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Ocse bacchetta sistema Italia su fisco, scuola e soprattutto TV

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2011 01:14
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08/04/2011 01:14

L'Ocse contro il sistema tv italiano
"Poca concorrenza, regna un duopolio"

Pubblicato il rapporto 'Going for Growth'.
Secondo l'organizzazione internazionale il nostro Paese ha bisogno di meno burocrazia,
di meno fiscalità su lavoro e di una riqualificazione del sistema scolastico


ROMA - Nel settore televisivo italiano non c'è ancora sufficiente concorrenza. E' la denuncia contenuta nel Rapporto 'Going for Growth' dell'Ocse divulgato oggi. "Il settore televisivo - si legge nel dossier - resta dominato da società statali e da una società privata". L'Ocse inserisce quindi tra le proprie "raccomandazioni" quella di "chiedere all'Autorità per la Concorrenza di valutare il grado di competitività nei media tv". L'Organizzazione di Parigi ritiene inoltre ancora "alta" in Italia la presenza dello Stato in alcuni settori con una conseguente riduzione della concorrenza. "Gli interessi dei consumatori - rileva - non sono sempre la priorità nelle politiche sulla concorrenza".

"Attuare il decreto Bersani". I limiti del sistema televisivo italiano sono strettamente legati secondo l'Ocse alla questione delle liberalizzazioni. L'organizzazione, nel registrare i ritardi che perdurano in Italia, raccomanda "la piena attuazione e l'estensione del decreto Bersani del 2006 in modo da rimuovere regolazioni non concorrenziali e strutturare la regolazione dell'interesse pubblico per minimizzare gli effetti anticoncorrenziali e limitare le barriere all'entrata". Il nodo, sottolinea il Rapporto, sta in particolare nel fatto che "un alto livello di proprietà pubblica in alcuni settori riduce la concorrenza" e "gli interessi dei consumatori non sono sempre una priorità nella politica di concorrenza". Nell'elenco delle raccomandazioni all'Italia per migliorare la competitività l'Ocse indica poi la riduzione delle barriere amministrative di regolazione alla concorrenza.

Il sistema scolastico. Altre raccomandazioni riguardano il sistema dell'educazione per il quale va assicurato che i sistemi di reclutamento coinvolgano insegnanti e ricercatori qualificati, va aumentata l'autonomia dell'università nella detenzione delle rette "sostenendo gli studenti attraverso prestiti straordinari per sostenere il reddito". Inoltre va migliorata l'efficienza della tassazione: tra le raccomandazioni la riduzione del tasso marginale sul lavoro e il capitale e lo spostamento del peso della fiscalità verso la proprietà e i consumi.

Il fisco. Per quanto riguarda il fisco, secondo l'Ocse questo pesa ancora troppo sul costo del lavoro e sulle società. In particolare il bonus produttività introdotto nel 2009 "sembra aver fatto poco per ridurre il complessivo cuneo fiscale sul lavoro". Lo scudo fiscale degli anni scorsi ha poi garantito "entrate una tantum" ma allo stesso tempo "ha dato motivazioni ambigue nella propensione alla fedeltà fiscale". Tra le "raccomandazioni" dell'Ocse all'Italia sul fronte fiscale "la riduzione del peso sul lavoro e il capitale" e "lo spostamento del peso fiscale sulla proprietà e sui consumi". L'Organizzazione invita anche alla "semplificazione" del sistema e all'eliminazione delle molte agevolazioni (le cosiddette 'spese' fiscali) per aiutare la "tax compliance", ovvero l'adesione ai propri doveri di contribuente.

Il mercato del lavoro. 'Going for Growth' affronta poi la riduzione del "dualismo" del mercato del lavoro. Secondo il Rapporto esiste in Italia una forte segmentazione del mercato del lavoro tra il settore pubblico e il settore privato. In particolare viene rilevata la differenza sostanziale fra le condizioni dei lavoratori del settore privato con contratti a tempo permanente e i lavoratori con contratti a tempo. Inoltre è rilevante la dimensione del settore informale del lavoro. Tra le raccomandazioni "la diminuzione della protezione del lavoro prevista dai contratti standard per aumentare l'incentivo alle assunzioni permanenti piuttosto che al ricorso al lavoro temporaneo". Inoltre l'Italia dovrebbe permettere alcune "variazioni regionali" dei salari del settore pubblico in linea con le variazioni del costo della vita.

Ripresa irregolare. L'analisi dell'Ocse è calata in una descrizione delle performance economiche su scala globale. La ripresa dell'economia mondiale, sottolinea l'organizzazione, è "in corso ma resta irregolare. Le economie di mercato emergenti stanno crescendo fortemente mentre lo sviluppo nelle economie dell'Ocse è ancora insufficiente a ridurre significativamente la disoccupazione dal picco post-crisi, con tutti i relativi costi umani e sociali". La "principale sfida" per i governi dei Paesi Ocse è quindi ora "passare da una ripresa assistita a una crescita capace di sostenersi da sola".

L'Italia perde colpi. Quanto alla situazione specifica dell'Italia il dossier ricorda che il prodotto interno lordo pro-capite e la produttività "hanno continuato a registrare un calo rispetto alla metà superiore dei paesi Ocse" e nel quinquennio 2004-2009 c'è stata una diminuzione media annua del Pil pro-capite di 0,2 punti; in dieci anni invece, dal 1999 al 2009, la crescita media annua è stata di mezzo punto.

Fonte: Repubblica

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