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Lega e Pdl ci riprovano col bavaglio ai talk RAI

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2011 00:35
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01/04/2011 00:31

"Par condicio per i talk show"
Pdl e Lega preparano il blitz

La maggioranza prepara una modifica al regolamento della Vigilanza in vista delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio: anche i programmi di approfondimento dovranno rispettare le regole delle Tribune Elettorali. Gentiloni: "Inammissibile"

ROMA - Estendere i principi della disciplina delle tribune politiche a quelli dei talk show. E' quanto prevede un emendamento della maggioranza alla bozza di regolamento in vista delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio, predisposta dal presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli.
L'intento della maggioranza sarebbe quindi garantire un'applicazione stringente della par condicio ai talk show in campagna elettorale, e avrebbe presentato poco meno di una decina di emendamenti, che intervengono in materia con gradualità. Una norma di simile impostazione del regolamento della Vigilanza, che prevedeva proprio l'estensione delle regole delle tribune politiche ai programmi di informazione, fu alla base dello stop ai talk show deciso per le regionali dello scorso anno.


Talk show come tribune politiche. L'emendamento porta la firma di Pdl, Lega Nord e Responsabili e sarà oggetto di confronto in commissione, chiamata nel giro di pochi giorni a predisporre il regolamento definitivo. Secondo le indiscrezioni, l'orizzonte dell'emendamento va oltre le amministrative: la maggioranza vorrebbe 'trasferire' in chiave nazionale l'intera materia. L'idea di base starebbe nel dare uguale spazio ad ogni candidato, di fatto rendendo impossibile la realizzazione del programma. E questo si tradurrebbe nel silenziamento dei talk show, così come accaduto un anno fa. Un'ipotesi che l'opposizione appare determinata a combattere, ricordando che il Tar si è già pronunciato sulla legge 28 sulla par condicio. Ovvero, la legge non permette di considerare le trasmissioni di approfondimento alla stregua di tribune elettorali. Resta da vedere come l'emendamento procederà in sede di Vigilanza.

No di Pd, Idv e Terzo Polo. Paolo Gentiloni, responsabile del forum ICT del Partito Democratico, ha dichiarato a proposito dell'emendamento: "E' inammissibile riproporre la chiusura dei talk show in campagna elettorale dopo la sentenza del Tar che l'anno scorso ha stabilito che i programmi di informazione non possono essere equiparati alle tribune elettorali", aggiungendo che "L'idea che in queste settimane di conflitti che coinvolgono il nostro paese e di processi che riguardano il premier la Rai possa chiudere i propri programmi di approfondimento è politicamente senza senso". Sottolinea Gentiloni. "Non solo: questa ipotesi in contrasto con diverse norme, alcune di rilievo costituzionale. Non tenerne conto sarebbe grave sul piano politico e configurerebbe una evidente violazione di legge".

Di "ennesimo tentativo di spegnere le voci libere dell'informazione", parla il capogruppo dell'Italia dei Valori in Vigilanza, Pancho Pardi. Secondo l'Udc Enzo Carra, "potremmo trovarci in periodo elettorale con un regolamento che determina la sospensione delle trasmissioni di approfondimento e con un atto di indirizzo come quello messo a punto dal Pdl". A questo punto, denuncia l'esponente centrista, "il bavaglio sarebbe totale". E il radicale eletto nelle liste del Pd Marco Beltrandi, autore della norma che l'anno scorso portò alla chiusura dei talk-show, annuncia invece la sua contrarietà all'emendamento: "Se la maggioranza ha presentato questo emendamento è perchè vuole raggiungere lo stesso risultato dello scorso anno: chiudere i talk show. E ho già fatto presente che voterò contro".

L'allarme di Santoro e Floris. A prendere posizione contro le ambizioni del centrodestra è anche Michele Santoro. "Quelli che stanno per essere messi ai voti, su proposta della maggioranza, sono provvedimenti liberticidi che, qualora approvati, porterebbero nuovamente alla soppressione dei principali programmi di approfondimento informativo del servizio pubblico", afferma il conduttore di Anno Zero. Dal giornalista arriva quindi l'invito - "con tutte le mie forze" - al presidente Zavoli e all'opposizione "a fare di tutto per evitare che vengano messi al voto perché violano lo spirito delle legge sulla par condicio, ribadito da sentenze della Corte Costituzionale e del Tar, che impone di distinguere tra comunicazione politica e informazione". Santoro conclude annunciando che "noi reagiremo in tutti i modi" e "chi oggi fa finta di non vedere non può non essere ritenuto complice".

Replica alle tentazioni della maggioranza anche Giovanni Floris. "Di nuovo? Errare - commenta il presentatore di Ballarò - è umano, perseverare è diabolico... Dopo l'esperienza dello scorso anno, quando un regolamento ingestibile portò alla chiusura dei talk show, il Tar ha stabilito che i programmi di informazione non possono essere equiparati alle tribune elettorali. Se la commissione varasse un regolamento del genere bisognerebbe dare per scontato un ricorso da parte della Rai o di chiunque ne abbia il diritto, ricorso che porterebbe immediatamente all'annullamento del regolamento stesso".

Fonte: Repubblica

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01/04/2011 00:35

Inammissibili gli emendamenti sui talk
Masi indica Petruni alla direzione del Tg2

Il presidente della Vigilanza, Sergio Zavoli, blocca le modifiche proposte da Pdl e Lega. Tornata di avvicendamenti e promozioni sul tavolo del cda di viale Mazzini. La giornalista del Tg1 dovrebbe sostituire Mario Orfeo. L'AgCom ordina: "Riequilibrio immediato tra governo e opposizioni per Tg1, Tg4 e Studio Aperto"

ROMA - Stop agli emendamenti di Pdl e Lega che avrebbero equiparato le trasmissioni di approfondimento Rai alle tribune politiche, bloccando di fatto i talk-show Rai durante la campagna elettorale per le prossime amministrative. Il presidente della Commissione di vigilanza, Sergio Zavoli, ha dichiarato "inammissibili" le modifiche in tal senso proposte dai rappresentanti della maggioranza. Si tratta di tre emendamenti e due commi di altri due che prevedono di inserire spazi di comunicazione politica nei programmi di approfondimento.


Zavoli ha sottolineato che una equiparazione tra le regole della comunicazione politica e quelle dei programmi di informazione avrebbe "effetti impropri con una pesante incidenza sull'autonomia editoriale, gestionale e operativa dell'azienda". Il presidente cita la legge 28 del 2000 sulla par condicio e anche la sentenza della Corte Costituzionale del 2002, entrambe sulla separazione tra comunicazione politica e informazione.

Dopo la pronuncia di Zavoli, la seduta è stata sospesa su richiesta del Pdl. "La dichiarazione di inammissibilità ci coglie di sorpresa. Non abbiamo intenzione di fare ostruzionismo, ma l'inammissibilità e riecheggiata già due volte negli ultimi tempi, per il regolamento e per l'atto di indirizzo, e non vorremmo che divenisse uno strumento abusato e che tutto ciò che fa la maggioranza non va mai bene", ha detto il capogruppo del Pdl in commissione di vigilanza Rai, Alessio Butti, chiedendo di interrompere la seduta per riunire la maggioranza.

A mobilitarsi contro l'eventuale stop ai talk show si è detta oggi anche la Cgil. "Se le norme non saranno ritirate o dichiarate inammissibili è giusto fin d'ora programmare, come organizzò la Fnsi la volta precedente, una grande manifestazione di fronte a via Teulada", afferma in una nota il segretario confederale Fulvio Fammoni, il quale ricordando le rilevazioni per febbraio dell'Agcom relative ai tempo di antenna dei soggetti politici istituzionali nei Tg Rai di tutte le edizioni, rimarca come "l'insistenza per imporre emendamenti palesemente illegittimi per bloccare i talk show ha un motivo evidente: il ruolo preponderante del governo nei Tg".

E sulla vicenda degli equilibri è intervenuta l'Agcom: Un vero e proprio "ordine a Tg1, Tg4 e a Studio
Aperto di riequilibrio immediato tra tempo dedicato alla maggioranza e all'opposizione, evitando altresì la sproporzione della presenza del Governo, specie in relazione alla campagna elettorale d'imminente inizio": lo ha deciso oggi a maggioranza il Consiglio dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò, che ha affrontato alcune questioni in materia di pluralismo televisivo. Tra queste anche l'intimazione a Report di assicurare il diritto di replica al ministro dell'Economia Giulio Tremonti, a conclusione dell'istruttoria avviata nei confronti della trasmissione del programma di Milena Gabanelli del 24 ottobre 2010 in base a un esposto dello stesso ministro. Il Consiglio dell'Agcom "ha ribadito che deve essere assicurato il diritto di replica, già sollecitato in relazione a una precedente puntata per la quale era stato assunto dalla Rai un impegno che non è stato soddisfatto".

Intanto domani il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini dovrà affrontare un'importante tornata di nomine, tra le quali spicca in particolare la successione di Mario Orfeo alla direzione del Tg2. La scelta cadrà molto probabilmente su Susanna Petruni. La nomina della giornalista del Tg1 è stata proposta infatti dal direttore generale Mauro Masi al cda. Masi avrebbe anche indicato Gennaro Sangiuliano vicario al Tg1 con una serie di vicedirettori: Fabio Massimo Rocchi, Filippo Gaudenzi, Fabrizio Ferragni, Claudio Fico. Come vicedirettore della testata diretta da Augusto Minzolini arriverebbe da Sky anche Franco Ferraro. Orfeo ha lasciato la direzione del Tg2 la settimana scorsa in seguito alla nomina a direttore del quotidiano romano Il Messaggero.

Anche il presidente della Rai, Paolo Garimberti, avrebbe espresso le sue perplessità sulla vicenda: "Per la successione alla direzione del Tg2 ho auspicato una soluzione ampiamente condivisa come quella che aveva portato alla scelta di Mario Orfeo. Un metodo che ha dato i suoi frutti e che dovrebbe sempre caratterizzare le decisioni del Servizio Pubblico. Non mi pare che la soluzione individuata vada in questa direzione e anzi mi sembra che anche le altre proposte siano destinate a spaccare il Consiglio. Proprio per evitare questo, mi auguro che possa esserci una ulteriore, necessaria riflessione". "Ricordo anche che - l'ho già detto a inizio mandato - sono contrario in linea di principio e non certo per questioni personali ad assunzioni di vicedirettori dall'esterno. Sono convinto che in Rai vi siano molte professionalità in grado di ricoprire, nello specifico, il ruolo di vicedirettore del Tg1", avrebbe concluso il presidente parlando ai suoi collaboratori.

Le indiscrezioni sulle scelte del direttore generale sono state accolte con una dura presa di posizione dall'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai. "Con proposta del direttore generale Masi - denuncia in una nota il segretario Carlo Verna - sarebbe pronto un vergognoso blitz spartitorio in Rai in maniera tale che tutti coloro che fanno parte della maggioranza consigliare escano vincitori". "Tra le proposte che riguarderebbero pure la direzione del Tg2 - prosegue Verna - c'è anche la più volte tentata e contestata assunzione dall'esterno. In questo caso l'ex candidato alla direzione di Rainews, diventerebbe uno dei vice di Minzolini con chiamata diretta. E' l'ora di dire basta" e "lo faremo anche manifestando pubblicamente".

Davanti all'eventualità di un'ascesa della berlusconiana Petruni alla direzione del Tg2 protesta anche il Pd. "Qualora le indiscrezioni fossero confermate, saremmo di fronte a un fatto gravissimo. La nomina di Orfeo fu condivisa da tutti e ha garantito equilibrio alla testata, cosa che purtroppo non si può dire del Tg1", lamenta Matteo Orfini, della segreteria Pd, responsabile Cultura e informazione.

E sulla vicenda è intervenuta anche l'assemblea dei giornalisti del Tg2 : La redazione chiede "la nomina di un direttore di alto profilo e ne auspica con forza la scelta unanime all'interno del Cda, offrendo in questo modo garanzia di pluralismo. La redazione chiede una direzione che conservi e consolidi la credibilità della testata, continuando ad offrire un'informazione libera, completa e pluralista al servizio dei telespettatori".

Fonte: Repubblica

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