L'intervista
Galan: il Pdl ha tradito Forza Italia, si cambi
«Coordinatore unico. E non può essere anche ministro...
Scajola? Speravo avesse purezza cristallina»
Lavoro per il ritorno del premier alla guida del Pdl
Il centro delle decisioni economiche deve tornare a Palazzo Chigi
ROMA - Alla cena dei ministri ex forzisti non c'era, ma solo per impegni imposti dalla sua recente nomina ai Beni culturali: «Mi invitano così raramente che se avessi potuto davvero non sarei mancato...» scherza Giancarlo Galan, tra i fondatori e animatori costanti di quella Forza Italia che, rivendica, «ha cambiato la politica». E che,
si rammarica, oggi nel calderone del Pdl non ritrova più: «Con gli amici che si sono riuniti l'altra sera condivido molto. Certamente il tema dell'identità, che ci sta particolarmente a cuore».
La cena dei ministri ha fatto scalpore nel partito, provocando anche malumori e sospetti: è nato un nuovo correntone colorato d'azzurro?
«La cosa bella di Forza Italia è stata proprio che
non esistevano le correnti, quindi figurarsi se io voglio contribuire a ricrearne. Se mi accorgessi che si stanno formando
gruppi di potere come nella vecchia politica, lascerei tutto e me ne tornerei a casa».
Ma allora
perché riunirsi in segreto, tutti rappresentanti della stessa area, in un momento di grande fibrillazione nel Pdl?
«Perché c'è bisogno di ritrovare quello spirito originario di cui siamo orgogliosi. Va reso pubblico e forte quell'idem sentire che ci ha portato a costruire qualcosa di unico e di rivoluzionario nella politica italiana e che oggi non vediamo più».
Il ministro galan alla fiera delle armi a Brescia
Lo spirito di Forza Italia si è annacquato nel PdL?
«Più che annacquato! Si ha la sensazione che si siano
traditi quei principi che erano alla base della nascita di Forza Italia. E, è quello che pensiamo,
l'azione di governo stessa non rispecchia in alcuni settori quelle ispirazioni e quelle idee».
A quali settori si riferisce?
«Ciascuno ha la propria sensibilità. Io
nell'azione governativa in campo economico non trovo affatto i motivi che ci hanno ispirato nei primi anni della nostra avventura politica».
E di chi è la responsabilità?
«Lo si vede chiaramente: di chi fa la politica economica del governo. Non mi piace e va corretto questo
accentramento eccessivo di poteri. Trovo negativo che il centro delle decisioni in campo economico, e non solo, non sia più a Palazzo Chigi ma a via XX Settembre».
Ovvero al ministero dell'Economia.
«Nella stessa via c'è anche il ministero dell'Agricoltura, ma non mi riferivo a quello...».
Non sta a Berlusconi riprendersi la centralità perduta?
«Noi, io e gli altri amici, lavoriamo proprio per questo: perché Berlusconi ritorni a guidare il partito nel modo più visibile possibile, e riprenda in mano l'azione di governo».
Ma lei ha la sensazione che sia
in atto un «complottone» per scalzare Berlusconi?
Lui si sente «azzannato da tutte le parti».
«Guardi, tutti diranno "ma per carità, mai e poi mai"... Ma se qualcuno - che certo non lo annuncia prima - avesse mai intenzione di farlo, sappia che non potrà riuscirci. Perché Berlusconi è troppo forte, ha ancora armi di riserva e l'affetto di molti dei suoi, dunque una manovra di questo genere non può andare in porto».
Nel PdL però il clima è molto pesante: scontri con gli ex An, diffidenze e sospetti tra scajoliani e no...
«Se certe cose succedono è evidente che qualcosa non funziona. Io propongo di tornare allo spirito originario di Forza Italia: nella fusione abbiamo perso un certo linguaggio, una certa spinta propulsiva, certe
regole».
Per esempio quali?
«Beh, per dire, da noi non c'era l'abitudine di
accumulare gli incarichi: non si può essere superman e dividersi tra una carica importante nel partito e una da ministro di peso».
E anche La Russa è sistemato. Ma vorreste rompere con gli ex An, tornando a una federazione?
«Non sono stato tra gli entusiasti del
predellino, penso che andando ciascuno per conto proprio avremmo preso anche più voti. Ma adesso è tardi per tornare indietro, non avrebbe senso. Basta con
le quote, che non hanno più senso, ma nessuna esclusione, in un grande partito
possono convivere tante aree diverse. Noi però non possiamo perdere la nostra identità».
Un coordinatore unico è necessario?
«Assolutamente sì. L'identikit? Dovrebbe somigliare il più possibile a Berlusconi. E non si può aspettare il congresso per farlo, sarebbe troppo tardi: quando abbiamo voluto prendere una decisione l'abbiamo presa sempre».
Di
Claudio Scajola, che pure ha chiesto un ritorno alle origini di Forza Italia, cosa pensa?
«Che è stato un grande coordinatore unico. Ma nel suo discorso, nei tempi, nelle modalità di intervento
non si è vista quella purezza cristallina che si sperava di avere da lui. Questa sua fondazione, il rivendicare di avere 20-30-50-80 deputati e senatori... Uno prima si fa una lista, prende consensi, poi dice "queste persone rispondono a me": non si auto-attribuisce gli eletti con i voti di Berlusconi...».
A proposito di
lista, Miccichè è in procinto di lanciare la sua: un errore?
«Con Miccichè non sono sereno, perché a lui mi lega un affetto di antica data. Io poi faccio fatica a capire le cose siciliane, ma so benissimo che lui è sempre in buona fede e ha dentro quello spirito originario di noi della prima ora.
Non so se fa bene a fare un soggetto nuovo. Ma certo è un brutto indizio che sia costretto a fondare un partito per restare quello che è».
Fonte: Corriere della Sera : Paola Di Caro
10 aprile 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.