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PdL in fibrillazione: dal «complottone» interno al «governissimo»?

Ultimo Aggiornamento: 13/04/2011 12:34
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Briscola IperCafonica 2012
13/04/2011 12:19

Galan: «il PdL ha tradito»

Fonte: Corriere della Sera : Paola Di Caro
10 aprile 2011©
RIPRODUZIONE RISERVATA
Dietro le quinte
I sospetti incrociati nel partito
e lo spettro del governissimo
Timori di manovre
già mercoledì sul processo breve
Il ministro dell'Economia ha definito «cena degli autoconvocati» l'incontro di giovedì sera tra i 9 ministri in appoggio al capo del governo

ROMA - Il clima è plumbeo, i sospetti incrociati, le paure generalizzate. La chiamano «fibrillazione», ma a sentire i pidiellini dell'una o dell'altra anima sembra qualcosa di più pericoloso.
[SM=x44497] Perfino Silvio Berlusconi, che di partito non ama parlare e tantomeno occuparsi direttamente, ieri è dovuto intervenire per tranquillizzare i suoi: dopo le Amministrative, ha promesso, si passerà alla «riorganizzazione» del PdL, con l'obiettivo di farne una potenza tale da prendere «il 58% dei voti, visto che gli ex AN rappresentano circa il 6%».


In privato il Premier ha confidato che la sua idea sarebbe quella di consegnare la guida della sua creatura ad Angelino Alfano, persona «seria e preparata». Ma l'aria che tira sconsiglia decisioni immediate, che infatti non arriveranno. Adesso c'è da combattere una battaglia campale. Serrando i ranghi in vista di un passaggio parlamentare cruciale come il voto sul processo breve, che dovrebbe arrivare mercoledì. E che preoccupa enormemente i big del PdL, tra i quali più d'uno teme che potrebbe essere proprio quello il terreno sul quale «chi gioca contro Berlusconi» potrebbe far scattare «il complottone»: assenze calcolate o addirittura qualche strappo formale - è l'incubo dei berlusconiani - potrebbero portare alla bocciatura del provvedimento aprendo la strada al fantasma del «governissimo».

Uno scenario da fine di un'epoca, drammatico e senza rete, che però in un PdL diviso ormai si dà per possibile.
Su chi sarebbe il Bruto pronto ad accoltellare Berlusconi le analisi divergono: chi teme giochi di una Lega (o di un suo pezzo, magari quello più filo-Tremonti) ormai esausta dal prezzo pagato per sostenere il premier nelle sue leggi ad personam;
chi punta il dito contro il «tradimento» del ribelle Scajola, forte di un gruppo nutrito di parlamentari che lo sostengono e stimato tra gli ex democristiani come i centristi dell'Udc.
Chi invece pensa che possano essere piuttosto i malumori incrociati e trasversali a portare al patatrac.
In ogni caso, in un clima così, ogni movimento anomalo crea sospetti, contraccolpi, fratture.
E grande agitazione ha provocato infatti la cena dei ministri ex forzisti di 3 giorni fa a Roma (tra loro Alfano, Frattini, Gelmini, Prestigiacomo, Carfagna, Romani, Fazio), nella quale si è a lungo discusso di partito da cambiare (con il ridimensionamento degli ex An e un coordinatore unico), di manovre da respingere (quelle di Scajola), ma anche e soprattutto di opposizione da mettere in campo contro Tremonti e i previsti tagli che potrebbe presentare ai vari titolari di dicastero.

Ce n'è abbastanza per far esplodere tutto il resto della galassia del PdL, già in ebollizione. Si sono infuriati gli ex An, per un'esclusione che sentono ostile, e il rischio è che a qualcuno di loro venga in mente di costituire un gruppo parlamentare autonomo che porterebbe ulteriore frammentazione e debolezza, anche se per ora la parola d'ordine tra loro è «ci vedremo ai congressi, dove dimostreremo quanto valiamo». Non l'hanno presa bene nemmeno i forzisti esclusi (non c'erano Brunetta, Sacconi).
Ha ironizzato Tremonti sulla «cena degli autoconvocati». E naturalmente anche Scajola e i suoi - con i quali regge allo stato un «armistizio» nel partito per rimandare il redde rationem a quando questi passaggi cruciali saranno superati - sono in grande agitazione.
Non a caso da giorni predica prudenza Paolo Bonaiuti, uno che il superamento delle quote del 70-30 lo aveva proposto «oltre un anno fa - ricorda -, proprio per diluire le tentazioni di corrente...». Dice sì a un «dibattito libero» Fabrizio Cicchitto, prospettando congressi da indire a breve, ma avverte: «Niente scontri tra ex FI ed ex An».
Sbotta Gaetano Quagliariello: «Stiamo attraversando un momento cruciale, il nostro Paese è esposto all'emergenza immigrazione e contro il presidente Berlusconi è in corso un attacco violentissimo da parte di un'avanguardia politicizzata e militante della magistratura. In una fase come questa, provocare fibrillazioni interne al PdL sarebbe un atto irresponsabile».

La situazione insomma è delicatissima, ora «serve unità» predica Osvaldo Napoli, mentre nel partito c'è chi si sfoga contro «una mossa da folli, che rischia di far saltare tutto: ma se ne sono accorti o no i ministri che il conflitto di attribuzione è passato per soli 12 voti?
Era il caso di aprire ora un'offensiva nel partito, e a Tremonti, dopo le fatiche che abbiamo fatto per ricucire con la Lega su Libia e immigrati?».
Anche per questo Mariastella Gelmini spiega che l'obiettivo deve essere «l'impegno di tutti per rilanciare il partito affiancando la leadership di Berlusconi» per vincere le Amministrative. Tutt'altro che un regolamento di conti, insomma.
Rassicurazioni necessarie. Se sufficienti a riportare la pace in un partito atteso al suo passaggio più difficile, lo diranno i prossimi voti, in Parlamento e nel Paese.

Fonte: Corriere della Sera : Paola Di Caro
10 aprile 2011©
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13/04/2011 12:34

L'intervista
Galan: il Pdl ha tradito Forza Italia, si cambi
«Coordinatore unico. E non può essere anche ministro...
Scajola? Speravo avesse purezza cristallina»

Lavoro per il ritorno del premier alla guida del Pdl
Il centro delle decisioni economiche deve tornare a Palazzo Chigi



ROMA - Alla cena dei ministri ex forzisti non c'era, ma solo per impegni imposti dalla sua recente nomina ai Beni culturali: «Mi invitano così raramente che se avessi potuto davvero non sarei mancato...» scherza Giancarlo Galan, tra i fondatori e animatori costanti di quella Forza Italia che, rivendica, «ha cambiato la politica». E che, si rammarica, oggi nel calderone del Pdl non ritrova più: «Con gli amici che si sono riuniti l'altra sera condivido molto. Certamente il tema dell'identità, che ci sta particolarmente a cuore».

La cena dei ministri ha fatto scalpore nel partito, provocando anche malumori e sospetti: è nato un nuovo correntone colorato d'azzurro?
«La cosa bella di Forza Italia è stata proprio che non esistevano le correnti, quindi figurarsi se io voglio contribuire a ricrearne. Se mi accorgessi che si stanno formando gruppi di potere come nella vecchia politica, lascerei tutto e me ne tornerei a casa».
Ma allora perché riunirsi in segreto, tutti rappresentanti della stessa area, in un momento di grande fibrillazione nel Pdl?
«Perché c'è bisogno di ritrovare quello spirito originario di cui siamo orgogliosi. Va reso pubblico e forte quell'idem sentire che ci ha portato a costruire qualcosa di unico e di rivoluzionario nella politica italiana e che oggi non vediamo più».


Il ministro galan alla fiera delle armi a Brescia

Lo spirito di Forza Italia si è annacquato nel PdL?
«Più che annacquato! Si ha la sensazione che si siano traditi quei principi che erano alla base della nascita di Forza Italia. E, è quello che pensiamo, l'azione di governo stessa non rispecchia in alcuni settori quelle ispirazioni e quelle idee».
A quali settori si riferisce?
«Ciascuno ha la propria sensibilità. Io nell'azione governativa in campo economico non trovo affatto i motivi che ci hanno ispirato nei primi anni della nostra avventura politica».
E di chi è la responsabilità?
«Lo si vede chiaramente: di chi fa la politica economica del governo. Non mi piace e va corretto questo accentramento eccessivo di poteri. Trovo negativo che il centro delle decisioni in campo economico, e non solo, non sia più a Palazzo Chigi ma a via XX Settembre».


Ovvero al ministero dell'Economia.
«Nella stessa via c'è anche il ministero dell'Agricoltura, ma non mi riferivo a quello...».
Non sta a Berlusconi riprendersi la centralità perduta?
«Noi, io e gli altri amici, lavoriamo proprio per questo: perché Berlusconi ritorni a guidare il partito nel modo più visibile possibile, e riprenda in mano l'azione di governo».
Ma lei ha la sensazione che sia in atto un «complottone» per scalzare Berlusconi?
Lui si sente «azzannato da tutte le parti».
«Guardi, tutti diranno "ma per carità, mai e poi mai"... Ma se qualcuno - che certo non lo annuncia prima - avesse mai intenzione di farlo, sappia che non potrà riuscirci. Perché Berlusconi è troppo forte, ha ancora armi di riserva e l'affetto di molti dei suoi, dunque una manovra di questo genere non può andare in porto».
Nel PdL però il clima è molto pesante: scontri con gli ex An, diffidenze e sospetti tra scajoliani e no...
«Se certe cose succedono è evidente che qualcosa non funziona.
Io propongo di tornare allo spirito originario di Forza Italia: nella fusione abbiamo perso un certo linguaggio, una certa spinta propulsiva, certe regole».

Per esempio quali?
«Beh, per dire, da noi non c'era l'abitudine di accumulare gli incarichi: non si può essere superman e dividersi tra una carica importante nel partito e una da ministro di peso».
E anche La Russa è sistemato. Ma vorreste rompere con gli ex An, tornando a una federazione?
«Non sono stato tra gli entusiasti del predellino, penso che andando ciascuno per conto proprio avremmo preso anche più voti. Ma adesso è tardi per tornare indietro, non avrebbe senso. Basta con le quote, che non hanno più senso, ma nessuna esclusione, in un grande partito possono convivere tante aree diverse. Noi però non possiamo perdere la nostra identità».

Un coordinatore unico è necessario?

«Assolutamente sì. L'identikit? Dovrebbe somigliare il più possibile a Berlusconi. E non si può aspettare il congresso per farlo, sarebbe troppo tardi: quando abbiamo voluto prendere una decisione l'abbiamo presa sempre».

Di Claudio Scajola, che pure ha chiesto un ritorno alle origini di Forza Italia, cosa pensa?
«Che è stato un grande coordinatore unico. Ma nel suo discorso, nei tempi, nelle modalità di intervento non si è vista quella purezza cristallina che si sperava di avere da lui. Questa sua fondazione, il rivendicare di avere 20-30-50-80 deputati e senatori... Uno prima si fa una lista, prende consensi, poi dice "queste persone rispondono a me": non si auto-attribuisce gli eletti con i voti di Berlusconi...».

A proposito di lista, Miccichè è in procinto di lanciare la sua: un errore?
«Con Miccichè non sono sereno, perché a lui mi lega un affetto di antica data. Io poi faccio fatica a capire le cose siciliane, ma so benissimo che lui è sempre in buona fede e ha dentro quello spirito originario di noi della prima ora. Non so se fa bene a fare un soggetto nuovo. Ma certo è un brutto indizio che sia costretto a fondare un partito per restare quello che è».

Fonte: Corriere della Sera : Paola Di Caro
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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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