbe essere estesa anche alla tv a pagamento, su satellite e non.

È uno dei punti previsti nel decreto Romani su internet e tv (ora all'esame della Camera), che fa discutere anche per altri punti:
le disposizioni su cinema e fiction indipendente,
sul web
e sul taglio progressivo al tetto orario degli spot per la pay tv.


La disposizione, contenuta nel capitolo dedicato alla tutela dei minori, potrebbe assestare un durissimo colpo a Sky, che da ottobre ha lanciato la programmazione "hard" in Pay per View 24 ore su 24, anche se con il filtro di una doppia password (cioè di un ulteriore codice pin, concesso solo ai titolari di abbonamento, oltre al filtro già applicato per i porno in onda nelle ore notturne).

«NORMA LIBERTICIDA» -
Dalla tv di Rupert Murdoch - che può contare su introiti da 45 milioni all'anno legati all'offerta porno, cioè circa la metà del fatturato complessivo della pay per view - non arriva nessun commento, ma si sottolinea che c'è stata sempre la massima attenzione ai sistemi di accesso condizionato e di "parental control" messi a disposizione degli abbonati.
Ma nel mirino del decreto non c'è solo l'hard, bensì tutti i film e i programmi vietati, per scene di «violenza gratuita o insistita o efferata».

Ne farà le spese anche Conto Tv, l'emittente di Marco Crispino in onda su satellite e digitale terrestre,
che del porno fa uno dei suoi punti di forza: «Siamo partiti da un mese e mezzo con l'offerta 24 ore su 24: abbiamo investito, acquistato diritti e banda trasmissiva.
È una norma liberticida
- protesta l'imprenditore - perché la direttiva europea, che lo schema di decreto recepisce, non prevede orari.
E poi la tv a pagamento via satellite ha il sistema più alto di protezione che esista, con ben 5 filtri:

la parabola,
il decoder,
la smart card,
il pagamento per il singolo evento
e il codice pin.

Piuttosto si limiti l'accesso al poker».

È interessata dalle nuove disposizioni anche Fastweb
, che offre su IpTV un catalogo di film a luci rosse accessibili "on demand"
- e ovviamente con appositi filtri e codici di accesso - a qualsiasi ora.

FILM VIETATI AI 14 - Il decreto ricorda anche lo stop ai film vietati ai minori di 14 anni nella fascia dalle 7 alle 22.30
per le tv in chiaro, e dunque Rai, Mediaset e La7: di fatto non cambia nulla, ma vengono esplicitate meglio norme già vigenti.
«Questo tipo di prodotti è sempre andato in seconda serata», sottolinea il vicedirettore generale della Rai Antonio Marano, che cita l'esempio del film Salvate il soldato Ryan.
In ogni caso, spiegano da Mediaset, esiste un'apposita commissione che ha il compito di rendere i film adatti a tutti, adattando cioè - in accordo con i produttori - la versione per le sale alla visione di un pubblico generalista.

INTERESSI MEDIASET - «Il governo cerca di piegare la direttiva europea "Audiovisual Media Services" agli interessi di Mediaset,
di stravolgerla ad uso e consumo di un solo gestore privato
, quello di proprietà del presidente del Consiglio»

attacca Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche della Ue di Montecitorio, dove è stato avviato l'esame del decreto che recepisce la direttiva comunitaria.
Secondo Gozi il testo «presenta molti punti di criticità, a cominciare dal palese eccesso di delega.
Vengono introdotte una serie di disposizioni che sono tutte nell'interesse di Mediaset,
come l'esclusione dal novero dei programmi tv delle trasmissioni Mediaset +1 o di quelle pay tv e pay per view per eludere la soglia di legge del 20%.

Se la norma comunitaria è tesa a riequilibrare il mercato della pubblicità in ciascun Paese,
il Governo italiano la usa per rafforzare ancora di più la posizione dominante del gruppo Mediaset».

L'Adoc
, associazione per la difesa e orientamento dei consumatori, sottolinea che «imporre un divieto di messa in onda per i film vietati ai minori è un intervento giusto se applicato alle sole emittenti che trasmettono in chiaro ma non può valere per quelle a pagamento, in quanto rappresenta una forte limitazione alla loro attività».
L'Adoc chiede invece «il blocco della messa in onda di qualsiasi pubblicità o trailer cinematografico che abbia contenuti a carattere volgare, horror e diseducativo all'interno di programmi dedicati ai giovani, anche oltre gli orari previsti dalla fascia protetta».



Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
21 gennaio 2010



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Non si può neanche guardare un porno in santa pace oggigiorno ...

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26/01/2010 21:27

Calabrò: aspetti non coerenti con la direttiva europea

Diritti tv, il decreto nel mirino dell'Agcom
E la Commissione Ue prepara un dossier

Polemica sul controllo preventivo affidato ai provider per i contenuti su Internet:

«Aiuta Mediaset contro Google»

NOTIZIE CORRELATE
Film vietati ai minori, stretta sulle pay tv
(21 gennaio 2010)


MILANO - Agcom e Commissione Ue contro il decreto legislativo del vice ministro Paolo Romani di recepimento della direttiva Ue in materia di tv e internet.
«Ci sono aspetti che vanno riconsiderati in quanto non perfettamente coerenti con gli aspetti della direttiva europea»

sintetizza il presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Corrado Calabrò dopo l'audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato dove erano convocati anche Sky, la Siae, Asstel e l'Associazione diritti dei minori.
Secondo Calabrò l'Italia, se il decreto non sarà modificato, rischia di diventare «un caso unico nel mondo occidentale a causa dell'articolo 17 che introduce un'apposita autorizzazione per la diffusione continua in diretta e su internet».
Inoltre all'Agcom, spiega Calabrò, vengono sottratte competenze e questo va contro il criterio di semplificazione.
Gli fa eco il Pd con Paolo Gentiloni, secondo cui «tra eccessi di delega e contrasti con le normative europee, questo decreto rischia di dar luogo a un lungo contenzioso giuridico».

PROCEDURA D'INFRAZIONE - La Commissione europea sarebbe infatti pronta ad aprire una procedura d'infrazione contro l'Italia per la mancata notifica
, attesa entro il 19 dicembre, del decreto.
Ma c'è anche un secondo fronte "caldo":
il decreto Romani prevede allo stato attuale che i fornitori di servizi online siano responsabili dei contenuti trasmessi dagli utenti, tramite il controllo preventivo. Ne sarebbero colpiti provider come Fastweb e Telecom Italia, ma anche a siti come YouTube, il sito per la condivisione di video di proprietà di Google. Questo rischia di violare le norme Ue sul commercio elettronico: la direttiva prevede che i fornitori di servizi (Internet service provider o Isp) non siano tenuti a compiti di monitoraggio.
E anche su questo punto Calabrò è molto chiaro: «L'autorizzazione preventiva finisce per diventare un filtro burocratico».

L'esame del decreto avviene mentre YouTube ha in corso una battaglia legale con Mediaset.
Il gruppo televisivo chiede infatti a titolo di risarcimento 500 milioni di euro per violazione di copyright.
E qualcuno vede puzza di bruciato.
«Per come è scritto, il decreto potrebbe di sicuro aiutare Mediaset nella causa contro Google»

dice Paolo Nuti, presidente dell'associazione di Internet provider in Italia.

SPOT NELLE PAY TV - Un altro punto molto discusso è il taglio progressivo al tetto orario degli spot per i canali a pagamento.
«L'effetto sugli introiti c'è, è sottrattivo, e mette un limite alla crescita e non solo di Sky Italia ma di tutti gli altri editori presenti sulla piattaforma, da De Agostini a Rcs a Ellemedia gruppo Espresso a Walt Disney e Fox, che hanno scommesso sull'Italia e puntano sui ricavi pubblicitari per crescere e magari investire nella produzione locale» dice Andrea Scrosati, vice presidente corporate e market communication di Sky. [SM=x44493]

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
26 gennaio 2010

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