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Berlusconi si rimette il nucleare in tasca per depotenziare il referendum di Giugno

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2011 21:25
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15/04/2011 23:26

Nucleare, retromarcia del governo
Berlusconi ora ha paura delle urne

La maggioranza vuole disinnescare a tutti i costi la tornata referendaria di giugno
dove gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi anche sul legittimo impedimento.
La paura del premier, in caduta libera nei sondaggi, è che
il referendum possa trasformarsi in un voto contro di lui


Sul nucleare “il governo ha avviato una pausa di riflessione”. Parola di Giulio Tremonti che l’altro giorno, durante il Consiglio dei ministri, ha annunciato quello che in realtà già tutti sapevano. Che il programma di costruzione delle centrali nucleari è sospeso. Ora però è tutto scritto nero su bianco: non si deciderà niente riguardo alla localizzazione dei nuovi impianti fino al 2013.

Ma che cos’è che ha indotto il governo a fare marcia indietro su uno dei suoi punti chiave? L’onda emotiva provocata dal disastro di Fukushima? La posizione di Bruxelles sugli impianti, che, dopo il sisma in Giappone, è improntata alla massima prudenza? Anche. Ma ciò che più di ogni altra cosa ha spinto Silvio Berlusconi a rinunciare all’atomo è una valutazione politica in vista di due importanti appuntamenti: le imminenti elezioni amministrative e soprattutto il referendum dell’Italia dei Valori in programma a metà giugno.

Energia atomica e consenso elettorale, soprattutto quando si parla di voto locale, non vanno d’accordo. Chi voterebbe mai per un sindaco o un presidente di regione che ha in programma di costruire una centrale a trenta chilometri dalla propria abitazione? Nessuno. Tant’è che primi a suonare l’allarme sono stati proprio gli amministratori locali del centrodestra. Il giorno dopo lo tsunami in Giappone, quando Paolo Romani annunciava sicuro che sul nucleare “l’Italia non torna indietro”, a livello locale era una corsa a chi si smarcava prima dalle granitiche certezze del ministro. Dal Veneto del leghista Luca Zaia al Friuli Venezia Giulia governato dal pidiellino Renzo Tondo fino alla Lombardia di Roberto Formigoni era tutto un coro di “not in my backyard”. Che tradotto significa: il governo vada pure avanti con il suo piano, ma impianti a casa nostra non ne vogliamo.

Ma c’è di più. Il 12 giugno è in programma la tornata referendaria promossa dall’Idv che chiamerà gli italiani a pronunciarsi su quattro quesiti: due riguardano il No alla privatizzazione dei servizi idrici locali, uno il No al programma nucleare del governo e, in ultimo, il No al legittimo impedimento: la legge salva-processi fatta su misura per B, già parzialmente dichiarata incostituzionale dalla Consulta lo scorso 14 gennaio.

Il terrore di Berlusconi, con i sondaggi che lo danno in continuo calo, è che quell’appuntamento possa trasformarsi in un referendum su (o peggio contro) di lui. Il presidente eletto dagli italiani che identifica il consenso popolare come unica fonte di legittimazione. Ciò che teme il Cavaliere è che il quesito sull’atomo possa portare a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto. E’ già successo nel 1987, quando, dopo il disastro di Chernobyl, gli elettori sancirono l’uscita dell’Italia dal nucleare. E se il referendum di Di Pietro raggiungesse il quorum, è molto probabile che gli italiani rispediscano al mittente anche lo scudo giudiziario del premier.

Ma non sarebbe la bocciatura totale del legittimo impedimento a creare il vulnus principale per Berlusconi. Grazie al successo ottenuto alla Camera sul processo breve, il presidente del Consiglio è ad un passo dalla prescrizione del procedimento Mills e, in successione, da quello Mediaset e Mediatrade (e i parlamentari-legali del premier al Senato sono già al lavoro per metterlo al riparo dall’inchiesta sul caso Ruby). La cancellazione dello scudo salva-processi creerebbe al Cavaliere un problema politicamente molto più grave. La fine di quel patto con gli italiani da cui Berlusconi è convinto di poter trarre la legittimità per continuare a governare. E per giunta per mezzo di un referendum. Una macchia indelebile sul suo indice di gradimento e quindi anche sulle chance di continuare la legislatura. Soprattutto per un capo che ha costruito la sua immagine mediatica sul “perché così vuole il popolo”.

Ecco che allora l’ordine di batteria, all’interno del Pdl, diventa depotenziare in tutti i modi l’appuntamento. Con una serie di provvedimenti che fanno capire agli italiani che a mandare in cantina l’atomo ci ha già pensato l’esecutivo. E se le cose stanno così, il 12 giugno tanto vale andare al mare.

Una strategia chiara anche alle associazioni ambientaliste che in occasione della moratoria di un anno, sancita nel Consiglio dei ministri del 23 marzo, avevano parlato di “trappola, diversivo per salvarsi dal referendum e non mettere a rischio le elezioni amministrative”. Anche Greenpeace aveva sottolineato come la decisione del Cdm fosse “una foglia di fico con la quale l’esecutivo tenta di confondere le acque per dare a intendere ai cittadini che del referendum di giugno non c’è più bisogno”.

Ora, con la sospensione del programma atomico italiano fino al 2013, secondo Berlusconi, gli elettori si dimenticheranno del referendum sul nucleare e soprattutto di quello sul legittimo impedimento. E così lui potrà andare avanti a recitare la parte del presidente più amato dagli italiani.

D’altro canto, la posizione dell’esecutivo sulla materia era già stata espressa dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo che, in un clamoroso fuori onda, confidava a Tremonti e Bonaiuti: “Non facciamo cazzate. Non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare”.

Fonte: ilfattoquotidiano

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15/04/2011 23:42

Ormai sono sempre meno gli italiani che ancora si lasciano prendere in giro da B.
Questa pausa di riflessione sul nucleare è solo un vano tentativo per tranquillizzarci e non farci pensare ai 4 referendum del 12-13 giugno.
Se dopo quella data vincerà il "no" (che equivale ad aprire le porte al nucleare) allora accelereranno tutti i progetti sulle centrali nucleari.

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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16/04/2011 02:02

Re:
Etrusco, 4/15/2011 11:42 PM:


Se dopo quella data vincerà il "no" (che equivale ad aprire le porte al nucleare) allora accelereranno tutti i progetti sulle centrali nucleari.



Per assurdo sarebbe preferibile che vincesse il "no" piuttosto che una bocciatura del referendum per mancanza di quorum.

E pensare che, più ancora del nucleare, il quesito sull'acqua pubblica potrebbe portare la maggioranza degli italiani al voto; il problema è che non si riuscirà a dare una corretta e completa informazione.
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16/04/2011 11:27

Re: Re:
fabius039, 16/04/2011 02.02:



Per assurdo sarebbe preferibile che vincesse il "no" piuttosto che una bocciatura del referendum per mancanza di quorum.

E pensare che, più ancora del nucleare, il quesito sull'acqua pubblica potrebbe portare la maggioranza degli italiani al voto; il problema è che non si riuscirà a dare una corretta e completa informazione.




Concordo: meglio la vittoria del NO che dell'astensionismo [SM=x44458]

Per quanto riguarda i 2 quesiti referendari sull'acqua qui nel centro è molto sentita la cosa, visto che da quando hanno iniziato a far entrare i privati nelle società che gestiscono i servizi idrici nelle nostre case sta arrivando nientemeno che l'arsenico! (Superiore ai limiti di legge) [SM=x44493]

Tra l'altro questi vogliono privatizzare l'acqua senza liberalizzare i servizi: consegnando il monopolio ad un privato che peggiora la qualità, controlli ed alza le tariffe da pagare, pena il distacco dell'utenza. [SM=x44465]

PS se in Francia hanno già clamorosamente fallito la privatizzazione dell'acqua e sono tornati al pubblico,
perchè noi dobbiamo ripetere gli stessi errori? [SM=x44465]
19/04/2011 21:25

E alla fine l'incidente di Fukuoka viene sfruttato per far fallire il referendum

Stop governo al nucleare no realizzazione centrali

Esecutivo soprassiede su programma nucleare

Bersani: governo scappa. Di Pietro: una truffa


19 aprile, 20:05

ROMA - Il Governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.

L'emendamento all' articolo cinque del decreto omnibus, presentato direttamente in Aula in mattinata e non inserito nel fascicolo degli emendamenti prestampati, afferma che ''al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare''. L'emendamento, presentato all' ultimo momento, nelle intenzioni del governo avrebbe l'effetto di superare il referendum sul nucleare fissato a giugno e temuto dalla maggioranza.

SENATO VOTA DOMANI STOP REALIZZAZIONE CENTRALI - L' Aula del Senato votera' domani mattina l'emendamento del governo al decreto omnibus che abroga le norme previste per la realizzazione di centrali nucleari in Italia. L' emendamento sostituisce la richiesta di moratoria contenuta nell' articolo cinque del decreto e ha suscitato le proteste dell' opposizione che hanno parlato di una mossa per evitare il referendum sul nucleare. L'opposizione, in particolare l'Udc, ha chiesto che il governo riferisca sulla politica energetica dopo la decisione di abbandonare, di fatto, il piano nucleare

CDM INDIVIDUERA' NUOVA STRATEGIA ENERGETICA - ''Con l'emendamento viene affidato al Consiglio dei Ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale. La Strategia terrà conto delle indicazioni stabilite dall'Ue e dai competenti organismi internazionali; e, prima di essere approvata definitivamente dal Consiglio dei Ministri, sarà sottoposta all'esame della conferenza Stato-Regioni e delle competenti Commissioni parlamentari''. E' quanto si legge in una nota di palazzo Chigi in cui si da' conto dell'emendamento al decreto legge 34 per l'abrogazione delle norme riguardanti il programma di localizzazione, realizzazione ed attività sul territorio nazionale di impianti nucleari. ''Il Governo - si legge nel comunicato della presidenza del Consiglio dei ministri - ha presentato oggi un emendamento al decreto legge 34 attualmente all'esame del Senato. L'emendamento prevede l'abrogazione delle norme riguardanti il programma di localizzazione, realizzazione ed attività sul territorio nazionale di impianti nucleari''. ''Nello specifico - prosegue la nota - vengono abrogate le norme relative al nucleare contenute nel decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008; nella legge n. 99 del 2009; nel decreto legislativo n. 104 del 2010; nel decreto legislativo n. 31 del 2010 e nel decreto legislativo n. 41 del 2011''.

ROMANI, FUTURO E' RINNOVABILI E ENERGIA VERDE - "E' adesso importante andare avanti e guardare al futuro, impiegando le migliori tecnologie disponibili sul mercato per la produzione di energia pulita, in particolar modo per quanto riguarda il comparto delle rinnovabili e dell'energia verde". Lo afferma il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, dopo lo stop alla realizzazione delle centrali nucleari, sottolineando l'intenzione del governo di "presentare al più presto, nell'ambito della Conferenza per l'Energia che convocheremo subito dopo l'estate, una nuova strategia energetica che rafforzi e potenzi il sistema produttivo ed energetico italiano per il prossimo ventennio". L'emendamento presentato oggi, spiega Romani in una nota, "consentirà al governo di accelerare sulla presentazione di una nuova strategia energetica nazionale, a cui stiamo già lavorando con forte impegno". L'obiettivo è quello di "individuare le nuove misure necessarie per garantire la sicurezza e la diversificazione dell'approvvigionamento energetico, per potenziare lo sviluppo delle infrastrutture e per sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo di questo settore così importante per il nostro Paese". In questo senso, prosegue il ministro, "la decisione di abrogare i dispositivi di legge sulla realizzazione di impianti nucleari è perfettamente in linea con le strategie assunte da grandi Paesi come Germania, Stati Uniti, Giappone, Russia che, alla luce del disastro di Fukushima, stanno riprogrammando le proprie strategie. Scelte così importanti per il nostro futuro - conclude - non possono essere fatte sulla base di ondate emotive o di strumentalizzazioni politiche. Bisogna invece procedere sulla base di linee razionali, forti e condivise anche a livello comunitario".

BERSANI, GOVERNO SCAPPA DA PROPRIE DECISIONI - "Il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato, parlando con i giornalisti fuori dalla sede del partito, il blocco del programma nucleare deciso dell'esecutivo. "Credo che questa - ha proseguito - sia in ogni caso una vittoria nostra, di chi già prima dell'incidente in Giappone aveva messo in luce l'assurdità del piano così come il governo lo aveva concepito". "Ora dobbiamo uscire dall'ambiguità - ha detto Bersani - e dire quale politica energetica vogliamo fare: non basta la moratoria sul nucleare, perché si aspettano risposte sulle energia rinnovabili dopo il disastro del decreto Romani. Noi incalzeremo il governo - ha affermato il segretario del Pd - e domani faremo un question time in cui vogliamo risposte chiare perché ci sono 100mila persone, per lo più giovani, che stanno perdendo il lavoro".

DI PIETRO, GOVERNO TENTA ENNESIMA TRUFFA ITALIANI - "L'ennesima truffa del governo agli italiani": così il leader di IdV Antonio Di Pietro, in una conferenza stampa a Montecitorio, ha definito l'emendamento inserito dall'Esecutivo nella moratoria al nucleare prevista nel decreto legge omnibus all'esame del Senato. "Se il governo - ha spiegato Di Pietro - avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l'individuazione delle località in cui realizzare le centrali". "Non giochiamo a fare i furbi. E' evidente - ha proseguito - che l'esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo".

RUTELLI, GOVERNO FA MARCIA INDIETRO SU CENTRALI - "Il governo fa marcia indietro sul nucleare". Lo dice il leader di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli che si attribuisce il merito di aver presentato un emendamento per la soppressione del programma nucleare copiato dal governo. "L'esecutivo - spiega Rutelli - ha deciso di presentare un subemendamento che è identico a quello già presentato dai senatori di Api. Con la nostra proposta recepiamo il referendum abrogativo sul nucleare. Si mette fine così- conclude Rutelli- ad una illusione priva di presupposti economici e di garanzie di sicurezza, tanto più alla luce del disastro di Fukushima".

BONELLI, NO GOVERNO? TRUCCO PER NON FARE REFERENDUM - "Lo stop del governo al folle programma nucleare non è per convinzione, ma per paura e necessità: paura di perdere le elezioni amministrative e di venire travolto dal referendum del 12 e 13 giugno che avrebbero portato anche alla completa abrogazione della legge sul legittimo impedimento". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli in una nota. "Questa ritirata del governo - aggiunge - è già di per sé una vittoria di tutti i cittadini e degli ecologisti che si sono mobilitati per mesi per fermare questa vera e propria follia. E' una vittoria per noi Verdi che già con il referendum del 1987 abbiamo consegnato un grande risultato all'Italia, tenendola al riparo dalla follia nucleare". "Ma il governo non ha assolutamente cambiato idea sul nucleare. Si tratta di un trucco per far saltare il quorum ai referendum e poi ripresentare in un secondo momento il decreto per le centrali, magari affidandosi ad un nuovo partner commerciale come gli americani di Westinghouse, con cui i contatti, come abbiamo denunciato nei giorni scorsi sono molto intensi - conclude Bonelli - Come mai, infatti l'Agenzia per la Sicurezza nucleare di Veronesi rimane operativa e non viene soppressa?".

GINEFRA (PD), VERO OBIETTIVO E' L'IMPEDIMENTO - "Il Governo presenta emendamento a Dl omnibus per 'abrogare le disposizioni per i nuovi impianti' cancellando di fatto il piano nucleare. Noi antinuclearisti potremmo gridare vittoria, in realtà è l'ennesima pagina triste di questa Legislatura". Così il deputato democratico Dario Ginefra che aggiunge: "si cerca di non far raggiungere il quorum al Referendum per timore che possa essere abrogata la norma sul legittimo impedimento e si lascia il Paese senza un Piano energetico. Anche gli ambientalisti non possono che gridare all'irresponsabilità di Berlusconi e del suo Governo".

ECODEM, EMENDAMENTO TRUFFA PER COLPIRE REFERENDUM - ''Addio al referendum sul nucleare. Il Governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori, portando in Aula un emendamento al decreto omnibus che verra' votato tra oggi e domani che intende abrogare le disposizioni relative alla realizzazione degli impianti nucleari. E addio anche alla moratoria di un anno, perche' la procedura viene semplicemente sospesa sine die, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l'ostacolo del referendum che avrebbe bocciato l'avventura nuclearista del Governo''. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. ''La paura fa novanta - dicono Della Seta e Ferrante - e il Governo pavido preferisce far saltare il quesito referendario, nel fondato timore che la bocciatura degli elettori fosse la pietra tombale sull'assurdo e pericoloso ritorno delle centrali atomiche nel nostro Paese''. ''Quella del governo - concludono i senatori - non e' altro che una legge truffa in salsa nucleare, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall'energia atomica, questo trucchetto e' il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani''.

REALACCI, ORA INVESTIRE SU RICERCA E RINNOVABILI - "Sul nucleare il Governo terrorizzato dal giudizio degli italiani è costretto a fare marcia indietro. Il disastro che si è purtroppo verificato a Fukushima ha denudato la propaganda nucleare, ma chi è sempre stato contrario al ritorno al nucleare sa bene che si tratta di una scelta vecchia, sbagliata, impopolare e antieconomica per l'Italia. Dai dati in nostro possesso, di fatti, la maggior parte degli italiani, anche tra gli elettori del centro destra, è profondamente contraria ad un ritorno all'atomo", lo afferma Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, commentando l'approvazione in Senato di un emendamento al decreto omnibus che abroga le norme per la realizzazioni delle centrali e di fatto ferma il piano nucleare. "Ora - prosegue Realacci - c'è una ragione in più per non perdere altro tempo con ingombranti feticci del passato e investire sulla ricerca, sul risparmio e sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili. Tutti campi in cui l'Italia può dare molto e che possono rappresentare il vero futuro per il nostro paese".

ANSA
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L'incidente di Fukuoka in Italia è una manna dal cielo per la lobby del nucleare, non gli sembra vero di poter depotenziare il prossimo referendum, che già partiva svantaggiato dalla data e dalla poca o nulla divulgazione dei referendum contestuali, prima di tutto quello sulla privatizzazione dell'acqua.

Che sia una mossa ipocrita l'hanno capito e stigmatizzato tutti, eccetto Bersani, Rutelli e Realacci. Speravamo più acutezza e fermezza da questi personaggi (.. vabbè, da Rutelli forse no..)
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