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Nuova lista Anemone, spunta un Berlusconi e la situazione di Scajola si aggrava

Ultimo Aggiornamento: 04/09/2010 14:11
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04/09/2010 14:11

Tra i nomi di Anemone spunta un Berlusconi
E si aggrava la posizione di Scajola

La Procura intende verificare se si tratti del Presidente del Consiglio o del fratello Paolo


PERUGIA - L'inchiesta sul Sistema Anemone e i grandi appalti per il G8 della Maddalena e i 150 anni dell'Unità d'Italia torna a bussare al portone di Palazzo Chigi. E incrocia il nome "Berlusconi". L'estate non ha fermato l'attività istruttoria del Ros dei carabinieri e del Nucleo di polizia tributaria della Finanza e agli atti dei pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi è infatti ora un nuovo documento. Il "listino Anemone", come lo hanno battezzato gli inquirenti. Una seconda e nuova contabilità dei lavori di ristrutturazione che, nel tempo, le ditte del costruttore Diego Anemone hanno effettuato nelle residenze private e istituzionali di ministri della Repubblica, grand commis di Stato, uomini degli apparati della sicurezza, inquilini degli immobili di "Propaganda Fide".

Il "listino" è saltato fuori dall'esame dell'hard disk del personal computer sequestrato a Stefano Gazzani, il commercialista di Anemone indagato per riciclaggio. E, rispetto alla prima "lista Anemone" e ai circa 400 nomi che elencava (di cui le cronache hanno dato ampio conto nel maggio scorso e scovata nel computer di Daniele Anemone, fratello di Diego), presenta - per usare le parole di una qualificata fonte investigativa - "molte e significative coincidenze di nomi, come ad esempio quello dell'ex ministro Claudio Scajola, e altrettanto significative differenze". A cominciare da un cognome - "Berlusconi" - che nella prima lista era assente. La Procura intende verificare se si tratti del Presidente del Consiglio o del fratello Paolo. E l'accertamento richiederà del tempo. Se è vero infatti che nella originaria lista Anemone figuravano lavori eseguiti in indirizzi di stretta pertinenza del Premier (piazza Grazioli, palazzo Chigi, piazza del Plebiscito) è altrettanto vero che, nell'indagine perugina, il nome di Paolo è associato agli accertamenti sugli appalti per il G8 della Maddalena.

Quale che sia la risposta (Silvio o Paolo Berlusconi), l'interesse investigativo che viene attribuito al "listino" è che il documento indica, a giudizio della Procura, almeno due circostanze. La prima: il fatto che fosse in possesso del commercialista di Anemone dimostrerebbe che i lavori indicati nella lista originaria conservata dal costruttore furono effettivamente svolti. La seconda: che di quei lavori, per ragioni contabili e probabilmente non solo contabili, andavano in qualche modo camuffate la committenza e gli importi (e di questo avrebbe dovuto occuparsi appunto Gazzani).

La scoperta del "listino" non è insomma una buona notizia né per Palazzo Chigi, né per Claudio Scajola, per altro tuttora semplice testimone nell'indagine sulla compravendita della sua abitazione di via del Fagutale. Anche perché gli accertamenti sul conto dell'ex ministro per lo Sviluppo economico fanno registrare una novità. Il Ros dei carabinieri ha infatti accertato che i complessi lavori di ristrutturazione del "mezzanino" vista Colosseo (per altro, come ormai documentato, mai pagati e "caricati" sui costi di appalti pubblici vinti da Anemone) vennero seguiti personalmente non solo da Diego Anemone, ma, attraverso la società "Medea", anche da Mauro Della Giovampaola, l'ingegnere arrestato nel febbraio scorso insieme a Balducci, De Santis e Anemone, all'epoca funzionario della struttura della Ferratella (la stazione appaltante i lavori per i Grandi Eventi), nonché inquilino di riguardo di uno degli immobili di "Propaganda Fide".

Un terzo ramo di indagine, quest'ultimo, che, come è noto, coinvolge l'ex ministro Lunardi e il cardinale Sepe. Che ha al centro la compravendita del palazzo di via dei Prefetti a Roma e la ristrutturazione della sede della congregazione in piazza di Spagna. Per il quale il tribunale dei ministri di Perugia ha riconosciuto la propria competenza in agosto, sottolineando nelle motivazioni della decisione (depositate ieri) come "l'ipotesi accusatoria di corruzione risulti corroborata". E che ora attende la decisione del Parlamento sulla richiesta di autorizzazione a procedere.

Fonte: Repubblica

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