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Napolitano, l'appello alla politica "Adesso serve un salto di qualità"

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2010 10:55
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21/12/2010 10:54

GOVERNO - I TIMORI DEL QUIRINALE

Il monito del Capo dello Stato: "Basta risse, cercherò di evitare uno scioglimento delle Camere"

ROMA
A causa della crisi economica e dei tanti problemi irrisolti, delle riforme non fatte, dei nodi non sciolti, delle tensioni politiche, l’Italia rischia molto. Dovremmo esserne tutti più consapevoli. Ma il paese ha «punti di forza» su cui fare leva. E dunque «può e deve farcela». Può sviluppare «lo stesso formidabile sforzo di volontà» del boom economico. Ce la farà se la politica farà «un salto di qualità», se svilupperà «un nuovo spirito di condivisione» dei problemi. «Nessuno si sottragga a questo esercizio di responsabilità», ha ammonito Giorgio Napolitano.

Nel discorso più atteso dell’anno, pronunciato al Quirinale davanti alle alte cariche dello Stato e ai leader politici e sociali, presenti da Berlusconi a Bersani, il capo dello Stato ha sviluppato anche il tema dell’eventuale interruzione anticipata della legislatura e delle sue prerogative in proposito. Ha spiegato che non è certo una stagione di vuoto politico e di acceso scontro elettorale ciò che serve adesso all’Italia, e perciò tenterà di scongiurare questo sbocco. «Il presidente Napolitano ha spezzato una lancia per la continuità - ha commentato a caldo il premier Silvio Berlusconi - e questo è in sintonia con ciò che noi abbiamo ritenuto sia l’interesse del Paese». «Sono tenuto a resistere, nell’ interesse generale, - ha detto il capo dello Stato - all’improvvida prassi degli scioglimenti anticipati delle Camere, specie in periodi così gravidi di incognite». Spetta a me, per quanto si tenti «beceramente di sminuirlo a parole», il potere di scioglimento, ha aggiunto il presidente della Repubblica, ma non dipende solo da me: dipende soprattutto dal fatto che vi sia o meno «la prospettiva di un’efficace azione di governo e di un produttivo svolgimento dell’attività delle Camere».

Napolitano ha ribadito che la sua bussola sarà la Costituzione, che ha fissato regole e ha instaurato una prassi «cui - ha detto - intendo doverosamente attenermi, nei limiti del mio ruolo e della obbiettive possibilità, tenendo ben conto della volontà espressa dal corpo elettorale nel 2008». In un altro passaggio del discorso ha spiegato che la riforma elettorale maggioritaria del 1993, fatta in nome della governabilità, in realtà è rimasta incompiuta: non sono seguite le «coerenti riforme istituzionali» che richiedeva. Anche per questo le legislature non durano. Ma non c’è regola e riforma che tengano perchè, ha detto, «è pur sempre la politica, e l’evolversi dei rapporti e dei conflitti politici e la capacità di padroneggiarli, che determinano la stabilità della coalizione di governo premiata dagli elettori». Ciò detto, Napolitano ha chiesto che l’Italia mostri «un impegno forte e continuativo per la riduzione del debito pubblico» con politiche di medio periodo da definire «in una sede di riflessione e ricerca bipartisan» che permetta di parlare di sacrifici, priorità, condivisione di scelte necessarie «fuori da ogni schema e contrapposizione pregiudiziali». E anche della possibilità di varare in questa legislativa delle riforme costituzionali necessarie e «già apparentemente condivise».

La prospettiva italiana, ha detto Napolitano, è inscindibile dalla prospettiva europea e dell’euro, che è sotto attacco ed è a rischio anche a causa di «insufficienze strutturali della costruzione europea» che richiede una governance più efficace e «l’indispensabile coordinamento delle politiche di bilancio ed economiche per la stabilità e la crescita». L’Italia non può che essere in prima linea nel sostenere lo sviluppo dell’integrazione europea e a difesa dell’Euro. Perciò sostiene la proposta di emettere eurobond. Ma per farsi ascoltare, ha concluso, l’Italia deve mostrare «la massima serietà» e deve misurarsi in Europa con una cultura condivisa della stabilità che comporta «l’imperativo» di ridurre «il così grave peso del debito pubblico italiano».

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21/12/2010 10:55

Napolitano: "Proteste spia di disagio"
Gelo di Berlusconi: "Io non le capisco


L'appello del Capo dello Stato: "Sono segnali da non ignorare".
Gasparri: "Tenete i figli a casa, in piazza potenziali assassini"

ROMA
Le proteste pacifiche sono «una spia di malessere» che una democrazia «non può ignorare». E allora «guai a sottovalutare» il disagio di migliaia di studenti: è un «malessere concreto» legato alla «incertezza del futuro». A quarantotto ore dal via libera definitivo alla riforma dell’Università e da una giornata che si preannuncia carica di tensioni per le manifestazioni annunciate nella capitale, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, interviene a più riprese ad invocare attenzione ai giovani e a raccomandare loro di «stare in guardia» dai violenti.

«Non capisco le manifestazioni degli studenti», dice da parte sua il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Mentre il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, lancia un appello perchè ci sia una «contestazione legittima, ma non violenta, senza mettere a ferro e fuoco le città». Ma intanto prosegue la polemica politica dopo l’uscita del capogruppo Pdl Maurizio Gasparri, sulla necessità di arresti preventivi per arginare i violenti. «La protesta pacifica, benchè spesso sviata da inammissibili violenze, è una spia di malessere che le democrazie non possono ignorare», è il monito del capo dello Stato in mattinata. Poi, nel pomeriggio, il riferimento diretto agli studenti, a quelle manifestazioni che non sono riferibili semplicemente «a un singolo provvedimento di legge», ma sono la spia di un più generale «malessere» legato «alla disoccupazione, alla precarietà» e al «vacillare delle speranze».

Napolitano esprime però anche tutta la sua preoccupazione per i possibili scontri, con un accorato appello ai giovani «a tenere fermamente le distanze da gruppi portatori di una nuova intollerabile illegalità e violenza distruttiva, foriera di sconfitta per le forze giovanili e di drammatico danno per la democrazia». È compito della «classe politica» ascoltare «il timore dei giovani per il domani», dice il presidente della Camera Gianfranco Fini. E il presidente del Senato Renato Schifani sottolinea la necessità di una maggiore «comprensione delle tante inquietudini» e insieme una «ferma e coerente condanna verso ogni forma di reazione violenta». «Non capisco le manifestazioni degli studenti perchè non c’è nessun aumento dei costi e se avessi avuto più disponibilità avrei introdotto misure per il merito dei più bravi», risponde Berlusconi ai giornalisti che lo interpellano: il premier resta fermo nel suo sostegno alla riforma. Mentre preferisce glissare sulla proposta di arresti preventivi formulata da Gasparri: «È un tema che attiene ai ministri responsabili». Ma su quel fronte politico, la polemica non si spegne.

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, attacca: mentre il governo è «sordo a ogni dialogo», dal Pdl vengono idee «irresponsabili» come quella di Gasparri. Ma mentre dal Pdl c’è chi, come Franco Frattini, cerca di abbassare i toni, parlando di una «battuta», una «provocazione», è lo stesso capogruppo del Pdl al senato a dare nuovo fuoco alle polveri con «un appello» ai genitori: «Dite ai vostri figli di stare a casa. Quelle manifestazioni sono frequentate da potenziali assassini». «L’unico vero potenziale assassino è Gasparri: è un assassino della democrazia», ribatte subito Antonio Di Pietro, che accusa il governo di «alimentare la violenza con prese di posizione e azioni di stampo fascista». Ma anche il vice di Gasparri al Senato, Gaetano Quagliariello, interviene con un invito ad «abbassare i toni». Ma la piazza è sempre più vicina e la tensione aumenta. E mentre dalla Lega il capogruppo Federico Bricolo parla di «tolleranza zero», Bersani chiede agli studenti: «Tenetevi lontani dai violenti».

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