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Nuovo sw (legale) blocca intercettazioni telefoniche

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2010 18:14
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01/04/2010 18:14

Nokia, Blackberry, Iphone

Federico Ferrazza per "l'Espresso"


In un'epoca come la nostra, dove le tecnologie per comunicare la fanno da padrone, tutelare la privacy è sempre più complicato. Da tempo si trovano in vendita (o talvolta anche gratis) tantissimi strumenti che consentono di intercettare le telefonate (e in generale le comunicazioni) del nostro partner, del nostro concorrente sul lavoro e di qualunque altra persona vogliamo conoscere le conversazioni.

Si tratta di strumenti più o meno legali (spesso usati da pofessionisti, come investigatori privati) e sono sia software (che si installano sul dispositivo - pc o telefonino - da intercettare) sia hardware (microspie e simili) disponibili a basso costo (al massimo qualche centinaia di euro) e acquistabili in maniera completamente anonima, per esempio via Internet.

Il problema delle intercettazioni, insomma, non riguarda solo i politici: spesso a origliare quello che diciamo sono soggetti privati che hanno interesse a farlo per motivi diversi (segreti industriali, vertenze di lavoro, divorzi, eccetera). Si capisce così come mai le tecnologie anti-intercettazione siano sempre più ricercate sul mercato. Ecco perché addirittura uno spin-off del Politecnico di Milano (e dell'Università della Svizzera italiana) si è tuffato in questo settore.

L'azienda si chiama Khamsa, è completamente italiana e il suo staff è composto da circa 15 persone, per lo più sviluppatori, che hanno appena lanciato un software (chiamato PrivateGSM) che promette di rendere impossibile qualsiasi tipo di intercettazione telefonica sul cellulare. Per blindare le proprie telefonate in questo modo non c'è bisogno di alcun apparecchio particolare, ma solo di un programma. Per acquistarlo (al prezzo di 400 euro l'anno più Iva o di 45 euro al mese) bisogna andare sul sito della Privatewave e fornire il proprio numero di cellulare al quale arriva un sms con un link per scaricare e installare il software sul telefonino.

In pochi clic il programma è pronto all'uso. Ed è anche semplice: per effettuare una chiamata 'segreta' basta digitare prima del numero il prefisso 801. Ma attenzione, non è sufficiente che solo uno dei due telefoni sia munito del software: è necessario che ci sia su tutti e due i cellulari. Per questo è possibile invitare i contatti che si hanno in rubrica a scaricare gratis il programma.


"Una volta che anche il destinatario ha installato il software, la telefonata è al riparo da intercettazioni: ma attenzione, solo se la chiamata parte dal cellulare per il quale si è pagato il software e arriva a quello per cui invece il programma è stato scaricato gratis", spiega Carlo Marchini, amministratore delegato di Khamsa: "In altre parole, chi ha comprato il software può telefonare in modo sicuro a tutte le persone 'invitate'. Ma se queste vogliono a loro volta telefonare al riparo di intercettazioni, anche loro devono comprare il software".


Per ora il programma funziona solo sulla maggior parte dei Nokia ("Soprattutto di terza e quinta generazione", dice Marchini), una scelta strategica fatta anche dai concorrenti della Khamsa perché i telefonini del colosso finlandese sono i più diffusi al mondo: presto, però, il software anti-intercettazioni sarà disponibile anche per Blackberry e iPhone. "I clienti che si rivolgono a noi sono di quattro tipi", continua Marchini: "Governi o amministrazioni pubbliche, aziende che vogliono tutelare i loro segreti industriali (ce ne sono anche alcune italiane quotate in Borsa), professionisti (avvocati, commercialisti, consulenti) e non profit alle quali regaliamo fino a 50 licenze ciascuna".

Il programma - che è completamente open source - sfrutta il sistema di trasmissione Csd, quello che per esempio permette di inviare dei fax direttamente dal cellulare. In poche parole quando si effettua una telefonata si crea una chiave di criptazione, parte la connessione Csd (e non Gsm come avviene di solito) e alla fine della chiamata la chiave viene distrutta (e ne viene creata una nuova alla telefonata successiva).

Per la protezione dei dati viene usato il protocollo Zrtp, sviluppato da Phil Zimmermann, uno dei principali esperti di crittografia del mondo. Il sistema di trasmissione Csd, però, non è supportato ovunque e da tutti gli operatori: per questo c'è già una versione Voip (ora in fase di test) che fa passare la comunicazione su protocollo Internet (e non Csd), accessibile in tutto il mondo.

Il cellulare con PrivateGSM è anche a prova di pubblico ministero. E non perché impedisca all'utente di essere intercettato nel corso di un'indagine. Ma perché se un pm dispone un'intercettazione deve chiedere all'azienda di sospendere il servizio. Khamsa obbedisce ma, contemporaneamente, con un sms avverte il suo cliente che il servizio è stato sospeso.

In altre parole, in questo modo il cliente sa che da quel momento c'è un giudice che lo vuole intercettare. "Il nostro software è contro le intercettazioni illegali, ma se un cliente acquista un nostro prodotto deve essere informato anche quando ciò che ha comprato non funziona più", spiega Marchini. Tuttavia qualche dubbio di legalità e di opportunità affiora, perché di fatto il software rivela l'indagine di un magistrato, mettendo in guardia l'interessato: una manna per faccendieri e mafiosi.


Lo spin off del Politecnico di Milano non è comunque l'unica azienda che si occupa di anti-intercettazioni. All'estero, per esempio, ce ne sono diverse. Tra le più famose l'israeliana Gold Lock e la britannica Cellcrypt. Tutte queste società, Khamsa compresa, hanno un approccio simile: puntare sul software (a un prezzo variabile tra 360 e 1.300 euro) e non sul dispositivo il quale, dal punto di vista hardware, non ha nulla di diverso dagli apparecchi 'normali'.

Anche in Italia c'è qualche 'realtà software'. E che non è solo specializzata nel criptare le telefonate. Ma, per esempio, nello scovare programmi spia all'interno del nostro cellulare. è il caso della Ko Spy. Dal sito di questa azienda, infatti, si può scaricare un software (costa 99 euro) che controlla se un telefonino è stato manipolato per catturare tutte le conversazioni che passano attraverso quel terminale.

Se si fa un giro su Internet, poi, si scoprono diversi siti (più o meno credibili) che offrono il pacchetto completo (telefonino più software anti-intercettazioni già installato): un'offerta interessante anche se il prezzo - soprattutto per chi ha già un cellulare - non è molto conveniente, in media sopra i 1.000 euro. Sul sito Spycall.it, inoltre, c'è addirittura in vendita un telefono cordless per la casa dotato di sistema anti-intercettazioni.

Oltre che al lato software, le aziende del settore pensano anche all'hardware. Ci sono infatti alcune società che tutelano la privacy dei loro clienti con un cellulare dedicato. Ne sono un esempio la francese Thales che nei mesi scorsi ha annunciato un telefonino blindato (in commercio dal 2011) che sarà usato anche dal presidente Sarkozy o la torinese Caspertech che tra i suoi prodotti ha il Criptofonino che lavora su (quasi) tutte le reti di telecomunicazione.

C'è infine un ultimo modo (che non coinvolge né software né hardware) per tutelare la privacy delle proprie telefonate: acquistare delle Sim anonime che non indichino a chi appartiene l'utenza. Gli operatori italiani, quando sottoscrivono un nuovo contratto, sono obbligati a richiedere le generalità dell'utente.

Ma le telco straniere no. E proprio su questo meccanismo si basa parte dell'offerta della Mobile Security - società che opera in Italia ma con sede in Inghilterra, altrimenti da noi sarebbe fuori legge - che sul suo sito spiega che "il diritto all'anonimato nelle comunicazioni telefoniche è stato reso impossibile dalla legge Pisanu".

"Quello che facciamo, quindi, è comprare delle Sim sul mercato internazionale e darle ai nostri clienti", spiega a 'L'espresso' Luigi Camporesi, direttore tecnico della Mobile Privacy: "La Sim costa 20 euro e le tariffe delle chiamate (che sono di fatto internazionali) è di 25 centesimi al minuto".

L'offerta è valida per un mese (o fino a quando finiscono i cinque euro precaricati sulla card), dopodiché bisogna registrare la Sim e dare le proprie generalità all'operatore straniero (mantenendo comunque l'anonimato in Italia). I modi sono due: o si invia un proprio documento d'identità alla Mobile Security (che pensa a tutta la pratica, per poi rispedire il documento al proprietario) o - per garantire ancora di più l'anonimato - per 80 euro è la stessa azienda britannica che intesta l'utenza a una delle sue società.


Federico Ferrazza per "l'Espresso" 01-04-2010



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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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