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Case sequestrate al sindaco leghista «Comprate con i soldi delle mazzette»

Ultimo Aggiornamento: 01/03/2011 17:23
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01/03/2011 17:23

Lega e PdL coinvolti in un altro scandalo

L'INCHIESTA SULLA CONCIA

Case sequestrate al sindaco di Zimella «Comprate con i soldi delle mazzette»

Sigilli a due appartamenti di Cologna Veneta, «regalo» del padre reo-confesso.

 La leghista Alessia Segantini indagata per riciclaggio. «Io vado avanti»

 

VERONA—L’inchiesta giudiziaria che ha fatto emergere un giro di tangenti che interessava buona parte del settore della concia di Arzignano ha toccato anche il sindaco di Zimella Alessia Segantini. Nell’ambito di un’operazione antiriciclaggio, infatti, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Vicenza, su delega di Marco Zenatelli, sostituto procuratore di Verona, hanno dato esecuzione all’ordinanza di sequestro preventivo di due appartamenti con garage di Cologna Veneta a lei intestati. L’ordinanza era stata emessa dal Gip del tribunale di Verona Paolo Scotto di Luzio. La posa dei sigilli rientra fra le operazioni attuate nell’ambito dell’inchiesta «Reset» condotta dalla procura di Vicenza. Inchiesta che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di ben 107 persone, 14 delle quali oggetto di provvedimenti di restrizione della libertà, per un giro di tangenti pari a 2.400.000 euro. I due immobili, il cui valore complessivo è di 533.000 euro, secondo gli inquirenti sono stati acquistati con denaro frutto di ben 44 episodi di natura delittuosa.

L’elemento che collega il primo cittadino di Zimella, che è a capo di un’amministrazione di marca leghista, all’inchiesta è suo padre, Filiberto, che era dipendente dell’Agenzia delle Entrate di Arzignano e che costituisce uno dei personaggi - cardine dell’inchiesta. Proprio le dichiarazioni rese da Segantini, che in passato è stato consigliere comunale di Zimella eletto sotto la bandiera di Forza Italia, hanno infatti permesso nei mesi scorsi di aprire nuovi filoni d’indagine. Secondo quanto emerge dall’inchiesta, Segantini ha richiesto a una banca compiacente, a fronte del deposito di denaro contante in banconote da 500 euro, l’emissione di alcuni titoli di credito. Titoli poi corrisposti all’impresa costruttrice dei due appartamenti finiti sotto sequestro, che ha fatto intestare alla figlia. La quale non è peraltro stata toccata solo dal sequestro. A lei infatti vengono contestati il reato di riciclaggio e quello di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, non solo per aver richiesto l’emissione di assegni circolari a fronte del deposito di denaro contante di origine illecita, ma anche per essersi intestata i due appartamenti. Uno dei quali è poi stato dato in locazione. Secondo l’accusa, un reato lo avrebbe compiuto anche la moglie di Segantini. Quello di riciclaggio, per aver richiesto l’emissione di titoli di credito a fronte del deposito di denaro contante.

«Sono contenta che ci sia stato questo provvedimento perché finalmente potrò fornire nelle sedi opportune la mia versione dei fatti», è il primo commento di Alessia Segantini. «Il sequestro rientra nella vicenda riguardante mio papà, della quale io sto pagando conseguenze già dallo scorso anno senza che nessuno mi abbia chiesto sinora nulla. Adesso invece c’è un atto formale che mi riguarda e questo mi permetterà di spiegare come stanno le cose. Spero di poterlo fare il prima possibile, magari fosse già domani». Alessia Segantini, infatti, afferma di non aver mai saputo nulla in merito all’origine dei soldi con cui i due appartamenti ora sequestrati sono stati comprati. «Semplicemente mio papà mi ha detto di voler darmi l’opportunità di avere una rendita in un momento in cui ero a casa dal lavoro. Una situazione che posso dimostrare senza problemi, per questo sono serena e pronta a continuare anche nell’attività amministrativa, che peraltro è iniziata dopo che sono divenuta proprietaria degli appartamenti ».

Fonte: Corriere della Sera - Luca Fiorin
01 marzo 2011
© RIPRODUZIONE RISERVATA


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