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La casa a Montecarlo di Fini e Villa San Martino (casa Berlusconi).

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 02:04
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06/08/2010 00:03

Reciproche accuse
Fini e la casa a Montecarlo, la Procura apre un fascicolo


Per la casa di Montecarlo di Gianfranco Fini la procura di Roma ha aperto un fascicolo, per ora contro ignoti. Le ipotesi di reato per quella che ora è la dimora del “cognato” del presidente della Camera, Giancarlo Tulliani, sono appropriazione indebita e truffa aggravata.
Secondo quanto scrive il quotidiano “Il Giornale” per la casa monegasca “lasciata in eredità ad An e a Gianfranco Fini da Anna Maria Colleoni”, la questione è arrivata ai magistrati grazie alla denuncia di due uomini della Destra di Francesco Storace: Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte.


La questione ruoterebbe intorno alla motivazioni della Colleoni che “prima di morire, aveva infatti deciso di far testamento a favore di Alleanza nazionale nella persona del suo presidente Fini per una scelta di passione ideale, ma in molti – tra cui i due autori della denuncia – hanno trovato che l’impiego che il partito ha fatto di quei beni, a cominciare dalla casa monegasca, svenduta a una società off-shore per una frazione del suo valore, non soddisfino il fine a cui la Colleoni avrebbe inteso vincolare il «dono»”.
Oltre al passaggio nel dossier della casa a Montecarlo c’è da capire anche il ruolo di James Walfenzao: fu lui infatti a firmare il contratto di acquisto della casa da An. L’uomo, scrive il Giornale, sarebbe legato ad Alleanza nazionale “per il tramite dell’Atlantis World Group dell’italiano Francesco Corallo (figlio di Gaetano, già coinvolto in indagini legate ai casinò e ad affari con soggetti vicini al boss catanese Nitto Santapaola)”.
In uno dei ristoranti del casinò Atlantis World di Saint Maarten fece comparsa Gianfranco Fini. Era il 2004 e con lui c’era Amedeo Laboccetta, ex rappresentante della Atlantis World Group per l’Italia e “amico di Corallo”.
Proprio lì vicino, nell’isola di Saint Lucia Printemps e Timara hanno le loro sedi: è un caso che siano le società che poi acquisteranno da Alleanza nazionale la casa “incriminata” per poi affittarla al fratello della compagna di Fini.
Per 7 anni per la casa non viene mostrato particolare interesse. Poi nel 2008, scrive il quotidiano di Feltri, “An la cede per appena 300mila euro a una società creata presumibilmente ad hoc un mesetto prima, la Printemps, il cui amministratore è appunto James Walfenzao. E la Printemps la rivende, tre mesi dopo, con 30mila euro di plusvalenza a una società gemella (stesso capitale sociale, stessa sede sull’isola caraibica di Saint Lucia), la Timara”.

Fonte: blitzquotidiano

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06/08/2010 00:09

Casa An: procura Roma apre indagini. Fini, ben vengano

Casini parla di "squadrismo intimidatorio" contro il presidente della Camera


ROMA - Finisce in tribunale la vicenda dell'appartamento monegasco donato ad An e ora abitato dal cognato di Gianfranco Fini. Questa volta, però, le smentite delle parti in causa, con tanto di richieste di rettifica e risarcimento danni, non c'entrano nulla: la Procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti, ipotizzando i reati di truffa aggravata e appropriazione indebita. Una vicenda che potrebbe allargarsi all'intero patrimonio della 'defunta' Alleanza Nazionale. "Ben vengano le indagini", commenta il presidente della Camera. Tirato per la giacca niente meno che da Berlusconi, che alla cena con i deputati della scorsa notte lo ha invitato a rendere conto delle notizie "poco chiare" su di lui, la terza carica dello Stato rilascia la sua prima dichiarazione sulla faccenda. Poche righe, scritte nero su bianco, in cui prende atto del lavoro della magistratura, "anche se - osserva - la denunzia proviene da avversari politici".

E' stata infatti la querela di Marco Di Andrea e Roberto Buonasorte, militanti della Destra di Francesco Storace, a spingere il procuratore aggiunto Pier Filippo Lariani ad avviare il procedimento. Un "atto dovuto", viene sottolineato a Piazzale Clodio, per fare chiarezza su una storia che sta alimentando anche il dibattito politico di questi giorni. Se per il capogruppo dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, "Fini deve dare spiegazioni come tutti", il leader Udc Pier Ferdinando Casini parla di "squadrismo intimidatorio", mentre il presidente dei Liberal del Pd, Enzo Bianco, nota la "singolare coincidenza tra il manifestarsi di una posizione politica dirompente e gli attacchi personali".

Con tanto di "intimidazioni - prosegue Bianco - e fuoco di sbarramento di 'giornali amici'". Parlano di "strumentalizzazione politica" anche gli avvocati di Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, la compagna di Fini, che smentiscono il coinvolgimento dell'uomo in società che lavorano per la Rai come invece scrive oggi Libero. E mentre lady Fini deve difendersi dagli attacchi del suo ex, l'estroso imprenditore Luciano Gaucci che vuole indietro i suoi ricchi regali, gli eredi della contessa Anna Maria Colleoni, la nobildonna che lasciò l'appartamento di Montecarlo in eredità ad An, stanno pensando di impugnare il testamento. Il caso, insomma, si allarga a macchia d'olio.

E rischia di estendersi a tutto il patrimonio di An, con la guerra tra i finiani e gli ex compagni di partito ora nel Pdl sullo sfondo. Immobili e denaro finiti nelle casse del partito che non c'é più per mantenere "la buona causa", osserva l'ex colonnello di An Altero Matteoli, non possono infatti finire nelle mani di Fini "solo perché era il segretario del partito". E ora il tesoro, alcune centinaia di milioni di euro, sarà passato al vaglio di una società di revisione in attesa che la separazione sia totale.

Fonte: ANSA

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09/08/2010 12:44

Casa Montecarlo, Fini: "Nulla da temere
Ossessiva campagna berlusconiana"

L'affondo del presidente della Camera: "Si rassegni chi spera che io faccia un passo indietro sulla legalità e la trasparenza". "Sorpresa e disappunto quando ho saputo che era occupata da Tulliani". La Russa: "Seguo la vicenda con tristezza"

ROMA - Nulla da nascondere nè da temere per la vicenda monegasca. Piena fiducia nella magistratura e un duro attacco a chi spera di metterlo alle corde sul tema della legalità e della trasparenza. Sono i punti fondamentali della nota di Gianfranco Fini sulla vicenda della compravendita dell'appartamento di An a Montecarlo. E, nel primo intervento del presidente della Camera sull'argomento, non mancano anche le allusioni al presidente del Consiglio, alla "campagna ossessiva dei giornali berlusconiani" e all'abitudine di strillare "contro i giudici comunisti". Quanto a uno dei punti più controversi della vicenda, la presenza nell'appartamento del fratello della compagna di Fini, Elisabetta Tulliani, il presidente della Camera dichiara di averlo appreso con "sorpresa e disappunto".

Niente da nascondere. "In quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia", scrive Fini, "e non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca". "Pertanto", continua il presidente della Camera "chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità' nella politica è meglio che si rassegni".

Avanti sulla legalità e fiducia nei magistrati. "Un'inchiesta della Magistratura", continua la lunga nota del Presidente della Camera, "accerterà se sulla vicenda della casa a Montecarlo sono state commesse irregolarità' o violazioni di legge. E' la ragione per cui mi sono fino ad oggi limitato ad affermare 'Ben vengano le indagini'. A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti...". Un'allusione neanche troppo velata al presidente del Consiglio.

Ossessiva campagna giornali berlusconiani. Non è l'unico passaggio dedicato al premier. "Secondo molti la rilevanza che il caso ha assunto dovrebbe spingermi a chiarire rapidamente, senza attendere interrogatori e rogatorie internazionali, alcuni punti non facilmente comprensibili per l'opinione pubblica", prosegue Fini, "Premesso che il caso è diventato tale per l'ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di A.N., sento comunque il dovere di fare chiarezza per ciò di cui sono a conoscenza".

Sorpresa per locazione fratello Tulliani. Sorpresa e disappunto. Sono questi, infine, gli stati d'animo con il quale il presidente della Camera racconta di aver appreso la presenza nella casa di Montecarlo del fratello della sua compagna. E' il passo conclusivo della la nota con la quale Fini ricostruisce la vicenda. "La vendita dell'appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della società' acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla", scrive Fini, "Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite".

Bonaiuti: Nessun commento da Berlusconi - "Il Presidente Berlusconi non ha fatto nè farà alcun commento in merito alla vicenda del Presidente della Camera Fini. Qualunque dichiarazione gli venga attribuita dai resoconti delle agenzie di stampa o dagli articoli dei quotidiani, sarà perciò falsa, frutto di pura fantasia, e come tale smentita". Lo afferma il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti

La reazione di La Russa. Non si è fatta attendere la reazione del ministro della Difesa, che giorni fa era stato chiamato in causa come una delle persone a conoscenza dei fatti: "Non ho mai commentato le notizie su questa inchiesta e non commento oggi le dichiarazioni di Fini", dice La Russa. Poi l'affondo: "Seguo però questa vicenda con attenzione e tanta tristezza. Inoltre dalla dichiarazione di Fini si evince chiaramente che fu lui ad autorizzare Pontone. Ora Raisi è servito, lui che ieri aveva detto che io dovevo sapere qualcosa".

Santanché : "Si dimetta". "Non solo non fa chiarezza ma dimostra il rifiuto del presidente Fini a dire agli italiani la verità fino in fondo, cosa non ammissibile per la terza carica dello Stato. A questo punto, le sue dimissioni non sono solo auspicabili, ma diventano indispensabili". Lo afferma Daniela Santanchè, sottosegretario al ministero dell'Attuazione del programma di governo.

Fonte: Repubblica

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09/08/2010 12:46

Casa Montecarlo, la nota di Fini

Ecco la difesa del presidente della Camera


ROMA - "Un'inchiesta della Magistratura accerterà se sulla vicenda della casa a Montecarlo sono state commesse irregolarita" o violazioni di legge. E' la ragione per cui mi sono fino ad oggi limitato ad affermare 'Ben vengano le indagini'. A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti...".

"Secondo molti la rilevanza che il caso ha assunto dovrebbe spingermi a chiarire rapidamente, senza attendere interrogatori e rogatorie internazionali, alcuni punti non facilmente comprensibili per l'opinione pubblica. Premesso che il caso è diventato tale per l'ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani, che fingono di ignorare che la vicenda non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredità a favore di A.N., sento comunque il dovere di fare chiarezza per ciò di cui sono a conoscenza".

"1) L'appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato, quando venne in possesso di A.N., circa quattrocentocinquanta milioni di lire e per tale valore fu regolarmente iscritto a bilancio. La stima fu fatta dalla società che amministra il condominio ed è stata spontaneamente esibita agli inquirenti insieme con gli altri documenti richiesti".

"2) Chi ebbe modo di visitare l'appartamento, l'On. Lamorte e la Sig.ra Marino, mia segretaria particolare, riferirono che esso era in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione".

"3) Non corrisponde al vero che siano state avanzate a me o, per quel che mi risulta, all'amministratore Sen Pontone o ad altri proposte formali di acquisto".

"4) Nel 2008 il Sig. Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l'appartamento, notoriamente abbandonato da anni".

"5) Verificato dagli Uffici di A.N. che l'offerta di acquisto era superiore al valore stimato (trecentomila Euro a fronte di quattrocentocinquanta milioni di lire) e in ragione del fatto che il bene rappresentava unicamente un onere per A.N. (spese di condominio ed altro), autorizzai il Sen. Pontone alla vendita come accaduto altre volte in casi analoghi".

"6) Solo per restare nell'ambito dell'eredità Colleoni, alcuni terreni a Monterotondo, un appartamento ad Ostia ed uno in Viale Somalia a Roma furono venduti in tempi diversi con le medesime modalità. In nessuna occasione, a partire dalle assemblee nazionali convocate secondo statuto per l'approvazione dei bilanci, alcun dirigente di A.N. contestò o sollevò perplessità sulle avvenute vendite essendo evidente che la "giusta battaglia" cui faceva riferimento il testamento consisteva nel rafforzamento del partito anche attraverso nuovi introiti finanziari e non certo attraverso l'utilizzo di terreni o appartamenti (specie se all'estero) non necessari all'attività politica".

"7) La vendita dell'appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al Notaio Aureglia Caruso e sulla natura giudica della societa" acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla".

"8) Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento. La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite. Questo è tutto. Una sola considerazione finale: in quasi trenta anni di impegno parlamentare non ho mai avuto problemi di sorta con la giustizia e non ho assolutamente niente da nascondere nè tantomeno da temere per la vicenda monegasca. Pertanto, chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalità nella politica è meglio che si rassegni...".

Fonte: Repubblica

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09/08/2010 12:50

Casa ex An a Montecarlo,
Fini: nulla da nascondere

Capezzone: ''non e' piu' super partes''


ROMA - ''Se Gianfranco Fini vuole compiere un atto di dignità e non di viltà politica, deve rassegnare le dimissioni da Presidente della Camera. Le sue dimissioni sono ormai inevitabili per due ragioni. Primo: è ormai un caso pubblico, per milioni di cittadini, la scarsa trasparenza della situazione relativa alla casa monegasca, e quelle fornite ieri da Fini sono delle 'non spiegazioni' ". Lo afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl. ''Per altri - prosegue - in circostanze meno gravi, i finiani hanno reclamato dimissioni immediate: noi siamo garantisti, ma ora sta a loro mostrare coerenza rispetto alle loro stesse richieste di poche settimane fa. Secondo: Fini non è più super partes, e da tempo, nella sua funzione di terza carica dello Stato. E' inaccettabile - aggiunge ancora - che Fini intervenga quotidianamente nel dibattito politico, per dividere anziché per unire, trasformando una funzione di garanzia in un ruolo di capo fazione che organizza la sua corrente e trama contro il Governo e la maggioranza scelti e confermati dagli italiani. Tutto ciò non è più accettabile. Almeno, ci risparmi lo spettacolo di vedere il solito politico aggrappato alla sua poltrona fino all'ultimo momento possibile''.

GIORNALE, FINI COME SCAJOLA, SI DIMETTA - Fini come Scajola'. 'Il Giornale' di Vittorio Feltri titola cosi' dopo la vicenda della casa di Montecarlo e lancia una campagna per chiedere le dimissioni di Gianfranco Fini dalla presidenza della Camera con tanto di tagliando da compilare e firmare per i lettori. Fini ''e' come Claudio Scajola - scrive il direttore nell'editoriale - che, poverino, e' diventato proprietario di una casa ma ignora la provenienza dei soldi con cui e' stata pagata''. Per Feltri il presidente della Camera ''non chiarisce nulla sull'appartamento finito in mano al cognato''. Sara' ''lecito - aggiunge Feltri - ma e' anche molto brutto che il paladino della legalita' alieni a prezzo stracciato una casa donata ad An da un'iscritta e che poi quella casa risulti abitata dal 'cognato'''. Comprensibile ''attribuire la responsabilita' della sfiga al Giornale'' ma ''la nostra non e' un'operazione politica basata su dossier e organizzata da Berlusconi'' ma ''una normale inchiesta giornalistica''. ''Fini e i finiani pensino cio' che gli garba - prosegue Feltri - ma si rendano almeno conto che prendersela con noi e' un sintomo di debolezza, se non di disperazione. I fatti sono fatti. E questi sono fatti dai riflessi politici molto pesanti. Non esiste che un presidente della Camera si comporti come Scajola e che, a differenza di questi, non senta la necessita' di dimettersi se non altro per coerenza con quanto ha sempre predicato''. E con la raccolta firme promossa dal quotidiano, ''desideriamo dagli una mano a rompere gli indugi'' e ''incoraggiare Fini a fare il proprio dovere: lasciare la presidenza della Camera e limitarsi ad essere il leader di Futuro e liberta'''.

(di Teodoro Fulgione)

FINI: ''NULLA DA NASCONDERE'' - ''Non ho assolutamente niente da nascondere ne' tantomeno da temere per la vicenda monegasca''. Gianfranco Fini para il colpo e passa al contrattacco sulla questione della ex casa di An a Montecarlo, finita in affitto al fratello della sua compagna Elisabetta Tulliani. Le ''spiegazioni'' del presidente della Camera, affidate ad una nota non soddisfano i suoi 'avversari' nel Pdl, che ne chiedono le dimissioni, e divaricano le distanze con il partito del premier al punto che Osvaldo Napoli, vicecapogruppo Pdl alla Camera, definisce ''la verifica con Futuro e Liberta' chiusa ancora prima di essere aperta''. Fini ricostruisce in otto punti la vendita dell'appartamento di Montecarlo e sembra affondare il colpo contro Silvio Berlusconi, marcando le differenze nella gestione del tema giustizia: ''La magistratura' chiarira' - scrive - A differenza di altri non ho l'abitudine di strillare contro i magistrati comunisti''. ''Per questo - dice ancora - chi spera che in futuro io sia costretto a desistere dal porre il tema della trasparenza e della legalita' nella politica meglio che si rassegni''. Il leader di Fli spiega di aver deciso di voler chiarire ''alcuni punti non facilmente comprensibili per l'opinione pubblica'' e per reagire alla ''ossessiva campagna mediatica dei giornali berlusconiani''. ''La vicenda - scrive - non ha ad oggetto soldi o beni pubblici ma solo la gestione di una eredita' a favore di An''. E proprio da alcuni ex esponenti di An arriva la richiesta di chiarimenti al presidente della Camera. Negli otto punti il leader di Futuro per l'Italia spiega che ''l'appartamento di Montecarlo (peraltro di modeste dimensioni) fu valutato circa 450 milioni di vecchie lire dalla societa' che amministra il condominio'' ed era ''in condizioni fatiscenti, inabitabile senza cospicue spese di ristrutturazione''. In particolare Fini smentisce che ''siano state avanzate'' a lui ''o al senatore Pontone o ad altri proposte formali di acquisto'' ma ricorda: ''Nel 2008 il signor Giancarlo Tulliani, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, mi disse che una societa' era interessata ad acquistare l'appartamento'' e che ''l'offerta di acquisto era superiore al valore stimato (350mila euro a fronte di 450 milioni di lire)'' e per questo ''autorizzai la vendita''. ''In nessuna occasione - scrive - alcun dirigente di An contesto' o sollevo' perplessita' ''. Gli ultimi due punti della nota sono i piu' delicati. Fini poi afferma: ''la vendita dell'appartamento e' avvenuta il 15 ottobre 2008 e sulla natura giudica della societa' acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla''. ''Qualche tempo dopo la vendita ho appreso da Elisabetta Tulliani che il fratello Giancarlo aveva in locazione l'appartamento - conclude il presidente della Camera - La mia sorpresa ed il mio disappunto possono essere facilmente intuite''. La replica del Pdl non si fa attendere. Il senatore Antonino Caruso ribadisce di aver ricevuto ''una offerta all'incirca di sei milioni di franchi'' e che riferi' la telefonata al senatore Pontone il quale - spiega ancora - ''non manchera' di confermare la circostanza''. ''La cosiddetta 'spiegazione' di Fini - afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - non spiega granche'. Si ferma proprio dove sarebbe dovuta cominciare, cioe' sul punto che ha suscitato 'sorpresa' anche nell'onorevole Fini. Nella nota si coglie solo un forte nervosismo e una certa insofferenza nei confronti delle domande poste dalla stampa''. Per il sottosegretario Daniela Santanche' quello del presidente della Camera e' ''un vergognoso tentativo di scaricare le colpe su compagna e parenti''; mentre Maurizio Bianconi avanza una richiesta di dimissioni alla Terza carica dello Stato: ''C'e' chi in un'altra vicenda che ha qualche attinenza (cose di case) - afferma riferendosi indirettamente alla vicenda Scajola - si e' dimesso senza neppure essere indagato''.

Fonte: ANSA

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12/08/2010 00:26

Case e rogiti, dopo Montecarlo, Arcore.
Il finiano Briguglio contro Berlusconi:
“Chiarisca in parlamento”


Non si placa ma si infiamma ancor di più la polemica dentro il Popolo della Libertà tra finiani e berluscones doc. Dopo l’appartamento di Montecarlo ereditato da Alleanza Nazionale e acquistato in circostanze quanto meno discutibili da Giancarlo Tulliani, “cognato” di Gianfranco Fini, nella bagarre politica finisce ora un’altra casa, la villa berlusconiana di Arcore.

L’escalation di accuse reciproche è inarrestabile, soprattutto dopo le parole del leader della Lega Umberto Bossi, “Siamo nella palude, l’unica possibilità è votare”.

Ora le critiche investono direttamente il presidente del Consiglio: “Silvio Berlusconi, incalza Carmelo Briguglio, deputato di Futuro e Libertà per l’Italia, ha il dovere di dire agli italiani come acquistò la Villa di Arcore dove viveva insieme all’eroe Vittorio Mangano, come riuscì ad assicurarsi per soli 500 milioni di lire questo immobile di 3.500 metri quadri con terreni di circa un milione di metri quadri grazie al ruolo di Cesare Previti prima avvocato della venditrice e subito suo legale e uomo di fiducia”.

Incalza Briguglio: “Fini ha dato risposte precise ed esaurienti sulla casa ereditata da An a Montecarlo. Attendiamo ora che altrettanto faccia il presidente del Consiglio. E dica anche se lui, la sua famiglia, il suo gruppo imprenditoriale fanno ricorso a società offshore con sede in paradisi fiscali e dia tutti i dettagli sugli intrecci fin dall’inizio della sua attività imprenditoriale con finanziarie svizzere. Aspettiamo sue dettagliate ed esaurienti risposte”. “Al punto in cui siamo”, conclude Briguglio, “il primo a dimostrare il massimo della trasparenza deve essere il capo del Governo”.

In realtà, la pensano come Briguglio solo i seguaci di Fini e quelli che in nome dell’opposizione estrema e strenua a Berlusconi non vanno troppo per il sottile nel definire il bene e il male e non considerano la differenza tra violazione della legge civile e penale da una parte e violazione delle norme dell’etica dall’altra. Fini ha dato spiegazioni parziali, che se le avesse date un qualunque mortale a a un qualunque Pm avrebbe giustificato l’arresto immediato, quanto meno per reticenza.

Ma come il bene e il male non sono mai da una parte sola, così la ragione e il torto, il pulito e lo sporco non risiedono e non si annidano in una sola casa. Questo spiega perché a Briguglio risponda, ma solo indirettamente, il portavoce del Pdl Daniele Capezzone: “La stragrande maggioranza degli italiani, spiega, è stufa delle provocazioni degli esponenti finiani, e ancor più della prospettiva di giochi e manovre di palazzo. A questo punto, aggiunge, delle due l’una: o a settembre c’è davvero chiarezza sui punti fondamentali, oppure va restituita la parola agli elettori, subito e senza pasticci”.

Ma Capezzone fa peggio di Fini, perché Fini risponde in modo assai poco credibile, buttandola in fallo laterale, mentre Capezzone cambia proprio discorso e alla domanda “dove vai?” risponde “porto pesci”.

La storia di Villa San Martino. Proprio con la data del 9 agosto il sito del settimanale l’Espresso ripercorre la vicenda della villa di Arcore, con il titolo : “A proposito di case: e questa?”. C’è da chiedersi se Briguglio abbia avuto tempo di documentarsi leggendo l’articolo.

La vicenda venne raccontata per la prima volta sulle pagine dello stesso giornale una decina d’anni fa. Si tratta di una storia intricata, i cui ingredienti sono sesso, omicidi, suicidi, inganni, mafiosi. Tutto inizia nel 1970: il 30 agosto di quell’anno, quasi quarant’anni fa, in un appartamento a Roma, nell’elegante quartiere dei Parioli, il marchese Camillo Casati Stampa uccide la moglie, Anna Fallarino, e il suo ultimo amante, lo studente universitario Massimo Minorenti. Era stato lui stesso a spingere la consorte tra le braccia del giovane, uno dei tantissimi con cui amava guardarla avere rapporti sessuali e anche filmarla. Ma di Minorenti lei si era innamorata. Per questo meritava la morte.

Con la morte dei coniugi Casati Stampa, la figlia Annamaria eredita Villa San Martino, dimora di famiglia. Ha però solo 19 anni, in un’epoca in cui la maggiore età si raggiunge a 21. Le viene così affidato un tutore, l’anziano avvocato e amico di famiglia Giorgio Bergamasco. Insieme con lui, come protutore viene scelto un legale calabrese di appena trentasei anni: Cesare Previti, che poco dopo subentra allo stesso Bergamasco, non appena questi diventa ministro di uno dei tanti governi Andreotti.

Nel frattempo Previti aveva iniziato a lavorare come avvocato anche di Silvio Berlusconi, all’epoca giovane imprenditore edile che aveva già edificato a Brugherio (il quartiere Edilnord) e stava lavorando sul progetto Milano 2 a Segrate: cioè vicinissimo ad Arcore, dove sorgeva, appunto, l’antica residenza della famiglia Casati.

Ecco allora che il giovane legale consiglia al suo cliente di acquistare dalla marchesina, trasferitasi in Brasile, la villa settecentesca. Per quei 3.500 metri quadri di casa, circondate da un parco immenso, scuderie e una biblioteca di oltre 10 mila volumi di cui un terzo antichi, venne pattuita la cifra di 500 milioni di lire dell’epoca. E non in contanti, bensì in titoli azionari, e neppure di società quotate in Borsa e con pagamento dilazionato.

Un rogito “particolare”. Correva allora l’anno 1974. Oggi quei cinquecento milioni di lire equivarrebbero ad una cifra che oscilla tra i due milioni e 200mila euro e due milioni e settecentomila euro. In ogni caso, molto meno di un quarto del valore reale della proprietà, che all’epoca si aggirava comunque sui due miliardi di lire, tanto che all’inizio degli anni ottanta la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire.

La motivazione ufficiale di quel prezzo di vendita fu che per la marchesina quella casa conservava solo brutti ricordi. Fatto sta che in quel 1974, nella biblioteca un tempo frequentata da Benedetto Croce, fanno il loro ingresso Marcello Dell’Utri, incaricato di alcuni restauri, e dopo di lui Vittorio Mangano, stalliere delle blasonate scuderie.

Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto Giovanni Ruggeri e Mario Guarino, autori del libro “Gli affari del presidente”, che raccontava la storia della transazione. Ma evidentemente i fantasmi del passato continuano a tornare.

Fonte: blitzquotidiano

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Sportivo ipercafone
12/08/2010 08:53

Arrivati a questo punto mi domando cosa tenga ancora insieme FLI e PDL.
Anche perchè queste reciproche accuse non fanno altro che gettare fango su entrambo, laciandoci uno spettacolo ancora una volta indegno della politica italiana.
Capisco che siamo in agosto, ma credo che a tutto ci sia un limite ...

Nel caso specifico degli affari "casa", la mia opinione è la seguente:
* nonostante quello che sostiene Briguglio, Fini non ha dato risposte precise ed esaurienti; probabilmente non ci sarà nulla di penalmente rilevante, ma che lui alieni un bene di cui è gestore in nome del partito ad un "parente", quantomeno è una cosa poco "eticamente" bella. Se proprio si vuole fare i moralisti, bisogna quantomeno essere coerenti (su questo dò ragione a Di Pietro).
* nel caso della Villa di Arcore, invece, io temo che che ci sia stato qualcosa di poco pulito: non mi stupirei se il rogito non riportasse per intero il valore della transazione, come era abitudine in periodo pre-decreto Bersani. Si faccia avanti chi conosce qualcuno che ha comprato una casa prima del 2007 dichiarando per intero il costo della stessa! E qui stiamo parlando degli anni '70 ...

Come andrà a finire tutto questo ?
Io credo che la cosa più facile siano elezioni anticipate: Lega e PDL mi sembra abbiano comunque la maggioranza in Senato, per cui senza di loro un altro governo non potrebbe nascere.
Anche perchè io mi domando: ma se a settembre FLI dovesse tornare "nei ranhi", che figura ci farebbe ????

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We'd all like t'vote for th'best man, but he's never a candidate (Frank McKinney "Kin" Hubbard).
12/08/2010 22:21

Re:
paperino73, 8/12/2010 8:53 AM:

Arrivati a questo punto mi domando cosa tenga ancora insieme FLI e PDL.
Anche perchè queste reciproche accuse non fanno altro che gettare fango su entrambo, laciandoci uno spettacolo ancora una volta indegno della politica italiana.


Indegno per cosa? Per il fatto che Fini ci abbia messo a capire chi è Berlusconi rispetto a Mussolini o per il fatto che qualcosa abbia finalmente scatenato in lui un ritorno al concetto di giustizia??? [SM=x44466]
Che poi... a pensare male... dico, secondo me qualcuno ha chiamato Gianfri per dirgli che in Italia si è passato il limite... ma quello è un altro discorso.



Capisco che siamo in agosto, ma credo che a tutto ci sia un limite ...



sentivo un opinionista in italia l'altra settimana che diceva che la gente è arrabbiata perchè queste discussioni disturbano le vacanze... [SM=x44465]


Nel caso specifico degli affari "casa", la mia opinione è la seguente:
* nonostante quello che sostiene Briguglio, Fini non ha dato risposte precise ed esaurienti;


premesso che anche secondo me ci sono delle zone da chiarire, ma per te cosa manca? [SM=x44452]


probabilmente non ci sarà nulla di penalmente rilevante, ma che lui alieni un bene di cui è gestore in nome del partito ad un "parente", quantomeno è una cosa poco "eticamente" bella.


mmm... io a fini chiederei dei pagamenti delle campagne elettorali piu' di un app.to di qualche milione di euro (spiccioli al confronto)...
in ogni caso, se ho capito qualcosa dei tipi in ballo... inizio a credere che in tutta quest'azione ci sia la mano di quella santa donna della tulliani. [SM=x44474]


Se proprio si vuole fare i moralisti, bisogna quantomeno essere coerenti (su questo dò ragione a Di Pietro).


non è mai troppo tardi... [SM=x44456]



* nel caso della Villa di Arcore, invece, io temo che che ci sia stato qualcosa di poco pulito: non mi stupirei se il rogito non riportasse per intero il valore della transazione, come era abitudine in periodo pre-decreto Bersani. Si faccia avanti chi conosce qualcuno che ha comprato una casa prima del 2007 dichiarando per intero il costo della stessa! E qui stiamo parlando degli anni '70 ...



solo? Sarai mica berluschino tu, eh?
Dico, mi sembra che da quanto rilevato in un famoso libro pre-travaglino ci sia molto di piu' di una semplice fattura limata...


Come andrà a finire tutto questo ?
Io credo che la cosa più facile siano elezioni anticipate: Lega e PDL mi sembra abbiano comunque la maggioranza in Senato, per cui senza di loro un altro governo non potrebbe nascere.


piu' facile... ma non sempre la migliore... io vorrei che cambiassero la legge elettorale (e mi spaventa dar ragione a bersani!) [SM=x44464]


Anche perchè io mi domando: ma se a settembre FLI dovesse tornare "nei ranhi", che figura ci farebbe ????


mi auguro per il bene di fini&co e del paese che non ritorni mai piu' nei ranghi... non si sa mai che il paese inizi a svegliarsi... (vuoi vedere che...) [SM=x44450]


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13/08/2010 08:54

Re: Re:
KuntaKinte77, 12/08/2010 22.21:

Indegno per cosa? Per il fatto che Fini ci abbia messo a capire chi è Berlusconi rispetto a Mussolini o per il fatto che qualcosa abbia finalmente scatenato in lui un ritorno al concetto di giustizia??? [SM=x44466]
Che poi... a pensare male... dico, secondo me qualcuno ha chiamato Gianfri per dirgli che in Italia si è passato il limite... ma quello è un altro discorso.



Indegno perchè secondo me la politica dovrebbe parlare di azioni economiche, sviluppo, immigrazione e idea della società, di politica estera e di modelli di relazioni internazionali.
Mentre continua a parlare di case, mignotte, trans, cocaina ...


sentivo un opinionista in italia l'altra settimana che diceva che la gente è arrabbiata perchè queste discussioni disturbano le vacanze... [SM=x44465]



Per me invece è proprio il contrario: visto che in periodo di vacanza non si fa nulla, un po' di bagarre allieta le giornate.
Ma, come dicevo prima, un po'. A tutto c'è un limite.


premesso che anche secondo me ci sono delle zone da chiarire, ma per te cosa manca? [SM=x44452]



capire come mai tulliani sapesse dell'appartamento; come mai si è proposto di transare la vendita; come mai è stato dato mandato a lui; come mai oggi vive in quella casa.


mmm... io a fini chiederei dei pagamenti delle campagne elettorali piu' di un app.to di qualche milione di euro (spiccioli al confronto)...
in ogni caso, se ho capito qualcosa dei tipi in ballo... inizio a credere che in tutta quest'azione ci sia la mano di quella santa donna della tulliani. [SM=x44474]



ti riferisci alla madre ?


non è mai troppo tardi... [SM=x44456]



però continuo a restare non moralista [SM=x44461]



solo? Sarai mica berluschino tu, eh?
Dico, mi sembra che da quanto rilevato in un famoso libro pre-travaglino ci sia molto di piu' di una semplice fattura limata...



la mia è solo una impressione che non sarà mai provata se non dal malcostume in uso in italia. per il resto mi limito a farmi un'idea sulle informazioni certe, non sulle supposizioni.


piu' facile... ma non sempre la migliore... io vorrei che cambiassero la legge elettorale (e mi spaventa dar ragione a bersani!) [SM=x44464]



una legge elettorale diversa è auspicabile, il problema è che non esiste accordo su quale sistema introdurre.
se poi ci aggiungi che a PDL e Lega probabilmente questa legge non dispiace perchè hanno la seria possibilità di rivincere quantomeno alla Camera, dubito che ci saranno cambiamenti a breve.
e cresce il rammarico per l'occasione persa col referendum di giugno scorso andato deserto ... [SM=x44465]


mi auguro per il bene di fini&co e del paese che non ritorni mai piu' nei ranghi... non si sa mai che il paese inizi a svegliarsi... (vuoi vedere che...) [SM=x44450]



io aspetto prima di esprimere un giudizio ...
[Modificato da paperino73 13/08/2010 08:55]

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14/08/2010 00:24

Fini, la Tulliani e quei mobili per la casa di Montecarlo.
Nuove accuse dal Giornale. Bye bye tregua?


Tirava aria di tregua tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Alla luce delle ultime rivelazioni sullo scandalo della casa di Montecarlo, però, era solo una quiete prima di una nuova tempesta, se possibile ancora più violenta di quella che si è abbattuta sul presidente della Camera nei giorni scorsi. Fini ha detto di non sapere che quella casa fosse nelle disponibilità della famiglia Tulliani e nella celebre nota in otto punti ha spiegato che, una volta firmata la vendita ad un prezzo giudicato adeguato, per lui la questione era sostanzialmente conclusa. Non per certa stampa, che alla vigilia del week end di ferragosto torna alla carica e snocciola le prove “che Fini mente”.

Tanto per cambiare, ad affondare sul tema è il quotidiano della famiglia Berlusconi Il Giornale, seguito da Libero e dal Fatto Quotidiano che quando si tratta di scandali e questioni morali ha l’abitudine di non distinguere tra sinistra e destra, tra amici e nemici.

Il tutto nasce nel 2009, quando la vendita della casa di Montecarlo ad una società off shore è già cosa fatta. Il presidente della Camera ed Elisabetta Tulliani, racconta il Giornale, girano per un grande negozio di arredamento alla periferia di Roma ovest. In teoria non sembra un grande illecito ma il quotidiano di Feltri è sicuro: Fini e consorte sono là per scegliere i mobili della casa di Montecarlo, quella “venduta” un anno prima e “misteriosamente” abitata dal cognato del presidente.

Per la precisione, la Tulliani fa visita al negozio diverse volte e in due circostanze è accompagnata dal marito. E quali sarebbero le prove che gli acquisti sono proprio per la casa di Montecarlo? Secondo il Giornale è presto detto: elementi schiaccianti e definitivi non ce ne sono, indizi non mancano. Voci interne all’azienda, riporta il quotidiano, raccontano che non era un segreto, e che su richiesta della Tulliani, il mobilificio “cominciò a mettersi in moto per trovare uno spedizioniere disposto a curare un trasporto delicato e riservato a Montecarlo”.

“Per tutti – prosegue un anonimo dipendente sul Giornale – la percezione era che questi mobili, questi lavori erano per casa loro e che questa casa era all’estero”. I dipendenti raccontano poi che al momento del conto ci fu anche un piccolo disaccordo sul prezzo, poi archiviato. Rimane il fatto che di tutta quella trattativa Fini non firmò una sola carta, e che le transazioni sono tutte a nome della Tulliani”.

Il quotidiano di Feltri va oltre e in un’altra pagina produce addirittura l’intervista di un anonimo testimone che racconta di aver visto Fini nell’androne della casa monegasca lo scorso Natale in compagnia di una signora bionda. Non male per uno che sosteneva di aver venduto l’immobile oltre un anno prima. Il testimone, un cittadino del principato, racconta di aver tentato a più riprese di comprare l’appartamento, tra il 2000 e il 2006, arrivando ad offrire come massimo 1.5 milioni di euro, ovvero cinque volte tanto il prezzo della vendita finale.

Qualcosa da chiarire, insomma, nonostante gli otto punti di Fini, sembra ancora esserci. E le conseguenze sul piano politico non mancheranno: in primo luogo i siluri del Giornale rischiano di far saltare il tentativo di nuovo dialogo ancora allo stato embrionale. E poi c’è la strategia del presidente della Camera: in caso di silenzio rischia indirettamente di avallare le accuse, e potrebbe finire per perdere consenso e qualche preziosissimo parlamentare. Almeno che non sappia smentire, punto dopo punto, le nuove accuse che arrivano dalla stampa berlusconiana.

Prime risposte da Fini. Non si fa attendere la replica di Gianfranco Fini alle accuse del quotidiano il Giornale relative a un presunto acquisto di mobili per la casa di Montecarlo. A rispondere a Feltri è il portavoce di Fini, Fabrizio Alfano che in una nota spiega: ”Quanto pubblicato oggi da Il Giornale è l’ennesima dimostrazione di un delirio diffamatorio che ha portato Feltri ad abdicare ai doveri minimi del giornalista. Pur di denigrare il presidente Fini, Feltri propone ricostruzioni fantasiose basate su improbabili racconti di personaggi che si celano dietro l’anonimato: in questo modo la calunnia diventa notizia, e la realtà un dettaglio trascurabile”.

”Il tribunale – aggiunge Alfano – accerterà la grave diffamazione, e il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti la violazione delle regole deontologiche”.

La controreplica del Giornale: “Domani le carte” La direzione del Giornale – in una nota di replica al portavoce di Gianfranco Fini – conferma il contenuto dell’articolo pubblicato oggi (”Fini e signora comprarono i mobili della casa di Montecarlo”). E annuncia che ‘’sull’edizione di domani pubblichera’ fatture, contratti e nome e cognome dei testimoni”.

Fonte: blitzquotidiano

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17/08/2010 21:52

Berlusconi, Previti, Mangano e la villa di Arcore,
la contessa racconta:
“Così il premier ha raggirato mia cognata”


Si chiama Beatrice Rangoni Machiavelli e racconta all’Unità la sua versione della storia del passaggio della villa di Arcore e dei terreni su cui è stata costruita Milano 2. Un racconto, secondo lei, fatto di truffe, doppi giochi e minacce in cui, alla fine, la villa e i terreni della famiglia Casati Stampa di Soncino finiscono al giovane e rampante imprenditore milanese Silvio Berlusconi. La Rangoni Machiavelli è la cognata di Annamaria Casati Stampa, la giovane che eredita il patrimonio dopo la tragica morte di suo padre e che, ancora minorenne, perde la villa di Arcore per 500 milioni di lire. Ma a far gridare alla truffa la donna non è tanto il prezzo quanto il modo in cui è avvenuta la transazione.

Un racconto, quello della donna, in cui non mancano le accuse: la più diretta è quella al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, accusato di essere autore di “un doppio raggiro”. Poi c’è l’avvocato Cesare Previti che, divenuto curatore degli interessi della giovane, secondo la Mangoni Machiavelli ha finito per fare solo quelli di Berlusconi. Nell’intervista compare anche Vittorio Mangano lo stalliere condannato per mafia definito “eroe” da Marcello Dell’Utri. Mangano si sarebbe presentato con il fucile spianato al fratello delle Rangoni Machiavelli andato ad Arcore per sistemare una questione relativa alla proprietà di alcuni quadri.

La storia inizia nel 1970, con un tragico omicidio suicidio. Ricorda la Rangoni Machiavelli: “Annamaria arriva a Fiumicino da un viaggio con alcuni amici. Chiama il padre, il marchese Camillo che dopo la morte della mamma di Annamaria si era sposato con Anna Fallarino, per farsi venire a prendere. Camillo la rassicura ma le dice restare ancora qualche giorno con gli amici. Il marchese in realtà, depresso e in pessimi rapporti con la signora Fallarino, aveva già pianificato di suicidarsi. Solo che nelle stesse ore in quella casa arrivano la moglie e il suo amante Massimo Minorenti, lo ricattano, gli chiedono un miliardo di lire per ritirare alcune foto compromettenti già consegnate ai giornali. Lui perde la testa, ammazza e si ammazza. Fu Annamaria a dover riconoscere i corpi sfigurati del padre e della matrigna. Del caso parlò tutta Italia, per mesi. Potete immaginare lo choc di quella ragazza”.

Resta il fatto che la giovane rimane orfana e titolare di un patrimonio enorme e, come accade in questi casi, immediatamente conteso. In ballo, scrive l’autrice dell’intervista, Claudia Fusani, entra subito l’avvocato Cesare Previti, che, spiega la Rangoni Machiavelli “ha una relazione con la sorella di Anna Fallarino. La prima cosa che fa è cercare di dimostrare che la famiglia Fallarino è l’unica erede del patrimonio Casati Stampa perchè la donna è morta dopo il marito. L’autopsia gli dà torto: la giovane e minorenne Annamaria è l’unica erede. Il padre, Camillo, è morto due minuti e trenta secondi dopo”.

Previti, però, prosegue la nobile, diventa comunque il curatore dei beni di Annamaria insieme ad un altro avvocato, Giorgio Bergamasco. “Qui – denuncia la Rangoni Machiavelli – comincia il raggiro. La ragazza non ha soldi, non ha potere di firma e ogni decisione è delegata a Bergamasco-Previti. Fatto sta che un giorno, siamo nel 1973, Previti dice ad Annamaria: “Ma come sei fortunata, c’è un certo Berlusconi che vuole comprare, 500 milioni…”. Annamaria replica che è un po’ poco, e Previti la rassicura: “Mavalà, in fondo gli diamo solo la villa nuda, la cappella e un po’ di giardino intorno…”. Previti lascia intendere che arredi, pinacoteche, biblioteche, il parco, tutto sarebbe rimasto a lei mentre invece stava vendendo tutto”.

Poco dopo la ragazza, appena maggiorenne se ne va in Brasile e si sposa, con l’intenzione di iniziare una vita nuova. La cognata, però, non molla ed è decisa a tutto per avere la revoca dell’incarico di curatore dei beni a Previti. Dopo la partenza di Annamaria, racconta, “il curatore ha campo libero. Io me ne accorgo solo nel 1980, dopo che è stata completata la vendita di villa San Martino. Avverto Previti che avrei raccontato tutto a Anna Maria. Lui mi risponde, ancora lo ricordo, che mai sarei riuscita a portare un pezzo di carta ad Annamaria in Brasile con delle prove. Invece ce l’ ho fatta: avevo nascosto il dossier con la documentazione in un biliardino. Ricordo anche che a Fiumicino ci perquisirono con molta accuratezza. Per andare in Brasile, strano no…”.

Alla fine la Rangoni Machiavelli ottiene le procure ma la sua battaglia è tutt’altro che finita. Ed entra in scena anche lo stalliere ‘eroe’ Mangano: “Abbiamo provato negli anni a riprendere almeno qualche quadro, un Annigoni, ad esempio. Mio fratello andò di persona ad Arcore, fu la volta che si trovò davanti Mangano con tanto di fucile. Berlusconi ci chiese quanto volevamo per venderlo a lui. Ma noi non volevamo venderlo. Non ce l’ha mai reso. Così come le 14 stazioni della via Crucis di Bernardino Luini, nella cappella di famiglia”.

Alla fine la donna sbotta racconta di Annamaria, disinteressata alla storia del patrimonio di famiglia e sbotta: ”Non ne vuole sapere più nulla e nesuno ha mai pensato che potesse essere risarcita. Io però continuo da allora la mia battaglia a tutti i livelli perchè credo sia giusto che si conosca la qualità delle persone che ci governano. Sotto il profilo penale, purtroppo, non è mai stato possibile fare nulla”.

La villa di Berlusconi ad Arcore


Fonte: blitzquotidiano

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23/08/2010 11:00

Re: Re: Re:
paperino73, 13/08/2010 8.54:

KuntaKinte77, 12/08/2010 22.21:

Indegno per cosa? Per il fatto che Fini ci abbia messo a capire chi è Berlusconi rispetto a Mussolini o per il fatto che qualcosa abbia finalmente scatenato in lui un ritorno al concetto di giustizia??? [SM=x44466]
Che poi... a pensare male... dico, secondo me qualcuno ha chiamato Gianfri per dirgli che in Italia si è passato il limite... ma quello è un altro discorso.



Indegno perchè secondo me la politica dovrebbe parlare di azioni economiche, sviluppo, immigrazione e idea della società, di politica estera e di modelli di relazioni internazionali.
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Già... [SM=x44465]

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

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23/08/2010 11:09

Tutte queste discussioni e digressioni, spulciamenti, pettegolezzi, indiscrezioni......ma de che parlamo???

Una sola cosa è chiara e limpida come l'acqua di sorgente: se ti metti contro il nano in doppiopetto, sei finito!!
Ha un esercito mediatico che spazzererbbe via chiunque e centinaia di yes-men strapagati che gli fanno da zerbini e killer nello stesso tempo.....

Questa è l'Italia che molti di noi hanno voluto e questa merda ora ci teniamo......ci vorranno secoli per disintossicarci da questo periodo buio e melmoso, asfittico e grassamente volgare e ridanciano!!

Ma che c'avranno da ride?? [SM=x44463]

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Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne.

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"Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste....cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone, ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perchè il regista non crede nelle persone....io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza......"

Le donne ci amano per i nostri difetti. Se ne abbiamo abbastanza, ci perdonano tutto, anche la nostra intelligenza (O. Wilde)


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15/09/2010 14:23

Casa di Montecarlo a Tulliani? “Una stronzata e una truffa”.
Parla il notaio che si occupò della vendita


La casa di Montecarlo data in affitto a Giancarlo Tulliani? “E’ stata fatta una stronzata”. L’espressione non propriamente oxfordiana, è stata utilizzata da Paul-Louis Aureglia, il notaio che stipulò il rogito per il passaggio dell’immobile da Alleanza Nazionale ad alcune società off shore. Aureglia ha incontrato Stefano Lorenzetto del Giornale.

Durante il colloquio, definito informale, Aureglia si è comunque lasciato “sfuggire” considerazioni personali: a cosa si riferisce quando parla di “stronzata?”.

Il notaio infatti avrebbe parlato addirittura di “truffa”: “Il Principato aveva il diritto di prelazione”. Lorenzetto spiega che Aureglia, a tal proposito, avrebbe citato due leggi in base alle quali i servizi finanziari del Princi pato possono esercitare “il di ritto di comperare al posto di chiunque altro un immobile o un fondo di commercio, a seconda della qualità del be ne posto in vendita, pagando un 10 per cento in più”. Una procedura che, nel caso della casa lasciata in eredità ad An dalla contessa Colleoni, non sarebbe stata seguita.

Per quanto riguarda invece gli acquirenti dell’appartamento, il nota io si è appellato al segreto professionale: ha raccontato al cronista del Giornale di es sere stato contattato “dagli uf fici che rappresentano le so cietà” Printemps Ltd e Timara Ltd nel Principato.
Ma quando gli è stato chiesto chi possano essere i soci occulti, Aureglia ha risposto che “Il notaio non può sape re chi c’è dietro. Si limita a controllare che le società sia no state regolarmente costi tuite e dispongano di coordi­nate bancarie”.

Il 14 settembre, intanto, è prevista l’audizione del senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An, che si è occupato della cessione dello stabile. Allo stato attuale il fascicolo, aperto per truffa aggravata dalla Procura di Roma, resta ancora contro ignoti. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani avrebbe comunque in programma altre audizioni di persone informate sui fatti: tra queste l’altro ex tesoriere del partito Donato Lamorte. Non dovrebbe essere ascoltato, invece, almeno per il momento, il “cognato” di Fini Giancarlo Tulliani.

Fonte: blitzquotidiano

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15/09/2010 15:20

L'ex tesoriere di An: "Il prezzo della casa deciso dal partito"

«Io ho eseguito gli ordini: nessuna trattativa sulla cifra»
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA

Ha ammesso quel che proprio doveva ammettere sulla compravendita dell’appartamento di Montecarlo, il senatore Francesco Pontone, ma niente di più. Interrogato ieri come testimone dai magistrati di Roma, l’ex tesoriere di Alleanza nazionale, finiano doc, ha tenuto a mettere nelle giuste proporzioni il suo ruolo in questa vicenda. E così ha scaricato «sul partito» l’onere delle decisioni. Naturalmente dire «il partito» significa allludere a Gianfranco Fini. E’ escluso però che il presidente della Camera venga sentito dal magistrato. I prossimi passi di quest’inchiesta prevedono invece l’interrogatorio di due suoi fedelissimi, il capo della sua segreteria Donato Lamorte e la segretaria particolare Rita Marino. Furono loro due, emissari di Fini, a visitare l’immobile di Montecarlo qualche tempo dopo la donazione del 1998 e sempre loro a raccontare nell’ambito del partito lo stato di abbandono dell’appartamento. Da essi il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Laviani vogliono chiarimenti ai fini dell’inchiesta che verte, come si sa, su un’ipotesi di truffa aggravata. «Si vuole capire - è il ragionamento che si raccoglie nei corridoi della procura - se la vendita dell’immobile sia avvenuta a un prezzo congruo di mercato. Non ci interessa a chi e perché sia stato ceduto quell’immobile». Escluso dunque che si arrivi a convocare il presidente della Camera, e visto che l’oggetto dell’inchiesta è il prezzo della vendita (non chi sia il reale acquirente), pare che non sarà più convocato neppure Giancarlo Tulliani, il «cognato» di Fini, inquilino dell’appartamento in questione, ma anche mediatore immobiliare che si attivò nel 2008 perché una misteriosa società off-shore acquistasse la casa e poi interessatissimo osservatore dei lavori di rifacimento.

Il senatore Pontone ha insomma ripercorso con i giudici il suo ruolo, sempre attento a presentarsi come semplice esecutore di ordini. Ha raccontato i dettagli della sua visita nel Principato l’11 luglio 2008, quando, su espressa delega del presidente del partito Gianfranco Fini («poteri generali che gli sono stati conferiti allo scopo di disporre dei beni sociali»), ha firmato il contratto di vendita per trecentomila euro. Ma quando gli hanno chiesto come si fosse arrivati a quel prezzo, Pontone ha sostenuto di saperne poco. «Io - ha detto il senatore - non ho avuto nessun ruolo sulla cifra; non è stato oggetto di trattativa». Sottinteso: andava bene così a chi ha deciso, ovvero a Fini. Il tesoriere ha spiegato: ero stato incaricato di andare lì a vendere e così ho fatto. Punto. E nemmeno sapeva i retroscena: Giancarlo Tulliani l’ha visto una sola volta a cena molto dopo la vendita dell’appartamento, ignorava anche che fosse stato lui a «presentare» al partito la società acquirente.

Se Pontone cerca di scivolare nell’ombra, c’è invece chi cerca la ribalta. Luciano Gaucci, l’ex fidanzato di Elisabetta Tulliani, la compagna di Fini, sta per fare irruzione in tv. Ha ricevuto due inviti in contemporanea dalla redazione di «Matrix» e da Lucia Annunziata per «In mezz’ora». Finora ha detto di no ai primi, e ciò ha alimentato sospetti di censura, ma invece pare che stia per dire di sì alla Annunziata. Probabilmente lo vedremo domenica lanciare le sue accuse alla Tulliani.

Fonte

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Re:
+tag+, 23/08/2010 11.09:

Tutte queste discussioni e digressioni, spulciamenti, pettegolezzi, indiscrezioni......ma de che parlamo???

Una sola cosa è chiara e limpida come l'acqua di sorgente: se ti metti contro il nano in doppiopetto, sei finito!!
Ha un esercito mediatico che spazzererbbe via chiunque e centinaia di yes-men strapagati che gli fanno da zerbini e killer nello stesso tempo.....

Questa è l'Italia che molti di noi hanno voluto e questa merda ora ci teniamo......ci vorranno secoli per disintossicarci da questo periodo buio e melmoso, asfittico e grassamente volgare e ridanciano!!

Ma che c'avranno da ride?? [SM=x44463]




Già... ma ci vai tu a farlo capir ai berluschini?! [SM=x44452]







[Modificato da Etrusco 26/09/2010 12:55]

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21/09/2010 14:35

Non è la Rai, non è la casa

Il punto è un altro, ma davvero pochi sembrano essersene resi conto.
Dibattiti, chiacchiere da bar, articoli, liti, blog scatenati, commenti incrociati su Facebook all’arma bianca, tutti novelli giuristi che disquisiscono su cosa è reato e cosa no, su firme di contratti, su paradisi fiscali, manco fossero esperti del settore.
E nessuno che sembri accorgersi che questa non è politica, non assomiglia neppure più al tifo da stadio.

Se in Italia ci fossero delle scuole di giornalismo serie, quanto sta accadendo da due mesi andrebbe studiato a fondo.

Un merito indiscutibile va, infatti, riconosciuto a Feltri e Belpietro: hanno mostrato agli italiani come la miscela esplosiva giornalismo/giustizialismo possa essere applicata anche dall’altra parte della barricata, con esiti completamente opposti.

Una dimostrazione più lampante di come l’Italia sia ormai preda della follia antiberlusconiana non la si poteva avere.

Il vaso di Pandora lo ha aperto proprio Fini il giorno in cui ha pensato bene, nella sua smania da delfino mancato, di dire la fatidica scempiaggine che gli indagati dovrebbero dimettersi. Apriti cielo! Finché certe fesserie le dicevano Di Pietro e Grillo, poco male, ma dette da uno che ha preso i voti dei garantisti, davvero erano una bestemmia.

Perché, per carità, in un Paese normale, con una giustizia relativamente imparziale, sufficientemente rapida e con esiti più o meno attendibili, ci può anche stare un minimo di riguardo per le inchieste, se serie e documentate.

Ma in Italia?! Per carità di Patria! Nel Paese dove la giustizia (per modo di dire) non è la soluzione, ma il problema?

Ed eccolo servito su un piatto d’argento, il giustizialismo.

Un’inchiesta coi controfiocchi, fatta da giornalisti sul campo, anziché con le carte passate dalle procure, documenti, prove, testimonianze, la bionda, il cognato arrogante, la suocera maneggiona, le raccomandazioni in Rai, i favori, l’ex defraudato come un gonzo, la misteriosa vincita al Superenalotto, gli ingredienti della tragicommedia all’italiana c’erano tutti.

In un Paese normale i media ci sarebbero andati a nozze per mesi, le notizie sarebbero rimbalzate da uno all’altro, gli speciali in tv si sarebbero sprecati.

Di spunti per le procure poi non ne parliamo. Di ipotesi di reato (non dimentichiamoci che siamo garantisti) ce n’erano a bizzeffe, dalla truffa alla concussione alla bancarotta fraudolenta.

Ma l’Italia non è un Paese normale e quanto è accaduto ce lo sta dimostrando.

L’Italia è il Paese dove tutto è politica, ma niente lo è davvero.

L’Italia è il Paese dove un Presidente del Consiglio, eletto dai cittadini, non gradito ai magistrati o ai media viene impunemente massacrato, con inchieste senza né capo né coda, dove ogni suo starnuto o una telefonata, fanno partire subito 4 inchieste in 4 procure diverse, che non si concludono mai in nulla, ma almeno riempiono i giornali per mesi, per anni.

Ebbene, Il Giornale e Libero ci hanno dimostrato che quando si tocca, invece, qualcuno che, guarda caso, in questo momento può sembrare utile a far cadere il governo eletto dagli italiani, tutto tace.

L’inchiesta l’hanno dovuta aprire per forza (contro ignoti...e ho detto tutto), ma si sa già che è destinata ad essere archiviata a breve.

Gli altri media ne parlano poco e a fatica e sempre e solo per dare contro a Feltri e Belpietro, come se l’avessero venduta loro la casa di Monaco, come se fosse colpa loro se la suocera di Fini si beccava i contratti milionari in Rai, come se avessero defraudato loro i creditori di Gaucci, sottraendo al fallimento milioni di euro. Peraltro, questi ultimi mi sembrano fatti ben più gravi, ma neppure è stato avviato uno straccio d’indagine. Ma tant’è.

E questa sarebbe politica? A questo siamo arrivati?

Io sono stufa, stufa marcia di sentir parlare degli uomini politici, voglio sentir parlare di politica. Non sono santi, lo abbiamo scoperto adesso?

Ma non contano niente, conta quello che fanno per l’Italia, contano le loro idee, conta se le hanno e come le sanno mettere in pratica.

Per carità, che siano allontanati i delinquenti, ma ci rendiamo conto che ci siamo avvitati in un circolo vizioso?

In un Paese dove non esiste giustizia, dove i magistrati fanno politica, dove i giudici sono i primi impuniti, non esistono né innocenti né colpevoli.

In un Paese dove la stampa non parla delle azioni di governo, nel bene o nel male, ma delle misure del letto del Premier e fa da megafono alle procure, non esiste una vera critica politica, ma solo gossip e gogna.

Così non se ne esce.

Ecco cosa ci hanno dimostrato Feltri e Belpietro: sono bravi tutti a tirar fuori gli scheletri dagli armadi, ma l’Italia è troppo avvelenata dal giustizialismo e troppo priva di giustizia, per poter sopravvivere ancora senza l’antidoto di una politica vera.

La questione morale è pura mistificazione della realtà e non porta da nessuna parte... se non alla ghigliottina ed al terrore.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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26/09/2010 11:55

Berlusconi: "Troppe liti, è un disastro"
Ex senatore: "La casa di An? Non è di Tulliani"

Renato Ellero, avvocato ed ex parlamentare della Lega: "Il proprietario è facoltoso e non risiede in Italia". Oggi il presidente della Camera dirà la sua verità sulla vicenda in un filmato. Troppi accessi, i tre siti dove sarà trasmesso vanno in tilt. Audiomessaggio del premier ai promotori della libertà: "La stampa italiana ha un'avversione pregiudiziale, ma noi ignoriamo gli insulti".

ROMA - Mentre cresce l'attesa per il video in cui Gianfranco Fini dirà la sua verità sulla vicenda della casa di Montecarlo, una rivelazione getta nuova luce sulla vicenda. "La casa di Montecarlo è di un mio cliente, e non di Giancarlo Tulliani - dice, ai microfoni di Capital, Renato Ellero, ex senatore della Lega nord - Posso dire che il mio cliente non risiede in italia ma è una persona abbastanza facoltosa da poter comperare "non solo l'appartamento al valore che gli viene attribuito da 'Libero' o 'il Giornale', ma tutto il palazzo".

Nel frattempo Silvio Berlusconi torna a fare sentire la sua voce, lamentando come "insulti e falsità" danneggino l'immagine dell'Italia. "E' un vero disastro, è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino delle chiacchiere, degli insulti, delle falsità. Meglio lasciar perdere. La stampa italiana ha un'avversione pregiudiziale. Fuori da questo teatrino, il nostro governo invece, il 'governo del fare', ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete, nell'interesse di tutti gli italiani" dice il premier in un audiomessaggio ai promotori della libertà. Parole che risuonano mentre i tre siti su cui sarà trasmesso il video di Fini (Generazione Italia, Libertiamo e il Secolo d'Italia) vanno in tilt per i troppi accessi.

Il messaggio punta a rendere merito ai militari italiani impegnati in missione di pace. Con Berlusconi che ne sottolinea il lavoro svolto: "Un impegno che riscuote l'apprezzamento unanime delle istituzioni internazionali che lavorano per la pace e per la sicurezza nel mondo". "Anche l'ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, ha fatto un pubblico elogio della politica estera dell'Italia degli ultimi anni - sottolinea ancora il presidente del Consiglio -e ha affermato che grazie alle nostre missioni militari il nostro Paese non è più un 'peso piuma' nello scacchiere internazionale, bensì un Paese protagonista".

Dall'opposizione il segretario del Pd, Pierluigi Bersani prima punta il dito contro il governo: "'Non so con quale coraggio possano venire la settimana prossima in Parlamento a dire che si va avanti, che non c'è problema e che va tutto bene. Non so con quale coraggio". E infine dice che seguirà "con attenzione" il video di Fini.

Fonte: Repubblica

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26/09/2010 12:03

Fini: "Basta giochi al massacro
se la casa è di Tulliani mi dimetto"

Il video-intervento del presidente della Camera sulla vicenda dell'appartamento di Montecarlo. Denuncia con forza una "ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni". E si dice pronto a lasciare la sua carica se il fratello della sua compgna "risulterà essere proprietario". Infine l'appello ad abbassare i toni. E cita esplicitamente Silvio Berlusconi

ROMA - Ammette di aver commesso "una leggerezza". Promette che "se Tulliani risulterà essere il proprietario della casa di Montecarlo, sono pronto a lasciare la mia carica". Ma denuncia con forza "una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni" e chiede che cessi "il gioco al massacro", invocando "responsabilità". Dopo mesi di silenzio Gianfranco Fini parla. Lo fa in un video annunciato ieri e atteso, oggi, per tutta la giornata. Nove minuti per spiegare quella che aveva definito "la mia verità". Da mesi il presidente della Camera è diventato il bersaglio della stampa vicina al premier. Mesi in cui è stato oggetto di continui attacchi del Giornale e di Libero. Mesi di "linciaggio", per usare le parole del suo fedelissimo Bocchino. "Infamie contro me e la mia famiglia", aveva tuonato dal palco di Mirabello. Mentre dava l'ennesima accelerata verso l'addio al Pdl.

GUARDA IL VIDEO

IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO

Al centro della vicenda, l'affaire della casa nel Principato. Un appartamento di proprietà di An di cui ancora oggi Fini dice di non conoscere il proprietario. Che invece Giornale e Libero individuano nel fratello della compagna del presidente della Camera. Nel mezzo, pagine e pagine di attacchi. Sullo sfondo, del tutto evidente, uno scontro politico e istituzionale con Silvio Berlusconi. Perché di questo è convinto il presidente della Camera. Che la campagna stampa non sia mossa dal diritto-dovere di informare ma sia l'arma finale di un preciso disegno politico: farlo dimettere dallo scranno più alto di Montecitorio. A quasiasi costo e con qualsiasi mezzo. Al punto di tirare in ballo "i servizi segreti deviati", di fare nome e cognome di chi, giura ancora Bocchino, sarebbe stato l'autore di quella che gli uomini del presidente della Camera definiscono una "patacca".

All'inizio l'ex leader di An ostenta il silenzio. Nel pieno dello scontro, l8 agosto di quest'anno, affida a una nota il suo pensiero. "Quando i magistrati avranno finito si vedrà chi ha ragione". Poi il silenzio, rotto solo da un nervoso botta e risposta con Mentana durante un'intervista al suo Tg7: "Aspetti qualche tempo, poi rideremo.."

Oggi Fini parla e ammette di aver commesso una "leggerezza". Ecco la sua ricostruzione: "L'11 luglio 2008 l'appartamento è stato venduto per 300 mila euro alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. Dai miei uffici il prezzo fu considerato adeguato perché superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l'intero condominio. Si poteva spuntare un prezzo più alto? E' possibile. E' stata una leggerezza? Forse. Solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva Tulliani. Il fatto mi ha provocato un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia".

Leggerezza ma nessuna colpa grave, rivendica Fini: "Non è stato commesso alcun tipo di reato, non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione né concussione". Poi, con non casuale malizia, sottolinea: "A differenza di altri non sono mai stato coinvolto in inchieste e non ho né denaro né barche né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse".

Ma non a tutte le domande riesce a dare risposta: "Non so chi sia il proprietario della casa". I dubbi restano. E Fini lo ammette, spingendosi a promettere quello che da tempo gli viene gridato in faccia dal Pdl: "Se dovesse emergere con certezza che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera".

Fin qui la questione della casa. Ma Fini allarga l'orizzonte. Prima evocando torbide manovre nei suoi confronti. Lui che a Mirabello aveva lanciato la proposta di un codice etico, adesso ammette: "'E' evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiederlo e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni". "Trattamento Boffo", lo definì il pasdaran berlusconiano Stracquadanio. E dopo poco, puntualmente, è scoppiato l'affare Montecarlo. Per questo Fini torna a ripetere come giornali e televisioni non passono diventare strumenti di parte, "usati per colpire il politico". Che le notizie non possono essere utilizzate "come un manganello", inventandole e mischiandole "con le calunnie", distruggendo la democrazia e il futuro della libertà.

L'appello ad abbassare i toni lo lascia alla fine. Citando esplicitamente Berlusconi: "Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendono che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà, gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda, ho certamente la coscienza a posto". Suona come una sorta di armistizio. Ma dall'esito davvero incerto.

Fonte: Repubblica

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26/09/2010 12:10

Berlusconi va in video e anticipa Fini:
“Disastro della politica con insulti e falsità”


Silvio Berlusconi anticipa di qualche ora il video-verità di Gianfranco Fini e manda anche lui un messaggio, come fa spesso, ai “Promotori della Libertà” in cui dice: ”In questi giorni l’immagine che da di sè la politica è davvero un disastro, è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino della chiacchiere, degli insulti, delle falsità”.

”Meglio lasciar perdere. Fuori da questo teatrino – ha aggiunto il Presidente del Consiglio – il nostro governo, invece, il ‘governo del fare’, ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete nell’interesse di tutti gli italiani”.

Berlusconi utilizza il messaggio per rendere merito agli italiani impegnati all’estero nelle “missioni di pace” e dice: ”L’apprezzamento degli alleati nei confronti dei nostri militari che hanno il compito di addestrare le forze armate e soprattutto le forze di polizia afgane è altissimo. Grazie a questo arduo lavoro, un lavoro che abbiamo svolto e stiamo svolgendo con grande impegno e con grande professionalita’, senza clamore ma con la consapevolezza di servire il proprio paese, i nostri militari si sono conquistati il consenso e la fiducia sia della popolazione afgana, sia, lo ripeto, dei nostri alleati internazionali”.

”Gli italiani hanno oggi un estremo bisogno di valori positivi, di valori etici e morali – prosegue – hanno bisogno di ritrovare la fiducia nello Stato. Il messaggio che il lavoro straordinario dei nostri soldati in Afghanistan lancia agli italiani racchiude tutto questo e merita di essere conosciuto e considerato, merita di ricevere il plauso di tutto il Paese”.

”Purtroppo la stampa italiana non vuole tenere in considerazione, neppure come ipotesi, il riconoscimento che a livello internazionale viene dato all’azione del nostro governo perche’ tanta e’ tale la sua avversione pregiudiziale”, aggiunge il Cavaliere. Il presidente del Consiglio ha ricordato che ”anche l’ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, ha fatto un pubblico elogio della politica estera dell’Italia degli ultimi anni e ha affermato che, grazie alle nostre missioni militari, prima in Kosovo e in Libano, poi in Iraq e in Afghanistan, il nostro Paese non e’ piu’ un ‘peso piuma’ nello scacchiere internazionale, bensi’ un paese protagonista, un paese leader”.

”Un grazie di cuore – continua nel video Berlusconi – va rivolto anche alle famiglie, ai padri, alle madri, ai figli che seguono con trepidazione questi nostri soldati impegnati nelle missioni internazionali, per il forte sostegno morale che hanno sempre assicurato ai loro ragazzi anche nei momenti piu’ duri, a conferma del fatto che democrazia, liberta’ e solidarieta’ sono ideali e sono valori per i quali e’ giusto impegnarsi sempre e dovunque. I nostri soldati in Afghanistan – ha aggiunto il premier – e negli altri 20 teatri operativi sono la parte piu’ bella e piu’ pulita dell’Italia. Dovete raccontarlo e spiegarlo a tutti quelli che potete raggiungere. Fatelo con lo stesso orgoglio che ho provato io leggendo i resoconti del loro lavoro quotidiano”.

“E’ a questa loro azione all’estero voglio accomunare anche quella degli altri ragazzi e ragazze – dice il Cavaliere – con le stellette che in Italia si prodigano sia per accrescere la sicurezza interna, e sapete che sono migliaia i soldati impegnati nella sicurezza delle grandi citta’, sia per intervenire prontamente in tutte le occasioni di gravi calamita’. Vi ringrazio tutti – conclude Berlusconi – per il vostro impegno costante ed efficace e rivolgo a ciascuno di voi un saluto affettuoso. Che Dio benedica l’Italia e tutti i nostri soldati impegnati nelle missioni di pace”.

Fonte: blitzquotidiano

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