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Paritarie = zavorra scuola italiana

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2010 12:02
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16/12/2010 15:52

Parola di OCSE

Paritarie? La zavorra della scuola italiana. Parola di Ocse

di Claudio Tanari [14 dic 2010]

Luoghi comuni. A volte duri a morire, certo. Prendete quello sulla Scuola statale italiana, assurto negli ultimi anni quasi al rango di una legge fisica, di un teorema non confutabile. Recita(va) pressappoco così: “L’istruzione pubblica ci costa 44 miliardi l’anno ma i risultati, rispetto agli altri paesi, sono a dir poco deludenti se non addirittura da Serie B. Meglio quindi tagliare le spese ed eliminare gli sprechi, magari finanziando a dovere gli istituti privati, quelli sì nicchie di eccellenza”. Il risultato, come i nostri lettori ricorderanno, è che nel comparto scuola sono stati tagliati 133 mila posti di lavoro e “risparmiati” 8 miliardi in 3 anni. Mentre, naturalmente, i finanziamenti statali alle paritarie sono rimasti invariati.

Ecco, il rapporto Ocse-Pisa (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – Programme for International Student Assessment) 2009 ha assestato un colpo mortale – oseremmo dire definitivo – a un ritornello, ahimé, politicamente bipartisan. Secondo l’indagine – giunta alla sua quarta edizione – l’Italia risale infatti nelle classifiche europee, rispetto al 2006, di sei posizioni nella comprensione dell’italiano, di tre nella matematica e di una nelle scienze, gli ambiti disciplinari le cui competenze sono ritenute essenziali. Il campione delle scuole italiane era ampiamente rappresentativo di tutte le realtà regionali e di ogni tipo di scuola (licei, istituti tecnici, istituti professionali, scuole medie, formazione professionale) per un totale di più di mille istituti e di circa trentamila studenti.

Ma il dato più interessante emerge dallo scorporo dalla graduatoria della scuola privata: a tenere ancora troppo in basso il posto in classifica dei nostri quindicenni sono infatti proprio gli istituti non statali. Senza questa zavorra la scuola italiana sarebbe in linea con la media Ocse! I dati lasciano in effetti pochi dubbi. Qualche esempio?

La media ottenuta dagli adolescenti italiani delle scuole pubbliche in Lettura e comprensione di un testo scritto è pari alla media Ocse: 489 punti, che valgono il 23° posto.

“Grazie” alle scuole private scivoliamo al 30°.

Stesso discorso per Matematica e Scienze, dove il distacco con la media dei paesi aderenti all’Ocse è di soli 5 punti: 492 per gli studenti della scuola statale (25° posto), e 497 per i paesi Ocse. Ma aggiungendo i risultati di chi frequenta i banchi delle private, giù al 35° posto!
Insomma, la scuola pubblica italiana, costretta a fare le nozze coi fichi secchi, recupera il gap.

Le private, invece, malgrado i lauti finanziamenti, crollano.

Numeri che impietosamente piombano sulle richieste ripetutamente avanzate negli ultimi mesi dalle associazioni di scuole non statali (leggi: confessionali); soltanto un mese fa, in occasione della presentazione del XII Rapporto sulla scuola cattolica, la Conferenza episcopale italiana, per bocca del Segretario Generale Monsignor Mariano Crociata (nomen omen…), aveva lamentato che in Italia manca una “cultura della parità intesa come possibilità di offrire alla famiglia un’effettiva scelta tra scuole di diversa impostazione ideale”.

Se fossimo un paese normale, il rapporto Ocse-Pisa, capitato opportunamente nel vivo del dibattito sui tagli all’istruzione pubblica e sui finanziamenti agli istituti privati, ben incardinati anche all’interno dell’ultima legge di stabilità e che hanno fatto detonare la protesta studentesca, sarebbero presi piuttosto sul serio da un ceto politico minimamente attento al mondo della ricerca educativa internazionale.

Ci auguriamo che le imbarazzanti performance da terzo mondo delle scuole private italiane non rimangano patrimonio degli addetti ai lavori e non anneghino nell’annoso e pretestuoso dibattito sulla cosiddetta “libertà di insegnamento”. Che ha voluto sempre dire: ancora più soldi alle paritarie.

Claudio Tanari

Fonte


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Bene,
adesso voglio vedere se avranno il coraggio di contestare qualcosa coloro che sostenevano la bontà delle Scuole Paritarie [SM=x44499]

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Sportivo ipercafone
16/12/2010 16:47

Articolo vecchio, che ne copia uno simile apparso Venerdì 10 su Repubblica.
Al quale c'è già stata una risposta apparsa su ilsussidiario.net



Venerdì 10 dicembre è comparso su Repubblica.it un articolo di Salvo Intravaia, intitolato “Nella scuola pubblica si impara di più. L’Italia in basso per colpa della private”, con un sottotiolo che recita “La lettura approfondita dei dati resi noti qualche giorno fa dimostra che senza le paritarie il nostro Paese scalerebbe le tre classifiche (matematica, lettura e scienze) anche di dieci punti”.



In occasione di Pisa 2006, lo stesso autore era stato solo di poco più lento, e infatti “Indagine Ocse-Pisa boccia senza appello gli istituti non statali” comparve sull’edizione cartacea l’11 dicembre 2007. Fa piacere vedere che oltre alla preparazione dei quindicenni italiani, sono migliorati anche i tempi di reazione dei giornalisti di Repubblica, anche se permane la difficoltà di comprensione del testo scritto (le scuole paritarie sono tanto pubbliche quanto le scuole statali, e le scuole private, che non sono comprese nel campione dei quindicenni Pisa, sono altra cosa), e anche l’originalità zoppica, dato che, ad esempio, il giudizio di Ocse sugli “istituti privati” era e resta “impietoso”.



Vediamo allora di fare alcune precisazioni (peraltro già inviate a Repubblica in occasione dell’articolo del 2007, e mai pubblicate), che riguardano la generalizzabilità dei dati sulle scuole paritarie, gli esiti da esse ottenuti e l’influenza che esercitano sui risultati complessivi della scuola italiana.



1. Nel campione di Pisa, vedi pag. 224-226 del volume IV, la variabile “scuola pubblica/scuola privata” comprende due tipi di scuole: quelle che ricevono il 50% o più dei fondi necessari al loro funzionamento (government dependent private schools) che in Italia sono i CFP, nel nostro caso 30, e quelle che ricevono meno del 50% (government independent private schools, che in Italia sono le scuole paritarie e quelle private, che però non facevano parte del campione di Pisa. Il numero di rispondenti per tipo di scuola non era tenuto sotto controllo, e infatti per le independent varia da 26,7% del Giappone a 1,5% del Lussemburgo, o addirittura manca anche perché nella maggioranza dei paesi Ocse questa tipologia non esiste.



Le scuole paritarie intervistate in Italia (che facevano parte del campione nel suo insieme e non costituivano una tipologia particolare) sono state in tutto 31 su 1062 (2,9%), e cioè 21 licei su 426 (4,9%), 5 professionali su 225 (2,2%), 4 tecnici su 315 (1,3%): un campione non rappresentativo per misurare la variabile “performance studenti che frequentano scuole non statali paritarie rispetto a quelli che frequentano scuole statali”, variabile non prevista dall’impianto dell’indagine. Gli studenti della scuola statale sono stati il 94,7%, quelli delle private finanziate (CFP) l’1,9% e quelli delle indipendenti (paritarie) il 3,3%.

2. Una volta chiarito che il campione non è, e non voleva essere, rappresentativo per la distinzione tra scuole statali e non, resta il fatto che tra scuole statali e scuole paritarie (almeno per le scuole indagate, di cui nulla sappiamo: e se fossero tutte nelle regioni in cui i punteggi sono inferiori?) c’è una differenza di punteggio che sarebbe sciocco negare, ma non pare drammatica, in quanto è contenuta fra 11 e 27 punti (mediamente intorno al 3%), che non è una differenza statisticamente significativa. Ma soprattutto non si possono paragonare due cose non paragonabili, come detto al punto precedente. Intravaia, che giustamente sottolinea i miglioramenti delle scuole statali, afferma però che “le private, nonostante i finanziamenti, invece crollano”, il che è falso: guadagnano otto punti in matematica, tredici in scienze e dodici in lettura.



3. Quanto all’osservazione che “Private, in Italia le peggiori d’Europa... nella maggioranza dei Paesi, invece, il privato alza il livello medio... Meglio studiare nella pubblica”, sarebbe opportuno ricordare che nel resto dell’Europa, tranne la Grecia, le scuole non finanziate dallo Stato sono “private” in senso stretto, perché la “normale” scuola privata viene regolarmente finanziata dallo Stato: hanno quindi rette molto elevate e poiché il punteggio Pisa è proporzionale allo status, ne consegue che hanno verosimilmente punteggi più elevati delle scuole statali o private finanziate. I dati “imbarazzanti” degli studenti delle scuole finanziate dallo Stato lo sono, imbarazzanti, ma per una ragione ben diversa da quella ipotizzata dall’autore: sono infatti riferiti ai ragazzi dei CFP, e denunciano non un ipotetico fallimento delle scuole private, ma l’incapacità del sistema formativo italiano a fornire ai ragazzi delle fasce più deboli una buona qualificazione di base.



4. Infine, è assolutamente scorretto affermare che i punteggi delle scuole paritarie (da cui restano esclusi i CFP) sono responsabili dei bassi punteggi ottenuti dall’Italia: il numero di risposte relativo alle scuole paritarie non è in grado di influenzare significativamente i valori medi. Non si può usare surrettiziamente questo dato per affermare che va ulteriormente contrastato il già sistematicamente negato diritto di scelta dei genitori (quasi il 20% dei genitori che iscrive il figlio alla scuola statale afferma di aver pensato alla scuola paritaria, ma di averla scartata perché non se la può permettere, o perché dovrebbe fare dei sacrifici), e non si può straparlare di finanziamenti alla scuola paritaria come lesivi della qualità della scuola statale. I dati relativi ai costi dei ragazzi nell’uno e nell’altro sistema sono noti e ampiamente accessibili, non solo per il segretario della Cei, ma perfino per i giornalisti di Repubblica, sol che si vogliano cercare, così come i dati relativi agli apprendimenti della scuola paritaria in un campione questo sì rappresentativo, come quello dei test Invalsi di terza media, che mostrano esiti assai diversi da quelli di Pisa.



Non si tratta di fare una difesa d’ufficio della scuola paritaria e del suo essere parte di quella libertà di scelta che la maggior parte dei paesi europei, e lo stesso Parlamento europeo, considera fondamentale fra i diritti di cittadinanza, ma di notare con forza che certamente un atteggiamento così polemico e con una così forte pregiudiziale ideologica non giova al dibattito.



Ne consegue che a obiezioni quantitave si aspetta di leggere i dati da cui l'articolista di cui sopra sostiene le sue tesi: fonti, campioni, risultati completi, etc ...
Attendiamo sviluppi.

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16/12/2010 17:48

Re:
paperino73, 16/12/2010 16.47:

Articolo vecchio, ...
Attendiamo sviluppi.




Pavida elusione dal dibattito. [SM=x44459]
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Sportivo ipercafone
17/12/2010 09:36

Vedi Etrusco, io capisco che tu non abbia argomenti per ribattere al discorso, ma l'articolo riportato pone l'attenzione su un aspetto molto importante, che tu ovviamente non hai capito tutto preso ad una lettura strumentale della cosa:
la Rilevazione PISA è una valutazione quantitava della preparazione scolastica: in quanto tale è soggetta ad una serie di "regole", che poi sono quelle statistico-matematiche, che rendono valide o meno trarre delle conseguenze dai dati rilevati.
In particolare ci sono dati significativi e dati non significativi; tanto per fare un esempio, se in Italia facessero le rilevazioni PISA solo nelle scuole di una certa area geografica considerandole rappresentative di tutto il territorio nazionale, il risultato sarebbe falsato da un errore di campionamento.
Alla luce di queste evidenze, per poter trarre una conclusione come quella nell'articolo che hai postato, bisognerebbe avere un sostegno quantitavo importante, visto che qui non parliamo di opinioni ma di fatti.

Questo sostegno non è dato dalla rilevazione PISA che non mette in nessun caso a confronto i risultati degli studenti di scuola pubblica, scuola prevalentemente pubblica e scuola prevalentemente privata. ERGO è una ricostruzione che viene fatta dal giornalista.
Ma per essere credibile deve essere giustificata: cosa che non è vera.
Per esempio: l'articolo sostiene che in lettura gli istituti pubblici hanno lo stesso punteggio della media OCSE 492. Visto che le scuole pubbliche coprono il 94,7% del campione ITALIA, ne consegue che le altre scuole dovrebbero avere una media di 380 punti. Differenziando per tipologia di scuola, sappiamo che il valore più basso è quello dei Corsi di Formazione Professionale (1,9% del campione, tutti appartenente alla categorie scuole prevalentemente pubbliche): 399. Da questo ne dovrebbe risultare che le scuole private - che nella voce Tipologie di scuola vengono messe insieme alle pubbliche nei vari gruppi (Licei, Istituti Tecnici, Istituti Professionali) - abbiano una media di 386. Cosa che evidentemente non è sostenibile.
Poi c'è l'aspetto del campionamento: vista la scarsa numerosità delle scuole prevalentemente private e la forte variabilità territoriale (da 511 a 456 per macroaree, da 522 a 448 per regione) non è ininfluente la distribuzione geografica delle stesse. Cosa di cui ci si guarda bene dal fare riferimento (visto che nell'indagine non c'è traccia).
Questo solo per fare un esempio, ma il principio vale per tutto quanto scritto. Purtroppo (per te) su questo argomento c'è poco da fare: essendoci dei dati quantitavi che dovrebbero stare a supporto delle tesi in materia, bisogna prenderli, spiegarli e giustificarli. Altrimenti si va incontro a brutte figure.

Anche su questo argomento sei capitato male, perchè a differenza tua essendo interessato alla materia ho fatto prima di tutto la cosa più importante: sono andato a vedermi i risultati dell'indagine e non mi sono affidato solamente ai giornali.

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17/12/2010 10:47

Perchè non hai contribuito a postare l'articolo di venerdì 10, sapendo che su questo argomento, anche con Kuntakinte, avevamo ancora in sospeso un confronto: scuole pubbliche VS private?
E ancora, perchè perseveri a citare i dati senza riferimento a fonti, LINK o quantaltro utile per rapidi approfondimenti e verifiche?

PS un consiglio: se abbandoni questo atteggiamento deleterio per te e per il clima che genera, vedrai che ci saranno piacevoli conseguenze.

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Sportivo ipercafone
17/12/2010 10:59

La rilevazione PISA è talmente nota che ci vuole poco a trovarla, sia nel dettaglio che in schede riepilogative (visto che sono centinaia di pagine). A volere approfondire le cose, si può fare.

Sul fatto di non aver pubblicato l'articolo originario di Repubblica perchè avrei dovuto farlo essendo falsato nelle sue premesse ?

PS che strano, con il mio atteggiamento riesco a discutere con quasi tutti sul forum... forse non è così deleterio. Il MIO.

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17/12/2010 11:13

Tornando IT,
all'estero, quando escono i rapporti Ocse-Pisa, se ne discute per settimane e molti giornali riportano in bella evidenza le analisi.
Fa riflettere che in Italia non si dia la stessa attenzione a questo rapporto.

Quanto ai link alle fonti di questo rapporto,
ti avevamo già spiegato, insieme ad Arjuna, di quanto siano utili al thread citare sempre i link diretti alle fonti,
tantopiù se tu stesso hai detto quanto queste siano indispensabili per poterne discutere: "si aspetta di leggere i dati da cui l'articolista di cui sopra sostiene le sue tesi: fonti, campioni, risultati completi, etc ... ".

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Sportivo ipercafone
17/12/2010 11:45

http://www.oecd.org/document/61/0,3343,en_2649_35845621_46567613_1_1_1_1,00.html

questo è il link. non era difficile trovarlo, è sul sito dell'OCSE.

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17/12/2010 12:02

Re:
paperino73, 17/12/2010 11.45:

http://www.oecd.org/document/61/0,3343,en_2649_35845621_46567613_1_1_1_1,00.html

questo è il link. non era difficile trovarlo, è sul sito dell'OCSE.



Allora non mi son spiegato:
non è questione che se è facile trovare on line una fonte allora ci possiamo sentire esonerati dal doverlo allegare alla discussione.
E' una questione di completezza e accuratezza nel proporre stimoli alle discussioni, oltre che renderle più affidabili (in quanto chiunque, se ha interesse o se ha tempo, può agevolmente verificare ciò di cui si dibatte).

PS sarebbe poi perfetto se il link portasse ad un documento redatto in lingua italiana. [SM=x44461]
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