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Watchmen

Ultimo Aggiornamento: 01/08/2014 10:02
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STAFF IPERCAFORUM



10/04/2010 19:33

Alan Moore e Dave Gibbons


Recensione a cura di Albyrinth ( [SM=x44460] )

AMBIENTAZIONE E TRAMA

Ambientazione

Per prima cosa è importante chiarire un punto fondamentale: nonostante sia stato pubblicato dalla Dc Comics, Watchmen non ha alcun legame con il Dc Universe, cioè il mondo di fantasia nel quale vivono le loro avventure personaggi come Batman, Superman e Flash.

E' una storia a sé stante i cui personaggi, fortunatamente, non sono stati più toccati né da Moore né da altri scrittori (se si eccettuano gli ovvi omaggi tributati qua e là).

Solitamente le cose vanno in modo diverso nei fumetti di supereroi. Un autore crea un personaggio e quando smette di realizzarne le storie viene sostituito da un altro fumettista che riprende le trame e gli spunti del predecessore e li porta avanti in modo tutto suo. Molti fumetti di supereroi (soprattutto della Marvel e della DC comics) possono essere visti come delle enormi opere collettive nelle quali l'apporto di un autore si fonde con quello di altri fino alla nascita di un vero e proprio universo narrativo fittizio.

Watchmen ha avuto una sorte diversa: dopo che Moore e Gibbons hanno scritto la parola fine al termine del dodicesimo capitolo nessun altro autore ha più preso in mano la loro opera per fare un seguito riplasmandola.

Probabilmente i due autori inglesi hanno raggiunto un così alto risultato qualitativo e attorno al loro Watchmen si è creata una tale aura di leggenda con cui gli altri autori hanno preferito non misurarsi sia per rispetto e reverenza sia per la paura del confronto.

C'è un unico piccolo legame con l'universo fittizio della DC: lo scrittore inglese, inizialmente, voleva utilizzare i personaggi della casa editrice Charlton, i cui diritti erano finiti nelle mani della Dc (e i cui personaggi vennero integrati nel Dc Universe alla pari di Capitan Marvel, un personaggio creato negli anni '50 da C. C. Beck per la casa editrice Fawcett), che però convinse Moore a cambiare idea; resta il fatto che l'ispirazione di base per i personaggi rimane quella. Ma ne riparleremo approfonditamente più avanti.

Fatta questa importante precisazione, partiamo con l’ambientazione di questa grande opera. Dal punto di vista temporale Watchmen è legata a doppio filo al periodo in cui uscì, a metà degli anni ’80. Per l’economia stessa della trama è infatti fondamentale la situazione politica di quegli anni, quando, nonostante ci fossero stati i primi importanti passi avanti nel dialogo tra Stati Uniti ed Unione Sovietica , si era ancora in piena guerra fredda: un clima di totale tensione e di sottile paura che Moore sfrutta per dare all’opera un’atmosfera oscura e pesante. Ma, come detto, non è solo questione di atmosfera, visto che la guerra fredda ed in particolare la situazione dell’Afghanistan non sono solo eventi che fanno da sfondo a tutta la vicenda, ma ne diventano addirittura i motori principali, soprattutto verso la fine del volume. Viene spontaneo chiedersi se la scelta di legare le vicende dei protagonisti alla vera situazione politica di quegli anni risulti, alla fine, un errore: da un lato è innegabile come Watchmen risenta, dal punto di vista dell’ambientazione, del passare degli anni, visto quanto è cambiato il mondo negli ultimi 20 anni, ma è altrettanto vero che è proprio questa scelta a garantire alla storia un realismo unico, nonostante si parli di vigilanti in maschera e uomini dotati di poteri quasi divini. Per questo Watchmen rimane sempre e comunque un’opera attuale e godibile anche a distanza di due decenni. Un solo appunto: Moore decide di utilizzare come presidente degli Stati uniti non l’allora presidente RonaldReagan, ma il ben più odiato Richard Nixon, sia per ovvi e sottili intenti satirici, sia per dare solidità e credibilità alla trama di base ed alla legge che vietò l’attività dei supereroi.

La storia è ambientata a New York: Moore, sempre per aumentare al massimo il realismo, decide di non usufruire delle classiche città inventate che sono protagoniste dei fumetti supereroistici (in particolare della Dc). La città è a suo modo protagonista anch’essa ed alcuni simboli tipici di New York appaiono nel fumetto: basti pensare alla copertina della prima edizione del volume, dove si vede chiaramente l’Empire State Building attraverso la finestra rotta o alla scena che apre l’ultimo capitolo dell’opera. E’ però una New York leggermente diversa dalla realtà, una sua versione “fumettizzata”: così si respira un’atmosfera più oscura e malata nei bassifondi, mentre vi appaiono alcuni elementi tecnologici più avanzati come le auto elettriche ed i “distributori” pubblici di energia elettrica (che vediamo costantemente nelle lunghe scene con il fumetto sui pirati). Insomma è come se New York si riappropriasse di alcuni degli elementi che Metropolis e Gotham City (le due città dove si svolgono le avventure di Batman e Superman) le avevano rubato ed estremizzato.

Trama

Il Comico, l’unico vigilante “legale” rimasto, il tuttofare del governo americano, viene spinto da una finestra ed ucciso. Tra gli altri vigilanti, ormai quasi tutti costretti ad un riposo forzato dalla legge Keene, che ha bandito gli eroi in costume, si sparge il timore di uno psicopatico a piede libero, un “killer delle maschere”; ma, forse, il Comico è stato ucciso per un motivo, forse era venuto a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere…

Watchmen parte come il più tipico dei libri gialli, con un omicidio ed una persona (il vigilante Rorschach)che investiga sulla sua morte, ma, piano piano, la trama si amplia sempre di più, sino a rivelare un complotto di portata globale. La morte del Comico non mette però solo in moto una serie di eventi sempre più grandi, ma è l’occasione per i vari vigilanti “in pensione” di rincontrarsi, di ricordare e di rimpiangere il passato….e forse, nonostante la legge, di tornare in attività.

Watchmen possiede una trama coinvolgente, emozionante ed avvincente, anche se la vera forza del fumetto sono le sublimi e realistiche caratterizzazioni dei protagonisti, che portano Moore ad un’amara quanto inevitabile riflessione sulla figura dell’eroe in costume.

Un’ultima cosa: immagino che, leggendo la trama, vi abbia colto, in parte, un senso di deja vu, in particolare per quanto riguarda un certo film d’animazione recentemente premiato con l’Oscar; ma ne riparleremo approfonditamente più avanti...



WATCHMEN: I PERSONAGGI

Personaggi

Abbiamo parlato dell’ambientazione, dello scenario politico in cui svolge l’opera e della sua trama, ma la vera forza di Watchmen, aldilà di tutto, rimangono i personaggi. Moore è riuscito a dare a questi vigilanti una profondità assoluta, rendendoli credibili e realistici attraverso un’analisi psicologica rigorosa. I protagonisti di Watchmen sono “veri” proprio perché sono figure profondamente umane, sotto la maschera: non esistono più i supereroi perfetti, modelli di moralità e virtù; non esistono più i colorati ed ingenui eroi; non esistono più creature dotati di poteri inimmaginabili che, come se nulla fosse, vivono come delle persone normali. Esistono invece degli uomini che hanno le loro manie, i loro problemi, le loro ossessioni, i loro scheletri nell’armadio; solo che, per gente che si mette in costume a combattere il crimine, questi problemi sono amplificati ed estremizzati. Alla fine la ricetta è sempre quella dei supereroi con superproblemi di Stan Lee, ma il tutto senza più l’ingenuità degli anni ’60 ed invece con tutto il disincanto degli anni ’80, con in più un’analisi psicologica puntuale ed arguta ed una dose di realismo fino a quel momento sconosciuta nei fumetti supereroistici.

Watchmen ci apre le porte di un mondo sì immaginario, ma anche tremendamente vicino al nostro; ecco i protagonisti di questo mondo:

-Edward Blake – Il Comico. Anche se è già morto quando inizia la storia, non si può non parlare del Comico: è l’eroe più amato e conosciuto del mondo di Watchmen; eroe di guerra nel secondo conflitto mondiale, diventa poi un vero e proprio supereroe governativo più tardi, partecipando alla guerra in Vietnam. Il suo costume richiama volutamente quello di Capitan America della Marvel, ma se Cap rappresenta ed incarna la parte più pura ed idealistica dell’America, il Comico sembra invece rappresentare quella più marcia e corrotta. Edward Blake è in realtà una persona abbietta, violenta e cinica, l’agente perfetto per fare il lavoro sporco per il governo degli Stati Uniti.

-Jon Osterman – Doc Manhattan. Sicuramente il personaggio più difficile ed ambizioso di Watchmen. Jon Osterman, ricercatore nucleare, è vittima di un incidente in un reattore, da cui ne uscirà con poteri di portata inimmaginabile. Nasce così Doc Manhattan, un supereroe capace di vedere nella stessa struttura atomica dell’universo e di manipolarla. Ma, come può un uomo gestire poteri tanto immensi? Come può pretendere di vivere una vita normale quando in realtà è in tutto e per tutto un dio? Jon Osterman rinuncia così, pezzo dopo pezzo, alla sua umanità, per diventare sempre più un dio trascendentale.

-Daniel Dreiberg – Nite Owl II. Dan Dreiberg è un ricco rampollo con una grossa eredità sulle spalle che, affascinato dall’ornitologia e dalle avventure, decide di iniziare una carriera da vigilante, facendo suo il nome di Nite Owl, che era già stato usato in passato da Hollis Mason ai tempi della squadra dei Minutemen (la prima squadra ufficiale di vigilanti). Costretto all’inattività dalla legge Keene (che vietò completamente l’attività degli eroi in costumi) Dan è diventato un uomo vuoto, depresso e frustrato, un grasso ex-eroe che non può fare altro che rimpiangere il passato.

-Laurie Juspeczyk (a.k.a. Laurie Jupiter) – Silk Spectre II. Figlia della prima Silk Spectre, l’unica eroina affiliate ai Minutemen, Laurie Jupiter decide di seguire le orme della madre e di iniziare anch’essa una carriera da vigilante unendosi ai Crimebuster (la seconda squadra ufficiale di vigilanti). E’ in quell’occasione che conosce Doc Manhattan, iniziando una relazione con lui. Anch’essa costretta all’inattività dalla legge Keene, Laurie si è rifugiata nel rapporto con Doc Manhattan, vedendolo però lentamente disgregarsi in seguito ai cambiamenti in atto nella personalità dell’uomo, fino ad arrivare ad una relazione ormai spenta, che va avanti per pura inerzia.

Walter Kovacs – Rorschach. Il personaggio simbolo di tutta l’opera: un’adolescenza violenta e traumatica ha segnato profondamente Walter Kovacs, rendendolo una persona ossessionata e profondamente disturbata. Se, inizialmente, la sua attività di vigilante sotto il nome di Rorschach serviva a contenere il suo lato oscuro, col passare del tempo inizia invece ad alimentarlo. Unico eroe che continua la sua attività nonostante le legge Keene, Rorschach si è trasformato in un vigilante violento e psicotico. Ma, nonostante tutto, in un modo sottilmente perverso è forse l’unico dei protagonisti a mantenere una sorta di moralità, per quanto distorta.

Adrian Veidt – Ozymandias. Adrian Veidt è un uomo dotato di un’intelligenza nettamente superiore alla norma, un vero e proprio genio che mostrò le sue capacità sin dall’infanzia. A 17 anni Adrian intraprese un viaggio in Europa sulle tracce di Alessandro Magno, avendo un giorno l’illuminazione che lo portò alla carriera di vigilante sotto il nome di Ozymandias. Pur non possedendo alcun potere, Ozymandias fu uno dei vigilanti più efficaci grazie alla sua grande intelligenza ed al controllo totale del proprio corpo. Una volta costretto al ritiro dalla legge Keene, Adrian Veidt ha mantenuto l’identità di Ozymandias, utilizzandola come simbolo della sua neonata attività economica: grazie alla sua genialità, Adrian costruisce in breve tempo un impero industriale, divenendo uno dei personaggi più noti e potenti al mondo.

Oltre a questi personaggi, Watchmen presenta tutta una serie di altri vigilanti che sono apparsi in passato: pur non avendo alcun ruolo (a parte un paio) nell’economia della storia, sono comunque comparse importanti per dare all’opera un background più completo ed intrigante e per creare adeguatamente una vera e propria storia passata dietro alle vicende del volume. Sono personaggi che appaiono giusto in qualche flashback o vengono nominati nelle appendici testuali che chiudono i vari capitolo. Tra loro vanno comunque segnalati Sally Jupiter, la prima Silk Spectre ed Hollis Mason, il primo Nite Owl, per gli ovvi legami che condividono con i protagonisti della storia.

METAFORA E METAFUMETTO

Metafora

Una volta introdotta la storia ed i personaggi passiamo a parlare brevemente dell’aspetto metaforico e del substrato di citazioni, inside jokes e possibili interpretazioni dell’opera di Moore e Gibbons. Diciamolo subito: Watchmen è un fumetto così ricco e complesso che non basterebbero interi libri per poterne parlare approfonditamente, sviscerando tutti i temi e la loro corrispondenza alla realtà presenti nell’opera. In questo articolo ci limiteremo ad analizzare giusto un paio di questi temi, su tutti quello, piuttosto basilare ed importante, di Watchmen visto come storia metaforica del fumetto americano.

Moore, nel creare tutto il preciso background dietro a Watchmen non mette certo date a caso: la nascita della prima squadra ufficiale di vigilanti, i Minutemen viene fatto infatti risalire al 1939, proprio il periodo in cui videro la luce i primi supereroi. Risale infatti all’anno precedente la primissima apparizione di Superman, il cui successo fulmineo avrebbe presto aperto le strade a decine di emuli più o meno riusciti. E’ questo il periodo noto come Golden Age, dove fu la National Comics (ovvero la futura Dc Comics) a fare la parte del leone, lanciando personaggi che sono ancora oggi nell’immaginario comune: stiamo parlando di eroi del calibro di Batman, Wonder Woman, Flash e Lanterna Verde che, per quanto cambiati, sopravvivono ancora oggi. Ma la corrispondenza non è solo a livello meramente temporale, visto che, seppure la storia dei Minutemen sia narrata principalmente in corti flashback ed un po’ più ampiamente trattata nelle appendici testuali che chiudono i vari capitoli, si avverte chiaramente un legame anche a livello di tematiche e di caratterizzazioni. Grazie alla biografia di Hollis Mason (il primo Nite Owl) scopriamo infatti che i Minutemen erano una squadra tutt’altro che organizzata, composta da vigilanti colorati e piuttosto ingenui nella loro lotta al crimine. Questo tratto sembra rispecchiare così la ingenuità e semplicità dei primi eroi in costume che si affacciarono sul mercato nei primi anni ’40.

Da sottolineare anche la presenza (seppure per molto poco) del Comico nelle fila dei Minutemen, altra scelta non certo casuale, visto che sembra essere il simbolo dei vari eroi patriottici e politicamente schierati che, in breve tempo, invasero le edicole americane negli anni ’40 (il più famoso di essi rimane Capitan America, personaggio dell’allora Timely, che sarebbe divenuta in seguito la Marvel). La guerra si stava avvicinando sempre di più e l’America aveva bisogno di figure positive e patriottiche anche in prodotti che erano rivolti essenzialmente ai bambini.

Durante la guerra i fumetti di supereroi avevano conosciuto un successo enorme perché cavalcavano le paure e i sentimenti del popolo americano che era in guerra e si sentiva unito contro un nemico che avrebbe potuto distruggerlo. Nei fumetto di supereroi i lettori potevano trovare un misto di fiducia nelle proprie capacità di uscire vincitori dal conflitto e di sentimento patriottico incarnato da eroi come Capitan America, che addirittura si vestiva con i colori della bandiera americana.

Al termine del conflitto i fumetti di supereroi subirono un calo d'interesse e vennero rimpiazzati da nuovi generi come il poliziesco e l'horror. Una nuova generazione di lettori era arrivata ed i supereroi non sembravano più così affascinanti come un tempo. Nei primi anni '50, infatti, la dominatrice assoluta del mercato fumettistico americano fu la EC Comics, forte dei suoi albi che trattavano tematiche come l'horror, la fantascienza e le storie di pirati. A bloccare la brillante casa editrice fu una vera e propria caccia alle streghe che si avventò contro i fumetti, un'ondata censoria partita da un saggio delirante intitolato "Seduction Of The Innocent", dove il professor Frederic Wertham analizzava i più popolari fumetti ritenendo che traviassero le menti dei giovani lettori. Un saggio pieno di assurdità e falsità come la celebre teoria secondo cui Batman è un pederasta e Robin la sua vittima che però fece presa sulla da sempre credulona opinione pubblica americana e che portò alla creazione di un codice censorio, il famigerato comics code, che edulcorò totalmente i fumetti (al punto che era vietato mostrare i capezzoli degli uomini) e costrinse la EC (che trattava tematiche ritenute troppo adulte) a chiudere baracca e burattini, dando così origine ad una serie di eventi che avrebbero portato, indirettamente, alla esplosione di supereroi verso la metà degli anni '60.

E’ in questo punto che Watchmen sembra differire dalla storia del fumetto in America: tra la prima squadra di supereroi (i Minutemen) e la seconda (i Crimebusters) non avviene un evento della portata del comics code: anzi, in quello che è pieno territorio da metafumetto (ed aggiungendo un ulteriore strato al tutto), Moore riscrive in Watchmen la sua personale storia dei fumetti, stabilendo, nell’appendice del Capitolo V, Tremenda Simmetria, che il governo americano non aveva cavalcato l’ondata polemica contro i fumetti proteggendoli invece, facendo sì che la EC sopravvivesse. L’intento di questa scelta ha sia motivazioni espressamente legate allo sviluppo della storia, facendo in modo di poter spostare a piacimento il suo personale arrivo del comics code con la Legge Keene (che, metaforicamente, può essere visto come il risultato della seguente riflessione: “cosa sarebbe successo se il comics code fosse arrivato dopo la seconda esplosione di supereroi?”), sia motivazioni connesse alla necessità di inserire un ulteriore elemento metafumettistico con il fumetto dei Pirati, di cui parleremo brevemente nei prossimi paragrafi.

Comunque sia, seppure da strade diverse, si arriva allo stesso risultato e la seconda squadra di supereroi presente in Watchmen (ovvero i protagonisti della storia) arriva nel 1966, proprio in piena Silver Age. Per chi non lo sapesse, con la Silver Age il fumetto supereroistco ebbe la sua definitiva esplosione grazie soprattutto al talento ed alla creatività della coppia Stan Lee/Jack Kirby, creatori di alcuni dei personaggi più popolari della Marvel, dai Fantastici 4 ad Hulk. Quella compiuta dai due fumettisti fu una vera e propria rivoluzione: sia a livello visivo, grazie all’esplosività unica dei disegni di Kirby, ma soprattutto a livello di tematiche. I due scardinarono infatti molte di quelle che erano delle vere e proprie leggi nel mondo del fumetto supereroistico: così i Fantastici 4 non possiedono delle identità segrete, due dei loro membri sono addirittura fidanzati, ma soprattutto, i supereroi della Marvel diventano più umani. Con la ormai celeberrima legge dei “supereroi con superproblemi”, Lee porta i suoi colorati personaggi da figure inarrivabili a persone più vicine all’esperienza dei lettori, facendoli diventare addirittura loro stessi eroi grazie a l’Uomo Ragno. Da sottolineare anche come i due fumettisti siano riusciti ad inserire, in un contesto comunque fantascientifico, tematiche più vicine all’attualità di quel periodo, ponendo maggiore attenzione ad una tecnologia sempre più straordinaria, dalla corsa allo spazio al crescente timore verso le radiazioni (che non a caso sono la causa scatenante di molti dei poteri degli eroi Marvel).

Echi di queste tematiche si avvertono chiaramente anche nei Crimebusters, la seconda squadra di supereroi che vediamo in Watchmen: Doc Manhattan, in particolare ha un’origine praticamente similare (non a caso legata all’energia atomica) a molti eroi e villain della Marvel, su tutti Hulk; il personaggio sembra condensare dentro di sé molte delle caratteristiche di quegli eroi a livello di poteri e di aspetto, anche se la caratterizzazione che gli darà Moore sarà ben più complessa ed articolata e porterà l’autore inglese a profonde considerazione sulla natura divina. Un altro elemento importante è la storia d’amore tra l’appena citato Doc Manhatthan e Laurie Jupiter, che sembra riecheggiare il fidanzamento tra Susan Storm e Reed Richards nei Fantastici 4, come anche l’utilizzo di una serie di macchine tecnologicamente avanzate da parte di Nite Owl ricorda le straordinarie e fantasiose macchine del quartetto della Marvel.

Ma da qui le storie differiscono: se i supereroi dopo la Silver Age sono diventati i dominatori incontrastati, ancora oggi, del mercato fumettistico americano, non è andata altrettanto bene agli eroi in costume di Moore, che, nella realtà fittizia di Watchmen, si vedono costretti ad abbandonare l’attività di vigilanti in seguito alla Legge Keene, nel 1977. Come già accennato prima siamo di fronte ad un gioco di rimandi, dove Moore fa vivere metaforicamente ai suoi personaggi quello che successe alla EC con l’avvento del comics code.



Metafumetto

Con Metafumetto solitamente si intendono le situazioni in cui vengono valicati i confini stessi del fumetto. Un esempio potrebbe essere quello di personaggi che sanno di vivere e di recitare in un albo disegnato, un altro potrebbe essere quello degli autori che diventano essi stessi personaggi di fumetti, come nel celeberrimo finale del ciclo di Animal Man scritto da Grant Morrison. E, nel nostro caso, si tratta di un vero e proprio fumetto dentro un fumetto.

In Watchmen, infatti, appare per lunghi tratti un crudo fumetto di pirati: ad una prima lettura può risultare davvero difficile capire il significato di questa mossa di Moore. Il fumetto sembra infatti messo lì solo per rallentare ulteriormente la narrazione; ma non può essere ovviamente così. Prima di tutto il fumetto di pirati ha chiari, seppure non fondamentali, legami con la trama principale, soprattutto per quanto riguarda il suo autore fittizio, che viene citato molto spesso. Ma, soprattutto, il fumetto di pirati ha una sicura connessione a livello testuale e metaforico con le tavole in cui appare: non sveliamo troppo sia per non rovinare la lettura a chi non avesse ancora letto Watchmen, sia perché non vogliamo togliere al lettore il gusto di potersi fare la propria idea sul fumetto. Diciamo solo che il fumetto di pirati rappresenta un’ulteriore chiave di lettura del volume ed un ulteriore prova della maestria di Moore e Gibbons nel sapere maneggiare al meglio il linguaggio fumettistico.


Per concludere: Watchmen è un raffinato intreccio di storie e meta-storie, ricco di dettagli e di piani interpretativi, drammatico, cinico e ironico nel suo "realismo".
Watchmen è un'evasione in un sogno orribile e perfetto.
Watchmen è un capolavoro.

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Utente Power



12/04/2010 10:26


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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

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PippyZzetta
14/04/2010 13:20

io l'ho letto. presa da nuova fase fumettistica l'avevo comprato un po' a scatola chiusa, visto che era definita come una delle migliori graphic novel mai scritte.

beh devo dire che è veramente bellissimo [SM=x44479] il clima cupo che si respira, la caratterizzazione precisa e profonda dei personaggi e poi tutto il lavoro tra il fumetto nel fumetto e le parti scritte.
l'ho letto in inglese e devo dire che le uniche parti veramente difficili sono state quelle del veliero

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10/03/2014 17:07

Una delle mie opere a fumetti preferite!
Fantastica e piena di spunti di riflessione, al pari di romanzi di alto livello, dal mio punto di vista
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01/08/2014 10:02

E' uno dei fumetti sui supereroi più belli in assoluto (alla pari di "KingDom Come" di Ross e pure meglio di "Il ritorno del cavaliere oscuro" di Miller).

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