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Gheddafi a Roma per i due giorni di visita (e affari) in Italia

Ultimo Aggiornamento: 08/09/2010 15:51
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29/08/2010 16:09

Gheddafi a Roma: leader libico giunto a Ciampino

Scortato da due "amazzoni" in tuta mimetica è stato accolto dal ministro degli Esteri Frattini


ROMA - Muammar Gheddafi è arrivato alla residenza dell'ambasciatore libico in Italia Abdulhafed Gaddur, in zona Cassia, dove stavolta è stata piantata la sua inseparabile tenda e dove sarà ospitato durante i due giorni di visita a Roma. Preceduto da uno stuolo di auto della polizia e delle guardie del corpo, il colonnello è passato davanti all'Accademia libica - poco distante dalla residenza dell'ambasciatore - nella sua tradizionale limousine bianca. Sorridente, dall'interno della macchina ha fatto un cenno di saluto ai giornalisti che lo attendevano.

L'ARRIVO A CIAMPINO - Gheddafi è atterrato alle 13:15 all'aeroporto militare di Ciampino a bordo dell'Airbus A340 dell'Afriqyiah Airlines. Il colonnello è sceso dalla scaletta dell'aereo che lo ha portato a Roma accompagnato, come di consueto, da due "amazzoni" in tuta mimetica che lo scortano in ogni suo spostamento. Ad attenderlo in fondo alla scaletta sulla pista dell'aeroporto militare di Ciampino il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e un picchetto d'onore dell'Aeronautica militare. Il leader libico indossava il tradizionale abito 'Jeard Libi', il grande mantello che copre il vestito arabo composto da camicia e pantaloni bianchi.

Il leader libico è a Roma per una visita di due giorni in occasione del secondo anniversario del Trattato di amicizia fra Italia e Libia. E' la quarta volta in poco piu' di un anno che il colonnello arriva in Italia, e anche stavolta cerimoniale e forze di sicurezza sono in agitazione.

200 RAGAZZE ATTENDONO GHEDDAFI - Sono circa 200 le ragazze, reclutate dall'agenzia Hostessweb, che attendono Gheddafi all'Accademia libica, nei pressi della residenza dell'ambasciatore della Libia dove il leader della Rivoluzione alloggerà con la sua inseparabile tenda durante la permanenza a Roma. Eleganti, multietniche, alcune vestite anche con il caratteristico 'velo' islamico, le 200 hostess si sono raggruppate all'Accademia libica intorno alle 12.30. Grande riserbo sul programma a loro assegnato in vista dell'arrivo di Gheddafi. "Ci hanno dato pochissime istruzioni" ha ammesso una delle ragazze, mentre nessuna informazione è trapelata dalle coordinatrice dell'agenzia di hostess. Una parte delle ragazze ha però raccontato di essere già stata nella residenza dell'ambasciatore libico per incontrare il colonnello, quando nel novembre scorso Gheddafi, per due serate consecutive, ospitò circa 150 ragazze della medesima agenzia. Alcune invece hanno precisato che per loro si tratta dell"esordiò davanti al leader libico. Tutte, comunque, sono arrivate indossando vestiti eleganti e non troppo scollati. Tra di loro anche alcune ragazze di colore e mediorientali.

DOMANI I FESTEGGIAMENTI - Il cuore dei festeggiamenti e' in programma per domani, a due anni esatti dalla firma del Trattato di Bengasi il 30 agosto 2008. Gheddafi e Berlusconi visiteranno nel pomeriggio (alle 17) una mostra fotografica sulla storia della Libia allestita all'Accademia libica a Roma, mentre in serata (alle 21) si sposteranno alla caserma dei Carabinieri 'Salvo D'Acquisto' di Tor di Quinto.

I due dovrebbero tenere un discorso per poi assistere - alla presenza di oltre 800 invitati - allo spettacolo equestre aperto da una squadriglia di trenta cavalli berberi purosangue (fatti arrivare direttamente da Tripoli con tanto di cavalieri arabi) e chiuso dalle figure del celeberrimo Carosello dei Carabinieri.

Quindi il premier offirira' al suo ospite l'Iftar, la cena che spezza il digiuno imposto ai musulmani dal mese di Ramadan. L'agenda del leader a Roma potrebbe comprendere anche incontri economici, visti gli enormi interessi italiani nell'ex colonia e i crescenti investimenti libici nella Penisola. Gheddafi dovrebbe lasciare Roma nella giornata di martedi'.

Fonte: ANSA

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29/08/2010 16:10

Un business da 40 miliardi
per la Berlusconi-Gheddafi Spa

Grazie agli investimenti di Tripoli, il Cavaliere si è consolidato nei salotti buoni della finanza italiana. Il Colonnello è uscito dal suo storico isolamento ed ora società del suo Paese accedono alla City di Londra

NON SOLO tende beduine, caroselli di cavalli berberi e sfilate di soldatesse-amazzoni. La Berlusconi-Gheddafi Spa, a due anni dalla fondazione, è uscita da tempo dal folklore. L'oggetto sociale d'esordio - la chiusura delle ferite del colonialismo - è stato rapidamente archiviato all'atto della firma del Trattato d'amicizia bilaterale nel 2008.
L'Italia ha garantito 5 miliardi in 20 anni alla Libia e Tripoli ha bloccato (a modo suo) il flusso di immigrati verso la Sicilia. Poi - snobbando i dubbi degli 007 Usa e dei "parrucconi" come Freedom House che considerano il Paese africano una delle dieci peggiori dittature al mondo - sono cominciati i veri affari. Un pirotecnico giro d'operazioni gestite in prima persona dai due leader e da un piccolo esercito di fedelissimi ("gli imprenditori sono i soldati della nostra epoca", dice il Colonnello) che ha già mosso in 24 mesi quasi 40 miliardi di euro e che rischia di cambiare - non è difficile immaginare in che direzione - gli equilibri della finanza e dell'industria di casa nostra.

La premiata ditta Gheddasconi ha una caratteristica tutta sua. Gli affari diretti tra i due sono pochissimi. Anzi, solo uno: Fininvest e Lafitrade, uno dei bracci finanziari di Gheddafi, hanno entrambe una quota in Quinta Communications, la società di produzione cinematografica di Tarak Ben Ammar, l'imprenditore franco-tunisino tra i principali fautori dell'asse Arcore-Tripoli. Il grosso del business si fa per altre strade. Il Colonnello ha messo sul piatto un po' del suo tesoretto personale (i 65 miliardi di liquidità di petrodollari accumulati negli ultimi anni). Il Cavaliere gli ha spalancato le porte dell'Italia Spa, sdoganando la Libia sui mercati internazionali ma pilotandone gli investimenti ad uso e consumo dei propri interessi, politici e imprenditoriali, nel Belpaese.
In due anni Gheddafi è diventato il primo azionista della prima banca italiana (Unicredit) con una quota vicina al 7% (valore quasi 2,5 miliardi) e grazie allo storico 7,5% che controlla nella Juventus è il quinto singolo investitore per dimensioni a Piazza Affari. Le finanziarie di Tripoli hanno studiato il dossier Telecom, puntano a Terna, Finmeccanica, Impregilo e Generali. Palazzo Grazioli, nell'ambito del do ut des di questa realpolitik mediterranea, ha dato l'ok all'ingresso di Tripoli con l'1% nell'Eni ("puntiamo al 5-10%", ha precisato l'ambasciatore Hafed Gaddur). E la Libia ha allungato di 25 anni le concessioni del cane a sei zampe in cambio di 28 miliardi di investimenti.

Il Cavaliere tira le fila, consiglia e gongola. L'ingresso del Colonnello in Unicredit - oltre che a innescare i mal di pancia leghisti - è il cavallo di Troia per conquistare i vecchi "salotti buoni" tricolori, la stanza dei bottoni che controlla Telecom, Rcs - vale a dire il Corriere della Sera - e le Generali. Il momento per l'affondo è propizio. Il Biscione ha già piazzato le sue pedine negli snodi chiave: Fininvest e Mediolanum hanno il 5,5% di Mediobanca, crocevia di tutta la galassia. Tra i soci di Piazzetta Cuccia - con un pool di azionisti francesi accreditati del 10-15% - c'è il fido Ben Ammar. E gli ultimi due tasselli sono andati a posto in questi mesi. Lo sbarco di Tripoli a Piazza Cordusio, primo azionista di Mediobanca, stringe la tenaglia dall'alto. E a chiuderla dal basso ci pensa Cesare Geronzi, presidente delle Generali i cui ottimi rapporti con il Colonnello (e con il premier) - se mai ce ne fosse stato bisogno - sono stati confermati dalla difesa d'ufficio di entrambi al Meeting di Rimini. Niente di nuovo sotto il sole: l'assicuratore di Marino ha sdoganato Tripoli anni fa accogliendola nel patto di Banca di Roma (poi Capitalia) assieme a Fininvest. E ancor prima ha imbarcato la Libia in banca Ubae, guidata allora da Mario Barone, uomo vicino a quel Giulio Andreotti che solo un mese con il suo mensile 30 giorni ha pubblicato un volume sui discorsi pronunciati da Gheddafi nella sua ultima visita italiana.
Il puzzle adesso è quasi completo. Il Cavaliere ha in mano il controllo di industria e finanza pubbliche. E ora, grazie all'asse con Ben Ammar e Geronzi e ai soldi di Gheddafi (sommati alla debolezza delle vecchie dinastie imprenditoriali tricolori), può blindare quella privata estendendo la sua influenza su tlc, editoria e - Bossi permettendo - sulle ricchissime casseforti delle banche e delle Generali.

L'asse con il Colonnello gli regala però un'altra opportunità d'oro: quella di distribuire le carte delle commesse a Tripoli garantite dall'attivismo dell'efficientissimo tandem, immortalato ora a imperitura memoria sul frontespizio dei passaporti libici. Ansaldo Sts (per il segnalamento ferroviario) e Finmeccanica (elicotteri) hanno incassato due maxi-ordini. I big delle costruzioni si sono messi in fila per gli appalti sulla nuova autostrada libica da 1.700 chilometri (valore 2,3 miliardi) affidata in base agli accordi bilaterali ad aziende tricolori. In questi mesi hanno attraversato il Mediterraneo pure l'Istituto europeo di oncologia e Italcementi mentre Impregilo ha consolidato con una commessa da 260 milioni la sua già solida posizione nel Paese nordafricano dove con 150 miliardi di investimenti infrastrutturali nei prossimi sei anni la torta - previo via libera della Gheddasconi Spa - è abbastanza grande per tutti.
Anche Gheddafi, come ovvio, ha il suo dividendo. L'Italia è il cavallo di Troia per portare la Libia fuori dall'isolamento nell'era in cui la liquidità, come dimostra il salvataggio delle banche Usa da parte dei fondi sovrani arabi, non ha più bandiere. Missione compiuta se è vero che persino a Londra - grazie a un'operazione di diplomazia sotterranea guardata con sospetto a Washington - l'abbinata politica-affari ha dato risultati insperati: la Gran Bretagna ha liberato un anno fa Abdelbaset Al Megrahi, l'ex 007 libico condannato per l'attentato di Lockerbie e il Colonnello ha dato subito l'ok alle trivellazioni Bp nel golfo della Sirte. Nessuno poi ha battuto ciglio nella City quando Tripoli ha rilevato il 3% della Pearson (editore del Financial Times) e fondato lungo il Tamigi un hedge fund. O quando il numero uno della London School of Economics è entrato tra gli advisor della Libian Investment Authority a fianco del banchiere Nat Rothschild e a Marco Tronchetti Provera.

Pecunia non olet. E anche l'(ex) dittatore Gheddafi non è più un appestato per le cancellerie internazionali. Il premier greco Georgios Papandreou è sbarcato qui per cercare aiuti. La Russia di Putin - altro alleato di ferro dell'asse Gheddafi-Berlusconi - si è aggiudicata fior di commesse a Tripoli come le aziende turche di Erdogan, altra new entry in questo magmatico melting pot geopolitico tenuto insieme, più che dagli ideali e dalla storia, dal collante solidissimo del denaro.

Fonte: Repubblica

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30/08/2010 11:21

Ma....le 500 zoccole pagate per andare a "lezione" coranica????
Ma perchèèèèèèèèèèè?????
A che pro???????????
Io ce scapoccio!!

E poi......ma questo, viene a trovarci ogni 6 mesi????
Ma che è.....Gardaland o un paese occidentale il nostro??
I berberi a cavallo, le tende, le amAzzoni.........ma quante ce ne farà ancora vedere il maledetto?????

Ma soprattutto: ancora non ci basta??? Che deve fare ancora il nano maledetto, schiacciarci gli zebedei coi tacchi a spillo!!!??? Fino a quale limite la metà dei miei concittadini sopporterà tutto questo e altro ancora?????? [SM=x44463]

Io penso che il nano maledetto ormai stia male......penso che non si renda più neanche conto di ciò che fa e come lo fa!!! [SM=x44463]

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"Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste....cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone, ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perchè il regista non crede nelle persone....io CREDO nelle persone, però non credo nella MAGGIORANZA delle persone. Mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza......"

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30/08/2010 12:48

a me piacerebbe sapere se il dittatore (o ex dittatore) Gheddafi,quando va in visita negli altri paese europei (ammesso che ci vada) fa le pagliacciate che fa qua in Italia (tende,cavalli,amazzoni,cortigiane a palazzo per fare le sue "lezioni")...
mica perchè ci vende il petrolio,può essere autorizzato a fare quello che vuole

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bianco77
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PippyZzetta
30/08/2010 13:17

Re:
bianco77, 30/08/2010 12.48:

a me piacerebbe sapere se il dittatore (o ex dittatore) Gheddafi,quando va in visita negli altri paese europei (ammesso che ci vada) fa le pagliacciate che fa qua in Italia (tende,cavalli,amazzoni,cortigiane a palazzo per fare le sue "lezioni")...
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diciamo che è da chiedersi soprattutto se ci vada negli altri paesi europei.
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30/08/2010 13:59

Re: Re:
piperitapatty, 30/08/2010 13.17:




diciamo che è da chiedersi soprattutto se ci vada negli altri paesi europei.
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30/08/2010 14:38

Re:
bianco77, 30/08/2010 12.48:

a me piacerebbe sapere se il dittatore (o ex dittatore) Gheddafi,quando va in visita negli altri paese europei (ammesso che ci vada) fa le pagliacciate che fa qua in Italia (tende,cavalli,amazzoni,cortigiane a palazzo per fare le sue "lezioni")...
mica perchè ci vende il petrolio,può essere autorizzato a fare quello che vuole



Io mi chiedo se negli altri paesi i giornali ed i TG facciano informazione seria e parlino dei congrui interessi che girano intorno a Gheddafi, o se invece anche loro perdono tempo con le pagliacciate. [SM=x44463]

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30/08/2010 23:46

Gheddafi: «Islam unica religione»
Opposizione e Fli: visita imbarazzante

Frattini: critiche senza senso, Gheddafi leader importante
Show del colonnello con 200 ragazze.Vertice con Berlusconi


ROMA (30 agosto) - Cresce la polemica per la visita di Muammar Gheddafi a Roma, che oggi ha incontrato nella sua tenda il premier Silvio Berlusconi. Domenica al suo arrivo il leader libico ha ricevuto centinaia di ragazze reclutate per l'occasione, come aveva già fatto nella visita del novembre scorso nella capitale, auspicando che l'Islam diventi «la religione di tutta l'Europa». Incontro ripetuto poi oggi. Le affermazioni del colonnello intanto hanno scatenato reazioni furibonde. Quello che qualcuno ha già definito il "circo Gheddafi" intanto irrita i cattolici e crea imbarazzi anche nel Pdl e nella Lega. Mentre i finiani definiscono la visita del leader della rivoluzione libica una pagliacciata.

Oggi intanto Berlusconi ha incontrato Gheddafi nella tenda del colonnello allestita nel giardino della residenza dell'ambasciatore libico a Roma. Poi Berlusconi e Gheddafi hanno inaugurato l'Accademia libica a Roma. Il premier, che ha avuto un colloquio privato con Gheddafi di circa mezz'ora nel quale si è discusso di politica internazionale ed economia, era accompagnato dal ministro degli Esteri, Frattini, e dai sottosegretari alla presidenza del Consiglio Letta e Bonaiuti. In serata la festa alla caserma dei carabinieri, con un carosello di trenta cavalli berberi. Il premier ha offerto all'ospite l'Iftar, la tradizionale cena del Ramadan.

Frattini: dall'opposizione critiche senza senso, Gheddafi leader importante. Secondo il ministro Frattini le critiche dell'opposizione per la visita di Gheddafi non hanno senso: «E' gente che non conosce affatto né la politica estera né gli interessi dell'Italia - ha detto - Gheddafi è un leader importante per tutto il Medio Oriente, e noi da questa opposizione non ci aspettiamo niente».

L'islam «è l'ultima religione: se bisogna credere in una sola fede, deve essere quella di Maometto», ha sostenuto oggi Gheddafi rivolgendosi alle 200 ragazze ospitate all'Accademia libica per la seconda lezione di Corano impartita dal rais. A riferire le parole del rais è stata una dello hostess, Elena Racoviciano giunta da Napoli per incontrare il colonnello. «Non c'è stata alcun tentativo di convinzione, non ci ha detto di convertirci», ha raccontato Elena.

«In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Stati Uniti», ha detto ancora il colonnello. Ieri, nel primo incontro con le ragazze italiane, Gheddafi le aveva anche invitate a sposare uomini libici. Il leader ha quindi sottolineato che in occidente «la donna fa dei lavori non consoni al proprio fisico». E ha posto come esempio il mestiere del macchinista dei treni: «Una donna può farlo ma è un lavoro troppo pesante, in Libia non sarebbe mai possibile». Elena ha poi aggiunto che prima di questo incontro le 200 hostess avevano un'idea sbagliata del ruolo della donna in Libia, dove - secondo quanto è emerso dall'incontro - «è libera e
rispettata».

La "conversione" all'Islam di tre ragazze suggellata ieri da Gheddafi durante la lezione di Corano con oltre cinquecento ragazze si è consumata tra le foto dello stesso colonnello da un lato e dall'altro del premier Berlusconi, affisse ai lati di un tavolo dove erano disposte varie copie del Corano, ha raccontanto a Sky Tg24 Erika, una delle hostess che ha partecipato all'incontro e che già ieri ha riferito del sogno del leader libico di una «Europa islamizzata». Le tre ragazze, ha riferito ancora Erika, «erano felici e contente»: «Hanno acconsentito a cambiare nome e chissà cos'altro...».

Franceschini: offesa la dignità delle donne e del Paese. «E' inimmaginabile per qualsiasi Paese normale europeo guidato dalla destra offrirsi per costruire un palcoscenico a Gheddafi e per far sfilare 500 ragazze a pagamento mandate da un'agenzia per far finta di essersi convertite all'Islam - ha detto Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera - C'è di mezzo la dignità di un Paese e la dignità delle donne italiane».

«Credo che la visita del colonnello Gheddafi, a parte tanti altri aspetti che definire imbarazzanti è poco, sul piano del confronto politico suggerisca al mondo cattolico italiano un dibattito tra la laicità positiva di Fini e la condiscendenza del governo italiano alla rozza propaganda islamista di un Capo di Stato straniero nel nostro Paese, che ospita la Santa Sede e i cui cittadini sono in grande maggioranza cattolici», ha affermato il fianiano Carmelo Briguglio, deputato di Futuro e libertà per l'Italia.

«Vi immaginate Gheddafi che va a Parigi o a Berlino e organizza un incontro con 500 hostess per dir loro "diventate musulmane"? Noi no. E non a caso Gheddafi certe pagliacciate - è il termine giusto - le viene a fare a Roma, non a Parigi o a Berlino. Evviva la Realpolitik, ma sui libri di Kissinger non c'è scritto che bisogna concedere ai dittatori la passerella sul suolo patrio, in regime di liceità assoluta: Roma in questi giorni sembra un possedimento extraterritoriale libico», scrive Gianmario Mariniello, direttore di Generazione Italia, sul sito dell'associazione finiana.

«Se l'Italia è diventata la Disneyland di Gheddafi, il parco-giochi delle sue vanità senili, la ragione è purtroppo politica. Nelle passeggiate romane il rais libico non esibisce il suo temperamento eccentrico, ma la sua legittimazione, la sua amicizia con il premier, la sua paradossale centralità nella politica internazionale di un governo, quello berlusconiano, che è progressivamente passato dall'atlantismo all'agnosticismo, dalle suggestioni neo-con alla logica commerciale, per cui il cliente, se paga, ha sempre ragione. E visto che Gheddafi paga, le sue diventano anche le "nostre" ragioni e la sua politica la "nostra"». Anche Ffwebmagazine, periodico on line della fondazione finiana Farefuturo critica duramente la visita a Roma del leader libico.

«Più che teatrino libico è il teatrino della politica estera di Berlusconi dove tutto è concepito nel rapporto tra amici e così noi siamo fuori dai paesi che contano», ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, a Repubblica tv, definendo la visita del colonnello «un termometro del berlusconismo dove anche la donna è diventata quasi oggettistica».

«Lo squallido e irritante show concesso dal governo a Gheddafi è una vergogna inaccettabile. In nome di chissà quali interessi economici si dimentica che il leader libico è uno dei peggiori dittatori che ci siano, un campione mondiale del non rispetto dei diritti umani e un finanziatore del terrorismo», ha affermato in una nota il capogruppo dell'Italia dei valori al Senato, Felice Belisario.

«Lo spettacolo messo in atto da Gheddafi a Roma è intollerabile. È preoccupante l'indifferenza con cui molti vi assistono e partecipano, per come viene presentato all'opinione pubblica. Non mi convince il fatto che si tenti di ridurre lo show del leader libico a folclore perché siamo di fronte a gesti e atti che offendono la nostra cultura e la dignità dell'Italia», ha affermato il deputato dell'Unione di Centro, Savino Pezzotta.

Bonino: ogni volta è peggio. «Ogni volta che Gheddafi torna a Roma è sempre peggio della precedente, con qualche elemento di kitsch in più, come quello della conversione, con toni sgradevoli dal punto di vista istituzionale, come se stesse visitando non un Paese amico ma prostrato, senza che nessuno di coloro che lo hanno invitato gli faccia notare qualcosa». Lo ha detto a Radio Radicale la vicepresidente del Senato Emma Bonino. «Poi la sostanza è sempre quella, gli affari commercali, che si fanno, certo, ma che si possono fare anche con più trasparenza», conclude Bonino.

La Cei: l'importante è il dialogo per tutelare i migranti. Quella del leader libico Muammar Gheddafi è «una parola provocatoria che per noi europei dovrebbe suonare molto positivamente: finiamola di considerare la religione un aspetto secondario della nostra identità e soprattutto finiamola di tentare di relegare il patto religioso all'ambito meramente privato, come se ostacolasse il progresso e lo sviluppo delle persone». Ad affermarlo ai microfoni di Radio Vaticana è monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del consiglio della Cei per gli affari giuridici, che ha in programma un incontro con Gheddafi questa sera nel corso delle celebrazioni dell'amicizia italo-libica. «Il patto religioso - spiega mons. Mogavero - è un aspetto integrante e fondamentale dell'identità di una persona e dell'identità di un popolo. Purtroppo noi, in

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30/08/2010 23:58

Gheddafi raddoppia: battesimo islamico con foto di Berlusconi padrino.
”Donna libica la più libera… italiane, sposate i libici”


La seconda giornata di Gheddafi in Italia? Se al mattino qualcuno gli ha tradotto un po’ di giornali o raccontato almeno un po’ dell’imbarazzo, se non della vergogna, che in Italia serpeggiava e montava per quel suo: “L’Islam sarà la religione di tutta Europa”, il leader libico deve aver sorriso compiaciuto e mormorato nella sua lingua un “Meglio così, chi se ne frega”. E dunque, anzichè mollare la presa, invece di lasciare sbollire, ha raddoppiato. Gli rimproverano di aver fatto dell’Italia la sua Disneyland? Gheddafi a “Disneyland-Roma” ci gioca felice, al secondo giorno è salito sulla giostra per un altro giro, più veloce.

Al primo giro, quella della prima mezza giornata, Gheddafi si era divertito un mondo a celebrare la conversione all’Islam di tre ragazze tre. Divertimento sottolineato dal leader libico ponendo ai lati del tavolo della conversione la foto di un padrino d’eccezione del “battesimo islamico” della donna italiana: quella di Silvio Berlusconi. Di qua la sua foto, di là quella di Berlusconi, sul tavolo le copie del Corano, un vero sceneggiatore questo Gheddafi. Racconta Erika a Sky Tg24, Erika, una delle ammesse alla cerimonia: “Le tre ragazze convertite erano felici e contente, hanno acconsentito a cambiare nome e chissà cosa altro…”. Di più Erika non dice ed è meglio non sapere.

Al secondo giorno Gheddafi si è superato: di hostess ne ha convocato altre duecento e, paterno profeta, ha snocciolato: “In Libia la donna è più rispettata che in Occidente e negli Usa”. Ad esempio in Libia, ha spiegato, le donne non fanno lavori pesanti “non adatti al loro fisico” come quello del macchinista dei treni. Lo ha raccontato Elena Racoviciano, un’altra delle ragazze. Ragazza arguta e perspicace che dell’appuntamento e di ciò a cui assisteva e partecipava ha colto l’essenziale, la cura premurosa di Gheddafi per la “condizione fisica di noi ragazze, infatti eravamo in duecento e il giorno prima in cinquecento”. Insomma, racconta Elena, stavolta non c’erano posti in piedi e questo fa per lei di Gheddafi un signore “molto umano”. Roba che neanche Fantozzi…

Tutte le sequenze della visita di Gheddafi sono in effetti scene che nessuna fantasia avrebbe saputo preventivamente immaginare, formano una commedia che neanche Dario Fo avrebbe saputo scrivere, neanche se Franca Rame gli avesse somministrato Lsd a colazione ogni mattina. Insuperabile il quadro della conversione benedetta dalla foto di Berlusconi, la spiegazione e predicazione alle hostess dell’islam come futuro europeo, la raccomandazione a sposare uomini libici (non è stata fornita spiegazione e motivazione ufficiale del perché, per carità cristiana e islamica anche qui meglio non chiedere). Ma non sarà da meno il quadro del pomeriggio: i Carabinieri mischiati ai cavalieri berberi e, soprattutto, la tavolata serale. Attesi intorno al desco Scaroni dell’Eni, Gnudi dell’Enel, Guarguaglini di Finmeccanica. Chissà se anche a loro Gheddafi consiglierà la conversione. Probabilmente no, a Gheddafi interessa convertire femmine. Di certo c’è che il Colonnello si diverte come un pazzo: più gli spiegano che sta provocando, esagerando, offendendo e più lui fa la faccia di chi replica: “Certo, altrimenti che ci venivo a fare?”.

Fonte: blitzquotidiano

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31/08/2010 00:01

La predica irrita i cattolici del Pdl
Ma il Cavaliere: "E' solo folklore"

Alta tensione nel governo per le uscite stravaganti del leader libico. In subbuglio l'ala cattolica, in imbarazzo gli altri, a partire dai leghisti. Ma visti gli interessi economici in ballo, la parola d'ordine di Berlusconi è "non alzare polveroni"

ROMA - Alta tensione nel governo per le uscite stravaganti della Guida libica. In subbuglio l'ala cattolica, in imbarazzo gli altri, a partire dai leghisti. Ma visti gli interessi economici in ballo, la parola d'ordine del Cavaliere è "non alzare polveroni". "Le cose serie sono altre, lasciamo perdere il folklore". Ma è evidente che tutti si augurano che il "gradito ospite" se ne riparta senza far troppi danni il prima possibile. Lo stesso Berlusconi, che questa sera offrirà al Colonnello una cena insieme ad altri 800 invitati, ieri si è tenuto lontano dalla Capitale, lasciando che fosse il ministro Franco Frattini ad accollarsi l'arrivo di Gheddafi a Ciampino.

La linea di palazzo Chigi è dunque quella di minimizzare le frasi provocatorie del dittatore libico, cercando di spostare l'attenzione sui vantaggi per l'Italia di una visita comunque difficile da gestire dal punto di vista mediatico. "Le commesse che il governo ha concordato con i libici - spiegano nel governo - hanno aiutato le imprese italiane a fronteggiare la crisi. Gli italiani questo lo capiscono benissimo". Quanto agli eccessi dello scorso anno, gli uomini del premier sono certi che stavolta sarà tutto molto più sobrio: "L'anno scorso si chiudeva un rapporto storico, veniva archiviato il passato coloniale. Un'operazione enorme, che neppure la Francia ha fatto con l'Algeria. E Gheddafi colse l'occasione per calcare un po' i toni, rivolto all'opinione pubblica dei paesi arabi e ai libici che lo seguivano dalla tv a casa. Stavolta è diverso, inoltre la parte ufficiale della visita durerà solo un giorno". C'è tuttavia anche la possibilità che questa sera Gheddafi inviti a sorpresa Berlusconi alle celebrazioni del primo settembre a Tripoli, per l'anniversario della "rivoluzione" (il colpo di stato militare) che rovesciò re Idris. A quel punto il premier non potrebbe sottrarsi, specie se l'invito sarà formulato in pubblico.

Ma la curvatura "islamica" che il Colonnello ha voluto dare alla sua visita mette a disagio i cattolici e rischia di creare qualche tensione con il Vaticano. Un rapporto, quello tra il governo e la Chiesa, che Gianni Letta cura da vicino, tanto da aver partecipato alla "Perdonanza" all'Aquila nonostante le contestazioni annunciate dei terremotati. Dal caso "Boffo" dello scorso anno quel fronte è sempre in cima alle preoccupazioni di palazzo Chigi e la predicazione coranica del Colonnello, nel cuore della città di San Pietro, scopre un nervo sensibile. Di fatti, nonostante la consegna del silenzio, gli esponenti del Pdl più vicini al mondo cattolico scalpitano. "Quello che più mi preoccupa - spiega Maurizio Lupi, reduce dal Meeting di Cl - è che ci stiamo abituando a questi show di Gheddafi, tanto che queste stupidaggini sull'Islam passano quasi in secondo piano. Bisognerebbe ricordargli che proprio la generosa accoglienza nei suoi confronti testimonia tutta la grandezza della cultura cristiana che è alla base dell'identità europea". Insomma, conclude il vicepresidente della Camera, "Gheddafi può dire quello che vuole, il governo non è in imbarazzo. Ma noi però possiamo anche giudicarlo e sarebbe bene che le sue prediche le andasse a fare da un'altra parte". Anche il sottosegretario Carlo Giovanardi mastica amaro: "Mentre Gheddafi può venire a dire a Roma quello che vuole, il Papa non può andare a Tripoli o in Arabia Saudita a fare altrettanto. È sgradevole". Giovanardi tuttavia fa una tara sulle uscite "folkloristiche" del leader libico: "Ha atteggiamenti stravaganti, ma anche il nostro benamato presidente Cossiga diceva ogni tanto cose che scandalizzavano".

C'è infine il problema della Lega Nord. Il corpaccione del Carroccio vorrebbe reagire e, come al solito, è il sulfureo Borghezio a dare voce al sentimento prevalente nella base lumbard. Se per Roberto Calderoli, visto il tragico precedente della t-shirt con le vignette su Maometto, il silenzio è comprensibile, a consigliare prudenza agli alti papaveri del Carroccio è invece la questione immigrazione. "Grazie ai libici - spiega una fonte - Maroni ha potuto bloccare gli sbarchi dei clandestini sulle coste italiane. Se li facciano arrabbiare quelli aprono i campi e si ricomincia con i gommoni nel canale di Sicilia". Insomma, la realpolitik, per una volta, impone anche ai leghisti di baciare il rospo e augurarsi che riparta in fretta.

Fonte: Repubblica

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31/08/2010 10:45

Gli affari sono affari tutti a cena col Colonnello

Spuntano Maroni, Brunetta Prestigiacomo, La Russa Gelmini e Frattini
ALESSANDRO BARBERA
ROMA

Al leader della Jamahiriyya, si sa, piacciono i grandi numeri. E così gli invitati a cena – non a caso - sono di gran lunga più delle ragazze alle quali Gheddafi ha offerto il verbo islamico. Qui non si fa folklore, come direbbe il premier. Non si discute di storia, di religione o di arte. Si parla della vera essenza della ritrovata amicizia Italia-Libia. Della enorme mole di affari che il Trattato di Bengasi porta con sé per le imprese italiane. Affari che verranno finanziati con fondi italiani e libici. Nella lista messa a punto dai due cerimoniali ieri sera si contavano quasi ottocento nomi.

Banchieri, politici, imprenditori, gran parte del governo. Renato Brunetta, Bobo Maroni, Stefania Prestigiacomo, Ignazio La Russa, Maria Stella Gelmini, Franco Frattini. La lista era così lunga che per garantire la massima sicurezza l’unico luogo adatto non poteva che essere una caserma dei Carabinieri, la Salvo D’Acquisto di Tor di Quinto, all’estrema periferia nord della Capitale. Ci sono Alessandro Profumo e Paolo Scaroni, Fulvio Conti e Piero Gnudi, Pierfrancesco Guarguaglini, Massimo Ponzellini, Gabriele Galateri, Jonella Ligresti, il socio in affari del premier e di Gheddafi, Tarak Ben Ammar. Si potrebbe far prima a elencare chi alla cena non è invitato. Come accade sempre quando di mezzo c’è Lui (nel senso di Gheddafi) la cena inizia tardissimo, a mezzanotte.

Pecunia non olet, insegna Vespasiano al figlio Tito Flavio. Quella massima la storia del Novecento avrebbe voluto seppellirla, il capitalismo del terzo millennio gli ha restituito giovinezza. Alla cena in onore del Muhammar c’è chi gli accordi li ha già fatti, chi spera di farli, e chi alla propria azienda conta di garantirne sempre di più. In tempi difficili, con l’aiuto della Banca centrale e della Libyan Investment Authority – che poi sono la stessa cosa ma non lo si può dire – Alessandro Profumo ha ridato fiato al capitale di Unicredit fra le proteste della Lega e di Cariverona. Eni ed Enel attendono sviluppi da un Paese nel quale la crescita delle città procede più veloce del petrolio che i libici riescono ad estrarre dalle proprie sabbie. Impregilo, e con lei la Cmc di Ravenna, Condotte, Salini e Pizzarotti attendono di sapere che ne sarà della loro manifestazione di interesse per la costruzione della grande autostrada che attraverserà il Paese da est a ovest.

Il 5 agosto per il bando messo a punto dalla commissione paritetica Italia-Libia si sono presentate venti aziende riunite in 12 consorzi: ci sono anche Astaldi, Carlo Toto e Ghella, ma il favorito è il gruppo capeggiato da Impregilo. Poi c’è chi di commesse ne ha ottenute già diverse, e a brevissimo potrebbe averne di nuove. E’ il caso di Pierfrancesco Guarguaglini il quale, sollecitato dai cronisti, si schernisce dietro ad un “vediamo”. In realtà la grande azienda pubblica – ed è questa la novità principale dell’ultima visita del leader libico - ha ormai in tasca l’estensione del “Memorandum of Understanding“ firmato a luglio 2009. Segnalamento ferroviario, elicotteri, sistemi integrati: quell’accordo ha garantito e garantirà alle casse delle controllate Ansaldo Sts, Agusta e Selex commesse per più di un miliardo di euro.

Ora l’azienda, con la mediazione di La Russa e del sottosegretario Crosetto, sta trattando un nuovo accordo che coinvolgerà il settore Difesa di Finmeccanica, Alenia e Selex comunicazioni in primis. In ballo ci suono nuovi elicotteri, aerei e sistemi satellitari. La Libia non promette però di essere il nuovo Eldorado solo per i grandi nomi dell’economia. Di qui a poco il grande Paese africano promette di essere un’occasione per le piccole e piccolissime imprese. Grazie al trattato italo-libico, a Misurata – 200 chilometri a est di Tripoli - c’è pronta una zona franca per le imprese italiane. Niente dazi e niente tasse per cinque anni. Muhammar permettendo.

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31/08/2010 11:12

"L'Islam religione d'Europa"

Per molto meno, pronunciato da Ahmadinejad, le delegazioni all'Onu dei paesi occidentali e USA hanno abbandonato l'aula congressi del palazzo di vetro!!

Per il nano e, soprattutto, per i rappresentanti cattolici italiani sempre pronti a menar le mani se parli di aborto, pillola, fecondazione o coppie gay, è folklore!!!!!!! [SM=x44467] [SM=x44467] [SM=x44463] [SM=x44463]

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Voi gridavate cose orrende e violentissime e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste e ora sono uno splendido quarantenne.

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PippyZzetta
31/08/2010 12:56

Re:
+tag+, 31/08/2010 11.12:

"L'Islam religione d'Europa"

Per molto meno, pronunciato da Ahmadinejad, le delegazioni all'Onu dei paesi occidentali e USA hanno abbandonato l'aula congressi del palazzo di vetro!!

Per il nano e, soprattutto, per i rappresentanti cattolici italiani sempre pronti a menar le mani se parli di aborto, pillola, fecondazione o coppie gay, è folklore!!!!!!! [SM=x44467] [SM=x44467] [SM=x44463] [SM=x44463]



diciamo solo per [SM=x44522] cicchitto e frattina, poi sono insorte anche le casalinghe di voghera [SM=x44452]

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03/09/2010 14:11

Frattini: "Gheddafi ci apre le porte in tutta l’Africa"

«Non mi faccio impressionare dalla frase sull’Europa islamica, era folklore»
ANTONELLA RAMPINO
ROMA
Ministro, non crede che nessun altro Paese europeo avrebbe permesso a Gheddafi di auspicare l’islamizzazione dell’Europa, di chiedere minacciosamente sovvenzioni, di contestare le navi Nato nel Mediterraneo, di catechizzare giovani hostess?
«I rapporti che l’Italia ha con Gheddafi non li ha nessun altro Paese. Leggendo i giornali inglesi si vede quanto sia il disappunto perché l’Italia ha soppiantato la City londinese in Libia. L’Europa ci chiama a mediare per liberare eritrei dai campi di custodia nel deserto libico come quando ci sono cittadini bloccati a Tripoli. Quanto alle ragazze, io so dalla figlia di un mio amico fraterno, che per un caso era lì, che Gheddafi ha parlato di un Islam che deve essere europeo, non di un’Europa da islamizzare. Sa qual è il problema? In Italia c’è un atteggiamento da colonialismo di ritorno, e invece Gheddafi è un leader arabo, il presidente dell’Unione Africana, un politico capace di mettere un proprio collaboratore a presiedere l’assemblea dell’Onu. E va in giro per l’Africa a dire che l’Italia è l’unico Paese che ha superato il colonialismo. Sa questo quante porte apre in Africa?».

Ma se l’Italia ha tali rapporti con Gheddafi, perché non si è affrontato il tema dei diritti umani, dei migranti, della sede Unhcr?
«Puntando il dito contro la Libia non si ottiene nulla. Noi non lo abbiamo mai fatto, e anche per questo possiamo raggiungere risultati. La politica estera è complessa, la realtà del mondo arabo è complessa. Prenda l’ufficio libico dell’Unhcr: non è vero, come sostiene Laura Boldrini, che è chiuso. E’ aperto, tratta le pratiche pendenti, e non ancora quelle nuove per la semplice ragione che si sta negoziando con i libici un accordo di sede».

Tanto rumore per nulla, lei dice. Eppure ci sono stati problemi anche nel centrodestra, e su un punto identitario, che riguarda cattolicesimo e relativismo culturale.
«Perché anche nel centrodestra c’è gente che non capisce la politica internazionale. Com’è possibile esserci battuti tutti, anche Maurizio Lupi e Mario Mauro, per le radici cristiane dell’Europa e poi arrivare a farsi spaventare da una battuta, certamente folcloristica e provocatoria? Io non mi sono impressionato per niente».

Ma l’Italia è impegnata per i diritti umani in Libia, o no?
«Sto andando a Tripoli, dove c’è la riunione dei Paesi della sponda a Sud e a Nord del Mediterraneo. Ci saranno i premier di Tunisia, Algeria, Marocco, molti vicepremier e ministri degli Esteri europei, e quello è il formato adatto per affrontare il tema. Io chiederò che si discuta di quello che ha detto Gheddafi, e che Mario Deaglio sulla “Stampa” ha ben compreso: l’Africa è una bomba demografica, è impensabile che il Maghreb si metta a fare il gendarme per conto dell’Europa che, agli occhi delle loro pubbliche opinioni, è ricca ed egoista. Occorrono fondi per lo sviluppo dell’Africa sahariana, e 5 miliardi sono anche pochi».

Perché non ha informato il Capo dello Stato sulla visita di Gheddafi?
«Perché ci sono regole di protocollo, e la visita di Gheddafi non era a noi, era ad altri. Ma è stato comunque un errore mio, da ora in avanti la Farnesina informerà sempre il Capo dello Stato, col quale ho parlato martedì sera, scusandomi».

Obama ha annunciato che la guerra in Iraq è finita, senza vittoria. Cos’è, un modello per l’Afghanistan?
«E’ prematuro dirlo, ma spero che in Afghanistan i risultati siano come in Iraq, positivi per la governance».

Ma se Baghdad è senza governo da sei mesi!
«Anche il Belgio, anche l’Olanda sono da mesi senza governo. L’instabilità irachena è un problema politico, ci sono 14 partiti che rispondono a 7 etnie diverse. Un po’ come l’Italia prima di Berlusconi, Prodi governava con 10 partiti come Al Maliki».

Ma per l’Italia vale la pena di partecipare a guerre senza vittoria?
«Sì, perché ci sono prove di terroristi provenienti da quelle aree negli attentati di Londra del 2005. Bisogna fermare il terrorismo dove nasce».

E’ la teoria dell’esternalizzazione del conflitto di Bush. Collocare lo scontro fuori dal proprio territorio, e farlo convergere in Iraq, e in Afghanistan. Non finirà anche lei come Blair: si dispiacerà per le vittime in un libro di memorie...
«Noi vogliamo fermare il terrorismo dove si produce, ed evitare che arrivi a casa nostra. A me per le vittime dispiace già adesso, ma quante ce ne sarebbero state se non avessimo fermato il terrorismo? Di più, ne sono convinto».

I colloqui israelo-palestinesi sono partiti. Ma le speranze che giungano a buon fine sono poche.
«C’è diffidenza tra le due parti, ma gli israeliani hanno cercato di attenuarla con due incontri tenuti riservati e guidati da Obama, con Abu Mazen e con il re di Giordania. Bisogna dare vera forza ad Abu Mazen, perché i palestinesi non abbiano l’impressione che qualunque accordo egli firmi sia a loro discapito. Il protagonismo americano non ci esclude, siamo costantemente informati, ma in questa fase l’Europa è fuori di scena. Torneremo indispensabili quando si tratterà di verificare la tenuta dell’accordo, fronte sul quale l’America da sola non basta. Ma gli americani ci dicono che con i negoziati, rispetto al settembre 2009, è come se si fossero fatti vent’anni di passi in avanti. C’è ottimismo».

Fonte

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Re:

+tag+, 30/08/2010 11.21:

Ma....le 500 zoccole pagate per andare a "lezione" coranica????
Ma perchèèèèèèèèèèè?????
A che pro???????????
Io ce scapoccio!!

E poi......ma questo, viene a trovarci ogni 6 mesi????
Ma che è.....Gardaland o un paese occidentale il nostro??
I berberi a cavallo, le tende, le amAzzoni.........ma quante ce ne farà ancora vedere
il maledetto?????

Ma soprattutto: ancora non ci basta??? Che deve fare ancora il nano maledetto, schiacciarci gli zebedei coi tacchi a spillo!!!??? Fino a quale limite la metà dei miei concittadini sopporterà tutto questo e altro ancora?????? [SM=x44463]

Io penso che il nano maledetto ormai stia male......penso che non si renda più neanche conto di ciò che fa e come lo fa!!! [SM=x44463]



Mah, ormai temo che molti gli rinnovino la fiducia o per inerzia o per convergenza di presunti interessi...

+tag+, 31/08/2010 11.12:

"L'Islam religione d'Europa"

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Per il nano e, soprattutto, per i rappresentanti cattolici italiani sempre pronti a menar le mani se parli di aborto, pillola, fecondazione o coppie gay, è folklore!!!!!!! [SM=x44467] [SM=x44467] [SM=x44463] [SM=x44463]



E pensare che poco fa scoppiò un putiferio per le origini cristiane dell'Europa e poi anche per i crocefissi... [SM=x44472]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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