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San Raffaele, Don Verzè (mazzette, debiti, pedofilia)

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2012 21:12
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06/04/2011 10:41

Comunione e Fatturazione: gestione scellerata da Cologno Monzese a Olbia al Brasile

La lista con le possibili dismissioni conta al momento una decina di voci

Hotel, aerei, fazendas brasiliane e ospedali
Il piano vendite del San Raffaele

L'obiettivo: incassare subito 120 milioni per far fronte ai 900 di debiti

Don Luigi Verzè (Newpress)
Il Presidente Don Luigi Verzè (Newpress)
MILANO - L'elenco delle vendite è pronto: per salvare dai debiti l'ospedale San Raffaele l'obiettivo è incassare subito almeno 120 milioni di euro. Così l'impero del sacerdote manager don Luigi Verzè, che fa capo alla fondazione Monte Tabor, è destinato a perdere alberghi, aziende agricole, proprietà terriere e, con ogni probabilità, persino 2 ospedali fuori Milano. È la fine di un'epoca: quella che, in 42 anni di sfide, ha visto il prete imprenditore, amico del premier Silvio Berlusconi, creare una galassia con jet, hotel e coltivazioni di mango e meloni in Brasile.

Il piano di dismissioni per fronteggiare il dilagante debito di oltre 900 milioni di euro (di cui 400 nei confronti dei fornitori) procede a passo di carica. Non c'è ancora nulla di ufficiale. Ma, al momento, la lista con le probabili vendite di proprietà conta 10 voci. Scorrerle è come ripercorrere a ritroso l'espansione di un'attività che via via ha affiancato alla sanità i business più disparati. Tra gli affari periferici di don Verzè è finito l'hotel Don Diego, un 4 stelle di fronte all'isola di Tavolara (Olbia). Nella società che gestisce l'albergo sono entrati l'attore Renato Pozzetto, Mario Cal (da sempre braccio destro del fondatore del San Raffaele) e Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Gli ultimi consuntivi sono in rosso, ma l'immobile è valutato in bilancio 14,5 milioni. È destinata a finire in vendita anche un'altra proprietà in condominio con Cusin (33%): quella delle fazendas di Pernambuco. Piantagioni di mango e meloni che hanno un valore stimato in 15 milioni di euro, ma le società sono, ancora una volta, in perdita. Altro (ex) socio, stesso discorso. Don Verzè condivideva con il comico Pozzetto pure una mini compagnia aerea, l'AirViaggi, sempre candidata ad essere dismessa. Non sono ipotizzabili, però, grosse soddisfazioni contabili: all'AirViaggi fa capo sia l'elisoccorso del San Raffaele (in pareggio), sia la società neozelandese Assion Aircraft & Yachting Chartering, che ha il leasing del jet privato dell'ospedale. Nel bilancio, solo nel 2009, figurano perdite per 10 milioni. Risultato: i 2 soci di minoranza, Pozzetto (30%) e Peppino Marascio (10%) sono usciti dal capitale l'anno scorso. E l'autore de La vita l'è bela per il suo 30% s'è dovuto accontentare di 3.000 euro. Gli è andata persino bene perché è stata la Fondazione a farsi carico della perdita milionaria neozelandese. Ore contate, poi, per la Blu Energy che controlla l'impianto di cogenerazione a metano per fornire le utilities energetiche al San Raffaele: secondo gli ultimi dati disponibili è esposta per 113 milioni, di cui 80 con banche e 23 con fornitori.

Il piano di salvataggio prevede l'alienazione delle attività non strettamente collegate all'assistenza sanitaria, alla ricerca scientifica e all'università. Ma il risanamento dei conti renderà necessario, verosimilmente, mettere in vendita anche i miniappartamenti di Cologno Monzese (alle porte di Milano), nati con lo scopo di dare una casa agli infermieri e il nuovo hotel Rafael, a ridosso dell'ospedale, destinato principalmente ai familiari dei malati. E non finisce qui. Il pesante indebitamento va tamponato al più presto. Vanno tranquillizzati soprattutto i creditori, alcuni dei quali tentati da una riscossione coattiva dei soldi tramite decreti ingiuntivi. È il pericolo numero uno. Non è possibile, dunque, scongiurare l'ipotesi dell'alienazione di 2 ospedali, anche se chi è vicino a don Verzè non vuole neppure sentirne parlare. Il primo è a Olbia, una struttura non ancora ultimata da 200 posti letto per un investimento di oltre 150 milioni. L'altro è il Monte Tabor Hospital São Rafael a Salvador de Bahia con 300 letti. Il San Raffaele è proprietario dello stabile, ma non gestisce direttamente l'attività.

Il centro sanitario Quo Vadis, destinato a sorgere tra le colline del Veneto per sviluppare la medicina preventiva e personalizzata, resterà un sogno. Ma i 500 mila metri quadrati di appezzamenti agricoli sui quali doveva sorgere entro il 2012 valgono almeno 20 milioni di euro. Cambieranno proprietario, c'è da scommettere, i terreni per la produzione di vino Monte Tabor a Illasi (paese natale del sacerdote). Ma nella fondazione Monte Tabor, al vertice del gruppo, chi ha gestito in questi anni soldi, meriti e (oggi) debiti? L'organigramma è coperto da un alone di riservatezza. Si sa che don Luigi Verzè (91 anni) è il Presidente del Cda, così come Mario Cal (71 anni) è il vicepresidente. Il banchiere Carlo Salvatori è la new entry del 2009, con le deleghe sul piano di risanamento (previsti l'arrivo di nuovi soci e la trasformazione della fondazione San Raffaele in Spa). Gli altri esponenti del vertice? Ancora una volta compare Roberto Cusin (70 anni) e ci sono Laura Ziller (66), responsabile dell'ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. 

Infine, Ennio Doris (70 anni), il gran capo di Banca Mediolanum, uomo di finanza, oggi costretto a un profilo bassissimo per la piega che ha preso la crisi del San Raffaele. [SM=x44451]

Simona Ravizza, Mario Gerevini per il Corriere della Sera - 06 aprile 2011 © RIPRODUZIONE RISERVATA  



[Modificato da Etrusco 06/04/2011 11:04]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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18/12/2011 13:58

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Il mistero del San Raffaele
avvolto nei troppi «si sapeva..»

Da Berlusconi alla Regione Lombardia: quanti erano a conoscenza della situazione dell'ospedale di Don Verzè?

Da Berlusconi alla Regione Lombardia: quanti erano a conoscenza della situazione dell'ospedale di Don Verzè?

 

Don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele  (Imagoeconomica)Don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele (Imagoeconomica)


«Ma si sapeva». Ogni volta che cerco di commentare con qualcuno le sconcertanti rivelazioni sul caso don Verzé ricevo sempre la stessa risposta: «Ma si sapeva». Dunque, sin dagli anni 80 si sapeva che il San Raffaele era pesantemente indebitato.
Si sapeva che i vertici dell'ospedale ricevevano dai fornitori, in contante, mazzette comprese tra il 3 e il 5% che il prete imponeva come condizione per lavorare.

Si sapeva che Cal, quel Mario Cal morto suicida e secondo gli inquirenti il vero dominus dell'associazione a delinquere, «non faceva nulla di importante che Verzé ignorasse». Si sapeva che c'era un losco traffico con il Brasile (da un'inchiesta di Report si è appreso anche che alcuni dirigenti del San Raffaele vi «andavano a ragazzine»). [SM=x44466]

Si sapeva delle spese faraoniche di don Verzé, dal jet privato alla costosissima cupola su cui è issato l'arcangelo Raffaele, dagli holy hotel di lusso alle numerose ville. Pare si sapesse tutto.

Già, ma chi sapeva? Probabilmente Silvio Berlusconi, grande amico e protettore di Don Verzé. Probabilmente la Regione Lombardia, che ha sempre ritenuto il San Raffaele l'ospedale di punta «dell'eccellente sanità lombarda» e non ha mai avuto problemi nel concedere importanti finanziamenti per la ricerca e per le cure assistenziali. Probabilmente Nichi Vendola che nel 2010 (l'altro ieri) ha sottoscritto un accordo con don Verzé per la nascita in Puglia della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo. Certamente le banche che hanno coperto il buco economico stimato dalla società di consulenza Deloitte intorno ai 1.476 miliardi. Forse anche la Curia qualcosa sapeva, visto che nel 1973 l'allora Cardinale Giovanni Colombo sospese don Verzé a divinis. Forse anche i professori dell'università Vita-Salute San Raffaele. Forse anche la Lega: il San Raffaele non si trova nella fiabesca e incontaminata Padania?

Tutti sapevano, tutti erano a conoscenza dei traffici del prete maneggione. Hanno taciuto. Magari perché la Fondazione Monte Tabor non ha l'obbligo di pubblicazione dei bilanci. Magari perché il San Raffaele è comunque un ottimo ospedale, pieno di ottimi medici. Magari per convenienza. Abbiamo taciuto perché la missione giustifica i mezzi. Crediamo così di avere la coscienza pulita per il solo fatto di non averla usata.

18 dicembre 2011 | 9:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera
02/07/2012 21:12

Emergono ulteriori nefandezze nella gestione del San Raffaele

Ospedale S.Raffaele, maxi-furto in caveau
Sarebbe avvenuto il 13 luglio del 2011, poco prima del suicidio di Mario Cal

02 luglio, 18:41



MILANO - Danilo Donati, uno dei responsabili della security del San Raffaele, è stato arrestato con le accuse di tentata estorsione e incendio, a lui contestate in concorso con il fondatore don Luigi Verzé, morto nei mesi scorsi. Nell'ambito di un filone dell'inchiesta sull'ospedale, condotta dalla Gdf di Milano e coordinata dai pm Pedio, Ruta e Orsi, sono state arrestate altre 2 persone sempre della security del San Raffaele. Al centro delle indagini la vicenda di un campo di calcio che sorgeva a fianco all'ospedale.

Due dei tre responsabili della security del San Raffaele, Antonio Cirillo e Francesco Pinto, arrestati stamattina nell'ambito dell'inchiesta condotta dal nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, sono accusati di un furto da 1 mln di euro che sarebbe avvenuto il 13 luglio del 2011, poco prima del suicidio di Mario Cal. I soldi sarebbero stati sottratti dal caveau dell'ospedale.

DA GIP NO AD ARRESTO EX CAPO UFFICIO TECNICO - Il gip di Milano Vincenzo Tutinelli ha negato l'arresto di Andrea Roma, l'ex capo dell'ufficio tecnico del San Raffaele, accusato di tentata estorsione assieme al responsabile della security interna Danilo Donati, una delle tre persone arrestate oggi. La Procura di Milano, da quanto si è saputo, impugnerà il provvedimento con cui il giudice ha negato l'arresto per inattualità delle esigenze cautelari. Per la vicenda Donati e Roma sono indagati in concorso con don Luigi Verzé, il fondatore del gruppo morto lo scorso dicembre. Il caso in particolare riguarda un incendio che si è verificato nel 2006 del quadro elettrico che illuminava gli impianti sportivi vicini al San Raffaele. Un complesso che sorgeva su un terreno che l'allora presidente dell'istituto di ricovero e cura dell' istituto scientifico voleva acquisire ma che uno dei proprietari dell'area non voleva cedere. Per questo gli inquirenti hanno accertato che venne organizzato anche un altro incendio a scopo estorsivo.

ANSA
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Da quanto riportato risulterebbe che la "Sicurezza interna" era il braccio armato che don Verzè usava per intimidire chi si opponeva ai suoi voleri, e costoro forti del loro ruolo invece di garantire sicurezza e legalità perseguivano impunemente e con la connivenza del fondatore ogni sorta di misfatto, incluso il furto.

Le minacce e gli attentati, inclusi gli incendi dolosi, sono tutti in puro stile mafioso, d'altronde don Verzè meritava il titolo non
in quanto religioso (?), ma in quanto mafioso, "don" con copola e lupara metaforiche, e non con rosario ed ostensorio.

Quanto marciume deve ancora venir fuori da questo "sepolcro imbiancato"?
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