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Berlusconi contro tutti, dalla scuola pubblica, al Quirinale passando per la giustizia e intercettazioni

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2011 14:36
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28/02/2011 14:17

Adozioni, coppie gay e scuola pubblica
da Berlusconi offensiva a tutto campo

In tre diversi interventi il premier si erge a difensore della famiglia e va all'attacco dell'opposizione: "Provinciali e desolanti, sono ancora comunisti". Ottimismo sul governo: "Si rafforza, finiremo la legislatura"

ROMA - Con tre interventi, due di persona e un messaggio scritto, per Silvio Berlusconi quello di oggi è stato un sabato di massimo impegno nella comunicazione. Crisi nordafricana, prospettive della politica italiana e poi una lunghissima tirata contro i rischi del comunismo e dello statalismo pronunciata al congresso dei Cristiani Riformisti sono stati i passaggi chiave della campagna mediatica del premier. Una frenesia che la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro liquida come "bulimia oratoria" di "un attore alla fine della sua carriera che propone sempre lo stesso stanco repertorio".


Attacco alla scuola pubblica. Particolarmente pesanti le parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti a alla platea cristiano-riformista, apparentemente disinteressata a chiedere conto al premier degli scandali a sfondo sessuale. Destinato a scatenare polemiche in particolare il passaggio in cui Berlusconi ha celebrato le scuole private. Citando il suo discorso del '94, forse a caccia di un facile applauso, il premier è andato a braccio e ha detto: "Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori".

Missione anticomunista. Il presidente del Consiglio ha rievocato la sua scelta di entrare in politica legandola al desiderio di salvare l'Italia da una presunta minaccia comunista, descrivendola come una sorta di missione. Ha quindi assicurato che finché il Pdl sarà al governo "non ci sarà mai un'equiparazione tra matrimoni tradizionali e unioni gay, così come non ci saranno adozioni per genitori single". Ribadendo che al momento eventuali elezioni anticipate sarebbero un male per il Paese, con il risultatao di un'impennata nel debito pubblico, non poteva mancare nell'intervento del premier il tema della giustizia. Berlusconi ha anticipato che oltre ad un aumento dei sottosegretari ci sarà presto un Consiglio dei ministri straordinario per affrontare la questione, compresa una legge per vietare le intercettazioni telefoniche "ora che Fini non ci impedisce più di presentarlo". "Per questo - ha ribadito - alla fine la diaspora del Fli farà bene alla maggioranza".

Gheddafi senza controllo. Prima delle vicende interne, intervenendo al congresso del Partito Repubblicano, Berlusconi aveva aggiornato il pubblico sulla situazione libica. "Ho notizie di qualche minuto or sono e pare che in Libia Gheddafi non controlli più la situazione". Davanti alla platea di un partito diviso tra un'anima filo governativa e un'altra schierata all'opposizione, il premier è stato accolto sia da applausi che da fischi.

Opposizione provinciale. "Sta cambiando lo scenario geopolitico e l'Italia ne è coinvolta - ha detto - Nessuno ha potuto prevedere quello che è successo in Libia e quello che è accaduto qualche settimana prima in Tunisia e in Egitto, e nessuno potrà prevedere cosa avverrà". "Speriamo che nei prossimi mesi sulla sponda nord del Meditrerraneo ci possano essere stati più liberi, ma il rischio è di trovarci paesi che ci facciano fare i conti con l'integralismo islamico" ha ammonito il presidente del Consiglio. "Non possiamo restare spettatori, né l'Ue né noi", ha insitito. "Sono desolanti le polemiche provinciali delle opposizioni in Italia sulla Libia e i piccoli tentativi di attaccare il governo su politiche che sono state sempre fatte da molto decenni", ha detto ancora il premier, aggiungendo che "l'opposizione con cui ci troviamo a doverci confrontare non ha mai rinunciato all'idea della spallata e alle trame di palazzo per ottenere i risultati che per altre strade non riescono ad ottenere".

Invito al bunga bunga. Berlusconi prima di congedarsi si è concesso anche una battuta delle sue. "Grazie per questo applauso, vi inviterei tutti al bunga bunga ma resterete delusi", ha detto a un gruppo di delegati che lo salutava calorosamente.

Governo saldo. Prima ancora del suo discorso al congresso repubblicano, Berlusconi era intervenuto sulle questioni di politica interna, attaccando anche in questo caso duramente le opposizioni, con un messaggio inviato in occasione della "Prima giornata di riflessione politica per i giovani del Pdl", che si svolgerà domani a Sorrento. "Il governo è saldo - ha spiegato - e continuerà a lavorare per tutta la legislatura, fino al 2013, per completare il programma di riforme che è stato premiato dagli italiani nelle elezione del 2008". La maggioranza - ha sottolineato il premier - si rafforza giorno dopo giorno mentre le forze di opposizione non hanno leader, programmi, idee. Lo diciamo chiaramente: noi andiamo avanti e vinceremo la sfida della modernizzazione del nostro paese, lo faremo grazie ai nostri valori e all'entusiasmo di tanti giovani che, come Voi, vogliono un'Italia più libera. Sento il Vostro sostegno e il Vostro affetto. Per questo Vi ringrazio, Vi invio il mio più cordiale saluto e Vi auguro di realizzare tutti i sogni e i progetti che avete nella mente e nel cuore".

Le reazioni. "Quando Berlusconi tira fuori la storiella dei comunisti è la prova che si trova in estrema difficoltà e non ha più argomenti da offrire agli italiani. Si rassegni, la sua storia politica è ormai al tramonto e non saranno i soliti e ormai stancati argomenti a cambiarne l'esito". Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, commenta così l'intervento del premier al congresso dei Cristiano Riformatori.

Fonte: Repubblica

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28/02/2011 14:30

Bersani: "il premier schiaffeggia la scuola"
Replica del Cavaliere: "Travisate le mie parole"

Il leader Pd: E' nel cuore degli italiani, non permetteremo a Berlusconi di distruggerla". Anche i finiani all'attacco. Maria Stella Gelmini: "Da Berlusconi nessun attacco, solo la difesa della libertà di scelta educativa delle famiglie". Franceschini: "Subito in piazza, per difendere l'istruzione pluralista". ItaliaFutura: "Chi parla di bunga bunga lasci stare la formazione dei giovani"

ROMA - "La scuola pubblica è nel cuore degli italiani. Da Berlusconi arriva uno schiaffo inaccettabile". Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha replicato alle parole pronunciate ieri da Silvio Berlusconi.


"Con richiami di sapore antico - dice Bersani - Berlusconi se la prende con comunisti e gay, insultando così l'intelligenza e la coscienza civile del Paese. All'elenco, Berlusconi stavolta ha aggiunto gli insegnanti della scuola pubblica. Uno schiaffo inaccettabile a chi lavora con dedizione in condizioni rese sempre più difficili dal governo. La scuola pubblica - prosegue il segretario del Pd - è il luogo in cui l'Italia costruirà il suo futuro. Noi siamo con la scuola pubblica - conclude - e non permetteremo che Berlusconi la distrugga".

Il premier non si è fatto attendere e ha smentito le sue stesse dichiarazioni: "Ancora una volta la sinistra ha travisato le mie parole". "Non ho mai attaccato la scuola pubblica", ha detto il Presidente del consiglio. "L'insegnamento libero ripudia l'indottrinamento" ha specificato il Cavaliere. "Ho solo denunciato l'influenza deleteria dell'ideologia". "Il mio Governo ha avviato una profonda e storica riforma della scuola e dell'Università, proprio per restituire valore alla scuola pubblica e dignità a tutti gli insegnanti che svolgono un ruolo fondamentale nell'educazione dei nostri figli in cambio di stipendi ancora oggi assolutamente inadeguati". "Questo non significa - prosegue il premier - non poter ricordare e denunciare l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità e al tempo stesso espropriano la famiglia dalla funzione naturale di partecipare all'educazione dei figli".

AUDIO Ecco cosa aveva detto il premier

A difendere Berlusconi era scesa in campo proprio il ministro dell'Istruzione, Maria Stella Gelmini: "Dal presidente del Consiglio non c'è stato alcun attacco alla scuola pubblica", ha detto. "Il presidente Berlusconi, intervenendo ieri al Congresso dei Cristiano Riformisti, ha ribadito la posizione contraria del governo alle adozioni da parte dei single e delle coppie gay, ha confermato l'impegno della maggioranza ad approvare quanto prima la legge sul testamento biologico e si è speso in difesa di un principio sacrosanto: la libertà di scelta educativa delle famiglie". "Il pensiero di chi vuol leggere nelle parole del premier un attacco alla scuola pubblica - rimarca il titolare del dicastero di viale Trastevere - è figlio della erronea contrapposizione tra scuola Statale e scuola Paritaria". "Per noi, e secondo quanto afferma la Costituzione italiana - conclude Gelmini - la scuola può essere sia Statale, sia Paritaria. In entrambi i casi è un'istituzione pubblica, cioè al servizio dei cittadini".

E immediatamente, Bersani ha risposto alla Gelmini: "Se fosse un vero ministro, invece che arrampicarsi sui vetri per difendere Berlusconi, dovrebbe prendere atto degli inaccettabili attacchi che il premier ha rivolto agli insegnanti e alla scuola pubblica e dovrebbe dimettersi".

Dal canto suo, la Gelmini ha ribadito, commentando la richiesta di dimissioni: "Bersani si rassegni, la scuola non è proprietà privata della sua parte politica".

Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera propone l'immediata mobilitazione: "Tutti di nuovo in piazza, come le donne il 13 febbraio, senza simboli e bandiere, a difendere la scuola pubblica dagli insulti di Berlusconi".

Contro l'attacco del Cavaliere agli insegnanti si schiera anche Fli. Scrive Italo Bocchino sul sito di Generazione Italia: "Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale immersa culturalmente nell'Italia di Giovanni Gentile screditare così il grande patrimonio educativo, istruttivo e culturale rappresentato dalla nostra scuola? Possono il centrodestra italiano e la destra nazionale mortificare così il popolo di insegnanti sottopagati che ogni giorno forma i nostri figli? Il vero centrodestra, quello di Fini e di Fli, sta dalla parte della scuola pubblica, così come prevede la Costituzione, senza nulla togliere alla scuola privata, che in parte svolge una funzione molto positiva. In Italia esistono tre tipi di scuole private".

"Ci vuole un Paese, presidente Berlusconi, che investe nella scuola pubblica perchè è il cuore della crescita economica". Lo dice Nichi Vendola, rispondendo alle critiche pronunciate ieri dal premier sulla scuola pubblica. "Capisco - ha aggiunto il leader di Sel rivolgendosi al premier - che lei sente inimicizia verso la scuola pubblica perchè è stata la crisi della scuola pubblica nel quindicennio delle sue televisioni a creare un'egemonia culturale che serve a questa classe dirigente ad avere una generazione narcotizzata dal trash e dalla pornografia". Per Vendola, Silvio Berlusconi è "intollerante e bigotto" e se avesse un "figlio gay" per il giovane sarebbe una "sofferenza". "Berlusconi, sei un bigotto: ieri sei andato a un congresso semisagrestanico, hai detto quelle cose per farti perdonare il bunga bunga, sei andato a quel congresso di sepolcri imbiancati per farti perdonare il bunga-bunga. Se avesse un figlio gay che sofferenza regalerebbe a quel figlio questo suo modo di essere intollerante e di vedere la vita senza rispetto per gli altri", ha concluso il leader di Sel.

Alle critiche verso Berlusconi da parte di Bersani, del Fli e di Vendola, risponde Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: "E' singolare come una parte della ex maggioranza - il Fli - e l'opposizione con Bersani si trovino pronti nello strumentalizzare alcune frasi del premier. Da sempre il nostro pensiero è chiaro a riguardo. In una ottica di libertà,i cittadini devono essere messi nelle condizioni di potere scegliere se avvalersi della scuola pubblica o della scuola privata. Per il resto, nella scuola pubblica ci sono molti insegnanti che con abnegazione e competenza portano avanti in modo pluralista la loro professione".

Durissimi i commenti, invece, di ItaliaFutura, l'associazione presieduta da Luca Cordero di Montezemolo: "Non abbiamo mai usato argomenti di carattere morale a proposito di Berlusconi nè intendiamo iniziare a farlo ora. Ma esistono limiti alle esternazioni 'in libertà' che i cittadini possono sopportare. L'attacco di ieri del Presidente del Consiglio, presente il Ministro della Pubblica Istruzione Gelmini, ai valori (sbagliati) che la scuola pubblica trasmetterebbe ai ragazzi è inaccettabile e ridicolo". "Proprio in tema di valori i maestri e gli insegnanti che fanno un lavoro difficile e malpagato hanno veramente poco da imparare da Silvio Berlusconi. Lo spettacolo di un capo di Governo che attacca sul terreno morale gli insegnanti della scuola pubblica è l'ennesima, imbarazzante novità che l'Italia offre al mondo. E il presidente del Consiglio dovrebbe ricordarsi che il lavoro che gli italiani si attendono da lui è quello di far funzionare la scuola, che tra l'altro è il principale motore di una società più giusta e dinamica, e non quello di demolirne la legittimità".

"Ribadire l'importanza del diritto di scelta tra scuola pubblica e scuola privata (che in Italia ha una funzione importantissima e deve essere tutelato anche per le famiglie meno abbienti) non ha nulla a che vedere con gli slogan contro gli insegnanti. Tanto più che con l'invito venuto dallo stesso palco ad unirsi alle sue sedute di bunga bunga, che qualunque cosa siano dubitiamo possano rappresentare un alto momento di formazione delle coscienze giovanili, il 'duro monito' morale del premier è apparso ancor più inappropriato".

Fonte: Repubblica

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28/02/2011 14:36

Processo Mediaset rinviato all'11 aprile
Berlusconi: "ll Colle blocca le nostre leggi"

Il premier non è presente anche se i suoi legali non hanno presentato legittimo impedimento. Il Cavaliere: "Solo processi mediatici. I miei avvocati mi impediscono di essere presente". "Non ho il telefonino perché mi intercettano". Poi attacca toghe e Fini: "Un patto per non fare le riforme della giustizia". Ghedini: "Verosimilmente sarà in aula la prossima volta". Sabato prenderà il via anche il dibattimento su Mediatrade e l'11 marzo si riapre il caso Mills. Poi, il 6 aprile, la prima udienza per Ruby

MILANO - Folla di cronisti, fotografi e operatori televisivi davanti all'aula della Corte d'assise d'appello di Milano dove è ripreso il processo sui fondi neri dei diritti tv Mediaset. Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale, non si fa vedere ma si fa sentire. Rilasciando dichiarazioni per tutta la mattina nel corso delle varie iniziative a cui interviene. Tornando a calcare la mano sulle riforme della giustizia, attaccando toghe e Fini, puntando il dito sulle intercettazioni ("per colpa delle intecettazioni non ho più il telefonino. Questo non è un paese civile") e chiamando in causa anche il Colle: "Se una legge non piace al capo dello Stato e al suo staff, quella legge torna alla Camera e al Senato. Se invece non piace alla Corte costituzionale, la respinge". Dal Colle al Parlamento: "'Lavorano al massimo 50 persone tutti gli altri stanno li', fanno pettegolezzo e poi seguono ciò che dice il capogruppo". Infine lo sfogo: "Ne ho piene le scatole e non vedo l'ora di tornare a fare il cittadino privato. Ma se vado via anche il 51% degli italiani che mi stima penserebbe che ho disertato". Non posso lasciare perché altrimenti avrei il giudizio negativo del 100% degli italiani".


In aula, invece, ci sono i due difensori del premier, Niccolò Ghedini e Piero Longo. Gli stessi che, garantisce Berlusconi "gli hanno impedito" di andare in aula oggi. Il premier, comunque, ostenta tranquillità: "Sono solo processi mediatici, spero che, come gli altri 24 processi, anche questo finisca. Sono l'uomo più processato d'Italia per i processi ho avuto 2952 udienze. Quando mi dicono di farmi processare penso 'perdonali perché non sanno quello che dicono" dice il premier durante un'iniziativa del Pdl.

Questa prima udienza è dedicata solo alla stesura del calendari: il premier è dichiarato contumace perché non è in aula e non ha presentato legittimo impedimento. Alla fine il dibattimento è stato rinviato all'11 aprile. "E' verosimile che quel giorno il premier sarà in aula" dice Ghedini. Entro il 31 marzo, inoltre, le difese dovranno presentare un elenco particolareggiato dei testi con la spiegazione delle domande da porre a chi verrà a deporre. Ed è già tempo di schermaglie processuali: "'E' una situazione di eccezionale gravità, ci impediscono la difesa" afferma Ghedini riferendosi al fatto che il tribunale ha chiesto alla difesa del premier di ridurre le liste dei testimoni. Mentre Berlusconi rivela: "La legge sulla giusta durata del processo ce la chiede l'Europa che ci condanna sempre perchè abbiamo i processi troppo lunghi. Il fatto che ne avrei qualche beneficio anch'io che sono l'unico e insuperabile indagato della storia dell'umanità, di tutti i tempi, fa si che non vogliano questa legge anche se è giusta". Poi arriva l'affondo sul dl intercettazioni che il Cavaliere ha molto a cuore: "C'era un patto con la magistratura e l'Anm, e questo spiega perché non siamo riusciti a fare una legge sulle intercettazioni che è un'esigenza assoluta".

Il processo. "Dobbiamo riprendere le fila di una complicata istruttoria". Con queste parole, il presidente del collegio della prima sezione penale, Edoardo D'Avossa ha dato il via ai lavori d'aula. Con la ripresa del processo Mediaset parte il tour de force giudiziario di Berlusconi, imputato anche per i casi Mediatrade, Mills e Ruby. Al centro del dibattimento di oggi la vicenda sulle presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset a partire dal 1994. Irregolarità che, secondo l'accusa, avevano lo scopo di aggirare il fisco italiano e creare fondi neri: davanti ai giudici della prima sezione penale Berlusconi risponde di frode fiscale. Oltre a lui, tra gli altri 11 imputati, figurano il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, il produttore statunitense Frank Agrama definito "socio occulto" del presidente del Consiglio, Paolo Del Bue di Arner Bank e l'avvocato inglese David Mills.

Le rogatorie. Il pm, Fabio De Pasquale ha chiesto al tribunale di sentire tre testimoni per rogatoria a Monaco. Si apre così sul tema delle rogatorie all'estero la prima udienza dopo la sospensione stabilita, nell'aprile scorso, dalla Corte Costituzionale per decidere sulla costituzionalità della norma sul legittimo impedimento. Le rogatorie rischiano di allungare il processo; l'accusa di frode fiscale si prescriverà per il capo del Governo nel 2012.

Mediatrade. Sabato prossimo, quando davanti al gup Maria Vicidomini comincerà l'udienza preliminare per il caso Mediatrade (video) - è uno stralcio dell'inchiesta Mediaset e riguarda sempre la compravendita dei diritti tv ma avvenuti in epoca più recente e da parte di un'altra società del gruppo - il capo del governo non dovrebbe presentare alcuna istanza di legittimo impedimento. Qui è imputato di appropriazione indebita e frode fiscale, insieme al figlio Piersilvio e Fedele Confalonieri (i due sono accusati solo di frode fiscale) e altre nove persone tra cui ancora Agrama e Del Bue.

Mills. Per l'11 marzo, giorno in cui si torna in aula per la presunta corruzione dell'avvocato Mills - avrebbe ricevuto da Berlusconi 600 mila dollari in cambio di testimonianze reticenti nei processi sulle tangenti alla Gdf e All Iberian - il premier dovrebbe invece far valere l'impegno già fissato a Bruxelles, dove parteciperà al Consiglio d'Europa sull'economia.

Ruby. Il prossimo 6 aprile, si aprirà il procedimento sulla vicenda Ruby e nel quale il capo del Governo è accusato di concussione e prostituzione minorile. Per quel giorno, però, Berlusconi dovrebbe essere in Abruzzo, in occasione del secondo anniversario del terremoto. Quindi è probabile che i legali presentino istanza di legittimo impedimento. Ghedini, annuncia che citerà come testimone della difesa la giovane marocchina "dal momento che ha detto di non avere mai avuto rapporti sessuali con il nostro assistito". Secondo il legale il premier "ha intenzione di difendersi nel processo" e non dal processo. Ironia del premier? "Il 6 aprile? Cosa c'è?".

I legali del premier. "Non mi preoccupa nessuno dei processi perché li vinceremo tutti" dice Longo. Alla domanda su quale dei procedimenti lo preoccupi di più, Longo risponde: "Nessuno... Sono 13 anni che difendiamo Berlusconi. Non sono i processi che mi preoccupano". Sulla possibilità che scatti la prescrizione, il difensore del capo del governo si limita a dire: "Le prescrizioni nel nostro ordinamento sono estremamente irrilevanti".

Fonte: Repubblica

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