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Federalismo fiscale: bocciato in bicamerale, riproposto in cdm straordinario

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2011 11:43
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30/04/2009 09:36

ma il Quirinale boccia il dl: "Irricevibile, comportamento scorretto". (patrimoniale inside)

Roma, 29 apr. (Adnkronos) - Il Senato ha approvato il ddl sul federalismo, che diventa legge. A favore 154 voti, 87 gli astenuti, 6 i voti contrari. A fronte del voto a favore della maggioranza e dell'Idv, il Pd si e' astenuto mentre l'Udc ha votato contro.

Il gruppo della Lega si è alzato in piedi in aula per applaudire il ministro Umberto Bossi "mente e regista", come lo definisce il capogruppo Federico Bricolo, del federalismo fiscale che il Senato si appresta ad approvare in via definitiva. Bricolo ha salutato il provvedimento come "una svolta epocale", il "provvedimento piu' importante di questa legislatura" in base al quale "i soldi delle tasse resteranno sul territorio, nessuno piu' decidera' a Roma come saranno spesi: saremo padroni in casa nostra". Il capogruppo leghista ha commentato positivamente il clima "sereno, costruttivo, senza contrapposizioni muro contro muro" che ha caratterizzato l'iter della riforma nei rapporti con l'opposizione.

Piu' autonomia per Regioni, Province e Comuni, un tetto alla pressione fiscale; 'bicameralina' per il parere sui decreti attuativi, maggiore trasparenza nei meccanismi finanziari; istituzione di 10 citta' metropolitane. Questi i punti cardine del provvedimento.

Secondo le nuove norme, le autonomie locali per finanziare i servizi erogati potranno avvalersi di un fondo perequativo e della compartecipazione a tributi erariali e a tributi propri. Per i Comuni e' previsto un sistema misto di compartecipazione a Iva e Irpef. Con questa riforma si punta a dare autonomia tributaria agli enti territoriali evitando di aumentare la pressione fiscale.

Fissati criteri di quantificazione dei fondi perequativi nella fase transitoria che garantiscono agli enti locali di ricevere, nel complesso, lo stesso ammontare di risorse di cui dispongono attualmente. Attraverso i decreti attuativi, quindi, dovra' essere garantita l'individuazione di un tetto limite massimo della pressione fiscale e del suo riparto tra i vari livelli di governo.

In arrivo norme specifiche per la Capitale: il Consiglio comunale di Roma infatti sara' chiamato ''assemblea capitolina'' e il suo status sara' regolato da una apposita legge dello Stato. Per il via libera definitivo di Roma citta' metropolitana, a differenza di quanto accade per le altre, servira' l'accordo tra il Comune e la Provincia.

Oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma, sono attribuite alla Capitale nuove funzioni amministrative: concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, previo accordo con il ministero per i Beni e le attivita' culturali; sviluppo economico e sociale di Roma capitale con particolare riferimento al settore produttivo e turistico; sviluppo urbano e pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata; organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilita'; protezione civile, in collaborazione con la presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio.

Con la riforma viene definito il percorso per l'istituzione di 10 citta' metropolitane: Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. L'iter, che prevede anche un referendum consultivo della popolazione, potrebbe anche portare alla cancellazione delle corrispondenti Province.

Con la riforma viene istituita una Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale. Sara' composta da trenta membri tra deputati e senatori e sara' affiancata da un Comitato delle autonomie locali. Il Comitato e' composto da dodici membri dei quali sei in rappresentanza delle regioni, due in rappresentanza delle province e quattro in rappresentanza dei comuni.

Al via anche una commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, con il compito di acquisire ed elaborare elementi conoscitivi per consentire all'esecutivo di predisporre gli schemi dei decreti legislativi di attuazione. Ne fanno parte 30 componenti, dei quali 15 rappresentanti tecnici dello Stato e 15 rappresentanti tecnici degli enti territoriali. Partecipano inoltre alle riunioni un rappresentante tecnico della Camera e uno del Senato e un rappresentante tecnico delle Assemblee legislative regionali e delle Province autonome.

Con la nuova legge Viene cancellata la riserva di aliquota Irpef tra le fonti che le Regioni utilizzano per finanziare le spese essenziali, sostituita da compartecipazioni ai tributi erariali e, in via prioritaria, al gettito Iva. Si' al Patto di stabilita' in sostituzione del precedente Patto di convergenza e via libera all' istituzione di un tavolo confronto nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni tra Governo e singole Regioni a Statuto speciale. Entro due anni saranno emanati i decreti legislativi attuativi. La fase transitoria durera' 5 anni.

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17/12/2009 15:57

È il federalismo demaniale (con la tassa)

Il progetto A comuni, regioni e province anche i beni con vincolo storico, artistico o ambientale. Ma «che non abbiano rilevanza nazionale»
Decreto Calderoli per il mattone di Stato. E spunta il fondo con i privati.

ROMA - Già immaginiamo le questioni. L' Arena di Verona è da considerarsi «bene storico di rilevanza nazionale», e deve quindi restare allo Stato, oppure può diventare proprietà della Regione Veneto e del municipio veronese? E il teatro greco di Siracusa? Gli scavi di Pompei? La villa romana di Piazza Armerina in Sicilia? La Reggia di Caserta? Che dire poi del porto di Civitavecchia? Dello scalo aereo di Linate? Delle coste di Capri? O delle spiagge della Costa Smeralda? Perché il bello viene adesso, con il primo decreto legislativo che attua il federalismo fiscale. È un provvedimento di sette articoli che verrà approvato dal Consiglio dei ministri prima della fine dell' anno, per iniziare poi il suo complesso iter istituzionale. Di che cosa si tratta è presto detto: è il decreto sul cosiddetto «federalismo demaniale», cioè quello che disciplina il trasferimento di parte del patrimonio immobiliare statale a Regioni, Province, Comuni e (quando ci saranno) Città metropolitane. L' elenco dei beni potenzialmente trasferibili dal centro alla periferia, s' intende gratuitamente, è sterminato. L' articolo 4 prevede che gli enti locali possano diventare proprietari di spiagge, porti, acquedotti, isole nei fiumi, miniere, caserme, poligoni militari. Ma anche case, palazzi, terreni. E pure «i beni assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale che non abbiano rilevanza nazionale». Va da sé che questi ultimi non potranno essere venduti. Idem per le spiagge, i porti e gli aeroporti. Tutto il resto, invece, finirà nel cosiddetto «patrimonio disponibile»: disponibile per essere alienato o «valorizzato in altri modi». Sulla carta sono tanti soldi, quanti non si può nemmeno immaginare. Ma riusciranno gli enti locali dove finora lo Stato ha fatto clamorosamente fiasco visto che i suoi immobili, afferma polemicamente la stessa relazione che accompagna la bozza del decreto, «anche quando sono stati dismessi spesso sono stati solo svenduti»? «In Italia», dicono i tecnici del ministro Roberto Calderoli, «c' è un enorme patrimonio di beni pubblici, e non può essere amministrato dal centro da uffici che spesso non ne conoscono nemmeno il valore. E' giusto che allo Stato rimangano la proprietà e la gestione dei beni nazionali e simbolici, ma al contrario non è giusto continuare la manomorta su beni che hanno senso se gestiti localmente». Se tanti piccoli demani locali sapranno gestire il patrimonio immobiliare meglio dello Stato si vedrà. La cosa certa è che questa operazione avrà comunque un costo. «Valorizzare» un immobile significa innanzitutto restaurarlo o ristrutturarlo, e considerando lo stato di molti beni demaniali si possono prevedere investimenti finanziariamente molto impegnativi. Chi pagherà? Forse lo Stato? Con questi chiari di luna è da escludere. Allora gli enti locali? Figuriamoci: causa l' impietosa riduzione dei trasferimenti statali, molti Comuni devono tagliare perfino i contributi ai servizi sociali. Pagheranno, allora, i cittadini. Il primo articolo del provvedimento consente a Comuni e Province di istituire una «tassa di scopo» a carico della collettività per realizzare le opere necessarie a valorizzare i beni che lo Stato trasferirà loro. Una grossa novità. Soprattutto per le Province, che secondo le promesse fatte in campagna elettorale dal premier Silvio Berlusconi in persona dovevano essere abolite: ora avranno addirittura la possibilità, finora esclusa, di imporre proprie imposte. Tasse particolari, certo, ma pur sempre tasse. Il decreto prevede che i contribuenti potranno essere rimborsati «qualora la valorizzazione del bene generi una redditività che lo consente». La tassa invece «dovrà» essere restituita ai cittadini nel caso in cui l' opera non partisse entro due anni dal progetto esecutivo o non venisse ultimata nei cinque anni successivi all' approvazione del progetto. Ma con i tempi che in Italia ci vogliono soltanto per fare i progetti... I beni da trasferire verranno scelti dal governo per sottrazione. Nel senso che l' Agenzia del demanio compilerà la lista degli immobili in uso alle amministrazioni centrali «per comprovate ed effettive finalità istituzionali o governative» che non potranno quindi diventare di proprietà degli enti locali. Per esempio il Quirinale, Montecitorio, palazzo Madama, palazzo Spada... Inseriti in elenchi che saranno oggetto di un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri emanato su proposta del ministro dell' Economia Giulio Tremonti d' intesa con quello della semplificazione Calderoli e quello degli Affari regionali Raffaele Fitto, gli immobili passeranno dal demanio statale agli enti locali su loro richiesta. Il passaggio, dice la bozza del provvedimento, potrà avvenire «senza ulteriori costi per lo Stato», anche direttamente a fondi immobiliari costituiti dai Comuni, dalle Regioni e dalle Province. E ai quali potranno partecipare anche i privati «con versamento di denaro o apporto di beni immobili». Con la possibilità di controllare la quota di maggioranza del fondo. Ma questa è una storia ancora diversa.
Verona L' Arena Tra i «beni assoggettati a vincolo storico» che potrebbero passare alle Regioni c' è l' Arena di Verona Caserta La Reggia Anche la borbonica Reggia di Caserta potrebbe diventare proprietà degli enti locali Capri I faraglioni Le coste di Capri, con i loro famosissimi faraglioni: gli enti locali possono diventare anche proprietari di spiagge

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09/04/2010 10:36

Federalismo fiscale, affare da 200 miliardi: si parte dal Demanio
Dopo un anno dal varo la legge voluta dalla Lega non riesce a decollare. Subito la spartizione degli immobili, tasse rinviate all’autunno
ROBERTO GIOVANNINI
ROMA

La riforma fiscale federale? Un cantiere che si può definire appena avviato, e il cui traguardo - la realizzazione di un sistema efficiente e funzionante di finanziamento per via tributaria di Regioni, province e Comuni - è ancora lontanissimo. La riforma approvata in Parlamento un anno fa stabilisce certo i «paletti» del futuro sistema, che definirà le risorse con cui le autonomie locali finanzieranno le molte funzioni di cui già godono. E soprattutto sosterranno una buona parte dei circa 215 miliardi di euro che già oggi le autonomie locali spendono ogni anno, e senza «responsabilità». Ma come spiega Enrico La Loggia, il presidente della «bicameralina» composta da 15 deputati e 15 senatori che dovrà dare un parere sui decreti attuativi predisposti dal governo, «il percorso è appena all’inizio».

Per adesso è arrivato il primo testo, quello sull’attribuzione dei beni del Demanio e del patrimonio finora in mano allo Stato centrale. Caserme, immobili, spiagge, strutture che hanno un valore diverso a seconda del loro utilizzo, e che diventeranno il «capitale» degli enti locali. Il testo sarà esaminato in dettaglio solo dalla prossima settimana, si finirà a maggio. Il resto seguirà, e il primo appuntamento importante arriverà a giugno, con la «mappa» del nuovo assetto federale, in cui saranno definite le risorse che spetteranno a ciascun livello di governo e i trasferimenti dallo Stato centrale che verranno cancellati. Attualmente sono circa 20 miliardi, di cui 14 a favore dei Comuni, 3 alle Regioni, 1,5 alle province. In autunno arriverà il decreto con il dettaglio dell’autonomia impositiva degli enti locali.

La materia è complicata, e non è un caso se intorno ai possibili schemi di applicazione del federalismo fiscale sono letteralmente anni che si scornano esperti e politici. È come cambiare il motore di una automobile mentre la vettura è in movimento. E poi - problema titanico - l’Italia è un paese squilibrato, con forti differenze tra aree ricche e povere, tra Nord e Sud, tra enti locali che sarebbero capaci di incassare i tributi propri e quelli che non ce la farebbero. «Saggezza ed equilibrio - dice La Loggia - devono essere la nostra stella polare. Alla fine sarà una svolta epocale, ma occorre creare quanto più equilibrio possibile tra le diverse zone territoriali del paese, senza penalizzare chi sta meglio ma facendo di tutto per far star meglio chi sta peggio». Come spiega l’ex-ministro - indicato come presidente della Bicameralina nonostante l’intesa per nominare un esponente del Pd - «tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e lì si varrà la nostra “abilitate”».

La procedura legislativa è davvero complicata. La Commissione esamina i decreti predisposti dal governo (cioè da Tremonti) sulla scorta dei pareri della Conferenza Stato-Città, delle commissioni competenti, e di un Comitato di 6 presidenti di Regioni, 2 presidenti di provincia e e 4 sindaci. In più c’è l’importantissima Commissione tecnica paritetica Stato-Regioni-Enti locali, presieduta dal professor Luca Antonini, un esperto di fisco molto vicino al superministro Giulio Tremonti. Che parallelamente ha aperto un altro cantiere, quello della riforma fiscale. In altre parole, quel che dice Antonini è fondamentale. E parlando al «Corriere della Sera» Antonini ha già delineato alcune idee interessanti: saranno raddoppiate le addizionali Irpef, le Regioni saranno finanziate da un’Irap riveduta e corretta e da una forte compartecipazione all’Iva, basata sul gettito effettivamente riscosso. I Comuni, oltre a una quota dei tributi nazionali, potrebbero usufruire del gettito della nuova cedolare secca del 20% sugli affitti e dell’imposta di registro. Per adesso solo ipotesi.

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[Modificato da Arjuna 15/04/2010 18:20]

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15/04/2010 18:19

Una supertassa sulla casa

Sostituirà l'Irpef sugli immobili e le imposte ipotecarie, catastali, di registro e successione. Vale 16 mld. È il primo atto del federalismo

Arriva il super tributo comunale sugli immobili. Il tributo accorperà la quota Irpef oggi pagata sugli immobili e le imposte ipotecarie, catastali, di registro e di successione. Un paniere di tributi, basati su presupposti impositivi diversi che da solo vale circa 16 miliardi di euro e che sostituirà integralmente i trasferimenti erariali erogati ogni anno dallo stato ai comuni. I primi dettagli dell'operazione, passo importante per l'attuazione del federalismo fiscale, sono stati definiti ieri in una riunione al ministero dell'economia.

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11/05/2010 14:55


I vescovi «Fallirà perché rischia di moltiplicare il centralismo e non apre la porta a sussidiarietà»
ROMA

I vescovi italiani lanciano l’allarme-federalismo ed il rischio di una riforma «spendibile sul piano del consenso» ma «fragile sul piano dell’architettura istituzionale e del tasso di reale innovazione».

Di un processo cioè - mette nero su bianco la Cei nel suo documento preparatorio alla 46/ma Settimana sociale dei cattolici italiani - dettato da «decisioni-manifesto» con «molti elementi di incertezza» che non solo rischiano di rimettere in «moto un meccanismo centralistico» ma che rendono anche «incerto il principio di solidarietà» dimenticando «i pregi sistemici del principio di sussidiarieta».

I vescovi, che si dicono pronti ad accompagnare il paese nel necessario processo di riforme, comprese quelle istituzionali, non chiudono la porta al federalismo fiscale ma sottolineano come, allo stato attuale, «una risposta esauriente non sembra possibile». E spiegano che «l’architrave di questo processo» è il sistema fiscale che deve essere «lontano dalle opposte ideologie della chiusura egoistica e identitaria di tipo e delal centralizzazione burocratica dello stato nazione». Mentre nell’attuale dibattito - sottolineano - «si prevedono dosi massicce di uniformità, anche per i territori fiscalmente autosufficiente, rimettendo in moto un meccanismo centralistico che non fa crescere poteri e responsabilità».

Una presa di posizione quella della Conferenza Episcopale Italiana che ha aperto il dibattito politico. A cominciare dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che avverte come «mai come in questo momento attuare il federalismo è indispensabile» mentre i veneti, ha aggiunto, «non pagheranno i falsi invalidi, la malasanità, i disavanzi dei bilanci dei territori del Sud. Piuttosto, si appellano al Sud virtuoso, che esiste, perchè dia una spallata a quanto accaduto fino ad ora e imponga un modello corretto di sviluppo». A condividere le preoccupazoni della Cei è invece il parlamentare Pdl di area finiana, Silvano Moffa. «Un federalismo fiscale che non sia accompagnato da un tasso di solidarietà e da una costruzione che miri a superare le disuguaglianze e a far sì che ci sia davvero coesione sociale - ha osservato - può effettivamente creare dei rischi di ulteriori divaricazioni e separazioni in un sistema paese che di tutto ha bisogno tranne che di dividersi».

Nel mirino dei vescovi c’è il divario Nord-Sud ma anche gli «squilibri nelle aree del centro del Paese» come ha sottolineato mons. Arrigo Miglio, responsabile Cei per i Problemi sociali e il Lavoro e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali che quest’anno, significativamente, si terranno a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre. Così, spiegano ancora i vescovi nel documento-agenda, «è opportuno» meditare sui «dualismi e sulle differenze territoriali del Paese, ampliando la riflessione al federalismo inteso come decentramento funzionale e non solo territoriale» soprattutto per evitare «gli effetti perversi» come il «federalismo per abbandono». La Cei si dice pronta a un contributo a tutto campo sul fronte delle riforme istituzionali. Una «transizione», spiegano, che va completata individuando i giusti «contrappesi» nell’architettura istituzionale ed elaborando una «legge elettorale coerente», elementi che non contraddicono «la richiesta di una maggiore capacità decisionale delle istituzioni politiche e della corrispondente responsabilità». Tra i punti nell’agenda fissata dai vescovi per una Italia che «torni a crescere», spazio anche al tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia e alla riforma fiscale nel senso di uno spostamento della pressione dal lavoro e dagli investimenti alle rendite, e di una valorizzazione del quoziente familiare.

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Mi viene da ridere a pensare che la motivazione per cui l'Unità d'Italia è avvenuta molto tardi ora la difenda. [SM=x44457]

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16/11/2010 09:50

Rimborsi tagliati ai partiti se il governatore va in deficit

ROMA
I lavori nel cantiere del federalismo proseguono più frenetici che mai. Con la crisi politica ormai ufficiale la Lega prova lo sprint finale sull'attuazione della delega. Lo dimostrano i passi avanti compiuti dal decreto su premi, sanzioni e meccanismi di governance che il Carroccio vuole portare in consiglio dei ministri la settimana prossima per il via libera preliminare, magari seguito a stretto giro dal dlgs sull'armonizzazione dei bilanci locali.
Il provvedimento in arrivo sancirà, da un lato, la rimozione dei governatori responsabili di default e il taglio dei rimborsi per le liste che li appoggiano; dall'altro, l'ineleggibilità dei sindaci e dei presidenti di provincia colpevoli di dissesto. Negli oltre 20 articoli che lo compongono ci sarà spazio anche per l'istituzione della commissione di coordinamento della finanza pubblica. Si tratta dell'organismo a cui il decreto sul fisco regionale – varato il 7 ottobre scorso e in attesa del parere della conferenza unificata, ndr – assegna il delicato compito di monitorare il livello della pressione fiscale tanto centrale quanto locale. La commissione emetterà degli atti di indirizzo sul modello delle authorities.
Sulle sanzioni si seguirà un doppio binario. Richiamando il procedimento previsto dall'articolo 126 della costituzione, il governo potrà chiedere al presidente della repubblica lo scioglimento del consiglio regionale e la rimozione del presidente in presenza di «gravi violazioni di legge». Tale sarà considerato infatti il ripetuto inadempimento dei piani di rientro sanitari abbinato al mantenimento per due esercizi dell'addizionale Irpef ai livelli massimi. Alla rimozione dovrebbe seguire una decurtazione nell'ordine del 30% dei rimborsi elettorali per la lista o la coalizione di riferimento. Non ci sarà invece l'ineleggibilità (e non ci sarebbe potuta essere vista la competenza esclusiva delle regioni sul proprio sistema elettorale) che sarà riservata ai primi cittadini e ai presidenti di provincia coinvolti in una dichiarazione di dissesto. La loro ineleggibilità sarà totale e potrà durare fino a dieci anni. Temi trattati anche nel corso del convegno su federalismo e costi standard che si è tenuto ieri a Milano e a cui è intervenuto il presidente della commissione tecnica paritetica Luca Antonini. Che li ha definiti «un punto di arrivo». «Dopo che ci siamo dotati di un sistema fiscale trasparente a livello locale e regionale e di una spesa trasparente con costi e fabbisogni standard – ha spiegato Antonini – non ci saranno più attenuanti per chi manderà in dissesto comuni o regioni».

Quanto ai meccanismi premiali si punterà a riconoscere a province e regioni una quota del gettito fiscale e contributivo che contribuiranno a scovare, sulla falsariga di quanto previsto per i comuni nel decreto attuativo sul fisco municipale. Che è stato approvato in via preliminare a palazzo Chigi il 4 agosto scorso e che oggi comincerà ufficialmente il suo iter in commissione bicamerale. Con un ufficio di presidenza ad hoc che fisserà l'iter e indicherà i relatori. Più vicino al traguardo infine è il decreto sui fabbisogni standard degli enti locali che stamattina sarà in pre-consiglio ed entro la settimana dovrebbe essere varato in via definitiva dal Cdm.

Meccanismi premiali
Il principale strumento incentivante contenuto nel dlgs in arrivo su premi, sanzioni e meccanismi di governance sarà l'attribuzione di una quota del gettito contributivo e fiscale recuperato con il contributo di regioni e province. Così come viene previsto per i comuni dal decreto sul fisco municipale
Altro strumento per premiare gli enti virtuosi sarà l'allentamento del patto di stabilità, magari nel solco avviato dal ddl di stabilità in discussione alla Camera

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17/12/2010 12:08

Federalismo, via libera delle Regioni arrivano i fondi per i trasporti locali

Accordo governatori-esecutivo

ROMA
Governo e Regioni ci hanno lavorato per mesi e alla fine l’intesa sul decreto che contiene i principi del federalismo fiscale regionale e provinciale e i costi standard per la sanità è arrivata. E con questa sono arrivati i soldi per finanziare il trasporto pubblico locale per il 2011, la fiscalizzazione dei trasferimenti relativi allo stesso trasporto dal 2012 e la revisione dei 4 miliardi e mezzo di tagli che aveva previsto la manovra di luglio nei confronti delle Regioni.

Una bella vittoria, dunque, per queste ultime, che hanno lavorato giorno e notte per ottenere dal governo risorse da mesi hanno definito necessarie, fondamentali, senza le quali i governatori hanno ribadito più e più volte di non riuscire a garantire i servizi fondamentali per i cittadini, dal trasporto agli incentivi alle imprese, passando per l’ambiente.

«Siamo solo all’inizio del percorso - ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine di riunioni che hanno avuto inizio stamane e si stanno concludendo solo ora - abbiamo evitato una situazione gravissima, in particolare sul trasporto pubblico locale. Dopo un lungo e difficile lavoro è stato fatto un passo avanti e abbiamo stretto l’intesa ma la strada sarà impegnativa e richiederà risposte concrete e puntuali».

«Dopo mesi di trattative - ha commentato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni - abbiamo finalmente superato il grave empasse che si era aperto fin dal mese di giugno tra lo Stato e le Regioni, causato dalla manovra finanziaria nazionale. Abbiamo fatto bene a tenere duro a non deflettere mai dalla difesa delle nostre ragioni e anche dalla volontà di dialogo e di raggiungere un accordo con il Governo. L’accordo - ha precisato - è stato raggiunto sulla base della proposta formulata 15 giorni fa da Regione Lombardia, nota anche come lodo Colozzi e questo ci ha permesso anche di raggiungere un’intesa sul federalismo fiscale». Naturalmente raggiante il governatore del Piemonte, Roberto Cota: «L’intesa appena raggiunta Š un fatto epocale, sono molto soddisfatto», e ha voluto dire un «sentito grazie al ministro Calderoli per il lavoro di paziente ricucitura che ha fatto».

«Abbiamo ottenuto quanto richiesto da sempre: il collegamento tra la manovra finanziaria e il federalismo fiscale e la garanzia delle risorse per il trasporto pubblico locale», ha commentato il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

«L’accordo sul trasporto pubblico locale, intervenuto tra il Governo e le Regioni, nell’ambito della più ampia intesa sul federalismo fiscale, è positivo e rispecchia il lavoro e l’attenzione che abbiamo riservato al settore», ha osservato il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli.

Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro per Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto: «dopo una giornata di incontri e di lavoro chiudiamo con piena soddisfazione: c’è il parere favorevole delle Regioni sul decreto sul federalismo fiscale ed è stata definita anche l’intesa sulla delibera Cipe che riguarda una bella fetta del Piano per il Mezzogiorno».

Su questo punto c’è però un commento negativo da parte del governatore della Basilicata Vito De Filippo: «Ancora una volta abbiamo verificato che fondi aggiuntivi per il Mezzogiorno non ve ne sono, con buona pace del tanto sbandierato Piano per il Sud utilizzato in queste ore dal Governo Berlusconi per accreditare una svolta che non c’è‚ nelle politiche in favore del Mezzogiorno».

Tra le altre cose, l’accordo siglato tra Governo e Regioni prevede che «per le esigenze di finanziamento del trasporto pubblico locale, il Governo si impegna ad assicurare, in aggiunta ai 425 milioni di euro previsti dalla legge di stabilità, ulteriori 75 milioni di euro per il 2011».

Sempre per il trasporto pubblico locale, il Governo si impegna, a fronte di un «completo adempimento da parte delle Regioni di quanto stabilito in materia di Fondo sociale europeo» a reintegrare i trasferimenti alle Regioni per un importo di 400 milioni di euro per il 2011. Inoltre, nei confronti delle Regioni che rispettano il Patto di stabilità, il governo si impegna a rivedere i tagli previsti per l’anno 2012 e a prevedere la fiscalizzazione dei trasferimenti per il trasporto pubblico locale dallo stesso anno.

Le Regioni si impegnano a mantenere l’accordo sulla Cassa integrazione straordinaria sulla parte di loro competenza, ad adottare ogni iniziativa per contrastare il fenomeno dei falsi invalidi e a partecipare alla lotta contro l’evasione fiscale.

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27/12/2010 11:01

"Federalismo, stangata per i comuni"

Lo studio del Pd sul nuovo fisco:
-445 milioni di euro per i servizi
ROMA

Comuni a rischio stangata con il nuovo fisco previsto nel federalismo fiscale. Secondo uno studio del Pd, messo a punto dal senatore Marco Stradiotto, infatti, i municipi, con il passaggio dai trasferimenti statali all’autonomia delle imposte perderebbero complessivamente 445 milioni di risorse l’anno da destinare ai servizi.

La proiezione è fatta utilizzando dati della Copaff, la commissione paritetica sul federalismo fiscale che lavora al ministero del Tesoro e dimostra che l’Aquila, ma anche Napoli come molti comuni del sud perderebbero consistenti fette di entrate (fino a oltre il 60%) con il nuovo fisco. Va meglio, invece ai municipi del nord o a quelli come Olbia con un alto tasso di seconde case avvantaggiati dalla base immobiliare delle nuove imposte.

STANGATA PER COMUNI,CON NUOVO FISCO
La perdita di risorse per i servizi per i capoluoghi di provincia è pari a 445.455.041 milioni di euro. Il dato emerge mettendo a confronto i trasferimenti relativi al 2010 e il totale del gettito dalle imposte devolute in base al decreto attuativo sul fisco comunale (tassa di registro e tasse ipotecarie, l’Irpef sul reddito da fabbricati e il presunto introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti). Tra i 92 comuni presi in esame 52 otterrebbero benefici dalla proposta di riforma e 40 ne verrebbero penalizzati.

A L’AQUILA E NAPOLI -60% RISORSE, SALASSO ANCHE A ROMA
Un taglio drastico delle risorse risulta per il comune dell’Aquila (-66%) che perde 26.294.732 milioni, seguito di poco da Napoli (-61%) che perde quasi 400 milioni (392.969.715), essendo però il comune che riceve i trasferimenti statali più alti rispetto a tutti gli altri capoluoghi italiani (668 euro per abitante di fronte a una media di 387 euro). Se il nuovo fisco previsto nel federalismo municipale andrà in vigore il capoluogo abruzzese incasserà 13.706.592 di euro di tasse a fronte di 40.001.324 di trasferimenti avuti nel 2010. Si tratta di -360 euro all’anno per abitante. I cittadini aquilani pagheranno, infatti 188 euro di Imu, mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro. Non va meglio a Napoli che con grazie all’autonomia impositiva incassa 252.054.150 euro, ma nel 2010 ha avuto trasferimenti per 645.023.865. E ancora Roma perde 129.540.902 euro (il 10% delle entrate).

A OLBIA +180% RISORSE,IMPERIA 122, BENEFICI AL NORD
Olbia, tra tasse di registro e ipotecarie, Irpef sul reddito da fabbricati e cedolare secca sugli affitti raggiungerebbe 25.212.732 di euro di entrate a fronte di trasferimenti che nel 2010 sono stati 8.988.534 con un saldo di più 180%. Va bene anche a Imperia che vede un gettito dalle tasse devolute per 18.047.194, segnando un più 122% rispetto ai trasferimenti che quest’anno sono stati 8.131.993 milioni. Bene anche Parma (+105%); Padova (+76%); Siena (+68%) e Trevi

Fonte

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27/12/2010 13:50

"Federalismo, stangata per i comuni"

Questo articolo andrebbe letto insieme ad un altro di Sergio Rizzo, che ho trovato oggi sul Corriere cartaceo ma non su quello on line.
Riportava il costo pro-capite delle strutture pubbliche e il costo pro-capite per il personale pubblico divisi per regione.
Molto interessante.

Astenersi dal leggere l'articolo lombardi e veneti con problemi di gastrite.

[SM=x44515]

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24/01/2011 11:29

Lega ladrona: regala l’Ici alla Chiesa e aumenta le tasse ad artigiani e commercianti

Nell’ultima bozza del federalismo salta lo sgravio sugli immobili per le piccole imprese. Invece è rimasta l’esenzione per il VaticanoCose che capitano sulla via del federalismo fiscale che salverà l’Italia grazie alla Lega Nord. piccoli artigiani e commercianti, scrive l’Unità in un articolo a firma Federica Fantozzi, con il federalismo si vedranno l’Imu (oggi Ici) maggiorata del30% se non addirittura raddoppiata mentre il Vaticano non pagherà nulla. Ecco la storia:

In origine gli immobili della chiesa avrebbero dovuto pagare l’imposta sugli immobili (a differenza di quanto avviene oggi), e gli artigiani invece avrebbero avuto uno «sconto» del 50% rispetto al livello della nuova aliquota. Livello che nel primo decreto si prospettava quasi doppio (così stimava la Corte dei Conti, il governo si è guardato bene dall’indicare una nuova aliquota) rispetto a quello attuale, mentre oggi si stima un 30% in più, conunpassaggio dal 6 per mille attuale a quasi l’8 per mille. Insomma, per i piccoli imprenditorinon sarebbe mutato molto grazie allo sgravio. Se non fosse che si dovevano accontentare le gerarchie. Così, via l’Imu alla Chiesa, e via lo sconto agli artigiani.

Oggi sul federalismo c’è un incontro tra Anci e governo, dopo il rischio rottura delle settimane scorse:

Non sarà questo comunque il tema dominante alla riunione fissata per oggi al ministero dell’Economia tra l’Anci e il governo.Un incontro decisivo, da cui la Lega punta ad ottenere il placet dei sindaci per avviare lo sprint finale del provvedimento, che ha ottenuto una mini-proroga di una settimana. Sul tavolo comparirà in primo luogo l’allentamento del patto di stabilità. Una richiesta pressante, che parte proprio dai Comuni più virtuosi, che oggi si ritrovano con i rubinetti chiusi per via di un gioco perverso di vincoli e sanzioni. Al secondo posto sarà la richiesta dello sblocco delle addizionali Irpef, su cui Calderoli ha già annunciato un imminente decreto. L’impossibilità di utilizzare questa leva ha costretto le amministrazioni ad agire sulle tariffe. Ma questa strada finisce per essere la più ingiusta, visto che non è progressiva. La strada dell’addizionale, tuttavia, complica le cose, visto che l’ operazione federalista è legata al vincolo di invarianza di pressione fiscale richiamato espressamente nella delega.

Infine, c’è il problema della tassa di soggiorno, che rischia di deprimere il turismo:

Altra richiesta dei sindaci è l’estensione a tappeto della tassa di soggiorno. L’ultima versione del decreto la attribuisce soltanto ai Comuni capoluogo. Suquesto punto, tuttavia, il dibattito è aperto anche all’interno dell’Anci, dove il nuovo prelievo non trova tutti sostenitori. Si capirà soltanto stasera se il termine del 2 febbraio sarà rispettato. Dopo i Comuni, Calderoli vedrà nel pomeriggio il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia. Sempre oggi scade anche il termine per gli emendamenti al decreto. Prima dell’ultimo round è partito l’appello della Lega al Pd. «Il dialogo prosegua – ha detto Marco Reguzzoni – senza farsi influenzare dal gossip, cioè dal Rubygate». Ma per il Pd quel testo va profondamente modificato: non è detto che basti una settimana.

Fonte

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03/02/2011 14:53

Anci, aumento tasse: IMU, Irpef, cedolare secca...
In Bicamerale finisce in parità
respinto il parere sul decreto

Il decreto sul federalismo municipale ottiene 15 voti a favore e 15 contrari. Il Pdl: "Noi andiamo avanti comunque". Il Pd: "Bocciatura doppia, il governo ne tragga le conseguenze". Ma la vera incognita è l'atteggiamento della Lega dopo gli ultimatum dei giorni scorsi

ROMA - E' finita 15 pari la votazione nella cosiddetta "bicameralina" sul federalismo municipale. Nonostante i tentativi del governo, che ha cercato di scongiurare fino all'ultimo momento questo risultato modificando il testo più volte, il risultato finale è che il parere formulato dal relatore è sostanzialmente respinto.

Un ultimo tentativo di salvare il decreto lo aveva fatto a pochi minuti dal voto la Lega, chiedendo di procedere per parti separate, ma il tentativo è stato bocciato dalle opposizioni. Per evitare il blitz, infatti, Massimo Barbolini e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta.

Le interpretazioni sul valore del pronunciamento della commissione sono però divergenti. "E' solo un parere consultivo, il governo può tranquillamente andare avanti con il decreto sul federalismo", sostiene il vicepresidente della Camera Antonio Leone (Pdl). "Niente elezioni, andiamo avanti con il decreto" ha rincarato il presidente della Bicamerale Enrico La Loggia.

Di segno opposto il giudizio del Pd. "Si tratta di una doppia bocciatura, sia di natura politica che nel merito del provvedimento. Il centrodestra e il governo traggano le conseguenze", ha commentato Davide Zoggia, responsabile Enti locali dei democratici. "Il governo prenda atto che non ha la maggioranza per approvare il federalismo. Ora apra la crisi", ha insistito l'altro pd Francesco Boccia. "Vediamo che fa il governo di fronte a questa bocciatura, per noi dovrebbe ritirarsi", ha aggiunto il capogruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario.

"No comment" dopo il voto invece da parte del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Subito dopo il pronunciamento il responsabile di Via XX Settembre si è recato a un vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli insieme a Silvio Berlusconi e allo stato maggiore della Lega. Stando ad indiscrezioni, anche il Carroccio sarebbe d'accordo nell'andare avanti in aula malgrado la bocciatura della commissione.

Ancora ieri sera Umberto Bossi giurava però che un pareggio non sarebbe bastato a scongiurare l'interruzione anticipata della legislatura e il ricorso alle urne. Stamane il ministro delle riforme si era trincerato invece dietro ad un "Vediamo, vediamo", in attesa di vedere gli effetti pratici del suo incontro di qualche ora prima con Gianfranco Fini.

La vittoria a maggioranza, infatti, era legata all'atteggiamento di un senatore di Fli, Mario Baldassarri. Il quale, iniziata la riunione, ha gelato i presenti, sillabando: "La mia valutazione del provvedimento non può essere positiva".

Eppure la giornata si era aperta con una buona notizia per la coalizione di governo: al Senato la Commissione Bilancio aveva approvato con 14 voti favorevoli e 11 contrari un parere favorevole con osservazioni sullo schema di decreto legislativo per il federalismo municipale. La senatrice Thaler Ausserhofer (Svp)aveva votato a favore con la maggioranza, il senatore Candido De Angelis (Fli) contro.

Al di là delle schermaglie polemiche, il voto di oggi sembra avere un significato molto chiaro. Secondo l'articolo 7 del regolamento della Commissione, il decreto si intende respinto, almeno in commissione: "Le deliberazioni della commissioni sono adottate a maggioranza dei presenti, considerando presenti coloro che esprimono voto favorevole o contrario. In caso di parità di voti, la proposta si intende respinta".

Fonte: Repubblica

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03/02/2011 14:57

Ed ora tutti guardano a Bossi: nei giorni scorsi aveva detto che se non fosse passato al voto odierno inevitabile sarebbe stato ricorrere alle urne anticipate, stamane invece, pur in previsione del 15 a 15 che c' è stato, il leader della Lega Nord ha frenato sul voto anticipato.

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03/02/2011 15:15

Federalismo, al via Commissione
Baldassarri (Fli) vota contro. Leone (Pdl), andare avanti.
Vertice Lega, Tremonti, La Loggia


ROMA - E' 15-15 il risultato del voto sul federalismo municipale in esame alla Bicamerale nella commissione per l'attuazione del Federalismo. Il parere è stato respinto con il voto compatto delle opposizioni: Terzo Polo, Pd e Idv hanno votato no raggiungendo quota 15, la stessa della maggioranza con i voti di Pdl, Lega e della senatrice Svp Helga Thaler. Alla votazione ha partecipato anche il presidente della Commissione Enrico La Loggia.

La Lega ha tentato di votare per parti separate i pareri al provvedimento: il tentativo è stato tuttavia bocciato dalle opposizione. Per evitare il blitz, infatti, Massimo Barbolini e Felice Belisario (Idv) hanno ritirato le loro relazioni e quindi la Lega ha ritirato la propria proposta.

PD: DOPPIA BOCCIATURA,GOVERNO TRAGGA CONSEGUENZE - "Si tratta di una doppia bocciatura, sia di natura politica che nel merito del provvedimento. Il centrodestra e il governo traggano le conseguenze". Così Davide Zoggia, responsabile Enti locali del Pd, ha commentato la bocciatura del decreto sul federalismo municipale.

LEONE (PDL), SI PUO' ANDARE AVANTI - "E' solo un parere consultivo. Si può andare avanti". Così Antonio Leone, parlamentare del Pdl, lasciando palazzo San Macuto, commenta l'esito del voto della Bicamerale sul federalismo.

DOPO VOTO RIUNIONE LEGA-TREMONTI-LA LOGGIA - Dopo l'esito del voto sul decreto del federalismo fiscale sul fisco municipale gli esponenti della Lega presenti in Commissione stanno facendo il punto con il presidente Enrico La Loggia. Alla riunione sono presenti il leader della Lega Bossi e i ministri Calderoli e Tremonti e altri esponenti del Pdl e Lega presenti in commissione.

TAMBURINI,CEDOLARE SECCA CREA ASIMMETRIE MERCATO - L'introduzione della cedolare secca sugli affitti, prevista dal federalismo municipale, "é un provvedimento che ancora una volta va a creare figli e figliastri, o comunque asimmetrie del mercato, che a loro volta creano distorsioni nell'allocazione delle risorse". E' quanto ha spiegato il presidente di Federimmobiliare, Gualtiero Tamburini, a margine del convegno "La manovra finanziaria in tema di catasto e pubblicità immobiliare", organizzato dall'Agenzia del Territorio e da Arel (Associazione Real Estate Ladies). La cedolare secca "dovrebbe riguardare tutti i redditi prodotti da investimenti immobiliari, non solo quelli da locazione di abitazione", ha aggiunto Tamburini, convinto che non si tratti "di un'operazione strutturale". Per esserlo, dovrebbe infatti riguardare "tutti i redditi prodotti da immobili". In merito ad un'eventuale introduzione di un'imposta patrimoniale, secondo Tamburini, "avrebbe ricadute molto negative dal punto di vista psicologico, sulle aspettative di investimento". Per recuperare risorse "mi sembrerebbe meglio accelerare le dismissioni di aziende pubbliche", piuttosto che ricorrere all'imposizione fiscale.

BALDASSARRI, MIA VALUTAZIONE NON POSITIVA - Mario Baldassarri, membro di Fli in commissione bicamerale sul federalismo, non ha sciolto i dubbi sul suo orientamento di voto. In sede di dichiarazione di voto ha infatti detto che "la mia valutazione non può essere positiva", lasciando così aperte le strade sia dell'astensione che del voto contrario al testo.
Al termine del suo intervento Baldassarri ha sottolineato come anche se durante il dibattito in commissione si sia dimostrato che è possibile trovare delle convergenze e lavorare insieme per una riforma strutturale e che duri nel tempo, il provvedimento attualmente comporta "meno autonomia per i Comuni e il rischio di un aumento della pressione fiscale". Per questo, ha evidenziato, "con profondo rammarico la mia valutazione sull'attuale testo del provvedimento non può essere positiva". Un giudizio che, di fatto, però lascia aperta anche la possibilità che il senatore si astenga anche se il suo giudizio sembrerebbe propendere per il no. Nel caso il senatore opti per l'astensione il provvedimento, a conti fatti, verrebbe approvato con 15 voti a favore e 14 contrari, mentre nel caso voti contro verrebbe respinto con un 15 a 15.

INCONTRO FINI-BOSSI STAMATTINA ALLA CAMERA - Si è tenuto questa mattina, a quanto si apprende, un incontro alla Camera tra il leader della Lega, Umberto Bossi, e il presidente Gianfranco Fini. Bossi si è recato di buon mattino a Montecitorio per il colloquio che ha riguardato, tra l'altro, il federalismo fiscale.

Fonte: ANSA

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03/02/2011 15:46

Re:
binariomorto, 03/02/2011 14.57:

Ed ora tutti guardano a Bossi: nei giorni scorsi aveva detto che se non fosse passato al voto odierno inevitabile sarebbe stato ricorrere alle urne anticipate, stamane invece, pur in previsione del 15 a 15 che c' è stato, il leader della Lega Nord ha frenato sul voto anticipato.




Bossi si contraddice? Strano! [SM=x44452]


# La Fininvest è espressione di una esasperazione dittatoriale che trova le sue matrici in Craxi e nella P2.[Corriere della sera, 15 settembre 1995,]

# [Riferendosi a Silvio Berlusconi] Dovrai scappare dal Nord di notte con tua moglie e i tuoi figli e le valigie. Hanno capito che tu sei mafioso.[Corriere della sera, 15 settembre 1995,]

# Quell'uomo [Silvio Berlusconi] ha fatto tanti imbrogli nella sua vita. Oggi è solo il servo di quel fascista di Fini. Parlare di costituente era un modo per "toccare" la Lega. Noi siamo come Gesù Cristo, guariamo i malati e gli storpi. Berlusconi sa che chi tocca la Lega guarisce e spera di dare di sé l'immagine del guaritore. Berlusconi e Fini sono i figli del dio degenere della restaurazione, questo dio si chiama maggioritario e oggi puntano sul maggioritario e sul presidenzialismo per mettere una pietra tombale sul cambiamento. (La Repubblica, 15 febbraio 1996)

Bisogna che si mettano in testa tutti, anche il Berlusconi-Berluskàz, che con i bergamaschi ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto, che sarei arrivato fino in fondo, per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa cambiare strada... Berlusconi deve sapere che c'è gente che ne ha piene le tasche e che è pronta a far il culo anche a lui.
( la Repubblica, 21 settembre 2007)

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Grazie all'umorismo si può sdrammatizzare ogni cosa.
Voi direte che non è vero, su certe cose non si può ridere... per esempio lo stupro.
Ah no? Allora sentite qua: immaginate Stanlio che stupra Ollio! (Daniele Luttazzi)

Qui non si fanno distinzioni razziali.
Qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!
(Full Metal Jacket-Sergente Hartman)

KEINE GEGESTAENDE AUS DEM FENSTER WERFEN
IS DIE BENUTZUNG DES ABORTES NICHT GESTATTET



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03/02/2011 15:52

ovviamente il senatur fara' marcia indietro .. [SM=g1700002] .. anche se il piu' grande tra i " detti e contraddetti " rimane gianfranco fini quando disse " giuro che con bossi non prendero' mai neanche piu' un caffe' " .. [SM=g1700002]
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Vincitore iperPronostici:
Mondiali 2014
03/02/2011 16:40

E' dura lasciare la poltrona [SM=x44458]

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^_^ ASKYLINO ^_^







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03/02/2011 19:29

Mi sa che sotto sotto Bossi è contento di questo impasse.

Ormai sono lustri che raccoglie voti e consensi sventolando la bandiera del federalismo, ma sa che è forse meglio che non arrivi mai, è meglio che il cane non raggiunga mai la lepre di pezza, se la raggiungesse smetterebbe di correre e si accorgerebbe che è finta.

Se un giorno si realizzerà il federalismo, molti tra quelli che speravano in una riduzione di tasse e miglioramento dei servizi potrebbero restare delusi assai, e privato di un obbiettivo ormai raggiunto e rivelatosi meno bello di quello che sembrava visto da lontano, che scopo avrebbe più la Lega? quale altro piffero potrebbe suonare per raccattare voti?

Ormai sono 15 anni che ci campa con questo miraggio, guai arrivare all'oasi e scoprire che il pozzo è secco.
Meglio un federalismo sempre un pò più in là, sempre mai raggiunto per colpa degli altri..
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04/02/2011 00:27

Il consiglio dei ministri riunito in serata in seduta straordinaria ha rimesso le cose a posto.
Federalismo municipale votato in barba a quanto deciso dalla commissione bicamerale.

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04/02/2011 00:46

Stop in Commissione. Premier ai suoi:
'Avanti'. Bossi: 'Voto? Non penso'

Bersani: 'Colpo di mano inaudito'. Bossi: 'Manteniamo le promesse'.
Berlusconi: 'Patto con Lega è saldo'. Ora decide il Colle


Dopo la parità che in Bicameralina ha bloccato il provvedimento sul fisco municipale, il governo riunisce un Cdm straordinario e vara lo stesso il decreto. Il provvedimento andrà al Quirinale. Capotosti: schiaffo a parlamento, Napolitano potrebbe non firmarlo. Bossi: Lega mantiene promesse. Opposizioni: governo espropria parlamento.

OK DEFINITIVO CDM A DECRETO CON NOVITA' BICAMERALE.
ORA COLLE DOVRA' EMANARLO, POI IN GAZZETTA UFFICIALE
- Via libera definitivo del Consiglio dei ministri al decreto del federalismo fiscale sul fisco comunale. Il testo approvato è quello contenete le modifiche discusse in questi mesi dalla commissione bicamerale e che ha avuto l'ok dell'Anci nonostante il voto di oggi dell'organismo presieduto da La Loggia che ha respinto il parere sul testo, contenente quelle nuove misure, con un 15 a 15. La maggioranza sottolinea, infatti, come il no implichi una non espressione del parere da parte della commissione, mentre il Parlamento si è pronunciato comunque su un testo contenente le nuove misure rispetto a quello emanato il 4 agosto con il parere favorevole espresso dalla commissione Bilancio del Senato questa mattina prima del voto della bicamerale e "in esito alle votazioni conclusesi nella seduta pomeridiana del 2 febbraio 2011". Il testo dovrà ora essere emanato dal Quirinale e poi potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

BERSANI, DA CDM COLPO DI MANO INAUDITO - "Un inaudito schiaffo al Parlamento, una lesione senza precedenti delle prerogative delle commissioni parlamentari fissate per legge. Un vero atto di arroganza. Il governo Berlusconi-Bossi, dopo tanta propaganda, finisce per approvare con un colpo di mano il federalismo delle tasse". Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, attacca l'approvazione in Consiglio dei Ministri del decreto sul federalismo municipale.

LEGA, RISULTATO CHE PAESE ASPETTAVA - "L'adozione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto sul Federalismo municipale è un atto dovuto nel rispetto delle prerogative del Parlamento. Infatti la legge 42 dà il compito al governo di emanare il decreto visto che la V commissione Bilancio del Senato ha espresso un parere favorevole. Il pareggio che si è realizzato in Commissione Bicamerale ha determinato la non espressione del parere da parte della Commissione stessa". Lo dichiarano in una nota congiunta il capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni e quello del Senato, Federico Bricolo. "Abbiamo aspettato - specificano i due presidenti - con numerosi rinvii e abbiamo accolto numerosissimi emendamenti parlamentari e tutte le richieste dell'Anci. Ô pertanto doveroso che il governo abbia proceduto lungo le linee che la legge delega gli ha affidato, approvando un decreto che ha recepito completamente il parere della V Commissione Senato".

UDC, DA GOVERNO ATTO VOLGARE E VIOLENTO - "Un atto volgare e violento, adottato nella più assoluta illegalità costituzionale, che apre un ulteriore conflitto istituzionale, questa volta tra Governo e Parlamento". Lo dichiarano in una nota congiunta il presidente dei senatori Udc, Gianpiero D'Alia, e il vice presidente dei deputati Udc, Gian Luca Galletti. "Il Governo - sottolineano gli esponenti centristi - ha ricevuto una delega dal Parlamento, che avrebbe dovuto esercitare nel rispetto delle indicazioni del legislatore e della Commissione bicamerale appositamente istituita. L'Esecutivo - proseguono i due esponenti Udc - l'ha violata in maniera autoritaria e antidemocratica per un mero calcolo politico e per garantirsi una triste sopravvivenza. A questo punto, la Commissione bicamerale è inutile e ancor di più il suo presidente, che non ne difende le prerogative istituzionali. Se avesse un minimo di dignità e rispetto per le istituzioni, La Loggia dovrebbe dimettersi".

BERLUSCONI AI SUOI: AVANTI, PATTO LEGA SALDO - Il patto con la Lega è saldo. Il governo va avanti. Lo ha ribadito il premier Silvio Berlusconi, secondo quanto riferito da alcuni presenti, nel corso del vertice di maggioranza a palazzo Grazioli.

Fonte: ANSA

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Re:
fabius039, 03/02/2011 19.29:

Mi sa che sotto sotto Bossi è contento di questo impasse.

Ormai sono lustri che raccoglie voti e consensi sventolando la bandiera del federalismo, ma sa che è forse meglio che non arrivi mai, è meglio che il cane non raggiunga mai la lepre di pezza, se la raggiungesse smetterebbe di correre e si accorgerebbe che è finta.

Se un giorno si realizzerà il federalismo, molti tra quelli che speravano in una riduzione di tasse e miglioramento dei servizi potrebbero restare delusi assai, e privato di un obbiettivo ormai raggiunto e rivelatosi meno bello di quello che sembrava visto da lontano, che scopo avrebbe più la Lega? quale altro piffero potrebbe suonare per raccattare voti?

Ormai sono 15 anni che ci campa con questo miraggio, guai arrivare all'oasi e scoprire che il pozzo è secco.
Meglio un federalismo sempre un pò più in là, sempre mai raggiunto per colpa degli altri..



[SM=x44462]

Fonte: ANCI
Federalismo municipale - Sole24Ore: "cosa cambia con IMU e cedolare secca per i privati"

[28-01-2011]


Risparmi per i proprietari di immobili, e qualche rischio in più per le imprese. Sono questi i due principali effetti sulle tasche dei contribuenti che potrebbero generarsi dall’approvazione definitiva dell’attuale testo sul federalismo municipale.
Il Sole24Ore ha infatti oggi calcolato le stime di Imu e cedolare secca, così come stabilite oggi, su famiglie e imprenditori. Le imprese si lamentano perché “nella nuova versione del decreto l’obbligo di dimezzare l’Imu per gli immobili produttivi si è trasformato in un facoltà per i Comuni”, afferma il presidente di Rete Imprese Italia, Giorgio Guerrini. Infatti l’eventuale applicazione dell’Ici sugli immobili delle imprese al 7,6%, come stabilito dall’ultima bozza di decreto, corrisponderebbe ad un’aliquota più elevata rispetto a quella pagata attualmente.

Per i proprietari privati di immobili, invece, il risparmio è garantito.
Secondo il Sole per un bilocale tenuto sfitto in una grande città, per esempio, il risparmio fiscale con l’applicazione dell’Imu va da 138 a 312 euro all’anno, a seconda dello scaglione di reddito in cui rientra il proprietario. Se la stessa casa viene data in affitto, scattano il dimezzamento dell’Imu e, forse già da quest’anno, la cedolare secca. Risulta così che con un canone di 800 euro al mese, con la cedolare al 21%, il proprietario risparmia da 162 a 1.794 euro all’anno. I risparmi crescono proporzionalmente al reddito del proprietario. E sono assicurati anche se si considerano altri tipi di alloggio. Per un trilocale al mare in una zona di pregio, affittato a 15.500 euro l’anno, per esempio, il risparmio fiscale va da 285 a 2920 euro.
Se anche si portasse l’Imu al livello massimo consentito, cioè fino al 10,6 per mille, i più ricchi continuerebbero a risparmiare, e a perderci un po’ sarebbero le prime fasce di reddito. (mv)




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