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Wikileaks, l' 11 Settembre della diplomazia internazionale

Ultimo Aggiornamento: 20/12/2010 23:23
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29/11/2010 22:37

Il Sito sulla Piaga
Wikileaks, per gli Usa "Russia stato di mafia"
"Berlusconi incapace, Gheddafi ipocondriaco"

Pubblicati i documenti riservati della diplomazia americana. Giudizi impietosi sul premier italiano, definito "portavoce europeo di Putin" e criticato per le sue "feste selvagge". Con rivelazioni su Cina, Guantanamo, Iran. E anche su Google

ROMA - Il sospetto per la politica autoritaria di Vladimir Putin. La sfiducia in Silvio Berlusconi, portavoce della Russia in Europa segnalato per le sue "feste selvagge". Il fastidio per come Sarkozy, chiamato "imperatore nudo" contrasta la politica statunitense. Ma anche le strategie per bloccare l'Iran e arginare la Cina, gli avvertimenti alla Germania sul contrasto alle "rendition", lo spionaggio nei confronti dell'Onu.

Faranno discutere per settimane, o forse per mesi, i documenti riservati della diplomazia americana diffusi oggi da Wikileaks e rilanciati su internet da El Pais, New York Times, Guardian e Le Monde. Oltre 200mila documenti, di cui 3.012 sull'Italia, destinati a incidere in maniera indelebile sulle relazioni diplomatiche internazionali. Ecco le pagine più significative.

Berlusconi incapace, portavoce di Putin. "Incapace, vanitoso e inefficace come leader europeo moderno": questo il giudizio dell'incaricata d'affari americana a Roma Elizabeth Dibble sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Non solo: il presidente del Consiglio italiano è un leader "fisicamente e politicamente debole" le cui "frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party significano che non si riposa a sufficienza". Secondo i documenti svelati da Wikileaks, il premier italiano è visto con scarsa fiducia, se non con aperto sospetto, per i suoi rapporti con Vladimir Putin, di cui viene definito il "portavoce
in Europa". I rapporti americani parlano di rapporti sempre più stretti tra i due leader, conditi da "regali sontuosi" e da "contratti energetici lucrativi". I diplomatici segnalano anche la presenza di "misteriosi intermediari". Nei documenti appare anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, che avrebbe espresso "frustrazione per il doppio gioco di espansione verso l'Europa e l'Iran da parte della Turchia".

Putin maschio alfa, Merkel evita i rischi. Vladimir Putin definito "alpha dog", il maschio dominante: è una delle colorite espressioni contenute dei cablogrammi del Dipartimento di Stato. Nei documenti giudizia anche sul rapporto tra il Putin e il presidente russo Dmitri Medvedev. In uno di questi rapporti, della fine del 2008, si afferma che Medvedev, ufficialmente di rango maggiore, "fa la parte di Robin rispetto al Batman di Putin". I leader russi sono solo due dei leader mondiali che vengono etichettati senza peli sulla lingua dai diplomatici di Washington: il presidente afghano Hamid Karzai è "ispirato dalla paranoia", mentre il cancelliere tedesco Angela Merkel "evita i rischi ed è raramente creativa".

Durissime accuse alla Russia sulla mafia. La Russia "è virtualmente uno Stato della mafia". La Russia e le sue agenzie usano i boss della mafia per effettuare le loro operazioni, la relazione è così stretta che il Paese è divenuto "virtualmente uno stato della mafia".

Gli avvertimenti alla Germania citando Abu Omar. Nel 2007 a Berlino venne intimato di non emettere mandati di arresto nei confronti di agenti Cia coinvolti nel sequestro e nella deportazione in Pakistan di un cittadino tedesco la cui unica colpa era quella di portare lo stesso nome di un sospetto terrorista. "Il nostro intento non è minacciare la Germania", spiegava nell'occasione un diplomatico americano, "ma di fare in modo che il governo tedesco valuti attentamente le implicazioni delle sue azioni. Visto cosa è successo all'Italia con Abu Omar?".

L'ipocondria di Gheddafi e la sua infermiera. Fra le note filtrate dagli armadi riservati della diplomazia americana, fra "le più delicate" El Pais cita questa sera quelle sul leader libico Muammar Gheddafi. Nei suoi messaggi, secondo ElPais, l'ambasciatore americano a Tripoli "racconta che Gheddafi usa il botox ed è un vero ipocondriaco, che fa filmare tutti i suoi controlli medici per analizzarli dopo con i suoi dottori". Il New York Times riferisce invece della curiosità suscitata dalla vistosa infermiera ucraina dalla quale il leader libico non si separa mai.

La Cina dietro gli attacchi a Google. Le carte di Wikileaks confermano che le intrusioni nei computer di Google sono state dirette dal governo cinese. L'aggressione informatica è parte di una campagna che ha coinvolto funzionari governativi, esperti di sicurezza e cybercriminali. Gli attacchi informatici vanno avanti dal 2002 e avrebbero permesso di entrare nei sistemi informatici del governo americano, di alcuni alleati e anche in quelli del Dalai Lama.

Spiati Ban Ki-moon e i diplomatici Onu. Hillary Clinton in una nota del 31 luglio 2009 decise di mettere sotto osservazione i diplomatici stranieri presso le Nazioni Unite. La nota inviata dalla Clinton ha come titolo National Humint Collection Directive. Nella nota si chiede di raccogliere informazioni sui piani dell'Onu e sulle intenzioni del segretario Onu Ban Ki-Moon e del suo segretariato su temi specifici come l'Iran. La nota è stata inviata a 30 ambasciate americane da Amman a Berlino fino a Zagabria.

Gli Usa pronti alla guerra con l'Iran. In un dispaccio si parla di colloqui confidenziali di funzionari Usa con il principe ereditario di Abu Dhabi, Mohammed Bin Zayed in cui secondo il principe "una rapida guerra convenzionale con l'Iran sarebbe meglio delle conseguenze a lungo termine di un conflitto nucleare". Secondo il generale americano David Patraeus l'Iran sarebbe per gli Stati Uniti "il migliore strumento di reclutamento", mentre "il numero di alleanze e di accordi per un sostegno militare tra Usa e partner arabi nel Golfo è considerevolmente aumentato". In altri documenti si afferma che l'Iran ha ottenuto sofisticati missili dalla Corea del Nord in grado di colpire l'Europa occidentale.

I timori per il nucleare pakistano. Fin dal 2007 gli Usa hanno avviato azioni segrete, finora senza successo, per rimuovere da un reattore nucleare del Pakistan uranio altamente arricchito che "funzionari americani temevano potesse essere utilizzato per un ordigno non lecito".

Gli scenari in caso di collasso nordcoreano. Tra Stati Uniti e Corea del sud si è discusso dell'eventualità di una Corea riunificata nel caso Pyongyang dovesse implodere per le difficoltà economiche e della transizione politica al vertice dello stato. A preoccupare sarebbe soprattutto la reazione della Cina, che secondo i funzionari di Seul potrebbe essere superata con i giusti accordi commerciali.

I detenuti di Guantanamo come merce di scambio. Quando gli Stati Uniti si sono trovati di fronte alla necessità di chiudere il carcere di Guantanamo, i presunti terroristi detenuti sono diventati moneta di scambio con gli alleati minori: alla Slovenia è stato detto di prendersi un prigioniero in cambio di un incontro con il presidente Obama. All'isola di Kiribati sono stati offerti incentivi milionari per convincerla ad imbarcare un gruppo di detenuti. Anche al Belgio sarebbe stato detto che prendersi qualche prigioniero sarebbe stato un sistema valido e poco costoso per diventare più importante in Europa.

Gli arabi e la guerra al terrorismo. I donatori sauditi restano i principali finanziatori di Al Qaeda, che pure ospita molte basi statunitensi, viene definito il peggior paese della regione per quanto riguarda la lotta al terrorismo. Gli Stati Uniti, riferiscono i documenti, non riescono a evitare che la Siria fornisca armi a Hezbollah in Libano. A una settimana di distanza dalle solenni promesse del presidente Assad di non inviare nuove armi, i rapporti riferiscono che la Siria continua a consegnare ai libanesi dispositivi sempre più sofisticati.

Fonte: Repubblica

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29/11/2010 22:53

Premier contro Wikileaks. Festini? Sono solo falsità

Frattini: Assange vuole distruggere il mondo Thorne: nessun peso su relazioni Usa-Italia


TRIPOLI - "Non frequento i cosiddetti 'wild parties', e non so che cosa siano". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi oggi a Tripoli conversando con i cronisti dopo la pubblicazione ieri dei file di Wikileaks.
"Io una volta al mese dò delle cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante. Le cose che vengono dette fanno male all'immagine del nostro Paese". Ha sottolineato il premier. "Non guardo a quello che rivelano funzionari di terzo o quarto grado, rivelazioni che vengono riportate dai giornali di sinistra", ha affermato Berlusconi.

THORNE: NESSUN PESO SU RELAZIONI CON ITALIA - "Ho fiducia che queste speculazioni non avranno alcun peso sulle nostre eccellenti relazioni": così ha detto a Milano l'ambasciatore americano in Italia, David Thorne commentando i file americani diffusi da Wikileaks. "Voglio precisare che le analisi del Dipartimento di Stato sono dei punti di vista che non rappresentano la politica estera degli Stati Uniti", ha aggiunto.
L'ambasciatore nel suo intervento ha citato il ministro degli Esteri, Franco Frattini e soprattutto il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani che questa sera è seduto in sala insieme, tra l'altro, all'Ad di Fiat, Sergio Marchionne. "Come ha detto il ministro Frattini, niente può influire sugli ottimi rapporti tra i nostri Paesi", ha confermato il diplomatico. "Vorrei inoltre ringraziare il ministro Romani per le sue parole di sostegno di oggi. Sono d'accordo con lui, l'amicizia tra Italia e Usa ne esce ancora più rafforzata", ha concluso.

G.LETTA, ATTERRITI SE QUESTI COSTUMI EPOCA - "Se questi sono i costumi dell'epoca in cui viviamo c'é da restare atterriti e sconfortati". Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta commenta così la diffusione da parte di Wikileaks dei documenti della diplomazia americana che riguardano capi di stato e di governo di tutto il mondo. "La coincidenza ha voluto che questa cerimonia che ci invita a leggere cose belle, pulite, utili, avvenisse nel giorno in cui i giornali squadernano una quantità di presunti segreti che riguardano l'universo mondo e anche il nostro paese - ha detto Letta durante la cerimonia dei premi Coni-Ussi -. Queste cose inducono allo sconforto e allo sconcerto perché se questi sono i costumi della vita politica c'é da essere atterriti".

FRATTINI, AL PD NON CONVIENE SPECULARE, ASSANGE VUOLE DISTRUGGERE MONDO - "Non credo affatto che convenga al Pd speculare, essendovi notizie ancora incomplete che saranno presumibilmente arricchite con altri elementi riguardanti anche altri governi, non solo quello di Berlusconi". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, commentando da Doha la nota della segreteria del Pd alle notizie diffuse da Wikileaks sul premier. Wikileaks vuole "distruggere il mondo". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, all'indomani della diffusione dei documenti americani, ribadendo che non intende "commentare nel merito". "La commnunità internazionale, quella vera, quella che vuole migliorare il mondo e non distruggerlo come vuole Wikileakes, deve reagire compatta senza commentare, senza retrocedere sul metodo della diplomazia, senza lasciarsi andare a crisi di sfiducia che, se diventasse sfiducia reciproca, potrebbe bloccare collaborazioni fondamentali per risolvere le grandi crisi che vi sono nel mondo", ha spiegato il titolare della Farnesina da Doha dove si trova in visita.

BERSANI, BERLUSCONI NUOCE A REPUTAZIONE ITALIA - "C'é poco da ridere sui documenti resi noti da Wikileaks. Quel che emerge conferma in modo inequivocabile che il presidente del Consiglio con il suo comportamento e con le sue decisioni politiche nuoce alla reputazione dell'Italia nel mondo, con grave danno per il paese. Semmai ce ne fosse stato bisogno, è la conferma che occorre una svolta, che bisogna voltare pagina". Lo afferma, in una nota, il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani.

DI PIETRO, ITALIA HA BISOGNO DI PERSONE DEGNE - Di Pietro, in visita alla discarica di Chiaiano sottolinea che "dobbiamo impegnarci affinché il nostro Paese possa essere rappresentato nel mondo da professionalità degne, e non degne di qualche balletto bunga bunga. Parla delle rivelazioni di Wikileaks e anche dei rifiuti di Napoli. "La prima pulizia da fare nel nostro Paese - conclude - è liberarci di quanto di sporco rappresenta per la credibilità del nostro Paese il governo Berlusconi".
Berlusconi "é un signore anzianotto che sta poco bene, che è incapace, inadatto a governare e a rappresentare il Paese". Per il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, dunque, "é inutile che ci arrabbiamo con l'ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Wiktleaks". Del resto, aggiunge Di Pietro, "non hanno fatto altro che riferire quello che Idv e tutto il Paese vede ogni giorno".

GHEDINI, BANALE GOSSIP, MAGISTRATURA INTERVENGA - "Le annotazioni di fonte americana appaiono essere al più una sorta di compendio di banale gossip, già più volte riportato dalla stampa italiana. Per quanto riguarda quelle che vengono definite feste, è utile ribadire che, come risulta dalle inequivocabili dichiarazioni di decine e decine di testimoni, si trattava di normalissime cene, svoltesi alla costante presenza di personale di servizio, di intrattenimento e di sicurezza". Così Nicolò Ghedini, avvocato e deputato Pdl, valuta le rivelazioni di Wikileaks. "E' risibile poi affermare - afferma Ghedini - che la asserita stanchezza del Presidente Berlusconi possa essere correlata a tali cene. Come risulta sempre dalle testimonianze, queste si sono svolte assai raramente e non più di una volta al mese. Chi conosce gli impegni di lavoro del Presidente Berlusconi, ed è facile ricostruirli anche documentalmente, sa perfettamente che se stanchezza vi fosse stata, ma così non è, poteva essere correlata soltanto alla intensissima attività politica e di governo. Resta da comprendere - se questo materiale è vero, e sulla cui diffusione da parte del Presidente Berlusconi vi è il più totale disinteresse, ritenendolo davvero frutto di chiacchiere di second'ordine - perché nessuna autorità giudiziaria intervenga con la tempestività dovuta". Si tratta, conclude Ghedini, "se davvero deriva da fonti segretate, di materiale di illecita provenienza, e che può creare su altri più seri argomenti danni gravissimi alla sicurezza dei paesi interessati".

Fonte: ANSA

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30/11/2010 10:13



Sono perplesso.
Troppo rumore attorno al "caso" Wikileaks perchè si possa parlare paladino della verità e della giustizia.

E poi, personalmente, le "rivelazioni bomba" che dovrebbero far tremare "l'impero" mi sembrano tanti segreti di pulcinella.

Di norma le vere verità scomode spariscono in fretta e senza tanti clamori oppure vengono assolutamente ignorate.

Ma davvero pensiamo che i veri segreti siano protocollati e registrati su carta intestata?

Forse ho letto un po' troppo Chomsky ma rimango perplesso.



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"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."

Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)




Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.

"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."

Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."




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30/11/2010 13:08


Se non mi sbaglio wikileaks aveva denunciato l'uccisione di civili afghani disarmati, notizia apparsa come trafiletto, quando è apparsa. [SM=x44473]

Chissà perchè invece commenti di livello gossiparo si meritano la prima pagina. [SM=x44464]

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01/12/2010 00:03

Dopo scoop Wikileaks, Bossi difende premier
Il leader leghista: Berlusconi accoltellato alle spalle dagli Usa.
Intanto Assange annuncia nuovi documenti su una grande banca Usa


ROMA - "Mi sembra che gli americani lo abbiano un po' accoltellato alle spalle". Così Umberto Bossi replica ai cronisti che gli chiedono di Wikileaks riferendosi a Berlusconi e sottolineando che "lui si è battuto così tanto per l'America dopo l'11 settembre e non meritava un trattamento così".

ASSANGE NON ARRETRA 'ORA TOCCA ALLE BANCHE' - Dopo il Pentagono e il Dipartimento di Stato americano, a gennaio la tempesta di Wikileaks si abbatterà sulle banche, in particolare su un grande istituto americano "che finirà sottosopra". Parola del fondatore del sito che in queste ore sta sconvolgendo la diplomazia stelle e striscie, Julian Assange, in un' intervista alla rivista Forbes, realizzata l'11 novembre scorso a Londra.

E per l'occasione Assange crea un neologismo, 'Megaleaks', la formula per indicare l'ennesima diffusione di una grande mole di documenti che, promette, "metterà a nudo i segreti della finanza". Nella stessa intervista, Assange, arriva anche a sfidare i servizi russi. "So che hanno detto che possono tirarci giù. Però - replica spavaldo - abbiamo materiale sulla Russia, ma non è detto che ci sarà un focus su di loro".

Infine, Assange dice la sua sulla sua visione del mondo e dell'economia. Rifiuta il marchio di paladino anti-sistema, ma dice di lavorare per un "capitalismo più etico e più libero. "La presenza di Wikileaks - spiega Assange - potrebbe significare che è più facile guidare un business giusto, corretto, mentre è più difficile guidarne uno cattivo. In fondo tutti gli amministratori delegati dovrebbero essere incoraggiati da tutto ciò. Insomma, per un manager onesto - sottolinea - è più facile andare avanti, se i suoi concorrenti disonesti vengono colpiti negativamente dalla diffusione e la pubblicazione delle loro malefatte".

L'intervistatore gli chiede quindi se lui si potrebbe definire un sostenitore del libero mercato: "Certamente sì. Nei confronti del capitalismo ho opinioni contrastanti, ma amo il libero mercato. E il mercato perfetto richiede un'informazione perfetta. Non sono uno anti-sistema. Non è corretto mettermi in una casella economica e filosofica. Ma una cosa è il pensiero liberale americano, un altro il pensiero del libero mercatò. Poi però conclude: "Sino a quando i mercati sono consapevoli, allora io sono un libertario. Ma ho abbastanza conoscenza della politica e della storia per sapere che il libero mercato rischia di finire in una situazione di monopolio se non si lavora per mantenerlo libero. Wikileaks è nato proprio con lo scopo di rendere il capitalismo più libero e etico".

ANALISTA, FILE BANCA USA NON DARANNO NOTIZIE NUOVE - "Trovo impossibile credere" che le rivelazioni di Wikileaks su una grande banca americana possano dare vita a una nuova crisi. Lo afferma Richard Bove di Rochdale Securities, analista veterano del settore bancario. "Non riesco a immaginare quali nuove informazioni che non siano già note o almeno ventilate e speculate possano essere rivelate" da Wikileaks, aggiunge - riporta l'agenzia Bloomberg - Bove.

STAMPA, CINA HA BLOCCATO ACCESSO AL SITO - La Cina avrebbe bloccato l'accesso a Wikileaks gia' da ieri: lo riferisce la rivista di settore Computer World. "Gia' da ieri, l'accesso alle pagine dei documenti di Wikileaks, cosi' come le pagine di alcuni siti cinesi che avevano pubblicato articoli sulla vicenda, e' stato bloccato in tutto il Paese", scrive la rivista.

MONTEZEMOLO, NOSTRO DOVERE RIALZARE IMMAGINE PAESE - ''Credo che soprattutto in questi momenti noi abbiamo il dovere di spingere ancora di piu' nel contribuire a tenere alta l'immagine del Paese nel mondo''. Cosi' il presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, ha risposto ad una domanda sulle accuse dell'opposizione sul discredito dell'immagine dell'Italia dopo le rivelazioni di Wikileaks.

DIP. STATO LIMITA ACCESSO CABLOGRAMMI - Il Dipartimento di Stato Usa ha limitato l'accesso al suo database di cablogrammi provenienti da una rete riservata del governo americano, all'indomani della pubblicazione di documenti confidenziali da parte di Wikileaks.

Il Dipartimento di Stato americano ha deciso di scollegare dal suo database la rete Siprnet, cioé il Secret Internet Protocol Router Network, la rete militare parallela da cui sarebbero stati rubati i 250 mila file diffusi poi da Wikileaks.

SCARONI, ENI PARTNER MOLTO AFFIDABILE PER USA - Eni è un partner "affidabile, molto affidabile" per gli Stati Uniti, anche sulla questione iraniana. Lo ha dichiarato l'amministratore delegato del gruppo, Paolo Scaroni, a margine di un evento al museo del Louvre, a Parigi. A proposito dell'Iran, ha precisato, "é stata stilata una lista delle società non affidabili, ed Eni non è in quella lista".

ASSANGE A TIME, CLINTON DOVREBBE DIMETTERSI - L'edizione online del settimanale Usa Time pubblica sul suo sito un'intervista a Julian Assange, nella quale il fondatore di Wikileaks sostiene che - alla luce dell'ultima fuga di notizie - il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, dovrebbe dimettersi.

Secondo quanto riportato dal sito di Time, Assange, riferendosi a Hillary Clinton, afferma tra l'altro: ''Se puo' essere dimostrato che lei e' responsabile dell'ordine dato a funzionari diplomatici americani di spiare all'interno delle Nazioni Unite, in violazione dei patti internazionali firmati anche dagli Stati Uniti, allora si', lei dovrebbe dimettersi''.

Fonte: ANSA

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01/12/2010 09:56

"Guantanamo, le Coree e la Kirchner"
Ecco le ultime rivelazioni di Wikileaks


Mercato degli Usa sui detenuti.
Ed emergono dubbi sulla salute mentale della leader argentina

ROMA
La Cina sarebbe favorevole alla riunificazione delle Coree, gli Usa fecero mercato dei prigionieri a Guantanamo, la diplomazia americana definiva Hugo Chavez un pazzo e aveva dubbi sulla salute mentale della Kirchner. Ce n'è per tutti, nella marea di documenti rivelati da Wikileaks. E le fughe di notizie capaci di creare imbarazzo non risparmiano neanche la famiglia reale inglese. In particolare il principe Andrea.

LO SCANDALO GUANTANAMO. Si promettevano soldi, favori, aiuti da parte del Fondo Monetario, o la possibilità di avere un incontro riservato con il Presidente. In cambio si chiedeva l'impegno ad accettare nelle proprie carceri uno o più sospetti terroristi, detenuti a Guantanamo. Un vero e proprio baratto, o 'bazar', come lo definisce il New York Times, con cui gli Stati Uniti avrebbero provato a risolvere un problema che li affligge da anni, cercando di convincere i propri alleati a dare loro una mano. C'è il caso della Slovenia, il cui presidente avrebbe assicurato la sua collaborazione in cambio di un incontro di venti minuti con il Presidente Barack Obama. Poi c'è l'esempio delle Maldive, pronte ad accogliere alcuni prigionieri in cambio di un programma d'aiuti da parte del Fondo Monetario Internazionale. Poi, sempre sul fronte delle isole sperdute, l'amministrazione Bush avrebbe offerto all'isola del Pacifico di Kiribati un fondo di 3 milioni di dollari per ospitare nelle sue carceri 17 cinesi musulmani. Soldi anche nel caso dello Yemen. Durante la discussione sulla costruzione di un centro di riabilitazione per sospetti terroristi, il presidente yemenita avrebbe più volte chiesto ai suoi interlocutori americani: «Quanti soldi siete disposti a darci?». C'è poi l'intricata vicenda degli Uiguri, alcuni sospetti terroristi musulmani cinesi, al centro di tensioni internazionali, soprattutto con la Cina.

IL PRINCIPE ANDREA Il terzogenito della regina Elisabetta fa una serie di affermazioni «al limite della volgarità» in Kirghizistan contro la Francia e gli Stati Uniti. L'episodio è illustrato dall'ambasciatrice degli Stati Uniti in Kirghizistan, Tatiana Gfoeller. Gfoeller riferisce di una colazione di uomini di affari britannici e canadesi nell'ottobre 2008 in un hotel di Bichkek, la capitale kirghiza, intorno al principe che è anche rappresentante speciale del Regno Unito per il commercio internazionale. «I sudditi della madre sua Maestà seduti intorno alla tavola sono arrossiti» all'evocazione «dell'imbecillità» degli inquirenti britannici che non sono riusciti a far andare in porto un importante affare fra le società Al Yamamama e Bae Systems, con il pretesto che un principe saudita avrebbe percepito delle commissioni». Ascoltando le testimonianze degli astanti sulla corruzione endemica in Kirghizstan, il principe Andrew esclama: «Ma è la Francia sputata». I convitati giubilano quando giustifica in maniera sorprendente la debole performance commerciale americana in Kirghizstan: «non capiscono la geografia. Non ci hanno mai capito niente. Mentre nel Regno Unito, noi abbiamo i migliori professori di geografia del mondo».

LA CINA E LA COREA. Ed ecco le rivelazioni sulla Cina. Secondo un alto esponente sudcoreano, sarebbe disposta ad accettare una Corea riunificata e alleata in modo «benigno» con gli Usa. È quanto sostiene l'ex viceministro degli Esteri di Seul Chung Yung-woo in uno dei documenti confidenziali diffusi dal sito Wikileakes. Esperti della Corea citati dalla rete televisiva Bbc hanno invitato alla prudenza, affermando che si tratta di una lettura «molto sudcoreana» dei giudizi della Cina. Secondo il documento Chung, a cena con l'ambasciatrice americana a Seul Kathleen Stephens, avrebbe affermato che la «nuova generazione» di dirigenti cinesi «non attribuisce molta importanza» al ruolo della Corea del Nord come «cuscinetto» che la protegge dagli alleati asiatici degli Usa. La cena ha avuto lungo nel febbraio scorso. In un altro documento il viceministro degli esteri cinese He Yafei afferma che, col suo secondo test nucleare del 2009, la Corea del Nord si è comportata come «un bambino viziato» che vuole «attirare l'attenzione di un adulto» (cioè gli Stati Uniti).

CHAVEZ E LA KIRCHNER. Infine, dai documenti diffusi da Wikileaks che riguardano l'America Latina, emerge il fatto che l'ambasciatore a Caracas, Jean David Levitte, ha definito il presidente Hugo Chavez «un pazzo» che vuol trasformare il Paese «in un altro Zimbawe». E, anche se per ora non si sa quando è avvenuto, il Dipartimento di stato ha chiesto lumi a Buenos Aires sullo «stato mentale» della presidente Nestor Kirchner.

Fonte

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01/12/2010 09:58

Mandato d'arresto dell'Interpol
Caccia ad Assange in 188 Paesi


Per le accuse di violenza Cyberattacco Usa manda in tilt il sito. Bossi: «America ingrata»
FRANCESCA PACI

ROMA
Julian Assange vince la battaglia mediatica ma per lui i problemi si moltiplicano su altri fronti. L'Interpol annuncia di aver emesso contro di lui un mandato d'arresto internazionale, ricercato in Svezia per «stupro ed aggressione sessuale». L'« avviso rosso» (red notice) dell'Interpol è stato emesso su richiesta di Stoccolma e vale nei 188 paesi aderenti. I fatti contestati risalgono ad agosto. Assange li respinge, attribuendo le denunce a una campagna di fango orchestrata dagli Usa per screditarlo.

E da ieri mattina Wikileaks è sotto attacco informatico: gli hacker hanno centrato l'obiettivo di rendere inaccessibili per ore agli utenti di Europa e Stati Uniti alcuni dei contenuti del sito, compreso il cosiddetto Cablegate. Nel pomeriggio i tecnici del corsaro australiano sono riusciti a ripristinare il servizio spostandosi dai server svedesi che li ospitavano a quelli americani disponibili in affitto, ma l'allarme resta alto. Frattanto Assange apre nuovi fronti polemici in un'intervista al Time, rilasciata in una località segreta, in cui dice che «Hillary Clinton dovrebbe dimettersi da segretario di Stato per aver ordinato ai suoi diplomatici di spiare l'Onu, in violazione delle convenzioni internazionali firmate dagli Usa».

Nelle ore in cui è stato silenziato, Wikileaks si è affidato a Twitter. «Siamo attualmente vittima di un potente Distributed Denial of Service» leggeva ieri chi tentava di collegarsi al sito più gettonato del momento. Vale a dire sistema sovraccarico, interruzione di servizio, temporaneo black out, DDOS come gli adepti informatici chiamano il cortocircuito non casuale delle informazioni. Quel che accade in questi casi è che un computer remoto X esegue un programma capace di lanciare contro un sito Y tanti pacchetti di dati da mandarlo in palla. Stavolta si è trattato di un «bombardamento» massiccio di 10 gigabits al secondo, 28 volte più potente della media degli attacchi registrati nel 2010, come se una casella di posta elettronica ricevesse oltre 300 mila di mail al minuto.

Intanto il Dipartimento di stato ha disconnesso il network militare Siprnet, quello da cui sono stati sottratti i file, dal database che contiene i cablo.

Tra messaggi incrociati e teorie complottiste, ogni Paese ha la sua versione del Cablegate. Secondo Umberto Bossi è tutta colpa degli americani ingrati che, dietro le quinte, avrebbero «un po' accoltellato Berlusconi». A detta del patron della Lega mentre il premier italiano «si è battuto così tanto per gli Stati Uniti dopo l'11 settembre» Washington, commentandone senza pietà le passioni sanguigne, l'avrebbe ricambiato con un trattamento indegno. Di più.

Sebbene il rapporto con la Casa Bianca sia integro, a rischio ci sarebbero ora le relazioni diplomatiche: «In questo modo si mettono in allarme tutti i politici: quando parli con un ambasciatore non sai mai cosa riporta». La macchina avviata però, non conosce freno. L'ultima rivelazione riguarda il Pakistan e la debolezza del suo presidente Zardari che, secondo i file decrittati da Wikileaks, viene percepito come debole, in balia dei generali e incapace di garantire la tenuta di un Paese in possesso della bomba atomica.

Fonte

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01/12/2010 11:48

Re:
orckrist, 30/11/2010 10.13:

Sono perplesso.
Troppo rumore attorno al "caso" Wikileaks perchè si possa parlare paladino della verità e della giustizia.

E poi, personalmente, le "rivelazioni bomba" che dovrebbero far tremare "l'impero" mi sembrano tanti segreti di pulcinella.

Di norma le vere verità scomode spariscono in fretta e senza tanti clamori oppure vengono assolutamente ignorate.

Ma davvero pensiamo che i veri segreti siano protocollati e registrati su carta intestata?

Forse ho letto un po' troppo Chomsky ma rimango perplesso.



Non c'è bisogno di leggere Chomsky per sapere che le informazioni "sensibili" vengono inviate in codici criptati tramite i sistemi della CIA.
Mentre l'invio di un documento word con il resoconto di un ambasciatore, alla portata di migliaia di impiegati, tutto sommato non necessita di particolari cautele.

Anche se bisogna ammettere che gli USA non ci fanno globalmente bella figura; Obama - il nuovo messia del multilateralismo - si è dimostrato ancora una volta più realista tanto da mettere più spie all'ONU che in Russia o Cina; i paesi della penisola araba mostrano tutto il loro doppiogiochismo internazionale (amici segreti e nemici pubblici degli yankee); ahmadinejad può dire quanto vuole che sono tutte cose inventate, ma l'Iran - ammesso che già non lo sapesse - ha ben pochi amici intorno; l'Egitto e l'ANP hanno dimostrato ancora una volta di essere disposti a sacrificare vite umane (ovviamente per mano israeliana) pur di combattere, senza combattere, Hamas.
Senza tenere conto che l'UE ne è uscita ancora una volta a pezzi: se ne faccia una ragione, agli USA frega ben poco di quello che succede nel vecchio continente ...

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02/12/2010 10:56

Bufera sui rapporti Berlusconi-Putin
Il premier: "Io lavoro solo per l'Italia"


Il Cavaliere respinge le accuse
contenute nei file di Wikileaks:
faccio l'interesse del mio Paese

NEW YORK
Lo stretto vincolo tra Putin e Berlusconi e il patto dell'energia Russia-Italia «allarmano» Washington. È quanto emerge dai nuovi stralci dei documenti riservati resi noti da Wikileaks e pubblicati oggi da diversi quotidiani, tra cui La Stampa.

Di prima mattina è arrivata la replica di Silvio Berlusconi. «Gli Stati uniti hanno chiarissimo che non ho assolutamente nessun interesse con nessun altro paese, che non ci sono assolutamente interessi personali ma che io curo soltanto l'interesse degli italiani e del mio paese», ha detto il premier rispondendo ai cronisti a margine del vertice Osce.

Nell'incontro bilaterale avuto ad Astana con il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton, Berlusconi ha sollevato la questione Wikileaks, affermando che la risonanza avuta dalla vicenda in Italia ha significato per lui un problema politico. La notizia è stata riferita da un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano, aggiungendo che la Clinton ha espresso rammarico per la pubblicazione. Davanti alla stampa, la Clinton ha dichiarato ieri che gli Stati Uniti non hanno «amico migliore» di Berlusconi, «che ha sempre coerentemente sostenuto le amministrazioni Clinton prima, poi Bush e ora Obama».

Ma la verità che emergerebbe dai dossier è diversa. Nel gennaio del 2009, si legge in uno dei documenti diffusi dal sito Wikileaks, l'allora ambasciatore americano Spogli è «severo nei giudizi e sottolinea come il presidente del consiglio italiano apprezzi "lo stile macho e autoritario" del leader russo». «L'ambasciatore della Georgia a Roma - scrive Spogli - ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l'Eni». Il ministro degli Esteri Frattini prova a frenare le polemiche: «Abbiamo mille volte detto qual era la nostra opinione sui rapporti con la federazione russa e lo abbiamo fatto in modo pubblico e trasparente».

Secondo il New York Times, nella sua puntata di oggi dedicata ai cable che riguardano le relazioni tra Roma e Mosca, tra Berlusconi e Putin esisteva una «linea diretta», tanto che l'ambasciata americana e il ministero degli Esteri italiano «erano al corrente delle conversazioni tra i due solo dopo che accadevano i fatti, riuscendo a sapere solo alcuni dettagli o background». Secondo il rapporto della diplomazia americana a Roma, "rubato" da Wikileaks, questa vicinanza cosi stretta «non era ideale dal punto dell'amministrazione e costituiva più un danno che un beneficio».

Sempre nello stesso cable, «gli americani sostengono che quando affrontano la questione con esponenti del Pdl la risposta è sempre la stessa: la figura chiave è Valentino Valentini». «La voglia del primo ministro Berlusconi di essere percepito come un importante giocatore europeo in politica esterà sta portando l'Italia a "sostenere gli sforzi russi di danneggiare la Nato". La «corrosiva influenza» di uno stato che gli Usa considerano in mano alla mafià sta «minacciando la credibilità» di Berlusconi e «sta diventando irritante per le nostre relazioni», scrive l'ambasciatore Usa a Roma Robald Spogli nel cable rivelato da Wikileaks.

A preoccupare non è soltanto la politica ma anche la convinzione, riportata dall'ambasciatore, dei partiti di opposizione e di alcuni contatti con lo stesso Pdl che «credono che Berlusconi e i suoi intimi stiano approfittando personalmente e a mani basse dei molti accordi sull'energia tra la Russia e l'Italia».

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02/12/2010 10:57

Berlusconi-Putin, ecco il dossier
La Georgia: "Affari sui gasdotti"


Le nuove rivelazioni di Wikileaks: "Trattano al di sopra dei diplomatici". Spogli: Tbilisi sospetta il pagamento di percentuali sui profitti di Gazprom

MAURIZIO MOLINARI
CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Vladimir Putin al centro del sistema di corruzione russo, basato su una gestione personalizzata delle risorse energetiche che ruota attorno a una società svizzera ed ha come interlocutore anche Silvio Berlusconi.

Questo emerge dai nuovi dispacci diplomatici Usa resi pubblici da Wikileaks che parlano di «gravi episodi di corruzione nel potere russo» riportando i commenti di diplomatici americani a Mosca su legami fra il «potere politico» e il «crimine organizzato» riferendosi in particolare al ruolo del sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, che in settembre ha dato le dimissioni. In uno dei dispacci Luzhkov viene accusato di gestire la municipalità ricorrendo a «criminali ordinari e ispettori corrotti». L’accusa a Putin è di essere al centro di questo sistema di potere fondato su «un oligarchia gestita dai servizi segreti» facendo leva sulle immense risorse nazionali, a cominciare da petrolio e gas. Ed è in tale contesto che si parla dei rapporti con Berlusconi. All’origine del dispaccio in questione c’è un incontro avvenuto a Mosca fra un diplomatico italiano ed uno americano. È l’italiano a parlare di «esasperazione» per gli «stretti rapporti» fra i due leader: «Berlusconi e Putin hanno una linea diretta, il ministero degli Esteri italiano e l’ambasciata italiana a Mosca apprendono solo a posteriori le conversazioni» e «solo dopo che sono avvenute» senza peraltro «entrare nei dettagli». L’impressione dell’americano è che Berlusconi tratti con Putin scavalcando lo Stato italiano e il suo interlocutore lo conferma: «La relazione che hanno non è l’ideale dal nostro punto di vista e può provocare più danni che benefici ma a volte è utile».

Il riferimento è all’intervento di Berlusconi nella trattativa per vendere a Gazprom il 20% delle azioni di Gazpromneft detenute dall’Eni: «Gazprom insisteva per pagare le quote un prezzo inferiore a quello del mercato ma alla fine fece marcia indietro per le pressioni di Berlusconi su Putin» spiega la fonte italiana. Washington sospetta che Putin conduca simili trattative non tanto per conto di Mosca quanto a favore di propri investimenti, come la società svizzera Gunvor, la cui specializzazione è nel trading petrolifero: «Una delle fonti della misteriosa ricchezza di Putin» sostiene un documento. Un altro aspetto dei rapporti Berlusconi-Putin emerge da un telegramma datato 26 gennaio 2009 e firmato dall’allora ambasciatore Usa a Roma Ronald Spogli nel quale si legge: «L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti di ogni gasdotto Gazprom costruito assieme all’Eni».

La figura chiave nelle relazioni fra i due leader è Valentino Valentini, «l’uomo ombra che viaggia in Russia diverse volte al mese e sovente appare vicino a Berlusconi quando incontra altri leader mondiali». È lui, deputato del Pdl e consigliere diplomatico del premier, «l’uomo che cura - secondo il cablo di Spogli - gli interessi di Berlusconi in Russia». Dai cablo emerge anche una scarsa considerazione nei confronti del ministro Frattini: «Ha risorse ed esperienza scarse - scrive Spogli -, è largamente considerato solo il portavoce della politica russa di Berlusconi». Dubbi americani anche sui giornalisti italiani: «C’è il sospetto che l’Eni abbia dei giornalisti sul proprio libro paga - si legge in altro cablo -. E i membri di ambedue gli schieramenti ci hanno detto che è uno dei maggiori contribuenti finanziari di diversi think-tank».

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02/12/2010 23:17

"Berlusconi rovinato dai party"
Usa: "Da Putin favori economici"

Nei file riservati dell'ambasciata americana di Roma le preoccupazioni del senatore Pdl Cantoni (che smentisce) e di Gianni Letta. "Risultati degli esami disastrosi". "E' caduto in depressione". Nuove rivelazioni sulla relazione preferenziale con Mosca. Il rapporto a Obama: "Affari lucrosi e spesso non trasparenti". Il premier: "Faccio solo interessi dell'Italia". Smentisce i giudizi su Sarkozy. Idv: "Commissione d'inchiesta"

LE NOTTI insonni e i festini pesano sulla salute del premier e preoccupano i suoi alleati più stretti. Lo dice, in uno dei file rivelati da WikiLeaks, un uomo vicino al presidente del Consiglio: Giampiero Cantoni, presidente della commissione Difesa del Senato italiano. Le rivelazioni sono contenute in un cablo riservato inviato dall'ambasciatore americano a Roma David Thorne al dipartimento di Stato nel 2009, dopo che Cantoni aveva confidato il suo allarme a un funzionario americano. Circostanza smentita all'Ansa dallo stesso Cantoni: "Non ho mai rilasciato, né tantomeno commentato né con funzionari generici, né con ex ambasciatori americani, affermazioni come quelle riportate nei file riservati e rivelati da WikiLeaks circa la salute del premier".

IL DOCUMENTO UFFICIALE

Secondo il senatore si è voluto "prendere un nome, magari di uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi, per dare valore a ciò che valore non ha". Il cablo cita anche confidenze preoccupate di Gianni Letta il quale smentisce, sostenendo peraltro che il suo nome non compare nel cablogramma: "Il Presidente del Consiglio era ed è in piena forma, con la vitalità che tutti gli riconoscono e ha sempre affrontato ogni situazione con l'abituale determinazione e la 'grinta' di sempre". Sminuisce infine l'avvocato-deputato del premier Niccolò Ghedini che liquida il terremoto WikiLeaks come: "rielaborazione di chiacchiere tratte dai giornali di sinistra, che sono smentite puntualmente e documentalmente da decine e decine di testimoni. Quelle che vengono definite come feste erano soltanto normalissime cene tra amici che sono avvenute solitamente di sabato, con al massimo cadenza mensile, e che mai hanno inciso sul lavoro del presidente Berlusconi".

Il documento dell'ambasciata Usa tuttavia cita nomi e circostanze: gli esami medici, dice il senatore Pdl alla fonte in ambasciata, "sono risultati disastrosi (a complete mess)", e svela che "siamo tutti preoccupati per la sua salute". Nella conversazione con il funzionario dell'ambasciata, Cantoni ricorda poi che il premier italiano è svenuto tre volte in pubblico negli ultimi anni, e "il fatto che faccia tanto tardi la notte, e l'inclinazione ai festini, implicano che non si riposa abbastanza".

Il caso Marrazzo e la telefonata del premier. A proposito degli scandali sessuali che lo affliggono, confida ancora Cantoni, il premier "crede che i servizi di intelligence italiani gli abbiano teso una trappola nella vicenda dei suoi presunti rapporti con una minorenne" (Noemi Letizia ndr). Durante la conversazione con il funzionario americano, prosegue il cablogramma, Cantoni riceve una telefonata di Berlusconi che "lo informa dell'imminente arresto di quattro carabinieri sospettati di aver incastrato con un ricatto sessuale il governatore regionale del Lazio", Marrazzo. Il caso, nota poi l'ambasciatore nella nota, "venne alla luce sulla stampa qualche giorno dopo".

Lo scatto contro Napolitano. "Berlusconi ha accusato il presidente della Repubblica di lavorare contro di lui e ha reagito in modo emotivo contro il sistema giudiziario in generale", prosegue il cablo di Thorne del 29 ottobre 2009 che cita Gianni Letta come fonte. Lo "scoppio d'ira" di Silvio Berlusconi ha portato a relazioni "gelide" con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e "questo episodio lo fa apparire debole", dice il braccio destro di Berlusconi all'ambasciatore americano. Il momento al quale Thorne si riferisce è quello in cui la Corte Costituzionale aveva rigettato il Lodo Alfano. "Vari contatti - scrive ancora Thorne - ci descrivono un ambiente politico dominato dalle teorie del complotto".

Letta: "Fisicamente e politicamente debole". Il file dell'ambasciata rivela poi un episodio personale: l'ambasciatore David Thorne chiama il premier per la prima volta dopo essersi insediato e "Berlusconi per un po' sonnecchia". Poi Thorne cita anche Gianni Letta, secondo il quale la serie degli scandali degli ultimi tempi hanno lasciato Berlusconi "fisicamente e politicamente debole": l'ultrasettantenne notoriamente instancabile, dice l'uomo forse a lui più vicino, "non ha energie". Thorne riporta poi ai suoi colleghi del dipartimento di Stato la visita fatta ad Arcore dopo che il premier era stato colpito dalla statuetta del Duomo, nel dicembre del 2009. Lo trovò, dicono i file, "bendato e con abrasioni" ma pronto a mostrare all'ambasciatore americano un nuovo progetto di formazione dei futuri leader del Paese. Gli disse, racconta Thorne, di essere stato fortunato ad essere stato colpito solo di striscio altrimenti la statuetta "mi avrebbe ucciso". Dopo l'attacco, confida ancora Letta a Thorne, "Berlusconi era caduto in depressione". Il progetto di formazione di cento giovani promettenti, raccontato da Thorne nel cable riservato, doveva avviarsi a marzo sotto forma di una scuola speciale presso la Villa Gernetto, tutta finanziata con le fortune private del Cavaliere. Ad aprile, Villa Garnetto - riporta il Guardian - fu usata per un vertice Italia-Russia. E Berlusconi annunciò: "Ho invitato Putin a mandare qui anche giovani russi, e gli ho chiesto di essere il primo a fare lezione".

Chi lavora "contro" Berlusconi. "Tremonti, Fini e l'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu stanno ponendo le fondamenta per la lotta alla successione nel post-Berlusconi". Sembano le ipotesi politiche di questi giorni, e invece si tratta di un altro cablogrammna, di oltre un anno fa (27 ottobre 2009). Anche questo è stato inviato dall'ambasciata degli Usa a Roma a Washington. E pure in questo caso sarebbero racconti fatti dal presidente della commissione Difesa del Senato Giampiero Cantoni all'ambasciatore Thorne. Cantoni, tuttavia, "sente che il governo, per il momento, è stabile", si legge nel documento, classificato come confidetial/noforn, da non far vedere, cioè, a diplomatici stranieri.

Bersani nel giudizio del Cavaliere. Una persona "diretta", "onesta" e con un intelletto "di alto livello". E' questo il giudizio che il premier Silvio Berlusconi dà del suo avversario politico Pierluigi Bersani, leader del Pd, secondo quanto emerge da un cablogramma del primo gennaio 2010. Nel documento l'ambasciatore descrive la sua visita al premier dopo l'aggressione subita a Milano da Massimo Tartaglia nel dicembre 2009. Thorne incontra Berlusconi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E si parla anche di politica interna, in particolare dell'opposizione. "Berlusconi e Letta hanno dimostrato un grande rispetto per i leader dell'opposizione. Berlusconi ha lodato il leader del Pd, Bersani", si legge.

Berlusconi-Putin, la relazione pericolosa. Il 9 giugno del 2009, a una settimana dalla prima visita di Berlusconi a Washington con Obama presidente, l'incaricata d'affari Elizabeth Dibble scrisse al presidente americano un rapporto sull'ospite in arrivo (visibile sul sito del Guardian): un partner e alleato ancora saldo, ma indebolito nella sua influenza interna e internazionale, è l'analisi della diplomatica. Nello stesso tempo, Berlusconi tende a "autonominarsi" nel ruolo di interlocutore con attori difficili dello scenario internazionale, tendenza che "qualche volta ha complicato gli sforzi internazionali". "Tenterà di usare la presidenza del G8 per affrontare i temi in modo discordante dallo scopo dell'organizzazione. Dobbiamo scoraggiare questi istinti". Il cablo sintetizzò così il punto cruciale dell'allarme americano, la relazione di Berlusconi con Putin: "La dipendenza dell'energia russa, gli affari lucrosi e spesso non trasparenti che legano l'Italia e la Russia e la stretta, personale relazione tra Berlusconi e Putin hanno distorto il punto di vista del premier al punto che egli crede che gran parte delle frizioni tra Occidente e Russia siano state causate dagli Usa alla Nato".

Il 12 giugno del 2009, a pochi giorni dal bilaterale, scrive l'edizione online del quotidiano spagnolo El Pais, la diplomazia americana mostrò ancora la sua inquietudine per l'influenza che l'Italia esercita sulla politica russa verso gli Usa. Il segretario di Stato si era chiesta se i "leader politici ed economici italiani" non avessero esercitato "un'influenza negativa nella politica russa nei confronti degli Stati Uniti", "e se e così, come è avvenuto?", chiedeva la Clinton in un cablogramma diplomatico inviato a Roma e a Mosca.

Sei mesi dopo, il 28 gennaio del 2010 (cablogramma 246008), il segretario di Stato americano chiese ancora una volta alle delegazioni europee che inviassero "ogni genere di informazione" sui rapporti tra Berlusconi e il presidente russo. Il diaspaccio terminava chiedendo, nonostante ancora non fosse cominciata la guerra civile all'interno del Pdl, "in che modo Mosca riteneva che sarebbero cambiate le sue relazioni con l'Italia nel caso in cui Berlusconi avesse cessato di essere il primo ministro". Inoltre, Hillary Clinton chiedeva dati sulla "relazione tra i dirigenti dell'Eni, incluso l'amministratore delegato Paolo Scaroni, e i dirigenti del governo italiano, soprattutto il primo ministro Berlusconi e il ministro degli Esteri" (Franco Frattini). E reclamava "esempi, se possibile, di qualunque caso nel quale il governo italiano abbia preso decisioni per favorire imprenditori o interessi commerciali italiani a spese delle preoccupazioni (degli Stati Uniti) sulla politica energetica".

"I due premier trattano direttamente". La delegazione moscovita rispose al cablogramma della Clinton il 5 febbraio del 2010, con un'informazione classificata segreta che confermava che Putin e Berlusconi "hanno un rapporto diretto". Il dispaccio 247415 era firmato dall'ambasciatore Jphn R. Beyrle, che concludeva con quest'affermazione: "Nelle faccende importanti, sembra che le relazioni economiche tra la Russia e l'Italia siano condotte dai primi ministri, che mantengono un rapporto diretto e controllano alcuni delle maggiori imprese nell'ambito delle rispettive economie. Quale sia lo scopo finale di queste attività, è probabile che non dipenda solo da calcoli commerciali o di redditività". Beyrle concludeva citando un informatore segreto: "Secondo il nostro contatto, sembra che tutto quello che accade nei livelli inferiori sia mera messinscena".

Le frustrazioni dell'ambasciata italiana. Il documento rivelava l'identità del "contatto" che informa gli statunitensi. Si tratta di un funzionario dell'ambasciata italiana a Mosca, che nel cablogramma viene identificato per funzione, nome e cognome, seguiti da una parentesi che dice: "proteggere". Il contatto esprime la sua "frustrazione" per il fatto che l'intimità tra Putin e Berlusconi "relegasse l'ambasciata nell'oscurità". E spiegava: "La stessa ambasciata e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, spesso vengono a conoscenza dei colloqui tra Berlusconi e Putin solo dopo che hanno avuto luogo, e con dettagli e background molto limitati". Tuttavia, ragionava il diplomatico italiano, "sebbene questa stretta relazione non sia ideale dal punto di vista burocratico e sia più dannosa che vantaggiosa, a volte può risultare utile". E a riprova faceva un esempio: nel caso dei negoziati per la vendita a Gazprom da parte dell'Eni del suo 20 per cento di Gazpromneft, l'impresa russa intendeva pagare a Eni le azioni "per molto meno rispetto al prezzo di mercato, ma finì per pagare il valore di mercato dopo che Berlusconi trattò direttamente con Putin".

Secondo l'informatore italiano, "sebbene (il progetto del gasdotto) South Stream si sia accaparrato quasi tutta l'attenzione, il principale obiettivo di Eni in Russia è l'acquisto del gas". Secondo il cablogramma, l'ambasciata italiana stava preparando una visita alla piattaforma petrolifera di Severenergia, una società costituita da Gazprom, Eni ed Enel e costituita, afferma l'informatore, "al solo scopo di comprare le attività di Yukon nella subasta fallimentare dell'azienda petrolifera". Enel ha l'obiettivo di aumentare i suoi investimenti in Russia fino a 9 miliardi di euro, aggiunge il cablogramma, che conclude affermando che l'amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, e il governo italiano "si tengono abitualmente in contatto con Igor Sechin, vice primo ministro russo e 'zar' dell'energia".

Il piano per "mitigare l'influenza corrosiva". Profondamente irritati per le conseguenze dell'amicizia tra Berlusconi e Putin, gli Stati Uniti decidono, attraverso l'ambasciata a Roma, di porre in essere "un piano per mitigare il problema e contrastare la corrosiva influenza" di tale amicizia. "Abbiamo avviato un'offensiva diplomatica con figure chiave dentro e fuori il governo italiano", racconta Spogli nel gennaio del 2009. L'obiettivo è duplice: "Istruire i nostri interlocutori sulle attività russe e costruire un contrappeso di opinioni dissidenti contro le politiche russe, soprattutto all'interno del partito di Berlusconi". "L'ambasciata ha agito con figure di spicco del governo in forma aggressiva e a tutti i livelli - aggiunge Spogli - Esponenti politici ed economici hanno lavorato con membri del partito Pdl e del governo, think tank e stampa per offrire una corrente d'opinione alternativa alla insistenza di Berlusconi secondo il quale la Russia è un Paese stabile e democratico ed è stato provocato dall'Occidente. Lo sforzo sembra funzionare. L'opposizione ha cominciato a chiedere spiegazioni a Berlusconi, e anche alcuni esponenti del Pdl in privato hanno cominciato ad avvicinarsi, a dire che avrebbero piacere di dialogare di più con noi sulla Russia, e ci hanno manifestato il loro interesse a calmare la 'passione' di Berlusconi con Putin".

Tempesta sulle accuse di tangenti. Hanno intanto causato clamore a Roma le accuse dell'ambasciatore georgiano a Roma, riportate sempre nei rapporti dell'ambasciata Usa verso Washington, il quale avanzò l'ipotesi di vere e proprie tangenti pagate dalla Russia all'Italia sui profitti dei gasdotti sviluppati dall'Eni insieme a Gazprom. Circostanza sulla quale l'opposizione italiana è insorta, con l'Idv che ha invocato la formazione di una commissione d'inchiesta e il pd Dario Franceschini che ha chiesto al premier di venire a riferire in aula.

Berlusconi: "Curo solo interesse dell'Italia". Di fronte al profluvio di rivelazioni, su questo specifico punto il premier questa mattina ha fatto solo una battuta a margine del vertice Osce ad Astana: ""Gli Usa hanno chiarissimo che non ho assolutamente nessun interesse con nessun altro Paese, che non ci sono assolutamente interessi personali e che io curo soltanto l'interesse degli italiani e del mio Paese".

Il Cavaliere di Sarkozy. Il premier italiano smentisce una delle infroamtive che riporta il giudizio sul presidente francese. "Il giudizio che mi sarebbe stato attribuito sul Presidente francese è di assoluta fantasia. Per regola di vita, quando parlo degli altri, siano colleghi o avversari, dico soltanto cose positive, altrimenti sto zitto". Secondo un dispaccio dell'ambasciata Usa il presidente del Consiglio italiano ha definito Sarko' una "stella che sta chiaramente calando, e non esercita più la stessa influenza che aveva un anno fa".

Il premier e quell'aiuto da Bush nel 2006. Il presidente del Consiglio, nell'ottobre del 2005, chiese "specificamente" all'ambasciatore degli Usa a Roma Ronald Spogli una riunione a Washington con l'allora presidente americano George W. Bush "e di poter parlare davanti al Congresso degli Usa per migliorare le sua posizione in vista delle elezioni di aprile 2006". E' quanto emerge da un cablogramma del 26 ottobre 2005 inviato dall'ambasciata statunitense a Roma e riportato oggi dal quotidiano spagnolo El Pais. Il documento, classificato come segreto e firmato da Spogli, afferma che Berlusconi, in quel periodo, "ha otto punti di svantaggio nei sondaggi" e che il suo Governo è "minato da scontri interni e da una permanente recessione economica". Spogli, al termine del cablogramma, raccomanda prudenza alla Casa Bianca. "Dovremmo 1) offrire un elogio appropriato alla politica estera italiana senza pregiudicare i nostri rapporti con Prodi e 2) fare in modo che Berlusconi si impegni con noi sulla Russia e l'Iran", si legge sul documento riportato da El Pais.

Mafia, Saviano ha ragione. I riferimenti all'Italia riguardano naturalmente anche altri aspetti. Il 15 ottobre 2009, in una nota dell'ambasciata Usa a Madrida per Washington, si fa rapporto su un incontro tra funzionari Usa e Gerardo Cavero, procuratore capo antidroga e anti criminalità di Barcellona, e Fernando Bermejo, procuratore anti-mafia e anti-corruzione. Il tema è una nuova collaborazione con gli Usa e l'Fbi. Bermejo dice che ai funzionari americani che in Italia c'è un detto "secondo il quale la mafia è così potente che può comprare i giudici". A quel punto evidenzia come "Roberto Saviano, famoso per il lavoro sulla mafia, ha definito il sistema giudiziario spagnolo così corrotto che la mafia non ha bisogno di comprare i giudici". Risposta degli ufficiali del governo Usa: "C'è un elemento di verità in quello che dice Saviano".

Fonte: Repubblica

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04/12/2010 01:05

Aspettiamo a valutare l'impatto del "Cablegate", per ora sono stati resi disponibili in rete solo 667 dei 251287 messaggi.

Come saprete il sito cablegate.wikileaks.org è stato bloccato, per ora i messaggi sono visibili su mirror sites come www.powned.tv/wikileaks/213.251.145.96/cablegate.html, finchè dura, comunque cercando su Google o seguendo Twitter si dovrebbero trovare le eventuali altre locazioni se chiudono anche queste.

Per ora quelli con oggetto l'Italia sono solo 8, l'ultimo del gennaio di quest'anno.

Naturalmente alcune "chicche" sono state già anticipate ai principali giornali, bisogna pur vivere..

Un giudizio di merito va dato solo quando ci sarà una visione più globale.
Comunque trovo ridicolo sia chi pensava di trovarci "segreti" sia chi li considera solo "pettegolezzi", ancora più sprovveduto chi pensava che in questi messaggi dovesse esserci un tono più "diplomatico"!

Questi documenti valgono come una intercettazione in casa di un nemico (o amico, è lo stesso): fanno capire cosa uno sa e pensa di me.

Poi che sia verità o pettegolezzo, poco importa: quello sa, e su quello basa le sue convinzioni e le sue azioni.

Semmai devo essere io a tenerne conto, comportarmi di conseguenza.

Comunque vedremo..
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06/12/2010 22:36

Il Dipartimenti di Stato ammonisce gli studenti a non discutere di Wikileaks su Facebook o Twitter, perchè questo potrebbe compromettere la loro possibilità di trovare un lavoro.

Da: "Ufficio per l'avviamento al lavoro (Columbia University)"

Data: 30 Nov 2010 15:26:53 EST:

Salve studenti,

Abbiamo ricevuto oggi una telefonata da un ex alunno SIPA (School of International and Public Affairs) che lavora presso il Dipartimento di Stato. Egli ci ha chiesto di trasmettere le seguenti informazioni a chiunque farà domanda di posti di lavoro nel governo federale, dato che per tutti sarebbe richiesta una indagine a fondo e, in alcuni casi il nulla osta di sicurezza.

I documenti rilasciati nei mesi scorsi attraverso Wikileaks sono ancora considerati documenti classificati. Si consiglia di NON postare link a questi documenti, né fare commenti su siti di social media come Facebook o attraverso Twitter. Partecipare a queste attività potrebbero mettere in dubbio la sua capacità di trattare informazioni riservate, come richiesto alla maggior parte delle posizioni con il governo federale.

Saluti,


 Ufficio per l'avviamento al lavoro


Fonte


Shhh, il nemico ci ascolta! [SM=x44474]
[Modificato da fabius039 06/12/2010 22:36]
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07/12/2010 15:04

Julian Assange arrestato a Londra
Hacker attaccano siti anti-Wikileaks

Il giornalista australiano dovrà comparire davanti alla Corte di giustizia a Westminster.
Appello degli intellettuali, firma anche Chomsky: "Difendetelo".
Il portavoce del sito: "Non ci fermeremo".
Pirati informatici contro PayPal e Postfinance in Gran Bretagna


LONDRA - La fuga di Julian Assange è finita. Il fondatore di WikiLeaks si è presentato questa mattina alla polizia britannica, a Londra, ed è stato arrestato. Contro di lui pesa un mandato di cattura internazionale per il presunto stupro, in Svezia, di due donne. Accuse che il giornalista australiano ha sempre negato. Ora, dopo essere interrogato dalla polizia britannica, dovrà apparire davanti ai magistrati della corte di Westminster che decideranno sull'estradizione. Il suo avvocato - che nelle ultime, frenetiche ore ha trattato la resa del suo assistito con Scotland Yard - ha ribadito che Assange si opporrà con tutte le sue forze a ogni tentativo di estradizione, perché il rischio è che possa essere "consegnato agli americani". I suoi sostenitori, intanto, non si fermano: l'arresto di Assange è un attacco contro la libertà di stampa e non modificherà i piani per la diffusioni di nuovi documenti, ha immediatamente commentato il portavoce di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson. E un network di hacker ha organizzato un attacco informatico contro PayPal e Postfinance, che hanno bloccato i finanziamenti al sito.

Pirati informatici contro Paypal e Postfinance. "La banca svizzera (PostFinance) che ha chiuso il conto a Assange è stata tirata giù oggi con un Ddos attack (negazione del servizio, lo stesso lanciato in più occasioni contro i domini di Wikileaks in questi giorni)", recita un annuncio del gruppo su Twitter. Qualche ora prima, un altro assalto informatico era stato lanciato contro PayPal, sempre dal gruppo, denominato Operation Payback, operazione "resa dei conti". Le due società non hanno confermato la notizia.

Su Twitter, il gruppo aveva annunciato con anticipo "l'ora X" invitando i membri a "fare fuoco" al momento convenuto. Operation Payback è un gruppo hacker di "difensori della pirateria informatica" nato per rispondere ai tentativi di oscurare Torrent e altri programmi di condivisione dei file in rete messi in atto da "hacker pagati dalle aziende" per tutelare il copyright.

Mastercard sospende i finanziamenti. Dopo Paypal, anche Mastercard ha interrotto i finanziamenti al sito di Assange."MasterCard si sta attivando perché WikiLeaks non possa più accettare i prodotti a marchio MasterCard", ha detto un portavoce, spiegando che la decisione è destinata a limitare ulteriormente le fonti di reddito di WikiLeaks. Le finanze dell'organizzazione sono state sistematicamente attaccate nelle ultime ore: le autorità svizzere hanno chiuso un conto corrente utilizzato da Julian Assange mentre PayPal ha limitato in maniera permanente l'account utilizzato dal gruppo. La risposta di Wikileaks è stata quella di sollecitare le richieste di finanziamento con l'appello: "manteneteci forti".

Frattini commenta l'arresto: Era ora. "Era ora, l'accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo": è questo il commento del ministro degli Esteri, Franco Frattini. "Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono", ha aggiunto.

Il legale all'Herald Sun: È in ballo la reputazione della Svezia. Oggi, in un intervento pubblicato sul quotidiano australiano The Herald Sun, un altro dei legali di Assange, James D. Caitlin, ricostruisce le basi del caso di stupro mosso in Svezia contro il suo assistito, sostenendo che l'appiglio su cui si basano le accuse sarebbe la mancanza di uso del condom durante un rapporto sessuale consensuale. Caitlin ricorda che inizialmente la Procura ritirò il mandato d'arresto per l'accusa di stupro e molestie sessuali, lo scorso agosto, perché non riscontrò alcuna prova. Ora, tre mesi dopo, le accuse ricompaiono, rilanciate da tutta la stampa internazionale. Il legale accusa: per il sistema giudiziario svedese "un rapporto sessuale consensuale iniziato con l'intenzione di mettere il preservativo, svoltosi con l'uso del preservativo, ma terminato senza, si configura come stupro". E aggiunge: le dichiarazioni delle due donne coinvolte, Sophia Wilen e Anna Ardin, secondo cui "non ci fu alcuna violenza né paura", in ogni altro paese occidentale avrebbero fermato le accuse di stupro, ma ciò non accade in Svezia, che ora rischia di rovinare la propria reputazione di modello di modernità. Caitlin riferisce anche che le due donne si vantarono con sms e messaggi su siti di social network delle propria conquista. E che si misero d'accordo, tramite sms, su come avvicinare un giornale svedese, Expressen, per danneggiare al massimo Assange.

Già ieri, l'avvocato inglese del fondatore di WikiLeaks, Mark Stephens, aveva fatto sapere di essere in contatto con Scotland Yard per organizzare l'interrogatorio del giornalista australiano, aggiungendo che l'incontro sarebbe dovuto avvenire "a breve".

Secondo il quotidiano britannico, il fondatore di WikiLeaks avrebbe chiesto ai suoi sostenitori di farsi garanti per lui e di raccogliere una cauzione stimata tra le 100.000 e le 200.000 sterline. Assange crede di aver bisogno di almeno sei persone come garanti. Negli ultimi giorni, il giornalista avrebbe confidato ad alcuni amici di essere convinto del ruolo svolto dagli Stati Uniti in tutta la sua vicenda giudiziaria.

Appello pro-Assange, firma anche Chomsky. Mentre le rivelazioni del sito emerse dai dispacci riservati della diplomazia Usa continuano ad alimentare feroci polemiche, un gruppo di intellettuali, fra cui Noam Chomsky, ha firmato una lettera in favore di Assange, diretta al premier australiano, Julia Gillard. Chomsky, docente di linguistica al MIT (Massachusetts Institute of Technology), molto critico con la politica estera statunitense, si è unito a un gruppo di decine di esponenti del mondo intellettuale australiano (scrittori, giornalisti e avvocati). I firmatari si dicono "gravemente preoccupati" per la sicurezza del 39enne australiano e chiedono al governo di affermare pubblicamente l'impegno a tutelare la libertà di comunicazione e i diritti fondamentali di Assange. La lettera aperta chiede anche al premier di fornire sostegno ad Assange e di "compiere tutto quanto in suo potere per garantire che vengano rispettati i diritti fondamentali" del fondatore di WikiLeaks nei procedimenti giudiziari che lo riguardano.

Fonte: Repubblica

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07/12/2010 21:23

Re:
binariomorto, 12/7/2010 3:04 PM:



Frattini commenta l'arresto: Era ora. "Era ora, l'accerchiamento internazionale per fortuna ha avuto successo": è questo il commento del ministro degli Esteri, Franco Frattini. "Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali e mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono", ha aggiunto.



Certi insignificanti personaggi non perdono mai occasione di ricordarci quanto siano inutili, e fastidiosi i loro commenti.
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Re: Re:
fabius039, 07/12/2010 21.23:



Certi insignificanti personaggi non perdono mai occasione di ricordarci quanto siano inutili, e fastidiosi i loro commenti.
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09/12/2010 22:54

Berlusconi, Putin e quel biglietto
la vera storia del gas di Mosca

Chi è Valentino Valentini: nelle rivelazioni del sito di Assange sarebbe lui l'uomo ombra indicato dall'ambasciatore Spogli come intermediario d'affari del presidente del Consiglio in Russia. Le altre figure dei "fedelissimi" del premier e il loro ruolo

"VALENTINO Valentini, fino a qualche anno fa, non parlava il russo: diciamo che lo balbettava...", ricorda chi glielo ha sentito parlare a Villa Abamelek, la residenza dell'ambasciata russa a Roma. "Era il russo di un bambino ai primi anni della scuola elementare". Eppure, nelle rivelazioni di WikiLeaks (leggi il documento), sarebbe lui la shadowy figure, l'uomo ombra indicato dall'ambasciatore Spogli come intermediario d'affari di Silvio Berlusconi in Russia. Allevato da Publitalia, assistente del Cavaliere al parlamento europeo, deputato dal 2001, oggi segretario particolare del premier, Valentini si autodefinisce "consigliere speciale per le relazioni estere e tutor delle imprese italiane in Russia". Ci hanno detto, appunto: "Per la conoscenza di quella lingua". Che però - almeno fino al 2005 - non conosce.

Infatti, a palazzo Chigi ha lavorato in pianta stabile (in attesa che le performance di Valentini migliorassero) un interprete, l'armeno Ivan Melkumian, sempre presente negli incontri pubblici e privati del Cavaliere. C'è un primo arcano da sbrogliare, allora: perché, con una noiosa cerimonia a Villa Abamelek, Valentini è stato insignito proprio nel 2005 del prestigiosissimo ordine di Lomonosov con motivazioni che non sono mai state rese note? Quali sono i meriti che egli ha raccolto per la Russia di Putin? La domanda è intrigante anche perché è difficile trovare un capitano d'impresa attivo in Russia che abbia incontrato per motivi concretamente professionali Valentini o abbia soltanto avuto eco delle sue attività a vantaggio delle imprese italiane. Alcuni italiani a Mosca - per dimostrare l'assoluta estraneità del segretario particolare del premier agli interessi della comunità italiana - raccontano come si svolgono le sue visite nella città degli zar. "Valentini sbarca in uno degli aeroporti di Mosca. Lo attende un'auto messa a disposizione da Antonio Fallico. E' il presidente di Zao Banca Intesa (sussidiaria del gruppo Intesa San Paolo) e cugino di Marcello Dell'Utri o almeno così va dicendo da decenni. Valentini raggiunge l'albergo - il Metropol di fronte al Bolshoi in Teatralny Proiezd - o, in alternativa, direttamente il Cremlino da dove riemerge qualche ora o qualche giorno dopo per ripartire verso l'Italia. Nessuno lo vede. Nessuno lo incontra. Nessuno sa che cosa sia venuto a fare". Tra quanti non lo sanno, ci sono anche gli americani. L'ambasciatore a Roma, Ronald Spogli, il 26 gennaio 2009, si chiede chi fosse davvero "l'uomo chiave di Berlusconi in Russia, che viaggia senza staff né segreteria diverse volte al mese. Non è chiaro cosa vada a fare a Mosca, ma ci sono pesanti indiscrezioni sul fatto che presidi gli interessi di Berlusconi in Russia". Bisogna dunque seguire il filo dei soggiorni moscoviti di Valentini per saperne di più. E' utile perché s'incontra un altro personaggio chiave degli imperscrutabili rapporti tra l'Italia di Berlusconi e la Russia di Putin: Antonio Fallico, una volta comunista, dal 1974 a Mosca dove lo chiamano "il professore" (titolo non usurpato, ha insegnato Letteratura barocca all'Università di Verona), anch'egli onorato il 21 aprile del 2008 da Putin con l'"Ordine dell'Amicizia dei Popoli", la più alta decorazione statale russa riservata ai cittadini stranieri.

Fallico può essere raccontato in modo speculare a Valentini. Se Valentini è l'uomo di Berlusconi a Mosca, Fallico è l'uomo di Putin in Italia. Cura gli interessi economici della Russia e quindi soprattutto gli affari energetici che rappresentano il 70% delle esportazioni verso l'Italia. La Zao Banca Intesa, che presiede, ha il mandato di advisory della Gazprom, il colosso energetico controllato direttamente dallo Stato, per tutta l'attività italiana, dalla vendita di gas al progetto di metanodotto South Stream. "Il professore" ha rapporti diretti con il Cremlino, con il premierato di Putin, con la presidenza di Dmitri Medvedev. E' console onorario della Russia a Verona (gli è stata concessa anche la possibilità di rilasciare visti). A Verona ha voluto che fosse inaugurata presto la sede della rappresentanza italiana della Gazprom. E' l'italiano più potente di Mosca.

Se si riuscisse a rendere trasparenti - di Fallico - le attività e - di Valentini - le missioni al Cremlino si potrebbe comprendere presto quanto siano legittimi o scorretti i sospetti di Hillary Clinton sulla natura affaristica delle convergenze politiche tra Berlusconi e Putin. Non è l'unico enigma di questa storia, protetta quasi in ogni angolo e increspatura dal segreto. Segreto di Stato sono in Russia gli affari energetici (per chi sgarra c'è la pena di morte). Misteriosi sono gli effettivi proprietari della Centrex Group, società che vende in Europa occidentale il gas russo, la cui catena azionaria finisce in una palazzina di tre piani al 199 di via Arcivescovo Makarios III a Limassol, Cipro, senza una targa né una buca delle lettere. Commercial secret è il prezzo del metano che Eni corrisponde a Gazprom. Segreti i documenti dei giacimenti di Karachaganakh e Kashagan che Eni si rifiuta di esibire anche quando è chiamata a risponderne in tribunale. Impenetrabile è il segreto che protegge gli incontri di Berlusconi e Putin lungo il lago tra le colline di Valdai in Novgorod Oblast o a Punta Lada a Porto Rotondo, in Sardegna.

Se si vuole quindi verificare quanto "le scelte economiche e politiche dei due premier siano il frutto di comuni investimenti personali", come chiede il segretario di Stato americano ai suoi ambasciatori, bisogna esaminare se le decisioni politiche siano state deformate da privatissimi interessi economici. C'è troppa gente in giro - nelle cancellerie, nei quartieri generali della finanza, nella comunità economica - che avverte nelle scelte di politica energetica dell'Italia un'alterazione equivoca. Eni era autonoma dal governo nazionale quasi fino all'arroganza. Oggi appare sottomessa al presidente del Consiglio. Agiva con aggressività e libertà sui mercati internazionali. Oggi mostra di subire vincoli a favore di Putin. E' la prima deformazione. Ce n'è una seconda: Berlusconi trascura le relazioni europee e la tradizionale alleanza con Washington per rinchiudersi nell'eccentrica associazione con la Mosca di Vladimir Putin e la Tripoli di Mu'ammar Gheddafi. I "cable" del dipartimento di Stato sostengono che questo riposizionamento non abbia nulla di politico, ma sia soltanto business. "L'ambasciatore della Georgia a Roma - scrive Spogli - ci ha riferito che il suo governo ritiene che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale su ogni pipeline sviluppata da Gazprom in coordinamento con l'Eni". E ancora: "In Italia i partiti di opposizione e alcuni esponenti dello stesso Pdl credono che Berlusconi e i suoi intimi stiano approfittando personalmente e a mani basse dei molti accordi sull'energia con la Russia".

Dunque Washington non crede a un'alternativa trasparente che innova la tradizionale politica estera del nostro paese. Dubita che, al fondo della storia, ci siano soltanto gli affari personali di Silvio Berlusconi. L'accusa è gravissima e non è stata provata. E' un fatto che lo stato delle cose è custodito in un labirinto di segreti. Con l'aiuto di qualche persona informata dei fatti e alcuni testimoni diretti degli eventi, si può documentare però qualche coincidenza e più di un'incoerenza che dovrebbero convincere Berlusconi ed Eni a rompere il silenzio e a dare luce alle zone d'ombra. Ci sono perlomeno tre "casi" in cui si intravede, tra le opacità, una metamorfosi degli interessi nazionali.

1. Il biglietto del Cavaliere, dove si capisce a vantaggio di chi Berlusconi chiede un favore a Putin.

2. La "spartizione della refurtiva", dove questa volta è Putin a chiedere un "aiutino" a Berlusconi che non rimarrà a mani vuote.

3. I misteri di Karachaganakh, dove si scopre che Eni rinuncia a una parte dei suoi profitti, non si sa a vantaggio di chi.

Sono "casi" che anticipano, come vedremo, un sorprendente finale e non riescono a nascondere una contraddizione: tutti gli affari che rendono sospettosa l'amministrazione di Washington sono stati approvati dal secondo governo Prodi. Tra il maggio 2006 e il maggio 2008, il governo di centrosinistra sottoscrive l'accordo che disciplina la fornitura di gas e le future collaborazioni nei giacimenti in Russia (14 novembre 2006); l'impegno per il gasdotto South Stream (23 giugno 2007); la disponibilità a "spogliare" la Yukos dei suoi asset (4 aprile 2007); i contratti per lo sfruttamento del giacimento di Karachaganakh (1 giugno 2007). Una stupefacente inabilità che oggi, col senno del poi, solleva qualche mugugno tra gli uomini del centrosinistra e la sensazione che alcuni risvolti si sarebbero dovuti curare in modo diverso. Meglio. Dice Pier Luigi Bersani, segretario del Pd e allora ministro dello Sviluppo Economico: "Premesso che dall'approvvigionamento del gas russo l'Italia non può prescindere, il governo Prodi adottò la strategia di spostare il quadro degli accordi energetici con la Russia in una dimensione europea. La differenza fondamentale tra il nostro approccio e quello di Berlusconi nei rapporti con Mosca è che noi operavamo sulla base di meccanismi trasparenti, non dei personalismi, delle relazioni particolari o della filosofia tipo ghe pensi mi".

Il biglietto del Cavaliere
(dove si apprende come e a vantaggio di chi Berlusconi chiede un favore a Putin)

Prima che questo signore, Bruno Mentasti Granelli, settantenne finanziere lombardo, apparisse in scena soltanto uomini vicini a Silvio Berlusconi si erano messi in testa di lucrare larghi utili dalla commercializzazione in Italia del metano russo. Se si esclude il tentativo del figlio di un mafioso (Ciancimino), un primo progetto era stato preparato da Ubaldo Livolsi, consulente del premier, nel 1991 direttore finanziario e nel 1996 amministratore delegato di Fininvest Spa, consigliere d'amministrazione di Mediaset, Mondadori, Medusa.... Per farla corta, un berlusconiano di stretta osservanza. Inutile dire quanto berlusconiano sia Marcello Dell'Utri l'uomo che gli commissiona il piano e trova il tempo per scaldare l'attesa presentando, alla Casa dell'Amicizia di Mosca, Effetto Berlusconi, un libro confezionato in esclusiva per il mercato russo.

Con l'Eni di Mincato ancora autonoma dal governo, l'iniziativa di Livolsi e Dell'Utri va per aria. Dopo il fallimento del primo approccio berlusconiano al problema, compare dal nulla Bruno Mentasti già socio di Berlusconi nella pay-tv Telepiù e in quell'anno, 2003, un rentier dopo aver venduto alla Nestlé la San Pellegrino per trecento miliardi di vecchie lire.

Il nome di Mentasti salta fuori nella sera del 30 ottobre del 2003. Al Westin Palace di Milano c'è una cena di lavoro. E' quasi un appuntamento di routine. Quattro persone intorno al tavolo: tre uomini di Eni e un alto dirigente di Gazprom. Si confrontano due ambizioni: Eni vuole prolungare di 25/30 anni i suoi contratti gas che scadono nel 2012; Gazprom aspira a fare utili non solo "a monte" producendo metano, ma anche "a valle" vendendolo e chiede di avere l'opportunità di commercializzarne in Italia attraverso una propria joint venture. L'Eni dovrebbe cedere 2-3 miliardi di metri cubi di metano all'anno dalle sue importazioni. "Abbiamo già un socio italiano, ecco il suo nome...", dice il russo. Dalla tasca, l'alto dirigente di Gazprom estrae un fogliettino come se fosse una santa icona che da sola avrebbe spazzato via ogni dubbio profano. Sopra c'è scritto: "Mentasti". Gli italiani cadono dalle nuvole. Quel nome non l'hanno mai sentito. Chi è? Il russo spiega: "Ma come non conoscete il patron della San Pellegrino?". Gli italiani sorridono: "Anche se gassata, l'acqua ha poco a che fare con il gas, bisogna che qualcuno glielo spieghi a questo Mentasti...". Il russo non ride, agita ancora il foglietto e dice: "Druzia, amici, ma davvero non riconoscete la grafia del vostro capo di governo?". Quelli di Eni fingono di non capire e chiedono: "... ma questo biglietto con questa grafia chi te l'ha dato?". Risposta: "Da dove volete che venga, dal Cremlino!". A conferma che la faccenda è molto seria perché molto voluta da Putin, gli uomini di Eni vengono invitati a stringere le sedie intorno al tavolo per far posto a un altro convitato che attende un cenno nell'albergo dall'altra parte di piazza della Repubblica, il Principe di Savoia. L'uomo si chiama Alexander Ivanovic Medvedev, è un amico d'affari del professor Fallico, è stato come Vladimir Putin un colonnello del Kgb, oggi è il numero due di Gazprom. Che bisogno c'è di un intermediario se non per creare comode rendite finanziarie a oscuri fortunati? Dietro questa volontà di lucrare gli utili di un'intermediazione superflua e molto favorevole (la Centrex di Mentasti e soci misteriosi avrebbe guadagnato una somma stimata in 280-320 milioni di dollari l'anno per 15-20 anni) si scorgono nell'ordine: un comando di Putin; la volontà di Berlusconi; l'obbedienza "militare" dei gasisti russi; gli amici di Berlusconi in sospetto di essere soltanto prestanomi come Bruno Mentasti o addirittura di essere la testa d'ariete di Berlusconi, se è vero che quel foglietto (che potrebbe essere attualmente nelle mani di un uomo dell'Eni) è stato scritto di suo pugno dal Cavaliere.

Questo caso sollecita qualche domanda: Berlusconi ha discusso con Putin - e concesso a Mosca - l'ingresso di Gazprom nel mercato italiano? In cambio di che cosa? Perché Berlusconi individua Mentasti come uomo adatto per la nascente partnership? Qual era l'interesse nazionale che, in questo caso, il capo del governo ha rappresentato al Cremlino?

Fonte: Repubblica

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09/12/2010 22:59

Berlusconi-Putin, condanna Usa
"Si esporta corruzione in Europa"

Ecco l'analisi del Dipartimento di Stato sull'affare gas: la relazione personale del premier russo con quello italiano è funzionale a inoculare corruzione negli altri paesi e rendere il continente vulnerabile al ricatto energetico russo

"LE risorse energetiche sono il piedistallo del potere da cui Vladimir Putin punta a condizionare la politica europea. La relazione personale con Silvio Berlusconi è funzionale a questo: inoculare corruzione negli altri paesi, dividere l'Europa, renderla vulnerabile al ricatto energetico della Russia. Il semi-monopolista del gas russo Gazprom fa tutt'uno con Putin, nulla è trasparente in quella sfera, la corruzione è endemica". L'accusa dell'alto funzionario e massimo esperto del Dipartimento di Stato per "Eurasia e questioni energetiche", Jeffrey Mankoff, rende manifesta la gravità del rapporto tra i due premier italiano e russo.


"Rapporto personale". Così lo definisce il dispaccio da Roma dell'ex ambasciatore repubblicano Ronald Spogli, il 12 agosto 2008, reso pubblico da WikiLeaks. In un crescendo di allarme, Spogli segnala alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato l'ipotesi che fra i due vi siano "rapporti di guadagno personale" (novembre 2008). Infine in una lunga relazione del 26 gennaio 2009, l'ambasciatore evoca "una torbida connection"; chiama in causa l'intermediario d'affari Valentino Valentini; descrive il presidente del Consiglio come "il portavoce di Putin".
Sostiene Mankoff: "Poiché i libri contabili di Gazprom non sono di dominio pubblico, la società è in grado di fare affluire pagamenti ai politici nei paesi "a valle", perché assecondino i piani della Russia. I progetti dei gasdotti, con miliardi di dollari di investimenti, sono il meccanismo privilegiato per una corruzione su vasta scala". E' la chiave delle ripetute pressioni di Hillary Clinton sulle due ambasciate americane a Roma e Mosca (l'ultima il 28 gennaio 2010). Il segretario di Stato chiede di indagare su "quali investimenti personali" uniscano Berlusconi a Putin.

Sono quattro le ragioni che lo impongono: 1. Il ruolo dell'Eni ridotto a strumento. 2. I dubbi sull'investimento anti-economico nel gasdotto South Stream. 3. La vicenda del "portage finanziario" italiano sulla Yukos. 4. Lo sconcertante allineamento filo-russo di Berlusconi sulla guerra in Georgia. Ecco gli elementi che accrescono l'inquietudine americana. La Clinton è convinta che "sia in gioco un interesse strategico e vitale degli Stati Uniti, la sicurezza dell'Europa occidentale". Washington avverte il rischio che un alleato storico della Nato come l'Italia sia scivolato su una china pericolosa. Non siamo più alla fisiologica divergenza di stagioni passate della politica estera italiana. E' una distinzione fondamentale e il Dipartimento di Stato vuole che sia percepita e compresa. Dall'Eni di Enrico Mattei alla Fiat di Valletta (Togliattigrad), per finire con Giulio Andreotti alla Farnesina, gli americani ricordano che l'Italia ha sempre avuto spazi di autonomia nelle sue iniziative verso la Russia o il mondo arabo. Tutto comprensibile alla luce della nostra posizione geografica, e per i condizionamenti politici interni come l'esistenza del più forte partito comunista dell'Europa occidentale (lo ricorda anche l'ambasciatore Spogli nei suoi rapporti). Era un gioco che non spaventava l'America perché si poteva interpretare - e quindi governare - con i criteri della geopolitica e della geoeconomia. Oggi il quadro è diverso.

I sospetti che la relazione speciale Berlusconi-Putin abbia una dimensione extrapolitica, guidata dal "guadagno personale che fa premio", affiorano due anni fa. L'ambasciata di Via Veneto vi accende un faro. Il fatto che il presidente del Consiglio di un paese della Nato possa essersi fatto strumento del premier russo s'inserisce nello scenario disegnato da Mankoff di un "rischioso ritorno di Putin alla presidenza nel 2012", alla testa di un blocco di potere dominato da "esercito e servizi segreti anti-occidentali", sullo sfondo di una Russia che le informative dall'ambasciata Usa di Mosca descrivono come una "nazione mafiosa".

"Eurasian Energy Security", è il rapporto cruciale dove il Dipartimento di Stato suggerisce di cercare tutte le ragioni dell'allarme attorno al caso Berlusconi-Putin. Considerato come la Bibbia della strategia americana sui rapporti energetici tra la Russia e l'Europa, quel dossier è firmato da Jeffrey Mankoff per il Council of Foreign Relations, il think tank bipartisan che ha spesso ispirato la politica estera di amministrazioni repubblicane e democratiche. Mankoff lo mette a punto nel 2009 come Associate Director of International Security Studies all'università di Yale. In seguito torna a lavorare per il Dipartimento di Stato, con Hillary Clinton. Oggi si occupa proprio delle relazioni Europa-Russia.

L'analisi di Mankoff muove dal ruolo di Gazprom, "un'impresa che a tratti s'identifica con lo stesso governo russo, funzionale al disegno di Putin di gestire i rapporti con l'Europa giocando un paese contro l'altro". E' la strategia che Putin ha costruito pazientemente negli otto anni della sua presidenza, dal 2000 al 2008: "Il gas è diventato centrale come strumento di potere". Una strategia di cui l'Italia è un tassello decisivo perché "con la Germania rappresenta quasi la metà di tutte le importazioni di gas russo nell'Europa occidentale". Insieme, questi due paesi generano "il 40% dei profitti totali di Gazprom". Un colosso che, per la sua natura, si sottrae a "sistemi di regole trasparenti, controllo giudiziario e delle authority di vigilanza" dell'Unione europea.

Visto dall'America il pericolo è questo: "Per l'Europa la crescente dipendenza energetica da un singolo gruppo che coincide con un governo straniero solleva dei problemi di sicurezza, trasparenza, potenziale manipolazione politica". Chi, come l'Italia, finisce in una "intima relazione politica con Mosca rischia di assecondare i disegni di questa, a scapito dell'unità fra europei". Il sospetto che l'Eni sia stato trasformato in uno strumento nel rapporto tra Berlusconi e Putin, è legato ad alcuni passaggi decisivi nella "blindatura" del potere energetico in Russia. Mankoff ricorda come "durante il suo secondo mandato presidenziale, Putin ha accelerato in modo drammatico la concentrazione del business di petrolio e gas dentro i campioni nazionali Gazprom e Rosneft. Le imprese che appartenevano agli oligarchi privati, come la Yukos di Mikhail Khodorkovsky, sono state fagocitate". La stessa Yukos che fu oggetto di un portage finanziario da parte dell'Eni e dell'Enel. Pochi gruppi occidentali sono ammessi in questo gioco, osservano al Dipartimento di Stato, dove ricordano l'espulsione di Bp e Shell costrette a uscire dai loro maggiori investimenti energetici in Russia durante la presidenza Putin. Vedremo presto il ruolo che Berlusconi decide di assumere in questa spoliazione.

Una volta concentrato il suo impero energetico, dove politica e affari coincidono e solo gli stranieri docili sono ammessi, Putin passa alla seconda fase della strategia. "Si tratta - spiega Mankoff - di impedire l'accesso diretto dell'Europa alle risorse energetiche del Caspio, suddivise perlopiù tra Azerbaijan, Kazakistan, Turkmenistan. Riservare alla Russia il controllo sui corridoi di transito verso il Caspio, accentua una dipendenza dell'Europa. Questo ha conseguenze strategiche sulle relazioni atlantiche, espone i nostri alleati europei all'influenza di Mosca".

Ancora una volta questa strategia è affidata a "un piccolo gruppo di colossi di Stato come Gazprom, sprovvisti di ogni trasparenza". Ecco il nodo che interessa la Casa Bianca e la Clinton. Ecco la ragione per cui si vuole veder chiaro nei rapporti Eni-Gazprom, come sono andati evolvendosi sotto i governi Berlusconi. Ecco la leva degli interrogativi sulla proliferazione di società di intermediazione, senza una vera razionalità economica, possibili paraventi per l'erogazione di tangenti. E' il passaggio che inquieta nell'analisi di Mankoff capace di alzare il livello di diffidenza del Dipartimento di Stato: "La corruzione sistemica nel settore energetico russo inocula corruzione nella politica europea".

Legittima la domanda: chi ha ceduto a queste lusinghe, in quali modi? A Washington ricordano il caso dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, cooptato come presidente del consiglio d'amministrazione del consorzio Nord Stream: il sistema di gasdotti voluto da Mosca, gemello settentrionale del progetto South Stream. Per quest'ultimo, Romano Prodi ha di recente rifiutato un'offerta analoga che gli era stata rivolta dai russi. Il Dipartimento di Stato ribadisce l'accusa principale rivolta dagli Stati Uniti: "Nord Stream e South Stream sono funzionali a rafforzare l'influenza della Russia in Europa. La nostra paura è rafforzata dagli indizi di corruzione che partono dal Cremlino". South Stream è in diretta concorrenza con il progetto Nabucco: solo quest'ultimo consentirebbe di aggirare la Russia. Se la scelta fosse affidata a criteri puramente economici, sarebbe semplice: "South Stream costa fino al doppio, rispetto a Nabucco", osserva Mankoff. E allora perché il coinvolgimento dell'Eni in un progetto anti-economico, si chiedono gli americani? Visti da Washington, i conti non tornano. E non tornano, come vedremo, anche per Eni.

Un colpo duro all'affidabilità del Nabucco viene dato nell'estate del 2008 dalla guerra tra Russia e Georgia: quel gasdotto per operare ha bisogno di stabilità in Georgia ed altre repubbliche ex-sovietiche. Perciò un punto di svolta nell'attenzione del Dipartimento di Stato verso Berlusconi coincide proprio con la guerra del 2008, e la posizione filo-russa presa dal premier italiano in divergenza con gli altri governi della Nato. E' il 15 novembre 2008. L'ambasciata di Via Veneto segnala a Washington una nuova soglia nel livello di agitazione degli americani. Bisogna dire di un antefatto: tre giorni prima il premier italiano ha dato spettacolo a una conferenza stampa in Turchia. "Ha accusato gli Stati Uniti di avere provocato la Russia con il riconoscimento del Kosovo, lo scudo anti-missili, l'invito a Ucraina e Georgia ad avvicinarsi alla Nato". Il dispaccio al Dipartimento di Stato indica che siamo "al culmine di un'escalation di commenti incendiari e dannosi a favore della Russia da quando Berlusconi è tornato al governo". L'ambasciata descrive Gianni Letta e Franco Frattini "sgomenti", i fedelissimi del premier confidano alla diplomazia americana: "Non ci ascolta, sulla Russia fa da solo".

Il rapporto segreto raccoglie per la prima volta il sospetto che "Berlusconi e i suoi accoliti abbiano rapporti di guadagno personale con l'interlocutore russo". E' a questo punto che i sospetti sulla "torbida relazione" diventano un problema strategico di primaria importanza per Washington. La criticità della guerra in Georgia dovrebbe aumentare la compattezza degli europei e rendere evidenti i rischi connessi a un'eccessiva dipendenza energetica da Mosca. Al contrario, l'Italia si smarca. Rompe la solidarietà atlantica. Si avvicina alla Russia. Siamo a una svolta. Il primo effetto è l'imperativo di saperne di più su quei sospetti di "investimenti personali tra Berlusconi e Putin", che possono diventare il motore delle scelte della politica estera italiana. Il pericolo lo abbiamo sotto gli occhi: l'Italia può trasformarsi in una pedina del grande gioco di Putin; il grimaldello per dividere o tenere divisa l'Unione europea, per avvantaggiarsi della debolezza dei singoli partner nei rapporti bilaterali. Osserva Mankoff: "La dipendenza dal semi-monopolio russo nel gas può mettere i singoli governi europei in una posizione in cui diventa impossibile resistere alle richieste politiche di Mosca". "La Russia - è la linea del Dipartimento di Stato - va integrata in un quadro trasparente di sicurezza energetica. Con regole certe, che limitino la possibilità di estrarre vantaggi politici unilaterali". E' l'opzione a cui fanno ostacolo le reti di interessi invisibili, oscuri intermediari, società-ombra, e gli "investimenti personali" su cui la Clinton si ostina a volere fa luce. E' quello di cui ora ci si deve occupare.

Fonte: Repubblica

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10/12/2010 22:13

la cosa che più mi colpisce dell'arresto di Assange sono le accuse per cui la Svezia ha richiesto il mandato di arresto internazionale; o meglio, il fatto che le accuse siano state riprese da un giudice, dopo che un altro giudice le aveva fatte cadere non trovando possibilità di provarle.

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13/12/2010 10:34

Il fantasma dell’Unione Europea nei cable di Wikileaks

Nei cablogrammi diffusi dal sito di Assange un ritratto impietoso dell’Ue, debole e senza vera autorità

Cercare qualcosa sull’Unione Europea nei file di Wikileaks può sembrare un abbaglio. Ma come, Bruxelles non rappresenta gli interessi comunitari nei confronti della potenza americana? Non proprio, piuttosto sono gli Usa a cercare di evitare concertazioni troppo vaste, per prendere accordi con singoli paesi. Un gioco su più banchi su cui Wikileaks ha fondato la sua fama. Quello che Assange ha messo in rete rispetto al tema Usa – Ue, dà un ritratto davvero emblematico dei rapporti che il maggiore esercito del mondo intrattiene con i suoi alleati, a suon di policy e voci di spesa. E’ evidente che, nel nuovo mondo globalizzato, l’Unione Europea passi in secondo piano in materia di politica estera. Aldilà di progetti ambientali, formativi e di transizione, l’Ue non appare nei report wikileaks come un significativo soggetto diplomatico. I suoi propositi rappresentano una ’sovrastruttura’ istituzionale non paragonabile alla ‘politica’ statale.

UE E USA, VICINI VICINI? – Innanzitutto, gli interessi Ue sono molto più vicini agli interessi americani di quanto siamo soliti pensare. Non c’è paese europeo che non abbia a che fare con gli Usa individualmente, nonostante l’opinione pubblica. Un esempio: nel 2007, in piena guerra al terrorismo, l’ambasciata Usa in Spagna riporta: ‘Non bisogna dare l’idea a Zapatero di dover scegliere tra Usa e Ue.” Washington sa bene che Zapatero ha visioni troppo socialiste per puntare su un interesse politico comune. Il diplomatico però commenta: “Abbiamo molti interessi consolidati in Spagna, anche come Nato. Bisogna agire su Francia e Germania. Noi supportiamo fortemente l’Unione Europea e un suo allargamento.” Allargamento che sembra cozzare con la crisi economica dei PIIGS (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia) gli Stati più a rischio default nell’area euro. A questo riguardo, il premier italiano si dice fiducioso, anzi, in una conversazione del gennaio 2010 con l’ambasciatore David Thorne, egli ricorda come la sua grande amicizia con il premier Papandreou possa risolvere ogni rischio di contagio per l’Italia. Certo, si tratta solo di un resocowikileaks Il fantasma dellUnione Europea nei cable di Wikileaksnto, ma pur sempre di una visita privata dell’ambasciatore Usa al premier in carica. E di opinioni private ne emergono molte, anche alla luce di quanto succede nelle arene politiche nazionali. Leggiamo oggi sul sito dell’ambasciatore Thorne, che ha recentemente partecipato a una campagna pro Gay Help Line. Si può forse assumere che recenti affermazioni del premier Berlusconi non siano passate inosservate. Ma l’argomento che davvero interessa gli Usa (e la Nato) è certamente la guerra al terrorismo, senza la quale non ci sarebbe neppure Wikileaks.

LA TURCHIA E LE ARMI RUSSE – Germania in testa, gli stati dell‘Ue, dovrebbero, secondo Washington, collaborare più attivamente nelle azioni di training, direttamente in Afghanistan. E di Afghanistan si parla anche con il ministro Frattini, che propone al segretario della Difesa Robert Gates di trasformare le piantagioni di oppio in uliveti, e di creare una scuola superiore per formare la classe dirigente afghana. Per trovare qualcosa che riguardi più concretamente l’Unione Europea, bisogna cercare alle frontiere mediorientali, dove la Turchia, in un file datato 20/01/10, viene descritta come ‘molto vicina all’Europa’, soprattutto per quanto riguarda le importazioni dall’area comunitaria, ma attratta da un’idea di ‘Neo Ottomanesimo’, che la vedrebbe sempre più inserita in un contesto mediorientale e quindi musulmano, mettendo a rischio la già incerta partecipazione al progetto comunitario europeo. Attriti anche nei rapporti con la Francia, sempre per quanto riguarda la politica estera, per la quale Parigi imputa agli Usa, nel febbraio di quest’anno, di non aver considerato adeguatamente gli alleati europei nella strategia afghana. Un modo diplomatico per giustificare la vendita di 4 navi militari Mistral a Mosca, che sarà perfezionata appena 2 mesi dopo, alla cifra di 600 milioni di euro, il primo acquisto da parte della Russia di armamento pesante made in Eu. Meno di un anno prima, il 3 novembre 2009, Sarkozy e Kouchner accolgono calorosamente un inviato ufficiale Usa, ribadendo che l’Ue ‘è il più forte e vicino alleato degli Stati Uniti, e Francia e Germania ne sono i leader naturali’. Un atteggiamento ben differente da quello a lungo portato avanti dall’ex presidente De Gaulle, segnala l’ambasciatore Rifkin.

Fonte

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Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo.

(Voltaire)

ma difendiamo anche la grammatica Italiana





Sai cosa scrivere? Allora posta!
Non sai cosa scrivere? Allora spamma!

<-- IO -->

I videogiochi non influenzano i bambini. Voglio dire, se Pac Man avesse influenzato la nostra generazione ora staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva."
(Kristian Wilson, Nintendo Inc., 1989)

Pochi anni dopo nacquero le feste rave, la musica techno e l'ecstasy...

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