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Sul viale del Tremonti: Lega medita strappo

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2011 17:07
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31/05/2011 11:32

Effetto "rompete le righe"
La Lega medita lo strappo

La disfatta berlusconiana nelle urne è un uragano destinato ovviamente in primis a rovesciarsi sul destino politico del capo del governo, ma anche a scardinare il sistema politico degli ultimi 15 anni. Uno sconvolgimento in cui nulla resterà come prima: partiti, alleanze, leader, sistemi elettorali, aggregazioni, schieramenti. Primo fra tutti il centrodestra così come lo abbiamo conosciuto, alla vigilia di un divorzio tra il Pdl e la Lega che potrebbe addirittura preannunciare lo sfaldamento dell’impalcatura bipolare che ha retto l’intera vicenda della Seconda Repubblica. Per capire cosa ne sarà dell’attuale maggioranza dopo il sisma che l’ha travolta in tutta Italia con pari violenza devastante, occorrerà decifrare infatti proprio le mosse del partito di Bossi: il vero grande sconfitto di queste elezioni assieme a quello di Silvio Berlusconi. Il risultato negativo della Lega ha infatti svuotato di senso tutti gli scenari su cui si sono esercitati sinora i sondaggi in previsione di nuove elezioni politiche.

Tutti questi scenari, a parte marginali variazioni numeriche, erano infatti fondati sulla previsione che l’ineluttabile crisi del Pdl sarebbe stata compensata dal contestuale boom dei voti leghisti, lasciando sostanzialmente inalterato il margine di vantaggio del centrodestra sui competitori dell’opposizione. Questo schema è esploso in un weekend fatale che ha stravolto la cornice politica degli schieramenti così come li abbiamo conosciuti sinora.
La Lega è stata severamente punita insieme a Berlusconi, abbandonata da una base popolare infuriata, delusa e stremata da un’alleanza con il Pdl che le sta erodendo consenso e credibilità. Per la prima volta Bossi è stato colpito a causa della sua alleanza con Berlusconi. Per la Lega si è simbolicamente chiusa la stagione della coalizione di centrodestra. Questo è un dato certo, malgrado le dichiarazioni rassicuranti diffuse dalla Lega nella serata di ieri. Incerti sono solo i modi, i tempi e il linguaggio con cui avverrà l’operazione sganciamento della Lega da questa maggioranza.

Con ogni probabilità, la Lega farà della richiesta di una nuova legge elettorale proporzionale, alla «tedesca», con lo sbarramento e senza l’obbligo di alleanze precostituite, il simbolo della rottura definitiva del patto oramai consumato che la tiene avvinta al destino di Berlusconi. Una richiesta che potrebbe ottenere il consenso non solo del Terzo Polo, ma anche della parte maggioritaria del Pd e persino della sinistra «radicale » rappresentata da Vendola. Il ritorno al sistema proporzionale potrebbe suonare come il segno della liberazione da vincoli di coalizione oramai percepiti come una gabbia soffocante, a destra, ma anche al centro e a sinistra. «Andare da soli» suonerebbe come il refrain del nuovo proporzionalismo. Una rivendicazione delle mani libere, il sintomo dell’insopportazione per i ricatti e i veti di coalizione che hanno intossicato il fragile bipolarismomaggioritario della Seconda Repubblica. Il principale sconfitto sarebbe Berlusconi, che della «religione del maggioritario» si è fatto artefice e sacerdote per oltre un quindicennio sin dalla sua avventurosa «discesa in campo ». E se l’appello leghista trovasse il consenso della maggior parte delle forze politiche che si oppongono a Berlusconi, si sarebbe innescato il detonatore capace di far deflagrare ciò che resta della Seconda Repubblica.

Il sistema proporzionale, come si vede dall’esempio tedesco, non è in sé un ostacolo insuperabile per la democrazia dell’alternanza. Ma in Germania il sistema politico è strutturato su partiti forti e stabili che danno all’elettorato il senso di schieramenti alternativi che si fronteggiano. In Italia questa forza dei partiti non c’è, men che mai in una condizione di potenziale e caotico sfaldamento del partito che di Berlusconi è diretta e imprescindibile emanazione. Il bipolarismo italiano si è identificato totalmente nella figura di Berlusconi, anche nella parte che gli si è opposta e che ha trovato nell’antiberlusconismo il fattore coesivo più potente. Lo sganciamento della Lega dal Pdl, se si associasse a una battaglia per il sistema proporzionale, intonerebbe inevitabilmente il de profundis non solo per il berlusconismo, ma per la stagione bipolarista così come si è imposta in Italia negli ultimi quindici anni. Un terremoto politico dagli esiti incerti e tumultuosi. Un disordine che si farebbe a fatica a definire, con Schumpeter, «distruzione creatrice».

Pierluigi Battista
31 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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31/05/2011 11:35

Lega e medita sono 2 parole in contrasto

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31/05/2011 11:40

Effetto rompete le righe

Lo schiaffo è diventato disfatta; e tentazione serpeggiante di un «rompete le righe»
che il vertice del centrodestra si prepara a contrastare. A Silvio Berlusconi non basta dire che si tratta di una sconfitta attesa. Sia lui che Umberto Bossi escono umiliati dal responso di Milano; e la Lega non può nemmeno consolarsi con alcune vittorie minori. 16 giorni fa era andata al voto amministrativo convinta di avere «quasi in mano l’Italia».

Dopo i ballottaggi, invece, si ritrova con un Nord quasi in mano alla sinistra.
Quanto a Napoli, le dimensioni dell’affermazione di Luigi de Magistris sono ancora più brucianti per un centrodestra che aveva tutto da guadagnare dal malgoverno degli avversari. L’asse Pdl-Carroccio cerca di circoscrivere il disastro scaricandone le responsabilità sui rispettivi partiti; ma blindando il governo per il resto della legislatura, magari annacquando il rigore economico del ministro Giulio Tremonti. Si tratta di una mossa obbligata.
D’altronde, solo come frutto di chi ha accusato il colpo si spiegano le affermazioni del premier contro l’elettorato di Milano, che sarebbe condannato a «pregare Dio» per l’errore commesso; e contro quello partenopeo, destinato a pentirsi per come ha votato. In realtà, nelle pieghe di una delusione cocente si fa strada l’idea di un nuovo candidato a Palazzo Chigi: al governo, il dopo-Berlusconi è cominciato. Può darsi che non sarà formalizzato a breve termine e che il tentativo di galleggiamento prosegua.
Ma il febbrile movimentismo della maggioranza
e le tensioni nella Lega anticipano una difficoltà parallela e destinata a crescere, per le due leadership: quella del Cavaliere e quella di Bossi. Le doti di combattente di Berlusconi sono fuori discussione. E ieri lui stesso le ha rilanciate, per eliminare la polvere della sconfitta che questo voto deposita sul suo carisma prima smagliante.

Ma l’effetto indesiderato dei risultati di ieri è di avere posto naturalmente il tema della successione:
una prospettiva che ormai riguarda non soltanto il futuro del presidente del Consiglio ma della coalizione. Da come sarà affrontato dipenderanno la vittoria o la sconfitta alle prossime elezioni politiche. Avere di fronte avversari con scarsa esperienza di governo e identikit estremisti non basta più, in sé, a scongiurare sorprese: l’elettorato non regala rendite di posizione a nessuno. Certo, l’idea che la «valanga rossa» di ieri diventi un modello nazionale lascia assai perplessi. La riapparizione di leader e comparse dell’Unione litigiosa e sconfitta nel 2008, pronti a celebrare la vittoria amministrativa e a considerarla in incubazione anche a Roma, probabilmente era inevitabile. Ma è sembrato un film con attori vecchi, nel quale peraltro la sinistra radicale ha i numeri per contare di più. Le parole in libertà con le quali esponenti dell’Idv e lo stesso Nichi Vendola hanno analizzato l’esito elettorale rischiano di sminuire la credibilità moderata che ad esempio il nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, si è sforzato di accreditare anche ieri. E dicono che il massimalismo, in politica interna ed estera, è un’ipoteca sui progetti di governo del Pd. Il partito di Pier Luigi Bersani ha vinto al Nord, e ha tenuto altrove: ma più come portatore di voti, che per avere espresso leadership. Il disastro del centrodestra sembra avere pochi padri; il successo della sinistra ne ha troppi. Ma l’elettorato ha dimostrato di essere esigente. E aspetta di essere governato, senza fare sconti a nessuno.

Massimo Franco
31 maggio 2011© RIPRODUZIONE RISERVATA

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31/05/2011 12:59

Re:
never169, 31/05/2011 11.35:

Lega e medita sono 2 parole in contrasto




[SM=x44456] beh, però quando le prendi di santa ragione anche se sei un troglodita ti si aguzza l'ingegno
non fossaltro per istinto di sopravvivenza [SM=x44452]


Per la cronaca:

Il popolo della Lega: «Il berlusconismo è finito, non ha portato a casa niente»
Maroni: «È stata una sberla»
Salvini: «Un voto del centrosinistra contro Berlusconi».
E l'emittente trasmette «Bella Ciao» e «l'Internazionale»


MILANO - «È stata una sberla, serve una riflessione». Questo è il primo commento del ministro dell'Interno, Roberto Maroni alla vittoria milanese di Giuliano Pisapia. «O si dà un colpo d'ala, anzi di frusta, nella ripresa dell'azione di Governo o si rischia di non dare una risposta al voto di oggi», dice il ministro a margine degli incontri bliaterali Italia-Romania. E la risposta il ministro è pronto a darala: «Si reagisce a una sberla con un programma per i prossimi 24 mesi». Secondo l'esponente della Lega, inoltre, non dovrebbe essere necessario («non credo») un aggiustamento alla squadra di Governo. Maroni riconosce che «il risultato dei ballottaggi non è esaltante nè per il centrodestra nè per la Lega». E aggiunge: «Ora dobbiamo riprendere la leadership, sui territori che avevamo e si è appannata»

FINE DELLA "CORSA SOLITARIA" - Il dato elettorale non può far piacere alla Lega. Umberto Bossi, lascia la sede federale di via Bellerio senza parole. La sala stampa si chiude con le dichiarazioni del ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, l'unico che si è presentato ai giornalisti per analizzare il responso delle urne a nome della Lega Nord. La corsa solitaria ha clamorosamente fallito e il Carroccio ha pagato caro il bacio con il Pdl. Ma Roberto Calderoli, non perde lo spirito di squadra. «Quando si vince si vince tutti assieme così quando si perde», ha commentato sostenendo l'unità della squadra anche dopo la batosta elettorale. Alla Lega, con il secondo turno, resta un solo sindaco tra i comuni sopra i 15 mila abitanti: Attilio Fontana, a Varese. Tutti sconfitti tra il primo e il secondo turno i nomi indicati dal Carroccio. Negativo al ballottaggio per la Lega il responso delle urne di Rho e Desio. Non è passata a Nerviano. E bruciante la sconfitta a Gallarate. Erano stati esclusi al primo turno anche i candidati leghisti per San Giuliano Milanese e Cassano d'Adda nel bergamasco.

POLEMICHE SUI FURTI D'AUTO - Il consigliere comunale della Lega Nord, Matteo Salvini cerca le giustificazioni della vittoria del centro sinistra a Milano. La vittoria di Giuliano Pisapia è stata un voto contro il premier Silvio Berlusconi da parte della sinistra. Il primo esponente del Carroccio commenta la sconfitta della sua parte politica al ballottaggio, che candidava col Pdl il sindaco uscente Letizia Moratti. «La Lega ha fatto di tutto e di più, gli elettori sono sovrani», ha detto Salvini. «Prendiamo atto del voto. Saremo un'opposizione costruttiva, vediamo cosa saprà fare la sinistra».
Secondo Salvini, ad allontanare i milanesi dalle urne sono state le «polemiche del passato sui furti d'auto e le Br» e l'aver definito «i giudici un cancro da estirpare». «Il voto è sovrano - ha continuato - prendiamo atto voto dei milanesi e lo rispettiamo. L'opposizione non spaventa la Lega, marcheremo a uomo Pisapia». A chi lamenta lo scarso impegno del Carroccio risponde: «Abbiamo fatto di tutto e di più con mezzi infinitamente minori rispetto a Pd e Pdl». E ricorda il risultato del Comune di 5 anni fa: «Il Pdl prese 250 mila voti, la Lega 22 mila. Oggi il Pdl prende 170 mila voti, la Lega 60 mila. Il Pdl ha perso 80 mila voti. Detto questo- conclude- quando si perde, si perde tutti insieme, l'opposizione non ci fa paura».

LE PROTESTE DEL POPOLO DELLA LEGA - Anche su Radio Padania irrompe tutta la delusione dell'elettorato della Lega per i risultati elettorali. Un risultato però abbastanza atteso, al punto che l'emittente ha iniziato la trasmissione per commentare i risultati del ballottaggio con «Bandiera Rossa» per aggiornare «la scelta musicale in base al sentimento popolare», ha spiegato, ironicamente, il conduttore. In un secondo momento l'emittente ha trasmesso anche l'inno dell'ex Unione Sovietica e poi «l'Internazionale».
Tra gli interventi degli ascoltatori, emergono la delusione per il risultato e le critiche anche dure per come è stata portata avanti la campagna elettorale da parte del centrodestra, in particolare dal Pdl e da Berlusconi, che i leghisti accusano di essere la vera causa della sconfitta. «Attaccare Pisapia e dopo chiedergli scusa, poi l'annuncio che saranno tolte le multe per i milanesi: sono errori che si pagano», afferma un ascoltare. «Più che una sconfitta della Lega - rincara un altro leghista - è una sconfitta di Berlusconi e del Pdl. Il ciclo del berlusconismo è finito, non ha più presa, ha fatto mille promesse, ma non ha portato a casa nessun risultato».
E ancora: «Berlusconi aveva promesso una riduzione delle tasse e invece dobbiamo lavorare un giorno in più per pagarle. Poi lo scandalo del bunga-bunga: noi non siamo fatti così».

Altri ascoltatori invece si sono esercitati nel dipingere scenari terrificanti per Milano in seguito alla vittoria di Pisapia. «Preparatevi all'invasione di zingari e gente simile», ha dichiarato un ascoltatore cui gli ha fatto eco un altro leghista: «vedremo tanti bei bambini adottati da mamme che si chiamano Mario e i cittadini extracomunitari con il diritto di voto». Solo un ascoltatore è riuscito a dare un messaggio ottimista: «chi vince le amministrative in grandi città, come Napoli e Milano, perde poi le elezioni nazionali perché le città grandi sono difficili da amministrare e gli elettori si lamentano sempre di chi amministra».

«L'ULTIMO DEI MOHICANI» - Il voto si è tradotto in una debacle della Lega: sconfitta a Novara, sconfitta alla provincia di Mantova, sconfitta anche al Comune di Rho e a quello di Desio, dove al primo turno si era presentata in solitaria spuntando il ballottaggio. E anche il «laboratorio Gallarate», dove la candidata leghista era rimasta esclusa dal ballottaggio riservato al pidiellino Bossi e al democratico Guenzani, va al centrosinistra. Tiene solo il comune di Varese, con la conferma di Attilio Fontana. Che dopo la rielezione per il secondo mandato scherza con i fedelissimi: «Sono l’ultimo dei mohicani, miei cari, qui è cambiato il vento…», dice. Il sindaco uscente ha vinto il ballottaggio di Varese con il 53,89% dei voti. La sua avversaria Luisa Oprandi (Pd, Idv, Sel, lista civica Varese&Luisa) ha perso con il 46,11% dei voti; ha però recuperato 16 punti rispetto al primo turno. Umberto Bossi dunque la sola consolazione è quella di aver tenuto la città natale, quella Varese dove pure l'uscente Fontana era stato costretto al ballottaggio dal candidato del centrosinistra, contro ogni pronostico. Una consolazione che non vale per Silvio Berlusconi: il nuovo sindaco di Arcore è di centrosinistra. Rosalba Colombo, sostenuta da Pd, Idv, Udc, Sel e Rifondazione comunista, ha battuto al ballottaggio il candidato di centro-destra Enrico Perego con 56,65% dei voti contro 43,34%.

Fonte: Corriere della SEra - Redazione online
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31/05/2011 14:17

Re:
never169, 31/05/2011 11.35:

Lega e medita sono 2 parole in contrasto




di' pure un " ossimoro " [SM=x44456] [SM=x44456]
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31/05/2011 17:07

Re: Re:
sperminator, 31/05/2011 14.17:




di' pure un " ossimoro " [SM=x44456] [SM=x44456]




[SM=x44456] [SM=x44456] !!
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