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Energia, svolta della Germania il governo decide di tornare al nucleare

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2010 15:16
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26/01/2010 10:41

L'accordo della Merkel con i produttori di energia cambia la politica
tedesca decisa dall'esecutivo Rossoverde di Schroeder.

BERLINO - Sottovoce, step by step, la Germania riabilita il nucleare. La prima potenza europea, il paese che era stato anche il primo tra i big del Vecchio continente a decidere l'addio all'uso civile dell'energia atomica, ci ripensa. Dopo negoziati con i produttori di energia, il governo Merkel ha deciso - scrive oggi l'autorevole quotidiano conservatore Die Welt, molto vicino all'esecutivo - che per il momento tutti i 17 reattori nucleari resteranno in esercizio. Addio dunque all'addio al nucleare, che era stato deciso dal governo 'rossoverde (socialdemocrazia ed ecologisti) al potere tra il 1998 e il 2005 con il cancelliere Gerhard Schroeder e il suo vice Joschka Fischer. Le decisioni finali, Berlino le prenderà in autunno. Presentando un paper strategico sulle scelte di fondo della politica energetica del paese. Ma comunque il documento, sempre in base al resoconto di Die Welt, porrà condizioni per un sostanziale prolungamento del ciclo produttivo dei reattori in servizio. Intanto due grossi reattori che avrebbero dovuto essere spenti ad aprile e a maggio resteranno accesi, e il segnale è chiarissimo, inequivocabile.

E' una sconfitta decisiva per gli avversari dell'uso civile dell'energia nucleare, e una vittoria sia per i grossi produttori di energia in Germania (Eon, Rwe, Vattenfall, EnBW) sia per i colossi industriali, Siemens prima fra tutti, che nella produzione, fornitura ed esportazione di centrali nucleari della nuova generazione hanno un punto di forza della loro strategia di global player. Il governo federale non si è messo comunque sulla strada del nucleare senza riserve scelta ad esempio da Regno Unito, Francia, Russia, Cina, India o Brasile, che programmano la costruzione di decine di nuovi reattori. Per l'esecutivo di Berlino l'energia nucleare resta una 'soluzione-ponte'. Ma il ponte si allunga nel tempo a venire, in sostanza: è necessario molto più tempo di uso dei 17 reattori in esercizio, finché le energie rinnovabili ed ecologiche non saranno in grado di fornire significativamente più del 20 per cento del fabbisogno energetico nazionale. "In Germania", scrive il commento di Die Welt, "abbiamo posto limiti massimi d'uso di un reattore nucleare a 35 anni, negli Usa e in Svezia li usano per 60 anni".

Attualmente, i 17 reattori ancora in servizio producono circa un terzo del fabbisogno energetico della prima potenza economica europea. Una percentuale non trascurabile, anche se ben lontana dall'80 per cento della Francia. Per varare la soluzione provvisoria, il primo passo dell'addio all'addio al nucleare, il governo ha escogitato uno stratagemma. Nella legge sull'addio al nucleare del governo rossoverde infatti erano previste non solo date per la chiusura scaglionata degli impianti (l'ultimo, Neckarwestersheim 2, dovrebbe essere spento nel 2022) bensì anche quantità 'residuè di produzione di energia, distribuite tra i vari reattori a seconda della loro data prevista di spegnimento. La quantità di produzione di energia restante, assegnata a suo tempo alla centrale di Stade già spenta, sarà distribuita come quantità di produzione supplementare assegnata ai due reattori ancora accesi di Biblis A e Neckarwestersheim 1. I quali avrebbero dovuto chiudere rispettivamente in aprile e maggio di quest'anno. Adesso hanno molti più mesi di vita, col compito di produzione supplementare. Una soluzione provvisoria, ma il segnale politico è chiaro, sullo sfondo mondiale di una riabilitazione e riscoperta del nucleare.

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26/01/2010 11:26

Re:
Arjuna, 26/01/2010 10.41:

L'accordo della Merkel con i produttori di energia cambia la politica
tedesca decisa dall'esecutivo Rossoverde di Schroeder.

BERLINO - Sottovoce, step by step, la Germania riabilita il nucleare. La prima potenza europea, il paese che era stato anche il primo tra i big del Vecchio continente a decidere l'addio all'uso civile dell'energia atomica, ci ripensa. ... tutti i 17 reattori nucleari resteranno in esercizio. ...
una vittoria sia per i grossi produttori di energia in Germania (Eon, Rwe, Vattenfall, EnBW) sia per i colossi industriali, Siemens prima fra tutti, che nella produzione, fornitura ed esportazione di centrali nucleari della nuova generazione hanno un punto di forza della loro strategia di global player. ..."In Germania",... limiti massimi d'uso di un reattore nucleare a 35 anni, negli Usa e in Svezia li usano per 60 anni".

Attualmente, i 17 reattori ancora in servizio producono circa un terzo del fabbisogno energetico della prima potenza economica europea. ... dall'80 per cento della Francia. ...
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Credo che il nucleare per un paese fortemente industrializzato sia una scelta quasi obbligata (da affiancare alle altre fonti, anche da fonti rinnovabili),
soprattutto se si deve rispettare il programma del "20-20-20".


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21/09/2010 15:16


“Energia pulita, quanto ci costi”: Der Spiegel e le fonti rinnovabili “a caro prezzo”


Un mondo basato sulle energie rinnovabili è un bel sogno, ma avrà un costo molto salato. A “fare i conti” è stato il settimanale tedesco “Der Spiegel”, che ha dedicato all’argomento un documentatissimo dossier di 10 pagine dal titolo “Ecologia a qualunque prezzo”, con una copertina raffigurante torri eoliche tra le nuvole con la didascalia “Il sogno caro dell’energia pulita”.

Partendo dal piano del governo di Angela Merkel, che prevede di innalzare dall’attuale 16 all’80% la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2050, il settimanale di Amburgo ha scritto che sulla base degli studi esistenti, per raggiungere questo obiettivo sarà necessario spendere in Europa “la favolosa cifra di 3 mila miliardi di euro solo per la produzione di energia. E in questa cifra non sono nemmeno compresi i costi per il necessario rinnovo delle reti e per l’immagazzinamento energetico”.

Per quanto riguarda la Germania, lo “Spiegel” ha scritto che, per realizzare i piani energetici rispettosi dell’ambiente, il prezzo dell’energia elettrica nei prossimi 25 anni risulterà quasi quadruplicato, poiché “alla produzione un Kwh verrà a costare 23,5 centesimi, mentre il prezzo attuale è di 6,5 centesimi”.

Solo per la costruzione delle nuove “autostrade elettriche” destinate a trasportare l’accresciuta produzione di energia eolica dal nord al sud dell’Europa e quella solare in direzione contraria, “solo in Germania bisognerà spendere oltre 40 miliardi di euro nei prossimi 10 anni”. Il settimanale ha scritto che “nessuno ha un’idea dei costi immensi di questa rivoluzione ecologica”, mentre l’unica cosa sicura è che “dovremo pagare costi più elevati per l’energia elettrica”.

Poi il giornale ha rincarato la dose spiegando che “su questo argomento il mondo politico ha finora svicolato, poiché solo pochi parlano dei costi. Il cancelliere annuncia ovunque una vera rivoluzione per la Germania, ma quello che la Merkel non dice è che ogni rivoluzione ha il suo prezzo”, ha osservato lo “Spiegel”, secondo il quale “a pagare enormi costi saranno i proprietari di case”, chiamati ad isolare termicamente i loro appartamenti, poiche’ il ministro dei Lavori Pubblici, Peter Ramsauer (Csu) “stima gli investimenti complessivi necessari ad un minimo di 75 miliardi di euro all’anno”.

Una cifra che per Julia Kloeckner, candidata Cdu a governatore nella Renania-Palatinato, “per molta gente equivale ad un esproprio”. Ma le conseguenze di un rincaro dell’energia potrebbero avere conseguenze ancora più drammatiche per l’occupazione, come ha sottolineato il presidente del colosso chimico Basf, Juergen Hambrecht, secondo il quale c’è il rischio di “una deindustrializzazione strisciante in Germania”, poiché già adesso molte industrie hanno nel cassetto i piani per delocalizzare gli impianti all’estero, in Paesi dove l’energia è pià a buon mercato.

La conclusione dello “Spiegel” è che “un futuro fatto di energie pulite e rinnovabili è caro e se i tedeschi vogliono dire addio ai combustibili fossili e nucleari, devono essere pronti a pagare il prezzo di questa rivoluzione”.

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