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Finanziaria 2011

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2010 11:33
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04/10/2010 15:13

Si comincia

Il Parlamento torna a concentrarsi sui conti pubblici

Il nuovo documento di finanza pubblica (Dfp), in pratica il vecchio Dpef, sbarca in Parlamento e occupa i lavori di Camera e Senato. Saranno infatti proprio i conti pubblici, fin da questa settimana, a recitare un ruolo di primissimo piano nell'agenda dei lavori parlamentari dove spicca anche il prossimo avvio dell'esame della legge di stabilità e bilancio per il 2011, la nuova Finanziaria asciutta corredata solo di poche tabelle, che quest'anno comincerà il suo iter da Montecitorio.
Conti pubblici, ma non solo. Per la prima volta da tempo immemorabile libere dal fardello dei decreti legge (l'ultimo in vigore, il Dl 125 sulla Tirrenia, è stato convertito in legge giovedì scorso), le Camere possono programmare in qualche modo più organicamente la loro attività. Con tutte le incertezze legate alla fibrillazione della stagione politica che s'è aperta con la frattura nel Pdl e la nascita dei gruppi dei finiani del Fli. Sul tappeto infatti restano intatti i nodi politici che caratterizzeranno questa e le prossime settimane, a cominciare dai temi della giustizia più cari al premier.
Alla Camera si cerca una difficile intesa sul processo breve (commissione Giustizia), al Senato il Governo tenta di muovere le pedine per far marciare il "lodo Alfano" costituzionalizzato con l'immunità per il premier e le alte cariche dello Stato (commissioni Affari costituzionali e Giustizia). Mentre in stand by per l'aula, almeno fino a dicembre, continuano a restare a Montecitorio il diritto di voto per gli immigrati e il biotestamento, altri capitoli di potenziale aspro scontro nel centro-destra.
Ecco così che a occupare un ruolo cruciale nell'attività legislativa ordinaria saranno altri provvedimenti, non certo di secondo piano. Il Ddl collegato sul lavoro, approvato la scorsa settimana dal Senato, inizia la sua settima navetta alla Camera proprio in questi giorni in commissione Lavoro: il suo debutto in aula a Montecitorio è stato calendarizzato già per lunedì 18 ottobre. E sempre alla Camera, d'altra parte, continua in questi giorni (commissione Cultura) l'esame della delega al Governo per la riforma dell'Università: il Ddl dovrebbe approdare in aula tra una settimana, ma dopo non pochi contrasti, è stato deciso di metterlo ai voti solo dalla metà di novembre, quando Montecitorio avrà licenziato la legge di stabilità e dunque avrà esaurito la sessione di bilancio che formalmente impedisce di esaminare in aula provvedimenti "onerosi".

Libero dalla sessione di bilancio, il Senato può invece dedicarsi più facilmente all'attività legislativa ordinaria, in attesa che in questi giorni sia deciso il calendario dell'aula dei prossimi mesi. In agenda spicca intanto soprattutto il Ddl anti-corruzione, che si avvia al voto delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia.

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05/11/2010 00:23

Finanziaria, governo battuto su Fondi Fas
Tremonti: "Anticipiamo il dl sviluppo"

Passa proposta di Mpa e Udc. Gli alleati 'dissidenti' motivano così il loro appoggio all'emendamento: "Hanno voluto fare una forzatura, non ci hanno convinti". Idv: "Lo sfascio della maggioranza è irreversibile". Franceschini (Pd) e Galletti (Udc): "L'esecutivo non ha più i numeri per governare". Il ministro corre ai ripari. Il presidente Giorgetti: "Stop fino a prossima settimana"

ROMA - Il governo è stato battuto in commissione Bilancio alla Camera su un emendamento alla Legge di Stabilità presentato da Mpa ed identico ad uno dell'Udc riguardante i fondi Fas. Sull'emendamento governo e relatore avevano espresso parere contrario ma la proposta di modifica è stata approvata con 24 voti a favore, 22 contrari e un astenuto, grazie ai voti di Fli ed Mpa, uniti a quelli dell'opposizione. Circostanza che fa dire a Dario Franceschini, presidente dei deputati Pd, e a Gian Luca Galletti, presidente dei deputati Udc: "La maggioranza non esiste più e sarebbe bene per il Paese se tutti ne prendessero atto". E all'Idv che "lo sfascio della maggioranza è irreversibile". In serata il ministro dell'Economia Tremonti ha ipotizzato di "fermare l'orologio" dell'esame della legge Finanziaria e "immaginare un emendamento" che anticipi il contenuto del decreto sviluppo che il governo si era impegnato a varare entro il 16 novembre". Una proposta che induce il presidente della commissione Giorgetti a proporre lo stop dino alla prossiam settimana dell'esame del disegno di legge in attesa dell'emendamento del governo.

I commenti. "Stavolta a Tremonti i giochi di prestigio non sono riusciti - aggiunge Galletti - Il Parlamento ha esercitato le proprie prerogative e messo a nudo le incongruenze della politica economica del governo. A questo punto è chiaro a tutto il paese che l'esecutivo non ha più i numeri per governare".

"La votazione di oggi in commissione bilancio - osserva in una nota Franceschini - e il comportamento di Fli e Mpa sono la conseguenza dell'ottusità del governo nel rifiutare ogni miglioramento al testo della legge di stabilità e parlano più chiaro di qualsiasi cosa".

"La situazione del governo è di una gravità ormai insanabile", commenta Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera. Nonostante continui rinvii e pressioni del governo sul rappresentante del Mpa, aggiunge Borghesi, "al momento del voto sull'emendamento che riguarda il reintegro dei fondi Fas, la maggioranza è stata battuta in modo ampio anche con i voti dei finiani e il governo è stato costretto a chiedere la sospensione della seduta".

E' evidente, sottolinea l'esponente dell'Idv, "lo sfascio irreversibile di una maggioranza che neppure su un tema come questo è riuscita a trovare una mediazione tra forze che la compongono. Ci auguriamo che alla ripresa dei lavori della commissione il governo annunci le sue dimissioni. Sarebbe la cosa migliore, visto che su altri emendamenti si prospetta lo stesso esito".

Cosa sono i fondi Fas. La sigla Fas indica i Fondi per le aree sottoutilizzate, stanziati da una serie di leggi Finanziarie, utilizzando in prevalenza contributi dell'Unione Europea, e destinati a sovvenzionare infrastrutture e altre opere che favoriscano il progresso del Mezzogiorno (e non solo: una parte minore delle aree interessate è stata individuata anche all'interno di Regioni del Centro-Nord che in generale presentano buoni parametri economici, ma che hanno al loro interno zone critiche). Tuttavia i fondi Fas sono stati ripetutamente 'stornati' per far fronte alle difficoltà del bilancio pubblico, tanto che da più parti se n'è contestato l'uso distorto, come 'bancomat' della spesa pubblica. In particolare al momento sono contesi dalle Regioni, che chiedono fondi come compensazione per i tagli operati dalla Finanziaria. E infatti oggi il presidente dell'Asstra, l'associazione della aziende di trasporto pubblico locale, Marcello Panettoni, ha contestato il voto della Commissione Bilancio: "Un emendamento cancella il comma 5 dell'unico articolo del disegno di legge di stabilità che dava la possibilità alle Regioni di compensare i tagli al trasporto pubblico locale attraverso i fondi Fas", ha detto Panettoni.

"Le parole di Vegas non ci hanno convinto. Sono un po' presuntuosi e pensano di poter snobbare il Parlamento", ha spiegato dopo il voto Antonino Lo Presti, capogruppo Fli in commissione. Il portavoce dell'Mpa Misiti, ha detto che la maggioranza "ha voluto fare una forzatura" perchè si è deciso di votare mentre era ancora in corso la riformulazione del comma 6 (tant'è che Milanese non l'aveva ancora pronta). Questo, secondo Misiti, ha portato alla bocciatura.

Prima del voto il relatore Marco Milanese (Pdl) aveva proposto una modifica al successivo articolo 6, sempre sui fondi Fas e concordata con l'Mpa, in base alla quale la ridestinazione di 1,5 miliardi di fondi Fas all'edilizia sanitaria sarebbe stata ripartita secondo la proporzione 85-15 per cento.

Fonte: Repubblica

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05/11/2010 10:51

Finanziaria, governo battuto
Nasce una nuova maggioranza


Sconfitto su emendamenti legati ai fondi per le aree sottoutilizzate Bocchino: se va sotto è colpa sua
ROMA

La maggioranza, scossa dalle tensioni interne, non regge alla prova della nuova Finanziaria. Il governo in commissione Bilancio alla Camera va sotto per due voti, 24 a 22, su un emendamento dell’Mpa, identico a uno dell’Udc, che cancella un comma del provvedimento che prevedeva che i tagli agli enti locali fossero effettuati sui fondi Fas e non sui trasferimenti per trasporto pubblico e l’edilizia sanitaria.

Una votazione nella quale i finiani e l’Mpa si schierano con le opposizioni e si materializza di fatto una maggioranza alternativa a quella attuale che riesce a riscrivere un passaggio della Finanziaria di Tremonti.

Il centrodestra «è allo sfascio», va all’attacco l’opposizione. Non sono bastate, in effetti, ai finiani le rassicurazioni venute dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sul decreto sviluppo.

Il premier ha fatto sapere che il testo arriverà entro il 16 del mese e darà fondi ai settori sui quali Fli insiste: dall’università alla ricerca al sud. Al momento però non è possibile spiega il vice ministro all’Economia, Giuseppe Vegas, inserire questi capitoli subito nel ddl di stabilità che non va toccato, perchè «è come un tavolo di vetro e se rompe una gamba crolla tutto».

L’ennesimo capitolo della guerra di logoramento interna al centrodestra si consuma in pochi minuti, quando la commissione Bilancio si riunisce per avviare le votazioni. Il governo sembra sul punto di aver raggiunto una fragile intesa con il movimento di Lombardo sull’emendamento sui Fas. Ma, al momento della votazione, quando non è stata ancora formalizzata la proposta di modifica sulla quale l’Mpa sembrava sul punto di accordarsi si aprono le votazioni e, spronato anche da Fli, il partito di Lombardo vota con l’opposizione e il governo finisce battuto.

«Hanno pagato questa forzatura con la messa in minoranza», dice il portavoce dell’Mpa Aurelio Misiti al termine della votazione. Nessuna forzatura rimanda al mittente le accuse il presidente della commissione, il leghista Giancarlo Giorgetti: «prima o poi si deve votare ma se c’è gente determinata a votare contro si finisce così e si continuerà a finire così».

Il problema è che «pensano di poter snobbare il Parlamento», va all’attacco anche il capogruppo di Fli in commissione Nino Lo Presti. L’incidente, di certo, irrita il vice ministro dell’Economia Vegas, che aveva già avvertito che «chi stacca la spina poi se ne assume la responsabilità». A governo battuto, però, minimizza: «hanno staccato la spina? Beh, diciamo che si è soffiato sulla candela...»

«La maggioranza non c’è più», dice invece senza mezzi termini il presidente del Copasir Massimo D’Alema. «Non hanno i numeri per governare», commenta anche l’Udc con il capogruppo in commissione Gianluca Galletti. «Sono allo sfascio», dice l’Idv Antonio Borghesi.

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11/11/2010 17:46

"per fortuna che Silvio..."

il maxi-emendamento del governo

Finanziaria: in arrivo aumenti
per le tariffe dei treni regionali

I finanziamenti alle tratte ferroviarie locali sono legati alla crescita del prezzo dei biglietti

MILANO - Non solo tagli, ma anche incrementi tariffari. Sono in arrivo infatti possibili aumenti dei biglietti per i treni regionali. Nel maxi-emendamento presentato mercoledì dal governo alla Finanziaria è previsto, infatti, di destinare alcuni fondi già stanziati per le ferrovie e il trasporto pubblico locale al «sostentamento dei costi relativi al materiale rotabile per le regioni a statuto ordinario», in pratica per le infrastrutture ferroviarie delle tratte locali.

<a href="http://oas.rcsadv.it/5c/corriere.it/economia/L20/1346792344/Bottom1/RCS/CONSUME15_COR_ALL_RCT_081110/CONSUME15_COR_ALL_RCT_081110.html/556a562b6b457a6347547741414a5669?http://clk.atdmt.com/MII/go/271700617/direct/01/1346792344" target="_blank"><img border="0" src="http://view.atdmt.com/MII/view/271700617/direct/01/1346792344" /></a>

CRITERI - Tra i criteri previsti per l'assegnazione dei fondi, oltre agli investimenti e alla razionalizzazione dei servizi, c'è anche quello relativo ad «aumenti tariffari negli esercizi 2010 e 2011 da cui risulti l'incremento del rapporto tra ricavi da traffico e corrispettivi». Alcune regioni, come la Lombardia, prevedono già l'arrivo di incrementi tariffari.

Redazione online
11 novembre 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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12/11/2010 10:32

Finanziaria, l'alt delle Regioni
I dubbi di Napolitano sui tagli


Errani: non garantisce i servizi fondamentali, serve un incontro
I sindaci: bicchiere mezzo vuoto
ROMA

Nonostante l’approvazione della Legge di Stabilità, come ha ricordato qualche giorno fa, sia una scadenza «inderogabile», il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non risparmia critiche al provvedimento economico del governo.

«C’è una grande confusione - dice senza mezzi termini il capo dello Stato - un grande buio, il vuoto sulle scelte e sulle priorità nella destinazione delle risorse pubbliche». E ancora, aggiunge da Padova a proposito della politica dei tagli del governo, è chiaro che «abbiamo un debito pesante sulle spalle e dobbiamo contenere la spesa pubblica. Ma non dobbiamo tagliare tutto. L’arte della politica consiste proprio nel fare delle scelte».

Parole dure che si aggiungono alla rivolta di Regioni e Comuni contro un maxi-emendamento sul quale vanno all’attacco dicendo di non essere stati consultati. Anche le parti sociali sono critiche: dalla Confindustria alla Cgil fioccano le accuse sulla mancanza di misure per lo sviluppo e le richieste di sostegno alla ricerca e all’innovazione. Richieste immediatamente sposate dai finiani che si augurano che «il governo le faccia immediatamente proprie». D’altra parte anche il leader di Fli, Gianfranco Fini, oggi ha sottolineato la necessità di «cambiare registro» in politica economica chiedendo di «affiancare al necessario perseguimento dell’equilibrio della finanza, misure idonee a sostenere famiglie ed imprese così da costruire basi solide di sviluppo».

Insomma, visto il precipitare della situazione politica, la Finanziaria sembra davvero poter essere la dead line oltre la quale verrà sancita ufficialmente la crisi.

I finiani, per altro, garantiscono il proprio sostegno alla Legge di Stabilità, ma valutano un modo per rimarcare la propria posizione anche nel voto su questo provvedimento. Per questo sarebbero pronti, secondo quanto spiega anche il presidente della commissione Lavoro alla Camera Silvano Moffa ad astenersi sulla fiducia che il governo dovrebbe chiedere e votare a favore del testo per fare passare la Finanziaria visto che alla Camera l’astensione vale come un sì. «La crisi politica è nei fatti - sottolinea il deputato finiano Giorgio Conte - non da oggi. Ma la manovra economica rimane comunque la priorità nell’interesse generale del Paese».

Fli, in ogni caso, nonostante le rassicurazioni venute dal governo su misure come la proroga del bonus per le eco-ristrutturazioni delle case («entrerà nel milleproroghe» dice il consigliere politico di Tremonti, Marco Milanese) insiste per modificare il maxi-emendamento. E a fine serata formalizza un pacchetto di una decina di proposte di modifica mentre dall’Mpa ne arriva soltanto una. «Sono convinto che li ritireranno», dice il vice ministro dell’Economia Giuseppe Vegas, a proposito di quegli emendamenti, ma se alla fine i finiani optassero per mantenerle si tratterebbe comunque di votazioni a rischio per la maggioranza. Intanto l’opposizione va all’attacco. La Finanziaria è «stritolata dall’agonia del governo», sottolinea l’Idv con il responsabile economico Antonio Borghesi. «C’è una grande confusione - taglia corto il Pd con il capogruppo in commissione Pierpaolo Baretta - e gli italiani lo hanno ben chiaro. Prima se ne vanno e meglio è. Forse sarebbe l’unica cosa buona che riescono fare».

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Sportivo ipercafone
12/11/2010 10:56

da Libertiamo.it


Passa l’emendamento Libertiamo sulle borse di studio per l’universitá

Un giorno di convulse trattative tra FLI e Tremonti, ma l’obiettivo grosso é stato raggiunto: far sí che nel maxi-emendamento governativo alla Finanziaria fossero incrementate le risorse per le borse di studio per gli studenti universitari, che nel testo originario della manovra erano state tagliate da 99 milioni (tanti erano nel 2010) a 26 milioni per il 2011.

Concedete a Libertiamo un pizzico di orgoglio: abbiamo sollevato la questione con l’articolo pubblicato ieri, a firma di Francesco La Medica, e abbiamo fatto lobbying con i deputati di FLI (Della Vedova, ma anche Moroni e Lo Presti) perché facessero propria la questione. Insomma, si tratta di un vero e proprio ‘emendamento Libertiamo‘, che il governo ha accettato.

Ai nostri lettori giustamente interessati alla tenuta complessiva dei conti pubblici sottolineiamo che per finanziare le borse di studio non é aumentata la spesa pubblica. Ad esse é stata vincolata una quota del famoso miliardo di euro per l’università che Tremonti avrebbe reso disponibile con il maxi-emendamento. Ai trasferimenti ordinari agli atenei, insomma, andranno maggiori risorse ‘solo’ per 800 milioni, mentre 100 milioni copriranno i crediti d’imposta alle imprese che fanno ricerca con le università e 100 milioni andranno appunto a cofinanziare i programmi regionali per le borse di studio e i prestiti d’onore. A noi pare una migliore valorizzazione delle risorse, per evitare che esse finiscano nel calderone delle spese amministrative et similia.

Soddisfatti? Solo a metá, come é nel nostro dna da riformatori liberali. Se esiste una ‘buona’ spesa pubblica, lo é sicuramente quella per sostenere lo studio dei più meritevoli, ma meno abbienti. E in tal senso abbiamo fatto bene a sposare la causa. É tuttavia evidente che di ben altro avrebbe bisogno l’università italiana, anzitutto di una robusta liberalizzazione.




Articoli di Libertiamo collegati al tema universitario:
Università: anzichè liberalizzare le rette, il Governo taglia le borse di studio
La liberalizzazione delle rette universitarie: questa è davvero giustizia sociale
[Modificato da paperino73 12/11/2010 10:56]

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We'd all like t'vote for th'best man, but he's never a candidate (Frank McKinney "Kin" Hubbard).
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15/11/2010 01:05

L'avevo previsto, e purtroppo si avvera!
In una finanziaria di tagli e compromessi, spicca e stride l'aumento del finanziamento alle scuole private.

Dai 100 milioni iniziali si era passati ad una ipotesi di 150, ma nella Finanziaria si sale addirittura a 245! Fonte Messaggero
Tanto per rinfrescare le idee, parliamo di circa 480 miliardi di vecchie lire!

Come mai? si taglia tutto, e qui arrivano addirittura molti più soldi dell'anno scorso?

La risposta è facile: paghiamo così (profumatamente) le bagasce di Berlusconi!

Qualcuno credeva che privato e pubblico fossero due piani distinti, che il nostro potesse fare la vita personale che gli pareva senza doverne rendere conto.
Ma doveva ben essere ovvio che il pericolo era di esporsi a ricatti.

E così è stato! questi 245 milioni sono il pagamento del ricatto!

Quale ricatto? Ma non vi ricordate che pochi giorni fa i vescovi, la CEI, il cardinale Bagnasco hanno pubblicamente stigmatizzato il comportamento personale di Silvio B.? e ovviamente ne avevano il diritto e tutte le ragioni.

Ma questo cosa altro era se non una minaccia di far spostare il voto cattolico, minaccia grave e più che concreta?

Quindi per rabbonire la Chiesa era prevedibile che non bastasse un ravvedimento simbolico, occorreva una "penitenza" secolare, quindi più soldi alla scuola privata, che poi in Italia vuol dire cattolica.

Ecco allora che Silvio B., ricattato dalle gerachie ecclesiastiche per una sua oggettiva mancanza, si sdebita con i soldi della collettività.

Ha ragione quando dice che non ha mai pagato una donna, gliele paghiamo noi, ma qui stiamo pagando molto di più!

Qualcuno pensa ancora che, a casa sua , Silvio B. possa fare quello che vuole, a noi non interessa?
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15/11/2010 11:44


Come sempre in Italia la cosa fondamentale, per tutti i governi, è tenersi buono il Vaticano. [SM=x44464]

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16/11/2010 10:01

Soldi pubblici all’editoria: il finanziamento resiste fino al 2011. Ecco chi ci guadagna

Alla fine i soldi per l’editoria sono arrivati e tanti piccoli giornali tirano un sospiro di sollievo. Il colpo finale si è materializzato nella serata di venerdì quando, all’ultimo momento utile, nel maxi-emendamento alla Finanziaria, come spiega il Fatto Quotidiano, “i soldi all’editoria sono passati da 60 a 100 milioni, che si aggiugono agli 80 già previsti”.

La proposta, precisa il quotidiano diretto da Antonio Padellaro (che del giro dei soldi pubblici non fa parte) ha goduto di un gradimento bipartisan ma nasce dall’iniziativa di tre deputati finiani: Chiara Moroni, Nino Lopresti e Aldo Di Biagio. Obiettivo, secondo il Fatto, salvare il quotidiano storico di An, Il Secolo d’Italia, (1800 copie vendute e un buco di bilancio, nel 2009, da un milione di euro).

Ai finiani, ipotizza nel pezzo Stefano Feltri, interessano anche le sorti del Roma, quotidiano napoletano di proprietà della famiglia di Italo Bocchino (8000 copie di venduto reale, 7,5 milioni di euro di debiti e 354 mila euro di perdite). Al Roma arrivano 2,5 milioni di euro: ossigeno fondamentale per tirare avanti per un quotidiano che, come soci, ha la moglie di Bocchino Gabriella Buontempo e il cognato Antonio Schiavone.

Ma i contributi non sono manna per soli finiani, anzi. Spiega sempre il fatto che Libero, quotidiano della famiglia Angelucci, deve ancora ricevere dallo Stato circa 6 milioni tra 2008 e 2009 e non poteva permettersi una contrazione degli utili per il 2011. Quanto all’altro quotidiano di Angelucci, il Riformista, risulta in vendita ma, un taglio dei contributi potrebbe renderlo fuori mercato anche per i potenziali interessati, Enrico Cisnetto in testa.

Poi c’è la sinistra, col Manifesto che rischia comunque la chiusura. I debiti sono di 19 milioni e la perdita è di circa 300 mila euro l’anno: i 4 milioni legati alla proroga del “diritto soggettivo” sono l’unica speranza di provare a risalire la china. Liberazione, all’emendamento plaude platealmente in prima pagina, con il titolo: “Un po’ di ossigeno”.

Infine l’Avanti, di quel Valter Lavitola diventato un nome noto solo in seguito all’affare della casa di Montecarlo. L’Avanti vende, almeno dichiara di farlo, 3.500 copie. Eppure perde 2.3 milioni di euro l’anno. Niente paura: ne incassa 2,5. A che serve, sennò, un maxiemendamento?

Fonte

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Re:
Arjuna, 15/11/2010 11.44:


Come sempre in Italia la cosa fondamentale, per tutti i governi, è tenersi buono il Vaticano. [SM=x44464]



E non dimentichiamo i regalini agli organi di partito. [SM=x44454]

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19/11/2010 12:17

Finanziaria, via libera dalla Camera

Approvato con 303 sì e 250 no il disegno di legge sulla stabilità
Il testo passa ora al Senato
Il varo definitivo previsto a meta' dicembre

Via libera della Camera al disegno di legge di stabilità. Il provvedimento è stato approvato con 303 voti favorevoli, 250 contrari e due astenuti.

E' stata un'approvazione lampo, dopo che l'opposizione, compatta, aveva risposto ai solleciti del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che aveva invitato alla responsabilità e al varo del bilancio dello Stato prima dell'apertura della cirsi di governo.

Ora i lavori dell'Aula si interromperanno per consentire al Consiglio dei ministri di esaminare la Nota di varazione del Bilancio. La seduta riprenderà subito con gli ordini del giorno e il voto sul ddl Bilancio con cui si darà il via libera alla manovra. I due provvedimenti passeranno poi al Senato che dovrebbe approvarli entro la prima decade di dicembre.

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19/11/2010 18:03

5X1000: LA LEGGE DI STABILITÀ TAGLIA I FONDI DEL 75%, PROTESTE DAL MONDO DEL NO PROFIT

Che il documento di programmazione economica 2011, la legge di stabilità, sarebbe stato all'insegna dei tagli era un fatto noto, tuttavia, è indubbio che alcune decisioni facciano più discutere di altri. Abbiamo parlato nei giorni scorsi delle pesanti ripercussioni per la mancata proroga degli incentivi fiscali del 55% per il risparmi energetico, inizialmente esclusa dalla finanziaria, ma che dovrebbe rientrare proprio nella giornata di oggi nel documento. Oggi ci occupiamo di un altro taglio di fondi “pesante”, sebbene non totale, ovvero quello che riguarda il meccanismo del 5xmille. Nel maxi-emendamento al ddl stabilità è stato previsto, infatti, uno stanziamento di 100 milioni di euro al posto dei 400 previsti, ovvero il 75% in meno. Un duro colpo, insomma per il mondo del no profit che non ha mancato di esprimere il proprio dissenso. Il CsvNet, coordinamento dei Csv, per voce del presidente Marco Granelli, ha sottolineato come sia scandaloso proporre all’ultimo momento il 5 per mille in Finanziaria riducendolo oltretutto a un quarto delle risorse elargite nel 2008.
Giocare al ribasso, ha proseguito Granelli, significa prendersi gioco dei principi, serve una soluzione politica a questa questione: per questo chiediamo ancora una volta una normativa che stabilizzi una volta per tutte il 5 per mille.
Il tempo passa e le risorse diminuiscono, ha concluso Granelli, proprio quando c'è più bisogno: “il tetto di 100 milioni di euro è anacronistico rispetto al valore di questa misura".
Della stessa opinione anche il vicepresidente della Commissione Lavoro, Luigi Bobba (PD), secondo cui il governo dopo aver ridotto del 76% i fondi statali per le politiche di carattere sociale, da 1.472 milioni di euro del 2010 a 349 per il 2011, taglia, in percentuale analoga i fondi per il 5xmille. Si tratta, ha proseguito Bobba, di un duro colpo alla possibilità di destinare effettivamente la quota prevista dalla legge per sostenere il non profit e gli enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria.

Preoccupazione anche dal Forum del Terzo Settore che sottolinea come la scelta dei tagli risulti pericolosa perché riduce il sostegno a un soggetto capace di ricostruire coesione e inclusione sociale nonché sostenere le persone più colpite dalla crisi.
Per il presidente dell'Auser, Michele Mangano, il provvedimento rappresenta una provocazione inaccettabile. Il documento di stabilità è per Mangano un attacco ai diritti universali: all'istruzione pubblica; alla cultura e all'assistenza.
La riduzione dei fondi per il 5xmille rappresenta, ha proseguito Mangano, un attacco alle associazioni di volontariato che rischiano seriamente di non poter più aiutare i cittadini più bisognosi del nostro Paese.
Per Mangano e per l'Auser però c'è ancora speranza per recuperare questa iniquità, perciò l'associazione ha invitato tutte le forze politiche e sociali a fare le dovute pressioni a livello parlamentare affinché vi sia un emendamento che ripristini il giusto finanziamento per le associazioni di volontariato in Italia.

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19/11/2010 20:51

Re:
Arjuna, 11/19/2010 6:03 PM:

5X1000: LA LEGGE DI STABILITÀ TAGLIA I FONDI DEL 75%, PROTESTE DAL MONDO DEL NO PROFIT
Oggi ci occupiamo di un altro taglio di fondi “pesante”, sebbene non totale, ovvero quello che riguarda il meccanismo del 5xmille.



Ma un bel tagliettino invece all'8 per mille no? [SM=x44461]

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22/11/2010 14:50

Re: Re:
fabius039, 19/11/2010 20.51:



Ma un bel tagliettino invece all'8 per mille no? [SM=x44461]

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Nessun governo in Italia, ha mai avuto il coraggio di attaccare i privilegi del Vaticano. [SM=x44464]

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16/12/2010 11:13

"Ridateci subito il 5 per mille oppure spariremo"

A Roma i volontari in strada contro i tagli "Sono a rischio 30 mila associazioni"
FRANCESCA PACI

ROMA
Cosa accadrebbe se di colpo incrociassero le braccia gli oltre 3 milioni d’italiani che lavorano nel non profit? Secondo un’indagine dell’Istat i primi ad accorgersene sarebbero i senzatetto, che nel 79% dei casi sopravvivono grazie alle associazioni di volontariato. Ma a giudicare dall’aumento della povertà diffusa registrato dalla Caritas, accuserebbe il colpo, più o meno direttamente, anche qualcuno di coloro che stamattina maledirà il traffico capitolino paralizzato dall’ennesima manifestazione, quella indetta dal Forum del Terzo Settore e dal settimanale Vita contro i tagli alle politiche sociali e al 5 per mille.

La crisi impone sacrifici a tutti, ammettono gli organizzatori del presidio in via XX Settembre. Al punto che dal 2008 i fondi sociali sono stati ridimensionati di 2 miliardi di euro. Stavolta però la Legge di Stabilità morde il 5 per mille, il contributo più visibile perché l’unico destinato spontaneamente dal cittadino agli enti che svolgono «attività socialmente rilevanti», alias non profit. Nel 2011 i 400 milioni annui stanziati dal 2006 dovrebbero ridursi a un quarto.

«Negare al terzo settore la sua principale forma di aiuto pubblico significa tagliare le gambe a una struttura che negli ultimi anni, a fronte della crisi, si è attrezzata a compensare l’arretramento dello Stato moltiplicando il 5 per mille con il lavoro volontario, con gli sponsor, con persone che si coinvolgono perché hanno visto partire progetti» spiega Andrea Olivero, presidente del Forum del Terzo Settore, la rete che raggruppa oltre metà delle associazioni di base. Invece della bandiera bianca sventolerà oggi un gigantesco paio di slip per dire al ministro che un po’ alla volta «il volontariato è rimasto in mutande».

Da anni il non profit fornisce gratuitamente servizi che un tempo gli italiani ricevevano dal Welfare e che quindi qualcuno potrebbe considerare scontati. Ma per capire quanto poco lo siano bisogna ascoltare Riccardo Bonacina, direttore editoriale di Vita: «Le circa 30 mila associazioni di vario genere accreditate al 5 per mille si ritroveranno senza copertura pur avendo pianificato l’attività. Vale a dire che, per esempio, la Lega del Filo d’Oro, l’ente morale che si occupa di persone sordocieche, riceverà un quarto dei tre milioni di euro su cui contava e dovrà rinunciare all’avvio del progetto campano». Altri, come la Fondazione «aiutare i bambini», non potranno aprire i nuovi 10 asili programmati per il 2011.

I tagli, insiste Bonacina, danneggiano il contribuente: «E’ una presa in giro. Il prossimo anno chi penserà di aver versato al volontariato il 5 per mille della propria imposta sul reddito gliene avrà fatto arrivare solo l’1,20 per mille». Con il risultato di mettere in gravi difficoltà le associazioni più grandi ma di soffocare completamente le piccole che, secondo l’agenzia stampa Il Redattore Sociale, pur rappresentando il 63% del totale si dividono il 27% della sovvenzione.

Ammesso che incrociassero le braccia i volontari, chi provvederebbe ai portatori di handicap e agli immigrati ma anche agli anziani, ai bambini, all’ambiente? Di certo non il servizio civile, ridimensionato negli anni passati e messo ko dal nuovo bilancio. Il quadro disegnato dal presidente dell’Arci Servizio Civile Licio Palazzini è fosco: «Sapevamo che i fondi per il servizio civile erano passati dai 299 milioni di euro del 2008 ai 112 milioni del 2011. Adesso si vocifera che i 20 mila posti messi a bando l’anno scorso, meno della metà di quelli iniziali, calino a 14 mila, praticamente niente».

«L’Italia che scende in strada è quella che di solito va in strada per curare le ferite dei più deboli» osserva il Democratico Andrea Sarubbi, membro della Commissione affari sociali della Camera. Pur esulando dalla dottrina classica, la regola della domanda e dell’offerta non fa eccezione: «In uno Stato con un Welfare funzionante il volontariato servirebbe solo ad assicurarsi il paradiso, ma qui svolge un ruolo di ammortizzatore sociale». Finora, almeno, lo ha svolto.

Fonte

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Re:
Avadoro, 20/11/2010 23.16:

Penso che Silvio continui a dare soldi alle scuole dei preti perchè crede fermamente nel detto "le figlie di Maria sono le prime a darla via"




Beh, avendo accumulato una certa esperienza tra vari gruppi cattolici e simili... sin dalla mia più tenera età...mi sento chiamato in causa;
devo specificare: si, la danno via spesso e volentieri, ma non sono "le prime" nel senso che ti ci devi applicare molto qualitativamente oltre che in termini di tempo.... dovresti preventivare un minimo di 3 settimane di broccolamento... [SM=x44458]
Ulteriori dettagli in separata sede. [SM=x44474]

[SM=x44456]
[Modificato da Etrusco 16/12/2010 11:33]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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