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Egitto, guerra civile contro il regime Mubarak

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2014 12:50
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28/01/2011 00:28

Scontri nel Sinai, ucciso manifestante
È tornato El Baradei: "Sto col popolo"

La protesta blocca l'autostrada che collega a Israele. Violenze a Suez e Ismailia, cortei ad Alessandria e Assiut. Al Cairo, aeroporto in stato d'emergenza per il ritorno da Vienna del Nobel per la pace: "Mubarak se ne deve andare, pronto a guidare la transizione"

IL CAIRO - La tensione cresce di ora in ora in Egitto, dove il contagio della rivolta popolare che in Tunisia ha costretto alla fuga l'ex presidente Ben Ali mette a rischio il regime di Hosni Mubarak dopo 30 anni di potere assoluto. E domani grande manifestazione di piazza con El Baradei, tornato in patria, a guidare l'opposizione. Oggi un manifestante è stato ucciso nei violenti scontri in corso in una cittadina del Sinai, El Sheikh Zouayed, a pochi chilometri dal resort del Mar Rosso di Sharm el Sheik. Si chiamava Muhammad Atef, aveva 22 anni. E' stato raggiunto dal proiettile esploso da un agente di polizia, è morto sul colpo. Fonti locali parlano di "campo di battaglia", negozi chiusi e scambio di colpi d'arma da fuoco tra manifestanti e polizia. In strada sono almeno in diecimila e hanno anche bloccato l'autostrada internazionale che collega Israele all'Egitto.

Tensione in tutto il Paese. Stesso scenario a Suez, dove tra spari e lancio di lacrimogeni sono andati a fuoco vari edifici dell'amministrazione locale, una caserma dei pompieri e una parte dell'ospedale pubblico, distrutti quattro blindati delle forze di sicurezza. Nella città portuale a nord-est del Cairo, nella fitta sassaiola tra polizia e dimostranti sono rimaste ferite 35 persone, di cui cinque agenti. Trenta gli arrestati. Altri 10 blindati sono arrivati dal Cairo per mettere in sicurezza gli uffici governativi e la sede del Partito Nazionale Democratico del presidente Mubarak. A Suez la protesta si è quindi estesa alla zona industriale, dove circa 300 operai delle acciaierie hanno fatto un sit-in chiedendo l'aumento del salario. Scontri in corso anche a Ismailia, nel nord del paese. Inizialmente dispersi dalla polizia, i manifestanti si sono riorganizzati dando vita a un duro confronto con le forze dell'ordine, con fitte sassaiole. Trenta gli arrestati. Manifestazioni pacifiche si segnalano invece ad Alessandria e ad Assiut, nell'alto Egitto.

Mubarak apre ai giovani. Mentre nel paese infuria la protesta, la tv del Qatar al Jazeera dà notizia di un vertice di governo al Cairo per decidere quali iniziative assumere in vista delle grandi manifestazioni annunciate per domani. In contemporanea, si è svolto un vertice del Pnd. Dopo mezz'ora ha parlato Safwat El Sherif, presidente del Consiglio della Shura, paragonabile al Senato, per dire che i giovani, le loro richieste, i loro bisogni e il loro diritto di esprimersi con ogni mezzo sono "nel cuore del presidente egiziano Hosni Mubarak e del partito di governo". El Sherif ha sottolineato la necessità che "i giovani si calmino" perché il partito è impegnato ad affrontare le loro difficoltà. Voci raccolte tra i giornalisti, ma non confermate ufficialmente, hanno riferito che nella sede era presente il figlio del presidente, Gamal.

Il pugno duro del regime. Le parole distensive di El Sherif contrastano con la durezza con cui l'apparato repressivo colpisce la protesta popolare: dall'inizio delle manifestazioni di piazza di martedi scorso, sono finite dietro le sbarre almeno mille persone, come riferisce un responsabile della sicurezza. Smentita dalle autorità egiziane l'incriminazione di quaranta persone per aver cercato di "rovesciare il regime", secondo quanto aveva riportato la tv satellitare Arabya. I fermati, spiegano fonti della sicurezza, sono accusati di manifestazione non autorizzata, danneggiamento di luoghi pubblici e di blocco stradale. Con il manifestante ucciso oggi nel Sinai, sale a sette il numero dei morti dall'inizio della protesta, anche se un anonimo responsabile della sicurezza sostiene che le due vittime di ieri, un agente di polizia e una donna, sarebbero morte a causa di un incidente stradale, investite da un'auto nel centro del Cairo. "E' in corso un'indagine" aggiunge la fonte. Il nesso tra l'incidente e i disordini era invece stato accreditato in precedenza da un'altra fonte della sicurezza e da ambienti medici.

El Baradei è tornato. La protesta potrebbe essere spinta anche dal ritorno in patria - ieri sera - di Mohamed El Baradei, ex presidente dell'Aiea (Agenzia internazionale per l'energia atomica), che parteciperà, nelle vesti di maggior punto di riferimento dell'opposizione, alla grande manifestazione. Il suo auspicio - espresso appena arrivato al Cairo - è che il regime di Mubarak capisca che il cambiamento è necessario, cessi la violenza e punti al cambiamento pacifico: "Non c'è modo di tornare indietro". "Continuerò a sostenere il cambiamento e chiedo al regime di fare altrettanto prima che sia troppo tardi", ha affermato El Baradei, accolto da simpatizzanti, e da una mole di giornalisti internazionali, sotto una vigilanza stretta della sicurezza. "Tutte le richieste di apertura di riforma sono state ignorare - ha insistito il leader del Movimento per il cambiamento egiziano - e quindi bisogna dare merito ai giovani che sono andati in strada".

La rabbia dei manifestanti. "Sarà domani il vero giorno della collera in tutto il paese" annunciano i dirigenti del raggruppamento "Forze Popolari" nel corso del congresso del Fronte Democratico in corso ad 'al-Sharqiya', 100 chilometri a nord del Cairo. Lo riporta il sito dei "Fratelli Musulmani" egiziani. Il cartello dei partiti di opposizione comprende il Partito del Lavoro, il partito liberale al-Ghad, il partito nasseriano e l'associazione nazionale per il cambiamento di El Baradei. All'Ansa, il portavoce dei "Fratelli Musulmani" egiziani, Essam Eryan, assicura che la loro partecipazione alle manifestazioni popolari indette per domani sarà "di massa, ma pacifica". Un ritorno, quello di El Baradei, visto con grande preoccupazione dalle autorità. L'ex direttore dell'Aiea è atterrto al Cairo con un aereo di linea proveniente da Vienna e per tutto il pomeriggio la polizia è stata dispiegata in forze nei pressi e all'interno del terminal 3 degli arrivi.

El Baradei: "Voglio un nuovo Egitto". Ancora prima che la folla scendesse nelle strade del Cairo, El Baradei aveva commentato gli eventi tunisini considerando "inevitabile" che quell'esempio fosse seguito anche nel suo paese. Il premio Nobel si dice pronto "a guidare la transizione, se il popolo lo vorrà". Parlando ai giornalisti, in attesa dell'imbarco a Vienna, El Baradei, dichiara di voler "assicurare che tutto si svolga in maniera pacifica e regolare. La mia priorità immediata è di vedere un nuovo Egitto e di veder nascere questo nuovo Egitto grazie a una transizione pacifica". El Baradei poi attacca frontalmente il segretario di Stato americano Hillary Clinton, per aver giudicato "stabile" la posizione del governo egiziano. "Sono rimasto allibito e sconcertato dalle sue parole - scrive il leader dell'opposizione - Che cosa intendeva con stabile, e a quale prezzo? E' la stabilità di 29 anni di leggi d'emergenza, un presidente con un potere imperiale per 30 anni, un Parlamento che è quasi una beffa, una magistratura che non è indipendente? E' questo che Hillary Clinton chiama stabilità? Sono sicuro di no. E spero che non sia lo standard che Clinton applica ad altri Paesi".

L'Ue: rispettare il diritto al dissenso. Dal capo della diplomazia dell'Unione europea, Catherine Ashton, giunge l'invito alle autorità egiziane di "rispettare" il diritto dei loro cittadini a manifestare pacificamente per la difesa dei loro diritti e a scarcerare i dimostranti pacifici fermati. Ma su Mubarak inizia a farsi sentire anche il pressing della Gran Bretagna, ex madrepatria coloniale decisa a non ripetere gli errori della Francia, troppo passiva all'inizio della crisi tunisina. In un'intervista al programma "Today" su Bbc Radio4, il ministro degli Esteri William Hague invita l'Egitto a compiere qualche passo in direzione delle riforme politiche per placare le "legittime rivendicazioni" dei manifestanti, "tanto economiche che politiche". "Ogni paese è differente - precisa Hague - e non dobbiamo cercare di dettare la nostra volontà, ma in generale ritengo che sia importante in questa situazione rispondere in modo positivo alle legittime richieste di riforme; è importante muoversi verso apertura, trasparenza e maggiori libertà politiche".

Il Borsa cede, il campionato si ferma. Intanto, gli effetti della rivolta popolare contro Mubarak si fanno sentire anche alla borsa del Cairo, dove si registra una giornata nera. Il listino principale, l'egx30, chiude in calo del 10,5%. In mattinata gli scambi sono stati temporaneamente sospesi quando l'indice segnava un calo di oltre il 6%. Male anche la valuta locale, la sterlina egiziana, scesa ai minimi da 6 anni contro il dollaro americano. Secondo quanto riporta il quotidiano al-Alam al-Youm, il presidente della piazza egiziana, Khaled Serry Seyam, dice no agli allarmismi e chiede agli investitori di mantenere la calma per non fomentare panico ingiustificato. Si ferma anche il campionato di calcio: rinviato il prossimo turno, decisione non giustificata ufficialmente dalle autorità, anche se dettata dal timore che i tifosi possano cogliere l'occasione per manifestare contro il governo.

Fonte: Repubblica

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