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Lancio di monetine, tensioni istituzionali tra Governo e Parlamento

Ultimo Aggiornamento: 07/04/2011 00:37
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31/03/2011 10:49

Seduta sospesa.

CONTESTAZIONE DAVANTI A MONTECITORIO, BAGARRE IN AULA

Monetine contro il processo breve
Insulti e lo scontro Fini-La Russa

Il ministro reagisce ai richiami durante l'intervento di Franceschini. La risposta: «Non le permetto di offendere la Presidenza della Camera». E la seduta è sospesa


Proteste contro Berlusconi all'esterno dell'aula di Montecitorio
Proteste contro Berlusconi all'esterno dell'aula di Montecitorio
Roma - Monetine e contestazioni fuori. Tensione e insulti in aula. Il processo breve «debutta» a Montecitorio in una giornata che diventa difficile e si chiude con la seduta sospesa perché il presidente della Camera, Fini si è sentito offeso dalle parole (o dal gesto, o da entrambi) usate nei suoi confrontidal ministro della Difesa Ignazio La Russa. Il «fuori» e il «dentro» sono legati non soltanto dall'argomento in discussione, ma anche proprio dall'episodio finale della sospensione della seduta, poiché proprio le parole di La Russa sui contestatori e la replica di Franceschini sono state la miccia che ha acceso gli animi.

LA CONTESTAZIONE - Un centinaio di manifestanti è arrivato ad un passo del portone della Camera dei deputati. I manifestanti, che avevano in evidenza le insegne del «popolo viola», molto agguerriti al sit in promosso dal Pd contro il processo breve hanno preso di mira, tra gli altri, Ignazio La Russa che proprio in quel momento stava passando per la piazza. «Venduto, ladri, fascisti», hanno gridato al ministro della Difesa. I manifestanti sono poi passati al portone principale di Montecitorio per impedire l'ingresso ai parlamentari. Ha superato il «blocco» la sottosegretario Daniela Santanché, grazie all'aiuto delle forze dell'ordine che hanno formato un cordone di sicurezza per circondare il palazzo e proteggere l'ingresso principale. Ma, non appena i manifestanti si sono accorti del passaggio dell'esponente Pdl, sono scattati i cori. Al grido di «ladri, mafiosi, andatevene», e ancora «vergogna, imputati impuniti». Epiteti poi sono piovuti sulla deputata. La contestazione è proseguita con il lancio di monetine, che hanno colpito pure alcuni giornalisti. A tentare di placare la tensione è arrivata Rosy Bindi. Intanto, i commessi e i responsabili sicurezza della Camera chiamavano le forze dell'ordine rafforzare il presidio davanti a Montecitorio: «La situazione sta precipitando», affermava un commesso.

IL «VAFFA» - La tensione della piazza contagia l'Aula, dove il ministro La Russa interviene duramente contro la contestazione «a due metri dal portone della Camera» e riferisce di aver riconosciuto il capofila della contestazione, accusando l'opposizione di essere «complice dei contestatori e ancora più violenta». A quel punto il capogruppo Dario Franceschini prende la parola contro La Russa e la sua ricostruzione dei fatti, accusandolo di aver voluto provocare i manifestanti. Il ministro della Difesa, dai banchi del governo, gli fa segno di tacere e si mette ad applaudire in maniera ostentata l'intervento del capogruppo Pd. «Bravo, bravo, bravo» gli urla. Il presidente della Camera, Fini, lo richiama una prima volta ad «avere un atteggiamento rispettoso verso l'assemblea». Una prima volta La Russa si volta verso Fini allargando le braccia e continuando la sua «replica» a Franceschini. Al secondo richiamo di Fini, La Russa, di spalle, risponde con un «vaffa» secondo i testimoni più vicini, comunque con un gesto visibile anche ai presenti più lontani. La Russa ha poi smentito il «vaffa...». E può darsi che non sia stato un «vaffa» perché soltanto chi era vicino può aver sentito ciò che ha detto. E' certo però che Fini ha sentito benissimo e l'ha considerato un insulto visto che sospende la seduta con queste parole: «Onorevole ministro non le consento di offendere la Presidenza». E uscendo dall'aula, ma qui tornano a essere determinanti i testimoni diretti, Fini avrebbe sibilato: «Fatelo curare».

TERZO POLO: LA RUSSA SI DIMETTA - Poco dopo arriva la richiesta di dimissioni del ministro La Russa da parte del Terzo Polo: «Un Ministro della Repubblica che, in un momento così delicato della vita del Paese, prima offende l'assemblea di Montecitorio con atteggiamenti arroganti e provocatori, e poi lancia un gravissimo insulto al Presidente della Camera, cioè alla terza carica dello Stato, si rende responsabile di una violenta contrapposizione istituzionale che il suo ruolo non gli consente. A questo punto chiediamo a La Russa di dimettersi».

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online
30 marzo 2011
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31/03/2011 11:01

Passa il voto che inverte l'ordine del giorno dei lavori a Montecitorio. Discussione giovedì

Prescrizione breve, subito in discussione
L'opposizione insorge, scontro in Aula

Tensione tra i banchi, parole grosse tra Fini e La Russa. Casini: «Vergogna». Il Pd insorge: «Sit-in di protesta»

Il momento della bagarre in aula e del battibecco tra Fini e La Russa (Ansa)
Bagarre in aula, insulti di La Russa contro la Presidenza (Ansa)
ROMA - L'Aula della Camera ha dato il via libera alla richiesta della maggioranza di invertire l'ordine del giorno per discutere subito il ddl sul processo breve, che contiene la norma sulla prescrizione breve per gli incensurati. Se approvata in via definitiva la norma avrebbe un effetto quasi immediato sul processo Mills, dove Berlusconi è imputato in primo grado per corruzione in atti giudiziari. La prescrizione del reato dovrebbe intervenire tra gennaio e febbraio del 2012. La norma taglierebbe di circa otto mesi i tempi di prescrizione, per cui il processo potrebbe finire all'inizio dell'estate, sempre che non arrivi prima a sentenza. La discussione è stata in ogni caso rinviata a giovedì, dopo che in aula era scoppiata la bagarre, con tanto di battibecco e scambio di maleparole tra il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Le agenzie di stampa parlano di un «vaffa» lanciato dal Ministro all'indirizzo del numero uno di Montecitorio, ma la circostanza è stata in un secondo tempo smentita da La Russa, che ha poi ridimensionato tutto parlando non di un'accusa verbale ma di un semplice gesto con la mano indirizzato ad alcuni settori dell'Aula e non al suo Presidente.

DISCUSSIONE RINVIATA - Qualcosa, tuttavia, tra i due è successo: la seduta è infatti stata sospesa e alla ripresa sullo scranno più alto non sedeva più Fini, ma il vicepresidente Antonio Leone il quale ha annunciato che il presidente della Camera ha chiesto ai questori di verificare «la genesi di quanto accaduto». Della questione si occuperà l'Ufficio di presidenza, convocato giovedì mattina alle 9. La seduta dell'aula è stata quindi definitivamente sospesa. L'esame del provvedimento sul processo breve riprenderà alle 10. Annuncio che è stato accolto da un applauso e un vero e proprio boato dai banchi dell'opposizione. In serata, poi, La Russa ha telefonato a Fini per scusarsi dopo gli incidenti in Aula.

RIVOLTA DELL'OPPOSIZIONE - I deputati dell'opposizione avevano abbandonato la riunione del Comitato dei Nove della commissione Giustizia per protesta contro la decisione della maggioranza di «strozzare i tempi del dibattito sul testo». «Loro vogliono strozzare al massimo i tempi del dibattito su questo provvedimento - spiega il capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti - perché vogliono votare al massimo entro giovedì il testo. Ma questo è un blitz inaccettabile e noi in Aula daremo battaglia». Il Pd ha anche indetto un sit in di protesta davanti a Montecitorio alle 18 di mercoledì. Al sit in interverranno i dirigenti del partito, guidati dal segretario Pierluigi Bersani.

 

L'ORDINE DEI LAVORI - Gianfranco Fini aveva in precedenza replicato al Pd, che protestava per l'inversione dell'ordine dei lavori. Il presidente della Camera ha spiegato che ci sono deliberazioni della Giunta del regolamento che fin dal 1998 precisano che le richieste di inversione di ordine del giorno, così come le richieste di rinvio in commissione di un ddl, «non incidono» sul provvedimento in discussione ma sulla «procedura» dell'esame.

La decisione di far votare l'aula, ha aggiunto Fini, «spetta al Presidente della Camera che chiama l'Assemblea a pronunciarsi». Le richieste di inversione dell'odg, quindi, «non possono essere contestate» e non sono «connesse ad alcuna conseguenza definitiva sul merito».

CASINI E ALFANO - «Altro che riforma epocale della giustizia - ha commentato il capogruppo dell'Udc, Pier Ferdinando Casini -. Siamo alle solite. Il Governo e il Ministro Alfano, dopo averci illuso e illuso gli italiani che erano pronti a fare una riforma per i cittadini, ecco spuntare il solito provvedimento che serve solo a placare le ossessioni giudiziarie del Presidente del Consiglio». Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha però respinto le polemiche dell'opposizione. «L'inversione dell'ordine del giorno ha destato scandalo, se si fosse proceduto da calendario si sarebbe votata la Comunitaria con la responsabilità civile dei magistrati», ha ricordato il ministro rispondendo ai cronisti in Transatlantico. «L'indignazione era comunque programmata», ha aggiunto.

 

Fonte: Corriere della Sera - Redazione Online
30 marzo 2011
(ultima modifica: 31 marzo 2011) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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31/03/2011 13:18

non sono affatto d' accordo sul lancio delle monetine a lorsignori.


questi se le tengono.
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31/03/2011 19:06

IL CAV FURIBONDO CON IL CAMERATA LA RISSA: "CHIEDI SCUSA A FINI. NON è UN CONSIGLIO MA UN ORDINE!"

- IL "VAFFA" DI ’GNAZIO CONTRO IL PRESIDENTE DELLA CAMERA RISCHIA DI FAR SALTARE L’APPROVAZIONE DEL PROCESSO BREVE

- NON SOLO: Scajola ha già iniziato una raccolta di firme per chiederne le dimissioni - OGGI SUMMIT DI PARTITO A PALAZZO GRAZIOLI...

Adalberto Signore per "il Giornale"

GIANFRANCO FINI Presidente della Camera

Tanto è fuori di sé Silvio Berlusconi che, suo malgrado, Ignazio La Russa segue quello che tutto è fuorché un consiglio: alzare il telefono e chiedere personalmente scusa a Gianfranco Fini per quello che i testimoni diretti raccontano come un «vaffa» al presidente della Camera (con tanto di accomodante gesto accompagnatorio).

Un episodio che fa andare su tutte le furie prima Angelino Alfano, poi mezzo Pdl e infine il Cavaliere. Al punto che oggi è in programma un vertice a Palazzo Grazioli nel quale tra le opzioni sul tavolo non è affatto esclusa quella di chiedere al ministro della Difesa di fare un passo indietro.

Il vaffa di La Russa a Fini

Già, perché nonostante le note tensioni tra gli ex colonnelli di An e Fini sono in molti a pensare che La Russa abbia superato il segno. Prima insultando la terza carica dello Stato mentre presiedeva la seduta e poi andando a polemizzare con i manifestanti davanti Montecitorio.

Tanto che in privato pure Berlusconi non ci gira intorno: «Ha perso la testa...». E quello che a sera chiosa «le prodezze» del ministro della Difesa è un Cavaliere davvero nero. Per la figuraccia, certo, ma anche perché «i colpi di testa di uno» rischiano di «fare andare all'aria il lavoro di mesi.

ANGELINO ALFANO

Alla Camera, infatti, è in discussione il processo breve e Alfano aveva studiato a lungo insieme ai capigruppo Fabrizio Cicchitto e Massimo Corsaro l'iter migliore e la strategia più accorta per evitare incidenti. Tanto ci teneva il ministro della Giustizia che si è perfino valutata l'ipotesi di tenere il Consiglio dei ministri nella sala del governo di Montecitorio anziché a Palazzo Chigi per scongiurare il rischio di andare sotto nelle votazioni. A tappe forzate, dunque. Con in calendario una seduta notturna ieri e il via libera atteso per domani mattina. Invece niente. «Per colpa di La Russa», è la sintesi - davvero di molto edulcorata - di come la pensa non solo Alfano ma anche Berlusconi.

FABRIZIO CICCHITTO

Già, perché la prima conseguenza del «vaffa» è che Fini decide - a ragione - di sospendere la seduta. Niente notturna, dunque.

E la mattinata di oggi (come minimo) se ne andrà a discutere proprio del caso La Russa. A questo punto, insomma, il processo breve rischia di slittare alla prossima settimana. E forse, questo è il timore che rimbalza tra Palazzo Chigi e via Arenula, anche di arenarsi.

CLAUDIO SCAJOLA raccoglie firme per le dimissioni di La Russa

Ecco perché nel PdL c'è chi vuole che La Russa «paghi le conseguenze della sua sconsideratezza». Con Claudio Scajola che ha già iniziato una raccolta di firme per chiederne le dimissioni.

Oggi, intanto, toccherà alla prova tv stabilire cosa davvero il ministro della Difesa abbia detto a Fini.

Alla Camera, infatti, si riuniranno i questori e si diletteranno a suon di moviole. Poi sarà l'ufficio di presidenza di Montecitorio a decidere eventuali sanzioni nei confronti del «deputato» La Russa. Proprio mentre la questione sarà oggetto di discussione nel vertice di Palazzo Grazioli. Dove, almeno stando agli umori di ieri sera, gli ospiti presenti si annunciano piuttosto agguerriti. Ai piani alti di via dell'Umiltà, infatti, c'è chi butta lì l'ipotesi di dividersi dagli ex An. Una provocazione, certo, ma sicuramente il termometro di un clima tutt'altro che sereno.

31 3 2011 Link

[SM=g1741324]

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31/03/2011 22:09


Oggi, intanto, toccherà alla prova tv stabilire cosa davvero il ministro della Difesa abbia detto a Fini.

Alla Camera, infatti, si riuniranno i questori e si diletteranno a suon di moviole. Poi sarà l'ufficio di presidenza di Montecitorio a decidere eventuali sanzioni nei confronti del «deputato» La Russa.



Povero Ignazio, corre il rischio di essere squalificato e perdersi il derby. [SM=x44495]

Ma anche tu, Silvio, come fai a fidarti di un interista?
Uno che vuole stare nel PdL e si schiera apertamente contro la squadra del Presidentissimo mostra chiari segni di squilibrio e pericolosità, dovevi provvedere prima. [SM=x44522]
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01/04/2011 23:28

Processo breve, tutto da rifare
Bagarre in Aula ed esame rinviato

Giornata convulsa alla Camera. Altri scontri, offese e tafferugli.
La discussione aggiornata a martedì, il testo torna in coda all'odg.
Respinto il verbale della seduta di ieri, i ministri non riescono a votare.
Pdl e Lega contro Fini: "Non è imparziale". Sit-in di protesta fuori Montecitorio.
Insulti alla deputata disabile Argentin. Bossi contro La Russa: "Doveva stare zitto".
In serata Napolitano convoca i capigruppo


ROMA - Nuova giornata di bagarre alla Camera, dove l'esame del provvedimento sul processo breve è ripreso oggi con animi non certo sereni. Ieri i disordini in Aula e in piazza, con gli insulti del ministro La Russa a Gianfranco Fini e il lancio di monetine a ministri e parlamentari fuori Montecitorio. Oggi nuovi tafferugli e violenze verbali, con il presidente della Camera Gianfranco Fini colpito in testa da un giornale lanciato da un deputato del Pdl, il ministro Alfano che tira la tessera che i deputati usano per le votazioni verso i banchi dell'opposizione, e la deputata del Pd Ileana Argentin, disabile, offesa e insultata dal centrodestra. A fine giornata, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha convocato tutti i capigruppo al Quirinale: sono saliti al Colle Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. Il capo dello stato, seppure "in maniera cauta e rispettosa" - riferiscono fonti parlamentari - avrebbe richiamato tutti al rispetto delle regole, per un corretto confronto istituzionale.

Alla fine l'esame del testo è rinviato a martedì prossimo, dopo che la richiesta del Pd di far tornare il provvedimento in commissione viene respinta per soli due voti. E' una retromarcia forzata per la maggioranza, che sperava di chiudere in fretta ma ha dovuto cedere, e che si ritroverà la prossima settimana il ddl all'ultimo punto dell'ordine del giorno. Un risultato paradossale, visto che ad accendere gli animi dell'Aula e della piazza, ieri, era stato proprio il blitz di Pdl e Lega per stravolgere l'ordine del giorno dei lavori e mettere in testa la discussione sulla legge che sta a cuore al premier. Il rinvio, applaudito dall'opposizione, è stato votato quasi all'unanimità al termine di una seduta ad altissima tensione, con nuove proteste anche fuori dal palazzo e l'annuncio da parte del popolo viola di nuove iniziative di mobilitazione.

Tutto in salita l'avvio della giornata, partita con la bocciatura del processo verbale relativo alla seduta di ieri, dopo che le opposizioni hanno rilevato la mancanza del riferimento nel testo alle offese pronunciate da La Russa al presidente della Camera, chiedendo di andare al voto. Risultato: pareggio, che si è tradotto nella bocciatura, con la maggioranza andata sotto. Non serve neppure la sospensione del Cdm per permettere ai ministri di precipitarsi alla Camera per votare: il verbale non passa.

Contro Gianfranco Fini si scatenano Pdl e Lega: "Oggi è finita la barzelletta della sua imparzialità", attacca il vicecapogruppo del Pdl Massimo Corsaro. "Si dimetta". E in testa al presidente della Camera arriva perfino un giornale lanciato dai banchi della maggioranza. "Fini mi ha tolto la parola per accelerare le votazioni", denuncia il capogruppo della Lega Nord Marco Reguzzoni. "E ha fatto finta di non vedere i quattro ministri che stavano votando, non consentendo loro di terminare la procedura del voto", continua.

Nuovi gesti di stizza, nuovi tafferugli: anche il Guardasigilli Alfano, che non è riuscito a votare, perde le staffe, facendo volare la sua tessera verso i banchi dell'opposizione. Un gesto che indigna l'Italia dei Valori e spinge Antonio Di Pietro a chiedere, a sua volta, le dimissioni di Alfano, che poi dirà di aver solo lanciato la tessera in aria. Nelle polemiche rimane coinvolta anche Ileana Argentin, attaccata da Osvaldo Napoli (Pdl) che intima al suo assistente di non applaudire in aula. "Voi sapete che non posso applaudire e che per farlo mi servono le mani di qualcun altro", spiega la deputata del Pd, che dice di essere anche stata insultata dai leghisti: "Mi hanno detto handicappata di m...". L'attacco suscita reazioni indignate da tutta l'opposizione e arrivano le scuse della Lega. Alla fine il processo verbale viene riscritto, portando ad uno slittamento dei lavori.

"Spettacolo indecoroso", commentano Dario Franceschini e Pierluigi Bersani dal Pd, mentre dal leader dell'Udc Pierferdinando Casini arriva l'invito ad abbassare i toni. Intanto il collegio dei questori della Camera esprime una "ferma deplorazione" per la "particolare gravità del comportamento tenuto in aula nei confronti della presidenza" da parte di Ignazio La Russa. Le offese del ministro della Difesa non piacciono neppure a Umberto Bossi: "Doveva stare zitto. Così si fa il gioco delle opposizioni. Un episodio così sarebbe meglio non ci fosse stato perché non bisogna perdere tempo ma accelerare", bacchetta il leader della Lega.

Continuano anche le proteste a piazza Montecitorio contro la prescrizione abbrevviata contenuta nella proposta di legge di maggioranza. Anche oggi il popolo viola ha dato vita ad un sit-in, annunciando: non ci fermiamo, la mobilitazione continua. Possibile una notte bianca per la democrazia l'8 aprile e una manifestazione il 16 aprile. Anche dal Pd Rosy Bindi propone manifestazioni in tutta Italia contro Berlusconi: "è molto importante - spiega - che mentre noi facciamo la battaglia parlamentare in aula, non si fermino le manifestazioni in ogni piazza del paese".

Nel Pd prosegue, intanto, il dibattito sull'Aventino evocato ieri, tra gli altri, da Rosy Bindi. Niente tentazioni in questo senso, garantisce Pier Luigi Bersani: "Dobbiamo restare in tutte le postazioni, nelle piazze, nel Parlamento e nel Paese. E non ce ne andiamo". Quanto al dibattito interno al partito democratico sulla posizione da tenere in Aula, "non c'è nessuno scandalo se c'è una discussione sulle tattiche parlamentari, è più che comprensibile", sottolinea il segretario del Pd. "Era giusto restare in aula", conferma Massimo D'Alema. Nessun litigio con Rosy Bindi, spiega: "E' normale che si discuta su come fare opposizione, sulla tattica da mettere in atto per affrontare la maggioranza".

Fonte: Repubblica

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06/04/2011 00:51

Censura per La Russa
dopo il "vaffa" a Fini

La sanzione approvata dall'ufficio di presidenza su proposta dei questori. Il ministro: "Rispetto la decisione, risponderò". Maggioranza compatta, il centrosinistra si spacca al voto e Bocci e Bindi (Pd) escono dall'aula. Per la presidente del Pd è "troppo poco, ci voleva l'interdizione". Idv: "Decisione da codardi".


ROMA - Censura per Ignazio La Russa. E' questa la sanzione approvata dall'ufficio di presidenza della Camera, su proposta dei questori, nei confronti del ministro della Difesa, che lo scorso 30 marzo ha apostrofato con un "vaffa" il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini durantela seduta sul processo breve in Aula.

IL VIDEO

"Tenuto conto delle conclusioni cui è pervenuta la giunta per il regolamento - si legge nel parere approvato - il collegio dei questori, nell'esprimere la più viva deplorazione del comportamento tenuto dall'onorevole La Russa nei confronti della presidenza, ha conclusivamente convenuto di proporre all'ufficio di presidenza di indirizzare al medesimo deputato una lettera di fermo richiamo". La lettera sarà inviata per conoscenza anche al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Dal canto suo, il ministro della Difesa prende atto "con serenità" della sanzione: "E' una decisione che rispetto", ha detto. "Leggerò la lettera e risponderò, naturalmente con il massimo rispetto, ma finalmente mettendo in fila i fatti così come sono avvenuti", dice La Russa. Fatti nei quali, aggiunge, "sicuramente c'è stata una mia responsabilità ma assai diversa da quella che è stata dipinta in questi giorni, da valutare insieme a tutti gli altri fatti che sono successi, non solo fuori ma anche dentro l'Aula e su cui, mi pare, si sia sorvolato troppo in questi giorni". Il ministro ha poi abbozzato una possibile spiegazione: "La rottura dell'unità del mio mondo mi ha procurato nervosismo e ammetto che gli ultimi tempi sono stati quelli in cui sono stato più nervoso in tutta la mia vita politica. Quanto accaduto in questi mesi, e cioè che il mondo politico nel quale sono cresciuto da quando avevo dieci anni sia cambiato, per me è stata una catarsi. Ho dovuto metabolizzare la rottura con Fini. Ho dovuto elaborare la rottura".

Mentre la maggioranza ha sostenuto la proposta dei deputati questori, il centrosinistra al voto si è spaccato: Silvana Mura di Idv ha votato contro, Rocco Buttiglione e Renzo Lusetti dell'Udc e Donato Lamorte di Fli si sono astenuti e Rosy Bindi e Giampaolo Bocci del Pd sono usciti dalla sala per non partecipare alla votazione: una scelta dettata dalla loro non condivisione della proposta dei questori e per venire incontro al presidente Fini che aveva chiesto massima coesione. L'atteggiamento assunto da due esponenti del Pd non sarebbe piaciuto al questore di opposizione, Gabriele Albonetti.

"Riteniamo la proposta dei questori riduttiva - ha spiegato Renzo Lusetti - ma per rispetto alla situazione che c'è stata e che ci sarà questa settimana abbiam deciso di astenerci per rasserenare il clima". Soddisfatto il Pdl: "Era l'unica sanzione possibile con il regolamento attuale", ha spiegato Gregorio Fontana del Pdl che ha chiesto "attenzione a quanto è successo mercoledì in piazza Montecitorio". Nell'esprimere "la più viva deplorazione" del comportamento tenuto dall'onorevole La Russa nei confronti della presidenza della Camera, i questori hanno chiesto all'ufficio di presidenza di inviare al ministro della Difesa "una lettera di fermo richiamo".

Ma l'opposizione protesta: la sanzione è inadeguata per Silvana Mura, deputata dell'Idv: "E' acqua fresca, ed equivale a dire che da oggi chiunque in aula può insultare in maniera volgare la presidenza ed invocare il precedente fatto valere per il ministro della Difesa. Per questo ho votato contro e ho chiesto quindici giorni di sospensione dal voto per il deputato La Russa", ha dichiarato in una nota.

Duro anche il commento di Rosy Bindi: secondo la presidente del Pd La Russa "avrebbe dovuto avere, come membro della Camera, oltre che del governo, l'interdizione almeno dalla partecipazione al voto sul provvedimento. Siamo peraltro in assenza di scuse...". Secondo la Bindi questi comportamenti "fanno scattare processi emulativi come è accaduto il giorno dopo con Alfano che ha tirato contro i banchi dell'opposizione la tesserina per il voto". Insomma, conclude la vicepresidente della Camera, "non c'è una sanzione abbastanza adeguata per sanzionare quanto avvenuto e questa è l'unica ragione per cui andrebbe cambiato il regolamento".

Una decisione da codardi, per Massimo Donadi dell'Idv. "I ministri sono liberi di offendere le istituzioni. La sanzione irrisoria comminata a La Russa è un vero e proprio atto di codardia da parte dell'ufficio di presidenza", dichiara il presidente del gruppo Idv alla Camera. E Antonio Di Pietro rincara: "Non siamo più a fatti censurabili con un buffetto, ma alla richiesta formale di dimissioni di questi ministri e dell'intero governo che non ha più rispetto per il parlamento e i cittadini".

Non si fa attendere la replica del Pld: "Per quanto riguarda gli insulti in aula, sia il Pd che l'Idv non possono dare lezioni visto il tenore di alcuni interventi e di molte provocazioni portati avanti, con indubbio spirito creativo, nel corso di questi anni", commenta Fabrizio Cicchitto.

Fonte: Repubblica

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07/04/2011 00:31

Pd in trincea: "Ostruzionismo ad oltranza"
Fini, pressato dal Pdl: pronto a ridurre i tempi

L'opposizione riesce a ritardare i lavori, ma la maggioranza insorge e spinge il presidente della Camera a correre ai ripari. Cdm convocato domani all'ora di pranzo per approffitare della pausa nei lavori di Montecitorio. Napolitano risponde a un cittadino dell'Aquila che chiede di fermare la norma. Oggi discussione al Csm su testo che parla di "amnistia di fatto"

ROMA - E' un vero e proprio fuoco di sbarramento, un ostruzionismo "preventivo", quello scatenato questa mattina a Montecitorio dalle opposizioni nel tentativo di bloccare il cammino parlamentare del processo breve. Prima ancora che sul contestato provvedimento legato alle esigenze processuali di Silvio Berlusconi, la battaglia si sta svolgendo sul processo verbale della seduta di ieri. Lo scopo è quello di bloccare i lavori della Camera, facendo slittare il previsto esame del testo sul processo breve.

Intanto dall'Aquila una battuta del capo dello Stato in risposta a un cittadino abruzzese fa capire quante perplessità istituzionali circolino sulla vicenda. Lo dimostra anche il Consiglio Superiore della magistratura che a larga maggioranza ha definito la legge una "sostanziale amnistia" per i processi in corso e inciderà soprattutto su quelli riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione e la corruzione.

Battaglia in aula. Dopo che è stato letto il verbale, tutti i deputati delle opposizioni che sono intervenuti nella seduta di ieri, e che sono stati quindi citati nel verbale stesso, hanno chiesto di intervenire per una precisazione su come vada correttamente riportato il proprio intervento. Il tutto appellandosi ad un articolo del regolamento (il numero 32, comma 3) che permette questo. Complessivamente i deputati di opposizione che, in base al regolamento, possono intervenire sono una cinquantina. Considerato che ciascuno ha a disposizione cinque minuti per parlare, gli interventi sul processo verbale possono andare avanti per 250 minuti circa, pari ad oltre quattro ore: il che vuol dire che la mattina sarà sostanzialmente dedicata solo al processo verbale.

La manovra ostruzionistica è stata preparata da ieri: sulle disposizioni a favore dei piccoli comuni erano stranamente intervenuti diversi deputati di opposizione malgrado il testo fosse condiviso con la maggioranza. Serviva a "accumulare" possibili oratori sul processo verbale nella seduta di oggi. Prima di arrivare al processo breve, l'Aula ha in calendario la legge comunitaria e la nuova normativa sulla contabilità dello Stato.

"Sì, stiamo utilizzando ogni mezzo a nostra disposizione, regolamento della Camera alla mano, per impedire che le leggi a favore soltanto di Berlusconi vengano approvate. Il paese deve sapere che il Pd, nelle piazze ieri e in Parlamento oggi, dice no al processo e alla prescrizione breve", dice Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati democratici. "La maggioranza - aggiunge - si rassegni e si rassegnino i ministri. Devono star seduti in aula per garantire una maggioranza numerica che da tempo non è più maggioranza politica. Il Consiglio dei ministri convocato nell'interruzione dei lavori a Montecitorio, dalle 13,30 alle 15 di domani, è una resa".

Con una decisione inedita la riunione del governo in calendario per domani è stata infatti convocata "dalle 13,30 alle 15" proprio per garantire la presenza di tutti i ministri in aula.

In questa fase di ennesimo muro contro muro a proporsi come possibile mediatore è Futuro e libertà. "Stamani siamo davanti ad un ostruzionismo parlamentare che ha a che fare con un dato politico. Finisce tutto se qualcuno dalla maggioranza si alza e ci assicura che una volta approvato il processo verbale si passerà al normale ordine del giorno, e cioè all'esame della legge comunitaria senza rinviarla in commissione e solo alla fine al processo breve", spiega il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova.

Proposta davanti alla quale la Lega per tutta risposta ha rilanciato la sua battaglia contro Gianfranco Fini. Da tempo insofferente per la permanenza del leader di Fli alla guida di Montecitorio, il Carroccio ha colto al volo gestione dei lavori di oggi in aula per riaccendere la polemica. "Stiamo valutando iniziative, non sappiamo ancora quali", dice il capogruppo Marco Reguzzoni, in quanto "quello che sta succedendo oggi è letteralmente inaccettabile, in 50 anni di storia repubblicana non era mai successo che si passasse un'intera mattinata a discutere del processo verbale, e se questo succede dipende esclusivamente da Fini".

Chiusura a qualsiasi soluzione di compromesso anche da parte del Pdl. Per superare l'ostruzionismo dell'opposizione, ha spiegato il vicecapogruppo Massimo Corsaro, la maggioranza intende seguire la strada delle sedute notturne. "Possiamo chiederla direttamente in aula giorno per giorno, e già stasera è probabile che si proseguirà a lavorare fino a mezzanotte", ha sottolineato.

Pressioni che alla fine hanno prodotto il risultato desiderato. Fini ha annunciato infatti che se nel corso dell'approvazione del processo verbale "dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe, la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurrà il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare". Presa di posizione che la maggioranza ha considerato comunque "tardiva" mentre le opposizioni l'hanno definita "inopportuna".

Malgrado lo stop di Fini alla tattica parlamentare escogitata oggi, il Pd annuncia di non voler rinunciare all'ostruzionismo, anche in caso di seduta notturna a oltranza. Parlando ai deputato del grupp, il presidente Dario Franceschini ha ribadito che il Pd utilizzerà "tutti gli strumenti regolamentari per ostacolare" il prosieguo dei lavori, e impedire quindi l'approvazione del processo breve. Franceschini ha avvertito i propri deputati a prepararsi alla seduta notturna, eventualmente anche ad oltranza, se la maggioranza lo chiederà. Ma non ci saranno "patti", ha spiegato, come talvolta accade per evitare le sedute ad oltranza.

Napolitano: "Faccio ciò che posso". "Presidente, non consenta la prescrizione breve e il processo breve. Glielo chiedo in ginocchio. Faccia di tutto". Così un cittadino dell'Aquila si si è rivolto al Capo dello Stato, in visita a due anni dal sisma. "Questo lei non deve dirmelo. Conosco le questioni e le seguo come posso", ha risposto il presidente.

Processo lunghissimo. Oggi intanto, proprio mentre alla Camera ci si dava battaglia sul processo breve, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato l'emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Franco Mugnai, che allunga di fatto "a dismisura", come osserva l'opposizione, i tempi del processo. "Questa misura - spiega Luigi Li Gotti (Idv) - potrebbe avere gravi effetti sul processo Mills visto che la sentenza già passata in giudicato non potrebbe più avere valore di prova definitiva anche nel troncone del procedimento riguardante Silvio Berlusconi".

Fonte: Repubblica

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07/04/2011 00:37

Processo breve: per Csm e' amnistia
Colle: 'Stop? Faccio quello che posso'


ROMA - A larga maggioranza il plenum del Csm (21 voti a favore) ha approvato il documento che definisce la prescrizione breve una ''sostanziale amnistia''. Hanno votato no i laici del Pdl, contestando che il Csm possa pronunciarsi su proposte di legge all'esame del Parlamento e senza richiesta del ministro della Giustizia. Non ha partecipato al voto il laico della Lega Matteo Brigandi' per non avallare una procedura ''illegittima''.

L'impatto della riforma sarà particolarmente pesante dunque per i processi in corso, ma "effetti negativi, a regime", ci saranno anche "per tutti i processi futuri", sottolinea il documento. Già oggi sono 150mila all'anno i processi che si chiudono con la prescrizione, un numero destinato a un "ulteriore aumento", proprio per effetto di questo intervento normativo. Ma non è tutto: l'emendamento Paniz, al processo breve è "in netto contrasto" con i principi sanciti dalla Convenzione dell'Onu contro la corruzione, ratificata dall'Italia, e che invita gli Stati a "adottare le misure necessarie, per ricercare, perseguire e giudicare effettivamente i responsabili di fatti corruttivi". Un fatto tanto più grave visto che "l'Italia è stata già raggiunta da una segnalazione negativa dell'Unione Europea proprio con riferimento alla durata eccessiva dei processi per corruzione", per termini "troppo brevi di prescrizione che determinano frequentemente una ineluttabile estinzione di un così grave reato". Oltretutto la riduzione dei termini di prescrizione "va in direzione opposta" alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. La riforma all'esame della Camera avrà anche un ulteriore effetto negativo, visto che "finisce per costituire un ulteriore traguardo premiale che incentiva ulteriormente atteggiamenti dilatori" da parte degli imputati. Ma c'é di più: "Un raffronto con i sistemi in vigore negli altri paesi sulla prescrizione, dimostra come la nostra disciplina sia quasi unica in Europa e sia destinata a determinare inevitabilmente un gran numero di estinzione dei reati per prescrizione". Peraltro il provvedimento in discussione non prevede "alcun intervento" che possa produrre "ricadute positive" per l'accelerazione dei processi.

OK COMMISSIONE A DDL 'ALLUNGA PROCESSI' - La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl che si chiamava 'sul giudizio abbreviato' che però ora è stato completamente riscritto rispetto alla versione uscita dalla Camera. Il provvedimento che ha come relatore Roberto Centaro (Ppdl) contiene ormai solo l'emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Franco Mugnai: quello che prevede la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimoni e di non considerare più come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato di un altro procedimento. La commissione Giustizia, presieduta da Filippo Berselli, ha dato mandato al relatore a riferire in Aula. Ora la conferenza dei capigruppo dovrà inserirla nel calendario dei lavori dell'Aula.

NAPOLITANO, STOP P.BREVE? FACCIO QUELLO CHE POSSO - "Presidente, non consenta la prescrizione breve e il processo breve. Glielo chiedo in ginocchio. Faccia di tutto". "Questo lei non deve dirmelo. Conosco le questioni e le seguo come posso". Questo lo scambio di battute fra la madre di una delle 32 vittime della strage del treno di Viareggio del 2009 e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'uscita della Basilica di Collemaggio dell'Aquila dove si è svolta la messa in ricordo delle vittime del terremoto di due anni fa.

BERSANI, USATI STRUMENTI REGOLARI CONTRO COLPI MANO - "Credo dovrebbero vergognarsi loro a dire cose del genere. Noi usiamo tutti gli strumenti regolamentari perché sappiamo che loro hanno l'intenzione proditoria di invertire l'ordine del giorno, far saltare una legge importante come la comunitaria per insistere sulla prescrizione breve". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani replica agli attacchi della maggioranza contro l'ostruzionismo del Pd. "Noi siamo assolutamente - afferma Bersani - rispettosi del Parlamento e stiamo usando strettamente gli strumenti regolamentari per impedire colpi di mano".

FINI, RIDURRO' TEMPI IN CASO DI OSTRUZIONISMO - "Ove dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurrà il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini riferendosi all'ostruzionismo praticato oggi in Aula sul processo verbale della seduta precedente da parte dell'opposizione. Alla conferenza dei capigruppo Fini ha puntualizzato che quanto e' avvenuto oggi sara' oggetto di un approfondimento da parte della Giunta per il Regolamento di Montecitorio. Chi era presente alla riunione riferisce che la decisione del presidente Fini e' stata giudicata ''tardiva'' dalla maggioranza ed ''inopportuna'' dai rappresentanti dell'opposizione. Non entrando nelle motivazioni che possono aver indotto ''cosi' tanti deputati'' a parlare sul processo verbale ''esercitando legittimamente una facolta'' prevista dal regolamento, Fini ha rilevato che ''la lettura e l'approvazione del processo verbale costituiscono il primo, necessario ed indefettibile atto della seduta, presupposto imprescindibile per consentire all'Assemblea di avviare la trattazione nel merito dei punti iscritti all'ordine del giorno. In questo senso la presidenza, mentre non puo' che restare neutrale di fronte al libero esercizio delle facolta' procedurali consentite ai deputati nell'esame dei provvedimento, non puo' del pari non sottolineare come molteplici richieste di intervento, cui conseguono effetti dilatori rispetto ad un adempimento istituzionale come l'approvazione del verbale, rischino, se reiterate, di compromettere la funzionalita' della Camera. Da qui la necessita' di un bilanciamento fra le varie esigenze in gioco''. Per questi motivi, ha concluso Fini, ''ove dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurra' il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare''.

Fonte: ANSA

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