PdL, Scandalo appalti: dopo Scajola nella bufera anche Denis Verdini

Ultimo Aggiornamento: 04/03/2017 17:31
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03/06/2010 15:15

Zampolini parla: "Pagavo io l'affitto del pied-à-terre di Guido Bertolaso"

Collabora il braccio destro del costruttore Anemone: «Balducci favorì Di Pietro per due case»
GUIDO RUOTOLO
INVIATO A PERUGIA

Un’altra scossa arriva da Perugia. E vede traballare sempre di più la posizione del sottosegretario Guido Bertolaso, capo del dipartimento della Protezione civile, già coinvolto nell’inchiesta sui «Grandi eventi», indagato per corruzione per i suoi rapporti con Diego Anemone e la sua «cricca». Adesso arriva la mazzata finale con l'accusa che il suo appartamento di via Giulia veniva pagato mensilmente dall’amico costruttore.

Chissà se è solo un caso che proprio l’altro ieri è tornato sull’argomento che ormai è prossimo a lasciare gli incarichi, dopo nove anni. Ricordate l’architetto Angelo Zampolini, il factotum dell’imprenditore Diego Anemone, quello che è diventato un implacabile accusatore della «cricca»? Bene, è tornato a parlare e oltre a inguaiare Bertolaso ha messo in difficoltà Di Pietro sostenendo che avesse buoni rapporti con Balducci che addirittura gli ha procurato due appartamenti. Il 18 maggio scorso è andato a Perugia e ha messo a verbale: «La casa di via Giulia di Guido Bertolaso la pagavo io, con i soldi che mi dava Anemone, che l’aveva anche ristrutturata».

La casa di via Giulia. Quando uscì l’indiscrezione, la Protezione civile fece pure un comunicato nel quale sostenne che quel piccolo appartamento (innocente) fu messo a disposizione di Guido Bertolaso da «un amico» e «per un breve periodo». Si favoleggiò pure, per giustificare quell’appartamento, che servisse per farsi un riposino. «Repubblica» scovò il proprietario dell’appartamento, Raffaele Curi, che si lamentò dei pagamenti in ritardo del «factotum» di Bertolaso. Ecco, il «factotum» era l’architetto Angelo Zampolini: «Pagavo in contanti - mette a verbale - e una volta il proprietario si lamentò per il ritardo di sei mesi nel pagamento dell’affitto. Gli portai i soldi tutti insieme».

Quel giorno, il 18 maggio scorso, i pm di Perugia chiesero all’architetto anche dei rapporti tra Angelo Balducci e dell’onorevole Antonio Di Pietro. Quel giorno Zampolini rimase sul vago.Quattro giorni dopo, il 22 maggio, l’architetto (una miniera di «notizie criminis») torna in Procura, a Perugia, e prosegue nei suoi ricordi, più nitidi almeno sul punto dei rapporti tra Di Pietro e Balducci. E continua a mettere a verbale le sue accuse.

Di Pietro e Balducci. L’ex ministro dei Lavori pubblici, a metà febbraio, intervistato dal «Riformista» era stato costretto a difendersi dalle accuse di aver promosso l’ex Provveditore ai lavori pubblici di Roma: «Non è vero. L’ho spostato due volte dagli incarichi. Non potevo licenziarlo. Da presidente del Consiglio dei Lavori pubblici l’ho spostato a capo del Dipartimento per le infrastrutture». E ieri si è difeso di nuovo: «Escludo in modo categorico di aver preso nè uno nè due appartamenti in affitto da Propaganda Fide nè a nome mio nè a nome dell’Italia dei Valori. Chiederò agli inquirenti di saperne di più su questa vicenda per poter tutelare il mio nome e quello del partito da eventuali millantatori».

Ecco, l’architetto Zampolini, grande frequentatore di quella «cricca» composta tra gli altri proprio da Anemone e Balducci, ha ricordi diversi: «Non è vero - esordisce - che Balducci fu cacciato da Di Pietro. I due erano in buoni rapporti. Ricordo che grazie all’intervento di Balducci, Di Pietro ottenne due appartamenti in affitto da Propaganda Fide». Non solo: «Balducci disse che Di Pietro lo pressava perché voleva essere introdotto in Vaticano».

Angelo Balducci, consultore della congregazione «Propaganda fide», proprietaria di un vasto patrimonio immobiliare nel cuore della capitale stimato in circa nove miliardi di euro. Ha i ricordi nitidi, l’architetto Zampolini: «Ricordo che uno dei due appartamenti si trovava in via della Vite e credo che Di Pietro l’ha utilizzato come sede del partito (in realtà è sede del giornale di Idv, ndr). So che la ristrutturazione di quell’appartamento fu fatta da Anemone e che l’affitto era minimo». Una prassi. Anche Cesara Buonamici, la conduttrice del Tg5, ha un appartamento nello stesso stabile di via della Vite. E quando uscì il suo nome tra quelli della lista Anemone, la giornalista precisò: «I lavori di ristrutturazione non sono stati commissionati dalla sottoscritta ma dall’ente».

Torniamo all’esponente di Italia dei Valori. Prosegue l’architetto: «L’altro appartamento preso in affitto si trova in via Quattro Fontane. Credo che sia utilizzato dalla figlia di Di Pietro. Anche in questo caso la ristrutturazione è stata fatta da Anemone. Fu Anemone, o uno dei suoi collaboratori, che mi disse che stava facendo i lavori di ristrutturazione per Di Pietro».

Zampolini racconta un inedito ministro dei Lavori pubblici: «Di Pietro osteggiava i lavori per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che invece erano sostenuti dal presidente Prodi e da Rutelli. Ha acconsentito quando nell’elenco dei lavori è stato inserito l’Auditorium di Isernia, un appalto di 20 milioni di euro».

E infine, quasi volendosi togliere un sassolino dalla scarpa, l’architetto Zampolini parla di sé, o meglio delle discriminazioni che sostiene di aver subito: «Quando iniziarono i lavori per il 150° anniversario e per La Maddalena, i miei progetti furono scartati per far lavorare l’architetto Stefano Boeri, su indicazione di Prodi e Rutelli, e l’architetto Napoletano su indicazione di Walter Veltroni».

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(Voltaire)

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