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"Föra da i ball" ... alla ticinese: discriminati i padani (se lo viene a sapere Bossi ...)

Ultimo Aggiornamento: 12/04/2011 00:40
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08/04/2011 00:57

La Lega Ticinese alla prova del voto
con uno slogan chiaro: "Via gli italiani"

Domenica il Canton Ticino va alle urne.
Il partito di Giuliano Bignasca, il "Bossi di Lugano", si presenta
chiedendo di ricacciare indietro i frontalieri "padani"



Nord che vai, Lega che trovi. E la Lega dei Ticinesi, omologo svizzero del Carroccio, non ammette sconti per i padani, "cugini" ma anche un po' "terroni". Domenica, il Canton Ticino andrà alle urne per rinnovare il parlamento e l'esecutivo locali, e il partito di Giuliano Bignasca, il pittoresco "Bossi di Lugano", si presenta agli elettori con slogan che sembrano rubati al Senatur: "Via gli italiani dalla Svizzera", per esempio. Da settimane, nel mirino di Bignasca, e del suo rappresentante nel parlamento di Berna, Norman Gobbi, ci sono i 45 mila frontalieri, quegli italiani di Sondrio, Como, Varese e Verbania con un impiego nel Ticino, accusati di rubare il lavoro agli autoctoni e di costare decine di milioni l'anno in rimborsi di tasse diretti a Roma. Così, mentre Bossi chiede di mandare "föra da i ball" i tunisini, non lontano da Gemonio c'è chi vorrebbe ricacciare indietro proprio i "padani".

I malumori dei ticinesi risalgono a oltre trent'anni fa. Era il 1974, quando un accordo bilaterale tra il governo svizzero e quello italiano regolava per la prima volta i cosiddetti "ristorni", la percentuale di tasse, versate in Svizzera dai lavoratori italiani, che i tre cantoni di confine (Ticino, Grigioni e Vallone) da allora restituiscono a Roma perché questa giri la somma a Comuni, Province e Comunità montane di frontiera. Tocca poi agli enti locali destinare questo tesoretto ai servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti. Ora, contro la quota - il 38,8
per cento - dei ristorni fissata in quell'accordo lontano, si sono scagliati sia il leghista ticinese Gobbi, sia - a sorpresa - i moderati del Partito popolare democratico. Segno che le istanze leghiste hanno fatto breccia anche al centro.

A marzo, il Ppd ha fatto approvare all'unanimità dal Gran Consiglio uscente un impegno affinché il parlamento cantonale chieda a Berna di abbassare i ristorni al 12,5 per cento, equiparandoli a quelli destinati all'Austria, e di introdurre il principio di reciprocità: anche l'Italia, cioè, dovrebbe rimborsare parte delle tasse incassate dai frontalieri svizzeri (una pattuglia ben più esigua degli italiani). La stessa proposta è stata presentata da Gobbi al parlamento centrale, ma, per ora, è stata bocciata dai vertici del Dipartimento delle finanze federali. Il dibattito, però, è ormai aperto, e difficilmente sarà archiviato in breve. Il che allarma gli amministratori italiani di frontiera. Dice Mario Della Peruta, da trentadue anni sindaco di Cremenaga, 810 anime in provincia di Varese: "Qui otto abitanti su dieci lavorano in Svizzera. Dopo la soppressione dell'Ici sulla prima casa, il nostro bilancio si regge quasi esclusivamente sui ristorni: non possiamo permetterci di perdere quelle somme".

Neanche Marco Zacchera, primo cittadino di Verbania e deputato Pdl, sottovaluta la questione. Anzi, il parlamentare ha chiesto pochi giorni fa ai ministri Tremonti e Frattini di "avviare immediatamente contatti con i vertici della Confederazione elvetica per evitare che ciascun cantone si attivi in ordine sparso penalizzando ulteriormente i lavoratori italiani".

Intanto, gli slogan e i manifesti anti-frontalieri, in Ticino, restano al livello di guardia. La Lega è passata nel 2007 dal 16 al 25 per cento, diventando il secondo partito locale dietro al Partito liberale radicale. E il leghista Marco Borradori è stato il candidato più votato di tutto il Cantone. Ad alimentare l'astio contro gli italiani pensano, però, anche gli estremisti dell'Udc (niente a che vedere con i centristi italiani). Di recente, il loro leader Pierre Rusconi, ideatore della campagna pubblicitaria che a ottobre raffigurava gli italiani come ratti (le foto), ha commentato uno studio dell'Istituto ricerche economiche (Ire) dell'Università svizzera, che dimostrerebbe come gli italiani non rubino il lavoro ai ticinesi, con queste parole: "Mi piacerebbe sapere quanti frontalieri lavorano all'Ire. Magari sono gli stessi che hanno fatto la statistica". Rusconi ha poi aggiunto che la piazza finanziaria ticinese starebbe diventando troppo "brianzola".

Insomma, hai voglia a fare il leghista duro e puro: ci sarà sempre qualcuno più a nord di te...

Fonte: Repubblica

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10/04/2011 20:04

... e visti i risultati, mo so cazzi dei padani!!! [SM=x44456] [SM=x44457]


in linea di principio mi dispaice... nel dettaglio, altro che contrappasso dantesco! [SM=x44465]
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11/04/2011 21:43

Mi hanno lasciato perplesso le dichiarazioni entusiaste del segretario della Lega di Varese:o non ha letto le dichiarazioni di Bignasca o non sa dov'è il Canton Ticino... [SM=x44473]
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12/04/2011 00:33

Re:
((Gianni)), 11/04/2011 21.43:

Mi hanno lasciato perplesso le dichiarazioni entusiaste del segretario della Lega di Varese:o non ha letto le dichiarazioni di Bignasca o non sa dov'è il Canton Ticino... [SM=x44473]




Hanno studiato tutti col Trota ...

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12/04/2011 00:40

La Lega dei ticinesi è il primo partito
paga la guerra ai "frontalieri italiani"

La forza politica guidata da Giuliano Bignasca ha ottenuto il 29,8% alle elezioni cantonali, un aumento di otto punti. Tra i suoi cavalli di battaglia la revisione dell'accordo con Roma sulle tasse riscosse dai lavoratori del nostro Paese

l vento leghista conquista il Ticino. Da ieri, la Lega dei Ticinesi è il primo partito del Cantone, con il 29,8 per cento dei consensi e due seggi nel nuovo esecutivo locale. Uno "tsunami elettorale", come titola, da Zurigo, il quotidiano Neue Zürcher Zeitung. Per il movimento di Giuliano Bignasca, il "Bossi di Lugano", è davvero una vittoria storica, maturata dopo una campagna elettorale dai toni durissimi, condotta sulla pelle dei circa 45 mila "frontalieri", gli italiani con un impiego Oltralpe, accusati di rubare il lavoro agli svizzeri e raffigurati nei mesi passati come "ratti" in una serie di manifesti (foto) ideati dall'altro partito svizzero "antistranieri", l'Udc. Una campagna elettorale, quella conclusasi con il voto di ieri, nella quale non sono mancati altri proclami più o meno velatamente anti-italiani, compresa la richiesta dello stesso Bignasca di erigere un muro di cemento armato alla frontiera di Chiasso, per impedire l'arrivo dei tunisini. Segno, implicito, di una certa sfiducia verso il Viminale del "cugino" Bobo Maroni.

Il balzo elettorale di Bignasca e dei suoi è stato altissimo: un più 8 per cento che questo "Carroccio", nato nel 1991 sull'esempio padano, ha conquistato a spese di partiti storici come il Plr (i liberalradicali), che cala di tre punti, dei socialisti (meno cinque per cento), dei moderati del Ppd (meno 1,9 per cento). Con la Lega, crescono però anche i Verdi, che toccano il 6 per cento.

E ora, dice Bignasca, classe 1945, noto per le sue sortite al di sopra delle righe (per esempio contro "i troppi neri nella nazionale") "cambia tutto, perché governiamo noi". E qualcosa potrebbe cambiare anche nei rapporti del Cantone con l'Italia. Da mesi, i leghisti ticinesi - e non solo loro, in realtà - chiedono a Berna di rivedere l'accordo bilaterale con l'Italia sui "ristorni", la quota di tasse riscosse dai lavoratori italiani che la Svizzera restituisce ogni anno a Roma. Una quota (intorno al 38 per cento) più alta, per esempio, di quella resa all'Austria (il 12,5). Un'istanza che aveva fatto breccia anche nei partiti più moderati.

La Lega, adesso, proverà anche ad arginare il fenomeno dei frontalieri, oppure, si domanda la Tribune de Genève, alla vittoria seguirà l'"imborghesimento" del partito? Per il Corriere del Ticino, quello di ieri è un risultato "che viene da lontano, da un cambiamento profondo del tessuto che compone la base elettorale: sempre più svincolata dalle logiche che governano e con cui governano i partiti tradizionali; e sempre più incline a premiare chi mostra, anche se in modi a volte discutibili, di essere attento a cogliere e raccogliere le sue inquietudini". Ora si attende una reazione della Lega italiana. Che, finora, non sembra preoccupata di scoprirsi "il Sud" della Svizzera.

Fonte: Repubblica

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