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Francia e Rom

Ultimo Aggiornamento: 21/09/2010 15:59
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17/09/2010 14:34

E l'UE?
Rom, Berlusconi sta con Sarkozy
«Italia e Francia scuotano l'Ue»

Il premier: «Trovare una posizione comune europea»
Gli Usa: i governi rispettino i diritti delle comunità


MILANO - «Sto con Sarkozy, il commissario Reding non doveva parlare». Silvio Berlusconi appoggia la posizione francese nella polemica tra Parigi e Ue sulle espulsioni dei Rom. Uno scontro durissimo, quello tra l'Eliseo e Bruxelles, tanto che Nicolas Sarkozy - dopo l'annuncio di una procedura d'infrazione nei confronti della Francia - avrebbe risposto a muso duro al commissario alla giustizia Viviane Reding: se proprio ci tiene, le avrebbe detto il presidente francese, i rom potrebbero essere ospitati dal suo Paese di origine, il Lussemburgo. A fare infuriare Sarkozy è stato il parallelo suggerito dalla Reding tra le espulsioni dei Rom e le deportazioni nella Seconda guerra mondiale. Frasi che lo stesso commissario ha poi cercato di smussare: «Mi rammarico per le interpretazioni che spostano l'attenzione da un problema che bisogna invece risolvere ora. Non ho avuto in alcun caso stabilire un paragone tra la seconda guerra mondiale e le azioni di oggi del governo francese». Una precisazione che l'Eliseo ha accolto con un laconico comunicato: «La presidenza della Repubblica prende atto delle scuse della signora Viviane Reding, vice-presidente della Commissione europea, commissario alla Giustizia e ai diritti Umani, per le sue parole oltraggiose all’indirizzo della Francia».

USA E GERMANIA - La polemica, però, ha riportato la questione rom al centro dell'attenzione. Tanto che sono scesi in campo anche gli Stati Uniti: secondo l'agenzia France Presse, che cita fonti anonime del Dipartimento di Stato, Washington ha invitato il governo francese e quello di altri paesi a «rispettare i diritti dei rom». Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si è dichiarato d'accordo con la commissaria Reding sulla sostanza, anche se ha specificato di non approvare i toni usati.

IL PREMIER - Poco prima, era arrivata anche la presa di posizione del premier italiano. «La signora Reding avrebbe fatto meglio a trattare la questione in privato con i dirigenti francesi - dichiara Silvio Berlusconi in un'intervista a "Le Figaro" - prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto. Il problema dei rom non è specificamente francese. Riguarda tutti i Paesi dell'Europa». Secondo il presidente del Consiglio, «bisogna inserire questo tema all'ordine del giorno del Consiglio dei capi di Stato e di governo europei in modo da parlarne tutti insieme per trovare una posizione comune». «Speriamo che la convergenza italo-francese - afferma Berlusconi - aiuti a scuotere l'Europea e ad affrontare il problema».

IMMIGRAZIONE CLANDESTINA - «La questione dei rom - dice ancora Berlusconi - non è la sola che deve affrontare l'Europa: c'è anche l'immigrazione clandestina, l'Italia è particolarmente esposta per il fatto di avere le coste molto estese». Secondo il premier «l'Europa non ha ancora compreso completamente che non si tratta di un problema unicamente francese o italiano, o greco o spagnolo. E il presidente Sarkozy ne è pienamente cosciente».

SICUREZZA - Berlusconi descrive inoltre le sue relazioni personali con il presidente francese come «eccellenti». «Condividiamo - dice - la stessa idea dell'Europa, quella di un'Europa vicina alla gente, di un Europa dell'azione». Insieme a Sarkozy, continua il premier, «consideriamo come priorità per l'Europa la sicurezza sia interna allo spazio europeo che esterna». «Penso - aggiunge - alla sicurezza energetica, che passa per il rilancio della nostra energia nucleare alla quale la Francia è associata».

FINE MANDATO - Sempre nell'intervista al quotidiano francese, Berlusconi afferma di essere sicuro di portare a termine il mandato del governo nel 2013.

Fonte: CorrieredellaSera

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17/09/2010 14:38

Berlusconi difende Sarkozy sui rom:
“Vanno espulsi, la Reding ha sbagliato”


Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy uniti contro i rom all’urlo di “scuotiamo l’Europa”. Sarkozy ha inaugurato una politica dal pugno duro ed è stato fortemente contestato dall’Unione Europea, ora Berlusconi prende posizione e difende a spada tratta “l’amico” Sarkò. Alla commissaria Ue che ha criticato la politica francese delle esplulsioni e proposto di rimpatriare in Francia i rom cacciati, il Cavaliere ha mandato a dire: Viviane Reding ”avrebbe fatto meglio a trattare l’argomento in privato con i dirigenti francesi, prima di esprimersi pubblicamente come ha fatto”. Messaggio chiaro che il Cavaliere manda proprio dalle colonne del quotidiano francese ‘Le Figarò’.

Una presa di posizione, quella di Berlusconi, che certo non passerà inosservata. Non solo perché il premier italiano ha difeso una politica da molti definita xenofoba e razzista, ma soprattutto perché Berlusconi ha anche detto che iniziative come quelle francesi contro i rom dovrebbero essere “copiate” da altri paesi europei e discusse sia al G8 che al G20. ”Speriamo che la convergenza italo-francese aiuti a scuotere l’Europea – ha detto Berlusconi – e ad affrontare il problema (dei rom e dell’immigrazione, ndr) con politiche comuni”. Il premier suggerisce di ”aggiungere questo tema al Consiglio europeo per parlarne tutti insieme e trovare una posizione comune”.
”Questo problema dei rom non è soltanto francese – ha spiegato il premier – Riguarda tutti i Paesi d’Europa. Bisogna dunque aggiungere questo tema al Consiglio europeo per parlarne tutti insieme e trovare una posizione comune”.

”D’altra parte – ha aggiunto Berlusconi – la questione dei rom non è l’unica che si pone all’Europa: c’è anche l’immigrazione clandestina. L’Italia è particolarmente esposta a causa dell’estensione delle sue coste, ma l’Europa non ha ancora capito che non si tratta di un problema unicamente francese o italiano, greco o spagnolo. Il presidente Sarkozy, invece, ne e’ pienamente consapevole. Speriamo che la convergenza italo-francese aiuti a scuotere l’Europa e ad affrontare il problema con politiche comuni”.

La difesa di Berlusconi arriva dopo l’attacco di Sarkozy alla Reding. “I Rom rimpatriati? Che li accolga il Lussemburgo” ha detto oggi il presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy al commissario Ue Viviane Reding.

La Reding, responsabile della Giustizia a Bruxelles nonché vicepresidente dell’esecutivo Ue martedì aveva denunciato la circolare di agosto sui Rom messa a punto dal governo di Parigi per procedere alle espulsioni ”mirate”, affermando fra l’altro di pensare che ”l’Europa non era testimone di questo genere di situazioni dalla seconda guerra mondiale” e minacciando una procedura di infrazione, in seguito alle misure adottate nei confronti dei rom.

Dopo l’attacco di Sarkò e Berlusconi la Reding corregge il tiro. “L’espulsione dei rom dalla Francia – dice in serata la Reding – non ha niente a che vedere con quanto successo durante la seconda guerra mondiale.

Mi rammarico per le interpretazioni che spostano l’attenzione da un problema che bisogna invece risolvere ora. Non ho avuto in alcun caso stabilire un paragone tra la seconda guerra mondiale e le azioni di oggi del governo francese”. Ieri Reding, nel corso di una conferenza stampa, nel criticare le espulsioni messe in atto da Parigi aveva affermato: ”Sono stata personalmente toccata da circostanze che danno l’impressione che delle persone siano allontanate da uno Stato membro della Ue solo perche’ appartenenti a una certa minoranza etnica. Pensavo che l’Europa non sarebbe piu’ stata testimone di questo genere di situazioni dopo la seconda guerra mondiale”.

La Merkel ha invece preso le distanze dai colleghi europei. Il cancelliere tedesco Angela Merkel è d’accordo con la commissaria alla giustizia Viviane Reding sulla sostanza, ma non sui toni usati. Lo ha detto lei stesso parlando con i giornalisti al meeting del Ppe, alla vigilia del vertice Ue di domani. ”Trovo che la Commissione Ue abbia ragione – ha detto la cancelliera tedesca – sul fatto che si deve valutare se gli Stati membri agiscano con basi legali nell’applicazione del trattato europeo. Penso però che il tono adottato dalla commissaria Reding e in particolare il paragone storico fatto non siano stati adeguati. Spero che si ritrovi il bon ton”.

Replica stizzita anche dagli Stati Uniti. Washington ha invitato il governo francese e quello di altri paesi a ”rispettare i diritti dei rom”. Lo rende noto alla Afp una fonte anonima del Dipartimento di Stato americano.

”Ignoro se abbiamo affrontato la questione con la Francia – spiega la fonte – ma, con tutta evidenza, i diritti dei Rom sono fondamentali per noi, ed invitiamo la Francia ed altri paesi a rispettare i diritti dei Rom”. Il segretario di Stato Hillary Clinton aveva ricordato nel maggio scorso che il diritto dei Rom rimane una delle priorita’ dell’Amministrazione del presidente Usa Barack Obama, in un messaggio diffuso in occasione della giornata internazionale dei Rom.

Fonte: blitzquotidiano

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21/09/2010 14:34

Generatori di razzismo

Da una parte c’è il vaniloquio perbenista e ipocrita di quelli che si sentono buoni, giusti e colti, che scrivono sui giornali (a corto di lettori) o siedono nella Commissione Europea, sempre pronti a impartire lezioni sull’accoglienza degli immigrati e la fratellanza con i nomadi. Dall’altra ci sono le lezioni della realtà, c’è un’opinione pubblica europea che la pensa in modo opposto e che rischia di scivolare sui ghiacci della xenofobia, solidificati dai venti gelidi che arrivano dall’Olanda, dal Belgio, dall’Austria e, da ultimo, dalla Svezia. Nella nostra Europa è ovunque in crisi il modello di welfare state, divenuto troppo costoso e troppo inefficiente, e ovunque ci sono problemi relativi all’immigrazione. Negare l’una e l’altra cosa, pensare di poter rimediare inutilmente aggrappandosi al passato o ridicolmente sermoneggiando d’accoglienza, propizia disastri politici. Mentre l’assenza d’idee spendibili spinge al cortocircuito: siccome gli immigrati vengono per pesare sul nostro welfare ecco che il nostro bel paradiso s’azzoppa. Inutile stupirsi, allora, se crescono le formazioni politiche estremiste, che se non dispongono di una soluzione positiva forniscono, almeno, una bella spiegazione negativa.

Se si restasse sul piano della razionalità, le cose non sarebbero (dal punto di vista teorico) così complicate: a. gli immigrati sono utili e creano ricchezza, ma il Paese che accoglie ha diritto a regolarne il flusso, facendo valere le proprie condizioni; b. il rispetto della legalità vale per tutti, cittadini propri, comunitari o provenienti da ogni altra parte del mondo, ma se a delinquere è un ospite il Paese ospitante ha il diritto di punirlo e/o cacciarlo, impedendogli di tornare; c. gli immigrati non sono dei rifugiati, e tutte queste associazioni che fanno confusione sembrano essere state inventate apposta per favorire l’ascesa dei razzisti.

Il caso francese è assai istruttivo, e segnala un pericolo collettivo. E’ evidente che il presidente francese ha scelto di aprire il fronte dei Rom anche per indurre i francesi a non parlare solo degli affari e degli affaracci suoi. E’ evidente che ha scelto quel tema perché sa di raccogliere un consenso quasi unanime. Com’è evidente che la reazione della Commisione Europea e della pretesa intelligenza scrivana è stata cieca, violenta e dissennata, tipica di gente che non solo vive fuori dalla realtà, ma si ostina a credere che i propri pregiudizi siano il giusto e la realtà la loro corruzione. Dei matti, insomma. Fra i due schieranti preferisco, di molto, Sarkozy, ma non al punto di credere che egli abbia proposto una qualche soluzione. Ha solo messo in atto un’azione dimostrativa.

Occorre essere cretini assai per parlare di “deportazioni”, ed occorre avere una coscienza piallata dall’ignoranza per far paralleli con le persecuzioni naziste. Ma i rimpatri disposti dai francesi sono pochi e su base consensuale, per giunta pagati dallo Stato. Sono una pezza, non un modello.

Che fare, allora? Ripeto, dal punto di vista teorico è meno complicato di quel che sembra. Io cittadino italiano non posso starmene senza fissa dimora, non vedo perché dovrebbe essere consentito ad uno zingaro. Se abbandono mio figlio o lo riduco all’accattonaggio m’arrestano, non vedo perché i nomadi dovrebbero essere compresi e aiutati. Se assegno mia figlia in sposa torno in galera, o vado al manicomio, non si capisce perché dovremmo consentirlo ad altri. Se mi laureo negli Stati Uniti, dopo aver pagato salatissime rette a università private, ma poi non trovo un lavoro e non riesco a prolungare il permesso di soggiorno me ne devo andare, anche se ho contribuito alla ricchezza di quel Paese, così non c’è motivo che da noi rimangano quelli che non dichiarano un tallero di guadagni. Questo banalissimo buon senso minaccia la fratellanza fra i popoli? Temo che la minaccia venga dai forsennati che negano la realtà e parlano a vanvera.

Facciano accomodare la zingara corpacciuta al lindo tavolo del loro ristorante preferito e ne gustino l’insopportabile tanfo, così come già si ha occasione di fare sui mezzi pubblici (dove non pagano) e alle casse dei supermercati (dove la fila si ferma nel mentre la commessa conta monetine). Io sono favorevole a che la signora resti, se si trova un lavoro onesto, una casa e una doccia. Loro, invece, pretendono che rimanga a carico delle narici e delle tasche altrui. Chi è, allora, il razzista e lo xenofobo?

Ecco, prima che il vento gelido soffi (più forte) anche da noi, propongono di andare presso tutte queste associazione di accoglitori in casa e nei quartieri altrui, affiggendo un avviso all’ingresso: qui operano i produttori di razzismo.

Fonte

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I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

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21/09/2010 15:59

L’Europa dei “dritti” e quella dei diritti
di Maurizio De Santis

Viviane Reding, laureata in Scienze Umane alla Sorbona di Parigi, è una politica lussemburghese che ricopre attualmente il ruolo di Commissario dell'Unione Europea. La signora, stimatissima da José Manuel Barroso, risulta incaricata della commissione che si occupa di Giustizia, diritti fondamentali e cittadinanza.
I fatti sono questi.
In aperto contrasto con la politica interna del presidente francese Sarkozy, votata alle espulsioni mirate dei nomadi non regolari, la Reding non ha esitato a trascinare la Francia in un contenzioso giudiziario che, volenti o no, rischia di rappresentare di diventare per l’UE un rovo doloroso.
Vediamo perché.
Dunque, Viviane Reding ha chiesto alla Francia di rinunciare alla propria politica delle espulsioni dei Rom (bulgari, romeni o di altri lidi, che fossero). Al diniego dell’Eliseo e, dopo l’invito del bellicoso Nicolas Sarkozy, di portarsi i nomadi in Lussemburgo, la commissaria UE ha attivato una procedura di infrazione contro la Francia
Qui il discorso si complica.
La prima opzione promossa dalla Reding, infatti, contempla la possibilità che l’Alta Corte di Giustizia Europea condanni la Francia per le proprie scelte. Obbligandola ad osservare le direttive indicate dalla Reding e comminando una salatissima multa allo Stato francese.
La seconda possibilità, invece, apre scenari politici più delicati. Perché prevede la sospensione del diritto di voto della Francia. Opzione possibilissima, perché prevista dal Trattato dell’Unione Europea (il TUE) che, nell’articolo 7, osserva la possibilità di sospendere il voto a quello Stato che non osserva più i valori dell’Unione Europea.
La commissaria lussemburghese si è sicuramente mossa confidando nella replica di uno scenario simile a quello del 1999, quando di fronte alla vittoria dell’estrema destra austriaca di Jorg Haider, l’UE preparò un “biscotto” che fece subito desistere Vienna da ogni progetto esecutivo contro l’immigrazione musulmana.
Ma forse stavolta la Reding ha sottovalutato il crescente disagio sociale che attraversa gli Stati membri.
Oggi come oggi, nessun governo appare particolarmente incline a condannare il proprio vicino di casa, anche se di colore politico diverso, sapendo che la nemesi potrebbe riservare un contrappasso analogo a quello francese.
In definitiva, il dibattito attuale su Rom (e nomadi in generale), altro non è se non la prova provata che tutte le politiche di integrazione messe in piedi dai vari Stati dell' Unione europea sono fallite. E che alle politiche di integrazione credano sempre di più in pochi se ne è avuta una concreta testimonianza in aprile a Cordoba, dove in un summit ad hoc su questa problematica, organizzato dalla presidenza spagnola, la maggior parte dei ministri europei ha brillato per la propria assenza.
E non è vero che Sarkozy abbia incassato il solo consenso del suo vicino Berlusconi.
Vero è che se il primo ministro bulgaro Boïko Borissov ha paragonato gli zingari odierni alle tribù di nomadi che imperversavano nel medio evo, il suo omologo belga, Yves Leterme, ha sollecitato i rappresentanti delle comunità nomadi ad avere "il rispetto per il diritto di proprietà".
Niente male per chi si ostina a dire che nessuno la pensa come Sarkozy.
E come non citare il premier ceco, Petr Necas, secondo cui la Francia ha "il pieno diritto di esigere che un cittadino Ue residente lavori, studi o dimostri di avere i mezzi per sostenersi"?
Insomma, il dibattito sui Rom sembra definitivamente orientato verso un orizzonte sgombro dei postulati buonistici sino ad oggi apparecchiati da una certa ideologia. Diritti si, ma anche sacrosanti doveri da rispettare nelle società dove si è accolti.
Hai voglia ad aggrapparti al concetto di cultura diversa.
Santino Spinelli, musicista e docente di lingua e cultura Rom all’università di Chieti, per esempio, sostiene che «la cultura rom non distingue il mondo dell’infanzia da quello degli adulti. Se per esempio il papà va a dormire alle tre di notte o la mamma chiede l’elemosina i bambini li seguono. E’ naturale, non si tratta di sfruttamento”.
Io posso comprendere il Prof. Spinelli, ma nelle complesse società attuali, sussistono dei paletti che non possono essere superati neanche da deroghe accordate a “culture diverse”, siano esse sotto forma di un burqa o di “cooperazione” di minori alle attività di accattonaggio svolte dagli adulti.
Lo stesso Massimo Converso, presidente dell'Opera Nomadi, pur lamentandosi dell’incompletezza dell’informazione, sa perfettamente che il caso della riuscita stanzialità dei Rom in terra d’Abruzzo non può essere portato quale esempio valido per l’intero territorio Europeo. In Abruzzo si parla di “zingari” italiani da plurigenerazioni, lentamente integratisi (e non tutti, sia chiaro), nel tessuto sociale abruzzese. Altrove, invece, parliamo di un’ondata devastante di zingari bulgari e romeni, spesso invisi agli stessi nomadi “nostrani”, causa la loro profonda asocialità.
E a chi rifiuta il confronto, sfoderando la solita, ammuffita, minaccia di razzismo, suggerisco di consultare l’ultimo rapporto del centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità dell’Università di Firenze. Un lavoro che ha chiaramente indicato nei Sinti un nodo critico dell’allarme sociale. Il primo cittadino della città gigliata (non esattamente di destra), rifiuta il decotto stereotipo di razzista. «Sono dell’avviso di dare una chance a tutti, una casa, la possibilità di studiare, la normalità. Se poi uno delinque se ne va, in prigione o direttamente al suo paese».
E mentre l’Unione dei Rom Iberici intenta un ricorso contro la Francia per violazione dei diritti umani, l’autorevole quotidiano economico Il Sole24ore ha condotto un sondaggio che, intorno al semplice e chiaro quesito "siete d'accordo con Sarkozy o Barroso?", ha visto trionfare con il 70% la posizione di Parigi.
Il Presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, ha giustamente avvertito che «il problema non è solo dei Rom o della Francia, ma di tutta l'Europa e dobbiamo affrontarlo insieme». Un monito contro certi “pruriti” di qualche area politica, pronta a brandire la questione dei Rom a mò di clava per strategie di breve respiro.

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