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La casa a Montecarlo di Fini e Villa San Martino (casa Berlusconi).

Ultimo Aggiornamento: 15/03/2011 02:04
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26/09/2010 12:03

Fini: "Basta giochi al massacro
se la casa è di Tulliani mi dimetto"

Il video-intervento del presidente della Camera sulla vicenda dell'appartamento di Montecarlo. Denuncia con forza una "ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni". E si dice pronto a lasciare la sua carica se il fratello della sua compgna "risulterà essere proprietario". Infine l'appello ad abbassare i toni. E cita esplicitamente Silvio Berlusconi

ROMA - Ammette di aver commesso "una leggerezza". Promette che "se Tulliani risulterà essere il proprietario della casa di Montecarlo, sono pronto a lasciare la mia carica". Ma denuncia con forza "una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni" e chiede che cessi "il gioco al massacro", invocando "responsabilità". Dopo mesi di silenzio Gianfranco Fini parla. Lo fa in un video annunciato ieri e atteso, oggi, per tutta la giornata. Nove minuti per spiegare quella che aveva definito "la mia verità". Da mesi il presidente della Camera è diventato il bersaglio della stampa vicina al premier. Mesi in cui è stato oggetto di continui attacchi del Giornale e di Libero. Mesi di "linciaggio", per usare le parole del suo fedelissimo Bocchino. "Infamie contro me e la mia famiglia", aveva tuonato dal palco di Mirabello. Mentre dava l'ennesima accelerata verso l'addio al Pdl.

GUARDA IL VIDEO

IL TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO

Al centro della vicenda, l'affaire della casa nel Principato. Un appartamento di proprietà di An di cui ancora oggi Fini dice di non conoscere il proprietario. Che invece Giornale e Libero individuano nel fratello della compagna del presidente della Camera. Nel mezzo, pagine e pagine di attacchi. Sullo sfondo, del tutto evidente, uno scontro politico e istituzionale con Silvio Berlusconi. Perché di questo è convinto il presidente della Camera. Che la campagna stampa non sia mossa dal diritto-dovere di informare ma sia l'arma finale di un preciso disegno politico: farlo dimettere dallo scranno più alto di Montecitorio. A quasiasi costo e con qualsiasi mezzo. Al punto di tirare in ballo "i servizi segreti deviati", di fare nome e cognome di chi, giura ancora Bocchino, sarebbe stato l'autore di quella che gli uomini del presidente della Camera definiscono una "patacca".

All'inizio l'ex leader di An ostenta il silenzio. Nel pieno dello scontro, l8 agosto di quest'anno, affida a una nota il suo pensiero. "Quando i magistrati avranno finito si vedrà chi ha ragione". Poi il silenzio, rotto solo da un nervoso botta e risposta con Mentana durante un'intervista al suo Tg7: "Aspetti qualche tempo, poi rideremo.."

Oggi Fini parla e ammette di aver commesso una "leggerezza". Ecco la sua ricostruzione: "L'11 luglio 2008 l'appartamento è stato venduto per 300 mila euro alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. Dai miei uffici il prezzo fu considerato adeguato perché superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l'intero condominio. Si poteva spuntare un prezzo più alto? E' possibile. E' stata una leggerezza? Forse. Solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva Tulliani. Il fatto mi ha provocato un'arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d'affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione. Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel'ho chiesto e con toni tutt'altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po' di serenità alla mia famiglia".

Leggerezza ma nessuna colpa grave, rivendica Fini: "Non è stato commesso alcun tipo di reato, non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione né concussione". Poi, con non casuale malizia, sottolinea: "A differenza di altri non sono mai stato coinvolto in inchieste e non ho né denaro né barche né ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse".

Ma non a tutte le domande riesce a dare risposta: "Non so chi sia il proprietario della casa". I dubbi restano. E Fini lo ammette, spingendosi a promettere quello che da tempo gli viene gridato in faccia dal Pdl: "Se dovesse emergere con certezza che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera".

Fin qui la questione della casa. Ma Fini allarga l'orizzonte. Prima evocando torbide manovre nei suoi confronti. Lui che a Mirabello aveva lanciato la proposta di un codice etico, adesso ammette: "'E' evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiederlo e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni". "Trattamento Boffo", lo definì il pasdaran berlusconiano Stracquadanio. E dopo poco, puntualmente, è scoppiato l'affare Montecarlo. Per questo Fini torna a ripetere come giornali e televisioni non passono diventare strumenti di parte, "usati per colpire il politico". Che le notizie non possono essere utilizzate "come un manganello", inventandole e mischiandole "con le calunnie", distruggendo la democrazia e il futuro della libertà.

L'appello ad abbassare i toni lo lascia alla fine. Citando esplicitamente Berlusconi: "Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto. Gli italiani si attendono che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sarà, gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda, ho certamente la coscienza a posto". Suona come una sorta di armistizio. Ma dall'esito davvero incerto.

Fonte: Repubblica

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