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Uomini, ominicchi e paperini

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2011 17:25
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07/04/2011 23:51

Uomini, ominicchi e quaquaraquà

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"Ma cosa ce ne importa a noi del caso Ruby, a noi importa solo che Silvio governi, facesse come vuole a casa sua". 
Potrei rispondere ironicamente con riferimento a tutte le promesse disattese dal Presidente del Consiglio, ma sarei banale e ridondante.
Potrei anche ridere di noia in segno di disprezzo nei confronti di certe affermazioni.
O potrei parlare delle ipotesi di reato che gravano sul premier per via di certi comportamenti. 
 
Ma non posso nascondere che per un momento, sentendo queste parole, io abbia avuto paura. Sì, paura, intesa come rappresentazione di quell’ansia indecifrabile propria di chi vede un buco nero al posto della speranza. Perché queste parole, almeno per un attimo, mi hanno tolto la speranza. La speranza di un’ideale che possa essere condiviso universalmente per promuovere la convergenza fra politica, cittadino, Italia e Europa. La speranza di vedere la concreta realizzazione di una democrazia tanto decantata e perennemente minata dalla corruzione. La speranza di vedere una nuova generazione che emerga tramite la certezza del futuro in ottemperanza con i propri meriti. La speranza di sognare l’obbiettivo di una nuova libertà come principale movente dei cittadini e di chi ha scelto la nostra patria come casa. La speranza di sradicare il pregiudizio e la malafede a favore del buonsenso, nel rispetto delle opinioni divergenti.
 
Crolla la speranza di fronte alla manifestazione di totale mancanza di sensibilità sociale. E’ quella mancanza che riesce a eludere ogni senso dello scandalo, ogni limite di pudore e ogni forma di buon senso ed etica. Quella che marca il confine tra un ominicchio e un uomo.
 
Uomo. E’ un parola breve formata solo da due sillabe. Ma racchiude in se un valore intrinseco che riassume un percorso storico e etico di idee e ragione, errore e redenzione che si riflette nell'immagine di chi legge.
Uomo. Una parola che solitamente porta l’ascoltatore a immaginare  il padre o il nonno nell’attesa di quegli insegnamenti che hanno riempito le pagine della propria vita. Una parola che evoca rispetto e a volte quasi timore perché è tutto ciò che il bambino adorante vuole diventare mentre guarda il mondo. E’ la figura che domina il “Se” di Kipling, tra gioia e dolore attraverso una forza innata e coinvolgente.
Uomo. E’ quello che ci si aspetta che sia un Presidente del consiglio chiamato a rappresentare un popolo.
 
Fa molto male vedere l’annichilimento totale della concezione del valore, e la mancanza di quella ricerca costante di miglioramento in ogni ambito che rende il ragazzo adulto (chiaramente lo stesso discorso vale per la donna). Si è dispersa insieme al senso del dovere la concezione più alta del ruolo sociale di ogni persona e specialmente di chi ci rappresenta in politica come nelle istituzioni.
 
Sì, ho perso la speranza.
Ma è stato solo un attimo fino a quando all’ospedale in cui studio ho visto un giovane volontario portare in braccio un signore che desiderava alzarsi dalla sedia a rotelle.
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
OFFLINE
08/04/2011 17:24

Re:
Etrusco, 07/04/2011 23.51:

Uomini, ominicchi e quaquaraquà

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"Ma cosa ce ne importa a noi del caso Ruby, a noi importa solo che Silvio governi, facesse come vuole a casa sua". 
Potrei rispondere ironicamente con riferimento a tutte le promesse disattese dal Presidente del Consiglio, ma sarei banale e ridondante.
Potrei anche ridere di noia in segno di disprezzo nei confronti di certe affermazioni.
O potrei parlare delle ipotesi di reato che gravano sul premier per via di certi comportamenti. 
 
Ma non posso nascondere che per un momento, sentendo queste parole, io abbia avuto paura. Sì, paura, intesa come rappresentazione di quell’ansia indecifrabile propria di chi vede un buco nero al posto della speranza. Perché queste parole, almeno per un attimo, mi hanno tolto la speranza. La speranza di un’ideale che possa essere condiviso universalmente per promuovere la convergenza fra politica, cittadino, Italia e Europa. La speranza di vedere la concreta realizzazione di una democrazia tanto decantata e perennemente minata dalla corruzione. La speranza di vedere una nuova generazione che emerga tramite la certezza del futuro in ottemperanza con i propri meriti. La speranza di sognare l’obbiettivo di una nuova libertà come principale movente dei cittadini e di chi ha scelto la nostra patria come casa. La speranza di sradicare il pregiudizio e la malafede a favore del buonsenso, nel rispetto delle opinioni divergenti.
 
Crolla la speranza di fronte alla manifestazione di totale mancanza di sensibilità sociale. E’ quella mancanza che riesce a eludere ogni senso dello scandalo, ogni limite di pudore e ogni forma di buon senso ed etica. Quella che marca il confine tra un ominicchio e un uomo.
 
Uomo. E’ un parola breve formata solo da due sillabe. Ma racchiude in se un valore intrinseco che riassume un percorso storico e etico di idee e ragione, errore e redenzione che si riflette nell'immagine di chi legge.
Uomo. Una parola che solitamente porta l’ascoltatore a immaginare  il padre o il nonno nell’attesa di quegli insegnamenti che hanno riempito le pagine della propria vita. Una parola che evoca rispetto e a volte quasi timore perché è tutto ciò che il bambino adorante vuole diventare mentre guarda il mondo. E’ la figura che domina il “Se” di Kipling, tra gioia e dolore attraverso una forza innata e coinvolgente.
Uomo. E’ quello che ci si aspetta che sia un Presidente del consiglio chiamato a rappresentare un popolo.
 
Fa molto male vedere l’annichilimento totale della concezione del valore, e la mancanza di quella ricerca costante di miglioramento in ogni ambito che rende il ragazzo adulto (chiaramente lo stesso discorso vale per la donna). Si è dispersa insieme al senso del dovere la concezione più alta del ruolo sociale di ogni persona e specialmente di chi ci rappresenta in politica come nelle istituzioni.
 
Sì, ho perso la speranza.
Ma è stato solo un attimo fino a quando all’ospedale in cui studio ho visto un giovane volontario portare in braccio un signore che desiderava alzarsi dalla sedia a rotelle.
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Scommetto che ogni riferimento nel titolo agli amministratori della sezione è puramente casuale [SM=x44455]
[Modificato da uepino 08/04/2011 17:25]
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