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Lite tra i medici in sala parto

Ultimo Aggiornamento: 31/08/2010 10:52
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28/08/2010 23:43

Medici litigano in sala parto
gravi la mamma e il neonato

La discussione avrebbe ritardato l'intervento con conseguenze gravi per la donna e il piccolo che aveva appena dato alla luce. Il marito: "Stava bene prima della lite". Procura apre un'inchiesta. Ginecologi sospesi

MESSINA - Una vicenda che ha dell'incredibile si è verificata al Policlinico di Messina, dove un violento litigio fra due medici, mentre sul lettino c'era una donna di trent'anni in procinto di partorire, avrebbe ritardato l'intervento sulla puerpera e provocato seri danni a lei e al bambino. La donna è in gravi condizioni mentre il neonato avrebbe subìto due arresti cardiaci e danni cerebrali. Il marito della paziente ha presentato una denuncia ai carabinieri e la Procura ha già aperto un'inchiesta. La Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale ha deciso l'invio dei Nas.

I medici sono stati sospesi, anche se il direttore del reparto di Ostetricia e Ginecologia del Policlinico esclude un nesso tra quanto accaduto e le condizioni della paziente e del neonato. Ma il marito della donna non si dà per vinto: "I sanitari dicono che è avvenuto tutto per cause naturali, ma il tracciato era perfetto e prima della lite mia moglie stava bene - dice Matteo Molonia 1, 37enne di Messina, adesso voglio che venga fatta giustizia".

In base alla ricostruzione fatta ai carabinieri dal marito, i due ginecologi avrebbero cominciato a litigare per gelosie professionali proprio durante il parto. Dopo uno scambio di frasi ingiuriose, la lite è sfociata in uno scontro fisico, uno dei due avrebbe preso il collega per il collo, sbattendolo al muro. L'altro avrebbe reagito dando un pugno a una vetrata, andata in frantumi, e riportando ferite alla mano.

Sempre secondo quanto sostenuto dal marito, mentre i due litigavano la donna avrebbe avuto delle complicazioni. I sanitari a quel punto avrebbero deciso di operare con taglio cesareo ma il bambino, durante l'intervento, ha subìto un primo arresto cardiaco. Dopo il parto la paziente ha avuto un'emorragia ed è stata sottoposta a una isterectomia.

Adesso il bimbo è ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Lui e la madre sono in prognosi riservata, anche se le condizioni della donna sarebbero in miglioramento. Il sostituto procuratore di Messina, Francesca Rende, sta ascoltando il personale del Policlinico. I due medici sono stati sospesi, come ha spiegato il professor Domenico Granese, direttore dell'Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, che si è detto "rammaricato" per quanto accaduto: "Ho inviato una lettera alla direzione sanitaria per comunicare la sospensione dei medici che torneranno al lavoro solo quando la direzione lo riterrà opportuno". "Quello che hanno fatto è grave - ha aggiunto - ma ci tengo a precisare che la donna è stata male non per la lite o per un eventuale ritardo negli interventi da parte dei medici".

Il litigio è avvenuto prima che la donna entrasse in sala parto, precisa ancora Granese, e le complicazioni si sarebbero verificate in un secondo momento. "La signora è stata operata da altri medici - aggiunge - due aiuti della clinica che sono intervenuti subito per effettuare il cesareo. Tutto si è svolto regolarmente, l'intervento dei sanitari visto le complicazioni della donna è stato tempestivo. Ma non c'è alcun rapporto tra la lite e le complicazioni della donna - insiste - sorte a prescindere da quello che è accaduto".

Fonte: Repubblica

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31/08/2010 10:50

Madre e neonato in fin di vita


Il padre: l'hanno operata in ritardo «Prima di quella rissa stava bene»
Il capo del Policlinico li sospende
MESSINA

La sala parto trasformata in un ring, con vetri in frantumi e la puerpera che finisce in prognosi riservata, come il suo bimbo, venuto alla luce con danni cerebrali e dopo due arresti cardiaci, mentre i carabinieri allontanavano dal reparto due medici litigiosi, con un rapporto personale difficile alle spalle, venuti alle mani per dissidi sull’opportunità di fare il taglio cesareo.

L’incredibile e drammatica storia, al vaglio della Procura di Messina, che ha aperto un’inchiesta coordinata dal pm Francesca Rende la quale ha già ascoltato alcuni testimoni, è avvenuta nel reparto di ostetricia e ginecologia del Policlinico, dove la direzione sanitaria ha avviato un’indagine interna per fare chiarezza sull’episodio. I due medici sono stati sospesi dal primario del reparto, Domenico Granese, che tuttavia esclude un nesso tra la lite e la situazione clinica di madre e figlio. Ma anche il ministro per la Salute, Ferruccio Fazio, che ha bollato come «intollerabile» la vicenda, vuole vederci chiaro e ha già «attivato gli ispettori». Secondo Fazio, tra l’altro, il caso è spia di un problema più ampio che riguarda quelle Regioni in cui «c’è un lassismo della sanita», le stesse, «combinazione, in cui la sanità costa di più ». Il marito della donna, Matteo Molonia, investigatore privato di 37 anni che ha presentato denuncia ai carabinieri, ha molti dubbi e vuole risposte: «Quando è giunta in ospedale mia moglie stava bene, i tracciati erano regolari. La lite tra i due medici ha ritardato l’intervento con gravi conseguenze per lei e mio foglio».

La donna, Laura Salpietro, di 30 anni, alla sua prima gravidanza, è stata ricoverata in ospedale mercoledì e il giorno dopo è entrata in sala parto. «Erano le 7.40 - racconta il marito, originario di Genova - Mia moglie era già in sala parto quando il suo ginecologo e un altro medico hanno cominciato a litigare sull’opportunità di fare o meno il taglio cesareo e su chi l’avrebbe dovuto fare». Secondo l’uomo «soltanto verso le 9 mia moglie è stata operata». Dunque, si chiede, «c’è un buco di oltre un’ora e mezzo, qualcuno mi deve spiegare cosa è successo». A verbale, i carabinieri hanno scritto che dopo un acceso diverbio, i due camici bianchi sarebbero passati alle mani: uno dei due avrebbe preso il collega per il collo, sbattendolo al muro; l’altro avrebbe reagito dando un pugno a una vetrata, andata in frantumi, e riportando ferite alla mano. Tutto questo davanti ad altro personale sanitario e alla donna incinta. I due sono stati allontanati, la paziente è stata quindi operata da un’altra equipe; dopo l’intervento la donna ha avuto una emorragia e i medici hanno dovuto asportarle l’utero. Ancora più gravi le conseguenze per il bimbo, che ha avuto due arresti cardiaci e danni celebrali.

«Quando mi hanno chiesto l’autorizzazione per l’asportazione dell’utero di mia moglie e ho visto mio figlio cianotico - sottolinea Matteo Molonia - ho capito che era successo qualcosa di molto grave. Ho telefonato ai carabinieri chiedendogli subito di intervenire, altrimenti avrei commesso un duplice omicidio. Voglio giustizia e mi batterò per averla». Sarà la direzione sanitaria a stabilire, dopo l’indagine interna, quando i due medici potranno rientrare in servizio. «Quello che hanno fatto è grave - spiega il direttore del reparto di ginecologia del Policlinico - ma ci tengo a precisare che la donna è stata male non per la lite o per un eventuale ritardo negli interventi da parte dei medici». «Tutto si è svolto regolarmente - assicura Granese - Non c’è alcun rapporto tra la lite e le complicazioni della donna, che sono sorte a prescindere da quello che è accaduto».

Intanto il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari, Leoluca Orlando, ha richiesto di relazione all’Assessore alla Sanità della Regione Sicilia, Massimo Russo. «Chiederemo altresì - ha aggiunto - un immediato ed esemplare intervento sanzionatorio e cautelare a carico dei responsabili, qualora venisse confermato quanto denunciato dal marito della donna». Cittadinanzattiva-Tribunale diritti del malato sollecita «l’immediato trasferimento» dei medici al centro del gravissimo episodio «anche se non ci fossero responsabilità penali» e Ignazio Marino, chirurgo e senatore del Pd invita a non lasciare «alcuno spazio per l’impunità». «Bisogna fare giustizia non solo per la paziente e suo figlio, ma - dice - per tutti i siciliani».

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31/08/2010 10:50

L'ospedale dei baroni tra pallottole e sospetti

Una "famiglia" di 1500 docenti: metà ha almeno un parente al Policlinico
LAURA ANELLO
MESSINA

Ma di che cosa si stupisce? Lo sa che cosa ha visto questo ospedale?». E giù a raccontare delle pallottole sparate nel 1998.

Bersaglio il direttore della clinica di Endoscopia digestiva Matteo Bottari, il genero dell’ex rettore. E delle accuse, poi cadute, al collega epatologo Giuseppe Longo, «topacchione assassino» nelle intercettazioni, finito in carcere per storie di mafia e infine assolto. E poi, scendendo dal sangue al malcostume, del processo in corso a carico dell’attuale Magnifico, Francesco Tomasello, ordinario di Neurochirurgia, accusato con altri ventitré fra docenti, funzionari e ricercatori, di avere truccato un concorso a Veterinaria. Già, di che cosa ci si stupisce, qui, nel verminaio Messina, se due ginecologi del Policlinico si sono presi a pugni mentre la paziente era sul lettino in attesa del parto cesareo? Se adesso non potrà più avere figli ed è qui a chiedere come sta il suo piccolo Antonio? «Voglio vederlo - dice - fatemelo almeno vedere».

Nel tempio dei baroni messinesi, nell’ospedale dell’Università dove metà dei 1.500 docenti ha almeno un omonimo tra padri, figli, mogli, nipoti, cugini, il potere si misura sulle cattedre. Una cittadella accademica ambita, ambitissima, la camera di compensazione dei poteri forti della città, la patente da esibire per fare carriera, il legame da intrecciare per salire nella scala sociale della città che un tempo era la «babba», la sciocca, risparmiata dalle guerre di mafia di Catania e Palermo, e che poi si è scoperta soltanto più capace di una crudele, apparente, rispettabilità. Pentola a pressione che non è mai esplosa, non ha visto il bianco e nero, le bombe e l’antimafia, il disgusto e la rivolta.

«Quando sono arrivato qui - racconta Giuseppe Pecoraro, alla guida del Policlinico da tre anni, prima da commissario straordinario e ora da direttore generale - mi sono trovato davanti a una fenomeno incontrollato di medici estranei ai reparti che chiedevano di svolgere attività di volontariato, un modo per curare i loro interessi professionali privati fregiandosi della griffe Policlinico e assicurando con facilità ai pazienti una serie di servizi ospedalieri, dai prelievi di sangue alle ecografie ai ricoveri. Una follia diventata prassi che evidentemente, nonostante i miei divieti, continua ad allignare».

Il riferimento, per niente casuale, è ad Antonio De Vivo, il rampante assegnista di ricerca che ha portato Laura Salpietro, sua paziente in regime privatistico, a partorire al Policlinico. «Questa cosa ha un nome - incalza Pecoraro - e si chiama esercizio abusivo della professione, un assegnista non può svolgere alcuna attività assistenziale autonoma. La responsabilità è di chi gliel’ha consentito, a partire dal primario del reparto». Domenico Granese, che adesso rischia la testa.

Oggi, al termine dell’incontro con il ministro della Salute Ferruccio Fazio e dell’assessore alla Sanità Massimo Russo, Pecoraro annuncia provvedimenti forti. Probabilmente il commissariamento del reparto, «che è uno dei punti deboli dell’ospedale». Eppure le donne di Messina vengono a partorire proprio qui, anche perché l’alternativa è il «Piemonte» delle vergogne che è in via di chiusura o il «Papardo», dove nella nuova Ginecologia tre mesi fa è caduto un pezzo di soffitto in un corridoio.

Già, si viene qui al Policlinico per stare tranquille, si viene in questo padiglione A che aspetta da due anni una ristrutturazione mai arrivata, per garantirsi la terapia intensiva neonatale, e spesso l’amorevole cura dello specialista privato al quale non si nega l’ingresso. Quando il medico di guardia, responsabile di quel che avviene in reparto, è amico del professionista, si chiude un occhio e sono sorrisi e ringraziamenti. Quando tra i due ci sono ruggini, l’ospedale può diventare un ring.

Il potere semina odi, rinfocola invidie, si coalizza in clan. Come qui a Ginecologia, rimasta orfana dieci anni fa di un professore ordinario per l’impossibilità di mettere d’accordo una cordata che aspirava a chiamare un professore in servizio in un altro Policlinico e gli avversari che premevano per bandire il concorso e piazzarci un solito noto. È finita che non se n’è fatto niente.
Secondo e terzo piano, aspetto dimesso ma dignitoso, un centro per la cura della sterilità di coppia guidato proprio dal professore Vincenzo Benedetto - uno dei due dottori diventati pugili - un avviato servizio di riferimento per le donne in menopausa.

I medici parlano, ma «niente nomi, per carità». In tutto venticinque camici bianchi, di cui sei professori associati (esentati dalle guardie, la più rognosa delle prestazioni) e tutti gli altri ricercatori. Rimasti al primo gradino della carriera accademica nonostante i capelli bianchi, «anche perché non valeva neanche la pena di presentare domanda per il concorso», pure loro in parte dispensati dai turni di guardia per varie ragioni personali. Quattro sono andati in pensione il primo agosto con la «rottamazione» voluta dal ministro Brunetta: a casa quelli con quarant’anni di servizio.

Un mini-esodo che ha gettato benzina sul fuoco di una situazione già tesissima, aggravata dalla compressione del reparto che due anni fa ha perso ambulatori, ambienti comuni, spazi di studio. «Ma ci vede? Tra ferie e pensionamenti siamo rimasti quattro gatti», borbotta un dottore. Trent’anni fa, nel momento di maggiore fulgore, i posti letto erano 99. Oggi sono 26. Una media di un medico per ogni paziente, ironizza qualche nemico. «Sì? Allora sappia che presto saranno di meno - taglia corto un altro -. Io appena posso scappo in pensione».

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31/08/2010 10:51

Lite in sala parto, cinque indagati

Scambi d'accuse tra i medici
Mamma e figlio migliorano
MESSINA

Mentre migliorano le condizioni di salute della puerpera Laura Salpietro, 30 anni, e del figlio uscito dal coma farmacologico indotto dopo due arresti cardiaci, ci sono i primi cinque indagati nell’inchiesta della Procura di Messina che sta valutando se la lite nella sala parto del Policlinico tra due ginecologi abbia determinato un ritardo nel taglio cesareo, come ha denunciato il marito della donna. Per fare il punto sulla vicenda, assieme al direttore generale del nosocomio Giuseppe Pecoraro, che parla di un reparto «con problemi di organizzazione», domani arriverà a Messina il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.

Nel registro degli indagati il pm Francesca Rende, che coordina l’inchiesta condotta dai carabinieri, ha iscritto due ginecologi, già sospesi dopo la lite, Antonio De Vivo e Vincenzo Benedetto; il direttore dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia, il prof. Domenico Granese, e altri due medici, probabilmente i ginecologi che hanno poi operato la paziente.

Gli investigatori stanno accertando se i due medici che hanno litigato abbiano avuto dissapori anche in passato per gelosie professionali, come riferito da alcuni testimoni. Entrambi i camici bianchi svolgono anche attività privata; in particolare De Vivo, il ginecologo di fiducia che ha seguito Laura Salpietro durante la gravidanza, è titolare di un rinomato laboratorio, attrezzato con apparecchiature all’avanguardia, tra cui una macchina per le ecografie in 3D. L’altro ginecologo, Vincenzo Benedetto, smentisce però i presunti attriti col collega: «Abbiamo entrambi un’attività privata, come consentito dalla legge, e nessuno dei due ha mai interferito sui pazienti dell’altro», assicura il medico.

I Nas, inviati dalla commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, e gli ispettori del ministero, oggi hanno acquisito le cartelle cliniche e i documenti sanitari. «I due medici - spiega il primario Granese - hanno litigato perchè il collega più giovane non ha avvertito quello più anziano, facendo l’induzione al travaglio di parto. Poi uno ha spinto l’altro. Si sono comportati come due teste calde».

Dal canto loro i due sanitari si scambiano reciproche accuse. «Non ho aggredito nessuno», si difende il prof. Vincenzo Benedetto, che lancia sospetti sull’altro ginecologo riguardo le procedure adottate sulla paziente e l’uso di un gel «per la stimolazione che con la presenza di patologie può essere nocivo». La lite sarebbe cominciata quando Benedetto, che era di guardia, avrebbe chiesto spiegazioni al collega su quello che stava facendo, avendo notato delle anomalie sulla macchina del cardio-topografo. «A quel punto lui comincia a insultarmi e mi getta una sedia contro, che sbatte sulla scrivania e cade sul pavimento - sostiene Benedetto -. Poi, prima di andare via, dà un pugno alla vetrata e si fa male». Accuse che De Vivo respinge: «Dico soltanto che io in questa vicenda sono parte lesa e sono stato aggredito. Sono tranquillo. Ho piena fiducia nella magistratura, sono convinto che la verità verrà alla luce».

Ma il ministro Fazio ammonisce: «Sono fatti che non devono più accadere. Nella mia lunga carriera medica - dice - non ho mai assistito a un caso del genere». In molti chiedono una reazione severa, alla luce dei problemi di salute della puerpera, alla quale è stato asportato l’utero, e del bimbo che nei prossimi giorni sarà sottoposto a esami per verificare eventuali danni cerebrali. «Lunedì ci sarà una riunione straordinaria con la commissione disciplinare, non sappiamo ancora se i due medici saranno radiati», avverte il presidente dell’Ordine dei medici di Messina, Giacomo Caudo.

Intanto, Leoluca Orlando, presidente della commissione sugli errori sanitari, annuncia che, avuti gli elementi della vicenda, riferirà in Parlamento. I medici del Policlinico però ribadiscono: «Non c’è nesso tra la lite e i problemi di salute dei pazienti»; mentre il marito della donna, Matteo Molonia, chiede giustizia: «Mia moglie - dice - stava bene prima del parto».

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31/08/2010 10:52

Lite in sala parto, rimosso il primario
Un medico licenziato e l'altro sospeso


Prime sanzioni per i dottori del Policlinico. Fazio si scusa
MESSINA

Dopo il giorno del dolore e dell’inchiesta per la lite tra due ginecologi nella sala parto del Policlinico di Messina è giunto quelle delle scuse alla famiglia coinvolta nel drammatico episodio e dei primi provvedimenti nei confronti di tre medici coinvolti nella vicenda: uno sospeso dall’incarico di direttore del reparto, l’altro dalle funzioni e un terzo con il contratto revocato.

Le scuse sono arrivate dal governo, dalla Regione Siciliana e anche dai sindacati. È il ministro alla Salute, Ferruccio Fazio, dopo avere incontrato in ospedale Laura Salpietro, la puerpera di 30 anni che non potrà più avere figli dopo avere subito un’isterectomia, a farsi portavoce dell’Esecutivo: «Chiedo scusa alla signora e alla famiglia a nome dei medici e della Sanità - ha detto Fazio - per quello che è successo, e lo dico anche da medico». «La mia - ha aggiunto - è stata una visita di solidarietà. Ho trovato la signora bene. Ho cercato di darle parole di speranza, di parlarle del futuro e le ho ribadito che le Istituzioni sono vicine a lei e alla sua famiglia».

«Scuse e solidarietà» sono state espresse anche dall’assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Massimo Russo, che ha parlato di «vicenda gravissima che ha creato un grande danno al sistema», pregiudicando «il lavoro di tanti bravissimi professionisti che fanno il loro dovere e guardano alle persone come esseri umani». E anche la Cgil medici si «associa alle scuse alla donna coinvolta nella vicenda di Messina». La visita del ministro a Messina è stata accolta con una accenno di polemica dal marito della donna ricoverata, Matteo Molonia, che ha detto di temere il rischio di «una presa in giro all’italiana: da domani si spegnerà l’informazione su questo caso e la vicenda sparirà del tutto». Ma dopo le rassicurazioni avute dallo stesso ministro e dall’assessore Russo tutto è subito rientrato, come ha confermato lo stesso Molonia che ha rivelato come Fazio lo abbia invitato a «fare meno l’investigatore e più il marito» e lui abbia replicato di essere «soltanto un marito arrabbiato».

La visita del ministro e dell’assessore è coincisa anche con la decisione della direzione generale del Policlinico di sospendere dall’incarico direttivo, ma non dal lavoro, il direttore dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia, professore Domenico Granese, per «omessa vigilanza». Il reparto è stato commissariato e a dirigerlo sarà il direttore sanitario. È stato invece completamente sospeso dall’attività uno dei due medici che sarebbero stati protagonisti della rissa: Vincenzo Benedetto, che è stato convocato anche dall’ordine dei medici di Messina. Il terzo ginecologo per cui sono stati adottati provvedimenti è il secondo presunto protagonista della rissa, Antonio De Vivo, che secondo l’assessore «era un assegnista che non poteva prestare assistenza pubblica ed era quindi un abusivo». L’università di Messina ha disposto la rescissione immediata del suo contratto.

L’assessore Russo ha annunciato che saranno eseguiti «accertamenti sulle autorizzazione per le attività extra e intramoenia: non vorrei scoprire - ha spiegato - che qualche medico abbia fatto diventare privata la struttura pubblica». Controlli saranno eseguiti anche sulla spesa. Per il ministro Fazio «la Sanità non si fa con i soldi, visto che quella ’buonà si trova nelle Regioni "virtuose"» e «queste cose avvengono in un humus e in un contesto particolare». «La media Ocse accettabile di cesarei - ha ricordato il ministro - è di non oltre il 25%. In Italia siamo a una media del 38% ma in regioni come Lombardia, Toscana, Veneto e Emilia Romagna è sotto il 30%, mentre nel 2009 la Sicilia era al 52% e la Campania oltre al 60%. Devo dire - ha sottolineato Fazio - che in Sicilia l’assessore Russo ha emanato dei provvedimenti recenti per ridurre questo fenomeno». La Regione ha equiparato il costo dei parti: cesareo e naturale hanno lo stesso rimborso.

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07/09/2010 23:15

Messina, lite in sala parto:
il piccolo Antonio ha due ischemie cerebrali


Notizie positive e negative si alternano e il velo di tristezza non scompare dai volti di Matteo Molonia, 37 anni, e Laura Salpietro, 30 anni, che hanno visto trasformare la gioia del parto e del primo figlio in una tragedia quando a fine agosto in sala parto i due ginecologi hanno cominciato a litigare: la donna ha subito l’asportazione dell’utero e il bimbo dei blocchi cardiaci. Oggi la madre è stata dimessa e ora potrà stare accanto al figlio ma la risonanza magnetica sul bambino ha confermato due ischemie cerebrali.
Il neonato dovrebbe essere dimesso comunque entro dieci giorni come dice con tono ottimista il prof. Ignazio Barberi, primario della clinica di Terapia intensiva neonatale del Policlinico di Messina. ”L’ischemia e’ una cosa grave – dice il padre – e i medici mi hanno spiegato che puo’ avere conseguenze per il suo futuro”.

”Mia moglie – ha aggiunto – sta meglio, ma ora dopo la notizia e’ ricaduta nello sconforto totale. Siamo disperati, spero solo che ora qualcuno paghi per tutto questo”. Laura Salpietro occupa una stanza nel reparto di Terapia intensiva neonatale dello stesso ospedale in cui e’ ricoverato il neonato e dove potra’ trascorrere anche la notte per stare vicino al bebè. La donna ha potuto prendere in braccio il figlio e a breve dovrebbe anche iniziare ad allattarlo senza tiralatte. Ma il momentaneo blocco circolatorio al cervello quali danni può aver provocato al bimbo? ”Non possiamo dire se il bambino avrà conseguenze in futuro – dice Barberi – E’ vero che la risonanza ha evidenziato dei problemi, ma non è certa l’evoluzione che questi potranno avere. La risonanza magnetica non è altro che un’istantanea che fotografa la funzionalità cerebrale in quel preciso momento. Non è quindi un accertamento dinamico che può far capire l’evoluzione dell’ischemia e per questo andrà ripetuto più volte a distanza di mesi. Anche in quest’ottica non ha assolutamente rilevanza parlare di uno o due ischemie”.

”Aggiungo che il bambino sta meglio e risponde agli stimoli – prosegue – Il bimbo ha avuto probabilmente carenze di ossigenazione per alcuni secondi, ma questo non vuol dire assolutamente che abbiano provocato danni permanenti sulle funzionalità cerebrali. Bisogna aspettare con fiducia il decorso e l’evoluzione. Sono comunque ottimista e spero che entro una decina di giorni al massimo il piccolo possa tornare già a casa anche se la prognosi la potrò sciogliere fra un mese almeno”.

Fonte: blitzquotidiano

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