Yara, riprese le ricerche Fikri a quell'ora lavorava
Datore di lavoro: era con me il 26 novembre
BERGAMO - E' uscito dal carcere Mohammed Fikri, il marocchino fermato nei giorni scorsi per la vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio.
"Nel momento in cui Yara è scomparsa Mohammed Fikry era con me in cantiere". A sostenerlo é Roberto Benozzo datore di lavoro del marocchino indagato per la scomparsa della tredicenne bergamasca. Benozzo non ha dubbi sulle mosse del giovane extracomunitario il 26 e 27 novembre: "Eravamo in cantiere e su di lui non ho certo sospetti lo conosco da quattro anni". Come rileva il Mattino di Padova Benozzo è convinto che "tutto si chiarirà". Anche la sorella dell'imprenditore, Patrizia Benozzo, conferma le parole di Roberto: "Mohammed non stava scappando aveva già prenotato il viaggio in Marocco da tempo".
RIPRESE RICERCHE IN INVASO VICINO A CANTIERE - Sono riprese in mattinata le ricerche nell'invaso che si trova nei pressi del cantiere del centro commerciale in costruzione e che i Vigili del fuoco stanno svuotando dall'acqua da ieri pomeriggio. Le idrovore pompano lentamente e ci vorranno probabilmente delle ore prima che il laghetto artificiale sia svuotato completamente. L'invaso si trova ai confini tra i comuni di Brembate, Mapello e Ponte San Pietro, in un altro cantiere i cui lavori sono fermi da mesi. Questo cantiere è attaccato a quello del centro commerciale in costruzione, dove si erano perse le tracce fiutate dai cani di Yara Gambirasio, la ragazzina di tredici anni scomparsa il 26 novembre scorso. Anche oggi a Brembate è una giornata fredda e piovigginosa. Per quanto riguarda le altre ricerche, i volontari che fanno base al quartier generale restano in attesa di indicazioni prima di partire per le perlustrazioni della zona.
DISPOSTA SCARCERAZIONE MOHAMMED FIKRI - Il gip di Bergamo Vincenza Maccora ha disposto la scarcerazione di Mohammed Fikri, il marocchino fermato nei giorni scorsi per la vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio.
A quanto si è appreso, il gip, pur convalidando il fermo eseguito sabato scorso, nel suo provvedimento registra che la situazione indiziaria dell' indagato è cambiata in questi due giorni rispetto al momento in cui l'immigrato era stato fermato a bordo di una nave, a Sanremo, diretta in Marocco. In particolare, è stato riscontrato come fosse sbagliata la traduzione dell'intercettazione telefonica inizialmente intesa come: "Allah mi perdoni, non ho ucciso". In realtà, si trattava di una imprecazione perché l'interlocutore inizialmente non rispondeva al telefono. E' stato anche sentito l'uomo a cui era destinata la telefonata il quale ha confermato il racconto del marocchino: gli era debitore di 2 mila euro e per questo Fikri l'aveva cercato.
TELEFONATA SENTITA E TRADOTTA DA ALTRI QUATTRO ESPERTI - La telefonata che aveva indirizzato le indagini per la sparizione di Yara su Mohammed Fikri, e che era stata inizialmente tradotta con: "Che Allah mi perdoni, non ho ucciso", è stata sottoposta alla traduzione di altri quattro consulenti che ne hanno dato una diversa. Una traduzione conforme a quanto dichiarato dal marocchino fermato, con la sua ricostruzione dei giorni prima dell'arresto, ha sostanzialmente fatto venir meno i gravi indizi di colpevolezza, tanto che il pm Letizia Ruggeri non aveva chiesto la custodia cautelare in carcere e il gip Vincenza Maccora ha disposto la scarcerazione dell'immigrato che, quindi, lascerà il carcere bergamasco di via Gleno.
DAVANTI CARCERE ALTRO MAROCCHINO PER SOLIDARIETA' FIKRI - E' arrivato da Sondrio, Assan, marocchino, muratore quarantenne, da 12 anni in Italia, per esprimere la sua solidarietà a Fikri, il marocchino coinvolto nella vicenda della scomparsa di Yara, in attesa di essere scarcerato. "Non lo conosco, ho seguito tutta la vicenda leggendo i giornali e ascoltando la televisione - ha detto Assan, che si è messo ad aspettare ad un lato del cancello del carcere di Bergamo -, io credo nella giustizia italiana ed è giusto che sia stato incarcerato se c'erano dei dubbi su di lui ed è altrettanto giusto che ora venga lasciato libero se è innocente".
dell'inviato Stefano Rottigni
BERGAMO - La drammatica vicenda di Yara Gambirasio, la ragazza scomparsa ormai da dieci giorni da Brembate Sopra, nel Bergamasco, conosce un altro, clamoroso colpo di scena. Mohammed Fikri, 22 anni, marocchino, fermato sabato scorso con le accuse di sequestro di persona e omicidio, dovrebbe lasciare il carcere.
Inevitabile, dopo che il pm Letizia Ruggeri, al termine dell'udienza di convalida del fermo, non ha chiesto per lui l'arresto: troppi labili gli indizi raccolti per avere la gravità della custodia cautelare; sbagliata, rispetto alla traduzione iniziale, quella frase intercettata e che ha attirato le indagini su di lui: "Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io", che sarebbe stata invece un'imprecazione, slegata dalla vicenda di Yara, perché la persona a cui stava telefonando non rispondeva.
Mohamed ha spiegato che quelle verso il Marocco, interrotta a Genova sabato scorso a bordo di una motonave diretta a Tangeri, erano vacanze programmate, non una fuga. Il pm ha invece chiesto la convalida del provvedimento di fermo, a suo avviso legittimo in quanto sussistevano i presupposti. Il muratore che lavorava nel cantiere di Mapello, a poca distanza da Brembate Sopra, e in cui i cani avevano individuato tracce della tredicenne scomparsa è quindi di fatto un uomo libero, pur rimanendo indagato. I suoi avvocati, Roberta Barbieri e Giovanni Fedeli spiegano che, in sostanza, gli inquirenti avevano quell'intercettazione dal tenore equivoco e "elementi ancora più deboli", tali da giustificarne la scarcerazione. Sulla legittimità del provvedimento di fermo, viene data per scontata la liberazione, deciderà nella mattinata di domani il gip Ezia Maccora, tornata nei mesi scorsi a Bergamo dopo un mandato al Consiglio superiore della Magistratura.
Oggi è intervenuto in difesa di MohamMed anche suo cugino Abderrazzaq, presso la cui abitazione a Montebelluna il marocchino ha la residenza. Abderrazzaq ha spiegato che Mohammed non conosceva Yara e ha detto di avergli parlato venerdì scorso, il giorno prima del fermo. "Era tranquillo, ma non ci siamo soffermati molto a discutere della vicenda. Mi ha solo detto - ha raccontato l'immigrato - che i carabinieri l'avevano interrogato per due ore facendogli tante domande, ma che alla fine l'hanno lasciato libero. Poi abbiamo cambiato discorso perché il fatto non lo coinvolgeva più di tanto".
"Non sa niente - ha affermato Abderrazaq - e non aveva nulla di che preoccuparsi o per cui essere spaventato. Perché deve esserlo se non c'entra niente?".
Le indagini sulla scomparsa della ragazza hanno subito un brusco stop, se non sono state azzerate, almeno sul versante di Mohammed e di suoi presunti complici. Alle indagini partecipano, oltre i carabinieri, anche gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bergamo.
Indagini che necessariamente devono tornare a essere a tutto campo, prendendo probabilmente anche in considerazione segnalazioni non ancora del tutto coltivate: come quei due uomini che un teste avrebbe visto con Yara poco prima delle 18,30 del 26 novembre, nei pressi del centro sportivo in cui si allena. Poi nessuno l'ha più vista. Sono stati descritti da una persona come due giovani, mentre il vicino di casa di Yara, Enrico Tironi, 19 anni, avrebbe visto con la ragazzina due uomini fatti. Le ricerche della giovane promessa della ginnastica sono proseguite anche oggi per controllare anche una fonderia ad Ambivere. Anche nella fabbrica gli investigatori sono arrivati al seguito di una segnalazione. L'ennesima che si è rivelata infondata in questi giorni di crescente angoscia per i genitori e i fratelli di Yara.
Fonte:
ANSA