Calcio marcio

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21/12/2011 12:48

sbandieratore-solitario, 21/12/2011 12.36:



Di quale secolo ? [SM=x44452]

Forse parli del XIX Secolo, ovvio, no ? 1880 ...

FORZA US MILANESE ! [SM=x44509]






Tuttavia in molti preferiscono illudersi che il problema non esista, che forse quando la squadra del cuore vince lo fa solo per meriti sportivi senza altri intrecci ed interessi dietro che abbiano determinato il risultato...

Ma siamo proprio convinti che solo il calcio possa avere le caratteristiche per essere l'unico sport degno di tutta la nostra attenzione? Ignorando tanti altri sport, forse più sani e puliti? [SM=x44473]

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21/12/2011 13:08

Re:
Etrusco, 21/12/2011 12.48:




Tuttavia in molti preferiscono illudersi che il problema non esista, che forse quando la squadra del cuore vince lo fa solo per meriti sportivi senza altri intrecci ed interessi dietro che abbiano determinato il risultato...

Ma siamo proprio convinti che solo il calcio possa avere le caratteristiche per essere l'unico sport degno di tutta la nostra attenzione? Ignorando tanti altri sport, forse più sani e puliti? [SM=x44473]




Mah, io sono con centrato più sul tennis, che a mio avviso anche come sistema di punteggio è molto più emozionante.
Puoi vedere delle partite tecnicamente pessime, ma il punteggio ti tiene desta l'attenzione.

Solo che poi anche nel tennis ... tra scommesse e doping ...

Senza contare che ultimamente c'è molta nostalgia della varietà di schemi degli anni '80 e '90. ( del secolo scorso ).

Becker, Edberg, Noah ...
Ora se vediamo le partite di alto livello ... tirano tutti in verticale senza aprirsi il campo. Vince chi fa sbagliare l'avversario.
Pessimo spettacolo.

Tornando a noi, lo sport professionistico è purtroppo marcio dappertutto. Non ci scappi.

Può essere calcio, che qualsiasi altro sport. Uno a caso : il ciclismo.

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23/12/2011 09:19

Lacrime di Doni in cella: «È come finire sotto un treno»

In carcere - La visita dei leghisti (e tifosi) Stucchi e Belotti. Oggi sarà interrogato dal gip

Le lacrime di Doni in cella:
«È come finire sotto un treno»

Il calciatore: «La fuga dai poliziotti? Credevo fossero ladri» [SM=x44516]


CREMONA - Il capitano di mille battaglie nerazzurre, quello che sul campo di calcio sfida senza paura avversari di ogni rango e incendia la curva di Bergamo ora se ne sta lì a testa bassa e privo di energie in una stanzetta accanto all'infermeria del carcere «Ca' del Ferro» di Cremona. Cristiano Doni oggi è l'ombra dell'atleta dal fisico esplosivo e dal talento innato ritratto in tante foto di incontri di calcio: non dorme da lunedì, giorno in cui è stato arrestato e crolla in lacrime quando gli parlano della figlia. Ieri in quella stanzetta ha ricevuto la visita del parlamentare Giacomo Stucchi e dall'assessore regionale al territorio Daniele Belotti, entrambi bergamaschi, entrambi leghisti; ma soprattutto tifosi e amici del calciatore travolto dall'inchiesta sul calcioscommesse. I due esponenti politici sono rimasti oltre un'ora a colloquio con il loro idolo; all'uscita, ancora prima delle parole dice tutto il viso di Belotti, che da 36 anni in qua non manca a una partita dell'Atalanta: occhi lucidi di commozione e morale basso. «Come stai?» è la prima scontata domanda che i due politici rivolgono a Cristiano.

«Come uno che è finito sotto un treno» risponde Doni, che indossa ancora il giubbotto scuro e i pantaloni della tuta che si era infilato al momento dell'arresto. Per rompere il ghiaccio gli chiedono di quel maldestro tentativo di fuga all'alba, dalla villetta circondata dai poliziotti, una reazione che sembra contraddire il carattere che a Doni tutti riconoscono. Il calciatore, che non può vedere la tv né leggere i giornali cade dalle nuvole e dà una diversa versione dell'episodio: «Ma quale fuga? Quella mattina ho sentito dei rumori e ho pensato a dei ladri, per quello ho provato a rifugiarmi in garage. I poliziotti, poi, sono stati tutti molto cortesi e comprensivi, come il personale del carcere di Cremona che mi sta aiutando molto».
Belotti e Stucchi non possono rivolgere domande sull'inchiesta, la direttrice del carcere Ornella Bellezza, presente al colloquio, lo interromperebbe subito. Si parla delle condizioni in cui Cristiano trascorre le giornate: «Non riesco a dormire, non posso guardare la televisione, provo a leggere un libro ma mi interrompo subito. Vorrei riordinare tutte le mie idee ma non è facile, penso sempre alla mia famiglia rimasta a casa. Ma non riesco nemmeno a ricordarmi del momento in cui sono entrato qua dentro».
Mercoledì sera l'Atalanta ha travolto il Cesena con quattro gol; la notizia è stata riferita a Doni dai detenuti delle celle vicine. Ieri Belotti e Stucchi gli hanno raccontato l'incontro nel dettaglio, si sono soffermati sul quarto gol, quello del difensore Peluso che ha scartato tre avversari manco fosse la reincarnazione di Garrincha e ha infilzato il portiere. E qui Cristiano è parso per un attimo ritornare quello di sempre: «Bisognava che io finissi in galera perché quello segnasse un gol!» ha detto provocando l'ilarità generale.

È una spensieratezza di breve durata. «Coraggio, vedrai che fra poco torni a casa: c'è tua figlia Giulia che ti aspetta» gli dicono i due visitatori. E qui Doni ha un crollo di nervi: al pensiero della bimba di otto anni, che nemmeno si è accorta dell'irruzione della polizia, si commuove e piange. È il momento del congedo: Cristiano abbraccia i due esponenti della Lega, è il suo modo di salutare gli amici. «Coraggio, ci vediamo fuori!» gli dicono. «È stato uno choc - racconta Daniele Belotti una volta lasciatosi alle spalle il cancello del carcere - perché noi siamo abituati a vedere la grinta di Doni, il suo coraggio nell'affrontare gli avversari. Ci siamo trovati davanti il suo fantasma. Tutta Bergamo è ancora incredula per quello che è avvenuto».

Cristiano dovrà riguadagnare al più presto la sua forza e tornare a essere quello di prima, già da oggi, possibilmente: lo attende infatti l'interrogatorio del gip Guido Salvini, lo attende il momento di raccontare la sua versione. E fare in modo soprattutto che sia convincente.

Claudio Del Frate 23 dicembre 2011 | 9:12© RIPRODUZIONE RISERVATA

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sbandieratore-solitario, 21/12/2011 13.08:

Mah, io sono con centrato più sul tennis, che a mio avviso anche come sistema di punteggio è molto più emozionante. Puoi vedere delle partite tecnicamente pessime, ma il punteggio ti tiene desta l'attenzione. Solo che poi anche nel tennis ... tra scommesse e doping ... Senza contare che ultimamente c'è molta nostalgia della varietà di schemi degli anni '80 e '90. ( del secolo scorso ). Becker, Edberg, Noah ... Ora se vediamo le partite di alto livello ... tirano tutti in verticale senza aprirsi il campo. Vince chi fa sbagliare l'avversario. Pessimo spettacolo. Tornando a noi, lo sport professionistico è purtroppo marcio dappertutto. Non ci scappi. Può essere calcio, che qualsiasi altro sport. Uno a caso : il ciclismo.



Il tennis è molto differente e per il sistema di punteggio anche più meritocratico, nel calcio invece contano soltanto i gol ritenuti regolari dall'arbitro, senza considerare tanti altri parametri che invece non entrano in alcun modo nel risultato finale: intensità di gioco, qualità del gioco, possesso di palla, etc.
Comunque ci sono sport molto più puliti del calcio sia sulle tribune, sia dentro gli spogliatoi, pensa al basket, rugby, volley, sci, atletica, nuoto, pallanuoto...
però il calcio si è talmente radicato nei nostri schemi mentali che è diventato una sorta di droga delle quali vogliamo dosi sempre più massicce [SM=x44464]

Per la cronaca:

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Naturphilosopher Ethilista
23/12/2011 11:19

A differenza dei presunti V.I.P., la curva atalantina si sente decisamente tradita dal giocatore.

Per parte mia, mi ricordo quanto questo signore, dopo qualche decisione arbitrale discutibile in un Genoa-Atalanta del 2007, venne sotto la Gradinata Nord a fare il segno dei soldi con le dita...se me lo fossi trovato di fronte prima di questa vicenda lo avrei mandato a [SM=x44506] , ora mi limiterei a ridergli in faccia

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28/01/2012 18:20

Partite truccate, anche Rossi conferma
Interrogato, il difensore conferma le parole di Masiello: "Picchiato da Morrone". Messo a verbale il pestaggio subito negli spogliatoi da parte del giocatore del Parma che lo accusava: "Non hai rispettato gli accordi"
di GIULIANO FOSCHINI

I soldi offerti per Palermo-Bari. Quella litigata a Parma con Morrone che urlava "non erano questi gli accordi!". Quegli strani personaggi negli spogliatoi e il sospetto che qualche compagno facesse il doppio gioco.Un altro giocatore è stato ascoltato, nella veste di indagato, ieri mattina a Bari: si tratta di Marco Rossi, ex difensore biancorosso quest'anno al Cesena. Rossi è stato senti per più di due ore, accompagnato dal suo legale Roberto De Maio (lo stesso che ha seguito Nicola Ventola anni fa in uno scandalo sul calcio scommesse che è finito archiviato sia penalmente che da un punto di vista sportivo).

Verbale secretato anche in questo caso, ma ritenuto "assai interessante" dagli investigatori. Da Rossi sono arrivate nuove conferme all'impostazione accusatoria. Avrebbe sostanzialmente raccontato la stessa storia di Andrea Masiello sulla partita con il Palermo: la riunione con Iacovelli e lo zingaro prima della gara, l'offerta di denaro per truccare l'1-3 (ma la gara finì poi 1-2). Rossi ha giurato di non aver mai preso gli 80mila euro promessi e di essersi rifiutato di entrare nella combine. "Io queste cose non le faccio" ha detto. Per poi però ammettere che effettivamente qualcosa di strano lo scorso anno a Bari è accaduto. A partire dalla gara contro il Parma quando fu picchiato negli spogliatoi da Morrone. "Mi diceva - ha detto in sintesi a verbale il giocatore - Non erano questi gli accordi ma io non sapevo di cosa stesse parlando". Poi magari un'idea se l'è
fatta. Anche perché nelle famose nove partite di campionato sulle quali sta indagando la procura di Bari lo spogliatoio ha cominciato a chiacchierare. Rossi ha confermato che Iacovelli era un frequentatore assiduo della squadra. E che spesso si vedevano in giro anche "brutte facce", che lui non sarebbe individuare ma che per gli investigatori altri non erano che uomini vicini al clan Parisi.

Anche per questo motivo la dichiarazione di Rossi è ritenuta molto interessante dalla procura di Bari. Che in questo momento sta agendo a scaglioni ma che presto potrebbe unificare tutti i fascicoli: da una parte c'è il fascicolo dell'antimafia sul riciclaggio di denaro tramite le agenzie di scommesse, legate al clan Parisi. Fascicolo che sta seguendo direttamente il procuratore Antonio Laudati. Una decina gli indagati. Dall'altro c'è quello sull'associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva sul tavolo del pm Ciro Angelillis e dei carabinieri del reparto operativo di Bari: iscritti sono Andrea Masiello, Marco Rossi, Alessandro Parisi, Simone Bentivoglio e Angelo Iacovelli. Da valutare le posizioni di Nicola Belmonte e Simone Padelli. La procura ha la certezza della combine sulla gara di Palermo ma sospetta su altre otto gare (sono le ultime nove dello scorso campionato).

Masiello ha raccontato di aver subito pressioni per la gara contro il Chievo, la Roma, la Sampdoria e di non aver mai accettato. E di aver preso "per paura" la mazzetta della gara contro il Palermo dagli Zingari per poi però restituirla immediatamente visto che la combine non era andato in porto. La Procura ha elementi concreti per sospettare che siano state truccate anche la gara contro il Brescia (0-2) e quella di fine campionato vinta contro il Bologna (4-0). E proprio quella contro gli emiliani sarebbe l'unica a far pensare a un coinvolgimento della squadra avversaria. Infine: dagli atti a disposizione, secretati e non, non emerge mai il nome di Almiron. Almeno per il momento. È tutt'altro da escludere che vengano ascoltati come persone informate dei fatti dirigenti del Bari, a partire dal direttore sportivo Guido Angelozzi.

(28 gennaio 2012)
Fonte [SM=x44463]
[Modificato da uepino 28/01/2012 18:21]
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28/01/2012 18:25

L'intervista a Doni
"Si, ho truccato le partite
confessino anche gli altri corrotti"
Parla l'ex capitano dell'Atalanta travolto dal calcioscommesse. "Ho tradito lo sport, non la mia squadra. L'omertà devasta il calcio. Era truccata anche la partita con la Pistoiese di Allegri nel 2000, però venimmo assolti"

di GIULIANO FOSCHINI e MARCO MENSURATI

NOMINA l'Atalanta e si commuove. Tira la testa indietro di scatto, per trattenere le lacrime. È l'orgoglio. Poi torna a sorridere, beve un sorso di caffè, il secondo della mattina, alza la voce, e cerca di spiegarsi. È un uomo a disagio, Cristiano Doni. Perché ha capito che la sua nuova vita non prevede più un pallone tra i piedi 24 ore al giorno. E non c'è niente di peggio per un calciatore. La verità è che ha buttato via tutto. "E la cosa peggiore - dice - è che ancora non ho capito perché l'ho fatto, come è stato possibile. L'unica speranza è che almeno la mia storia serva da lezione agli altri".

Partiamo da qui. Qual è la morale della storia di Cristiano Doni?
"Non so se ce ne è una. Magari ce ne sono molte. Io spero solo che gli altri calciatori vedano quello che mi è successo e capiscano. Non siano tanto imbecilli e facciano quello che in queste ore sta facendo Masiello. È stato molto coraggioso e, diversamente da me, ha avuto l'intelligenza di denunciare tutto per tempo. Spezzare quell'omertà che sta devastando il calcio".

Se lei allora si fosse comportato come Masiello fa oggi, cosa avrebbe denunciato?
"Avrei denunciato le mie colpe che sono, ci tengo a dirlo, relative a due soli episodi: Ascoli-Atalanta e Atalanta-Piacenza".

La partita del portiere Cassano che le dice dove tirare il rigore. Come andò?
"La settimana prima giocavamo contro l'Ascoli e alla vigilia mi dissero che la gara era truccata. Io dissi ok, bene, volevo andare in A, era perfetto. Poi invece in campo mi accorsi che non era vero e infatti pareggiammo (ma mi rendo conto che il risultato, non cambia le cose). La settimana dopo c'era il Piacenza, e mi dissero nuovamente che la partita era truccata. Io non ci credevo, poi invece in campo mi accorsi che era vero. Tanto che Cassano al momento di calciare il rigore mi disse "tira centrale che io mi tuffo"".

Lui nega.
"Andò esattamente così. Tanto che io vissi anche alcuni momenti di panico, perché non sapevo che anche lui era d'accordo e ogni tanto capita che i portieri avversari cerchino di imbrogliarti... Così quando andai a battere ero davvero incerto se dargli retta o no".

A proposito di omertà. Raccontiamo una volta per tutte la verità su Atalanta-Pistoiese del 2000? Giacomo Randazzo, ex dirigente dell'Atalanta, racconta che quella partita fu una combine: un accordo nato per scherzo al ristorante durante una cena (oltre a Doni, erano presenti tra gli altri l'attuale allenatore del Milan Allegri, Siviglia e Zauri) e poi davvero attuato in campo. Lei cosa dice?
"Che sì, è così non posso continuare a dire diversamente. È un episodio lontano nel tempo, ma se qualcuno mi vorrà chiedere spiegazioni gliene darò. Ci indagarono poi ci assolsero, molti ancora oggi credono che la mia esultanza "a testa alta" sia nata da quell'episodio. Invece no: era il frutto di uno scherzo con Comandini, un gioco che si faceva da ragazzini quando uno alzava la testa e diceva "ritiro" dopo aver insultato qualcun altro".

Le sue responsabilità finiscono qui? O ci sono altri episodi?
"Ho commesso due errori, gravi, ma solo questi due errori".

Circolano voci diverse, dicono persino che lei avrebbe fatto retrocedere apposta l'Atalanta per favorire il suo "amico" Percassi nell'acquisto della società.
"È una bestemmia. Io per la maglia dell'Atalanta ho dato il sangue. E anche gli errori che ho commesso li ho commessi perché volevo riportare l'Atalanta in A. Per me era un'ossessione. Avrei fatto qualsiasi cosa. Anzi, ho fatto qualsiasi cosa. Ho tradito lo sport".

Quanti sono i calciatori che "tradiscono lo sport"?
"Molti, troppi. In B più che in A perché a parte 3 o 4 club, gli altri pagano poco, anche 20mila euro l'anno. E così i calciatori sono più corruttibili. Però in generale sono molti, sì, è un problema culturale".

Suona tanto come una scusa. Può spiegarlo questo "problema culturale"?
"Da noi c'è l'abitudine di non infierire sull'avversario, di non mandare in B un collega in pericolo se non c'è un motivo di classifica, di mettersi d'accordo. In Spagna ad esempio non è così. Da noi invece capita che in campo ti chiedano il risultato, è capitato anche a me sia di chiedere sia di avere avuto richieste. E su queste abitudini da quando hanno legalizzato le scommesse "campano" tutti: gli ingenui, gli amici, i balordi, i mafiosi. E il problema assume altre proporzioni. Ma il punto di partenza è un difetto culturale che non riguarda solo i calciatori, ma anche gli altri protagonisti, gli arbitri che vedono tutto e non fanno nulla, il quarto uomo, gli osservatori della Figc, i giornalisti... Perché non è mai successo nulla tutte le volte che un giocatore è stato inseguito negli spogliatoi dagli avversari dopo un risultato "inatteso"?".

È un difetto culturale anche non capire che tradire lo sport e tradire l'Atlanta è la stessa cosa.
"Lo so. Ma sarei un'ipocrita a dirle che non considero un'attenuante aver sbagliato pensando di favorire la mia squadra".

Ecco, infatti, non è un'attenuante.
"E io sono pentito di quello che ho fatto. Anche perché sono finito in carcere. E il carcere aiuta molto a capire i propri errori".

Un campione in carcere. Che effetto fa?
"Orrendo. Sono venuti a prendermi all'alba. A proposito non è vero che sono scappato. Non è vero che pensavo fossero i ladri. Tutte minchiate. Pensavo fosse una semplice perquisizione. Poi invece mi hanno detto che mi portavano in questura a Bergamo in stato di fermo. E di lì sono andato in carcere, a Cremona. Per strada continuavo a pensare a mia figlia a scuola, era sempre stata orgogliosa di suo papà, il Capitano". Di nuovo, tira indietro la testa. Poi riprende: "Quando si sono chiusi i cancelli alle mie spalle ho ripensato a tutti i film che avevo visto sul carcere e ho detto tra me e me che "dal vero" era molto peggio. Il carcere era davvero affollato, come dicono in tv, anche se io ho avuto la fortuna di avere una cella singola. Ho preso alla biblioteca Esco a fare due passi, il libro di Fabio Volo e ho cominciato a leggerlo. Ma mi distraevo. Di notte faceva freddo. E io non dormivo. Non dormivo neanche di giorno. Non dormivo mai. Pensavo alla cazzata che avevo fatto. A come era potuto succedere, a mia figlia, a mia moglie, all'Atalanta e non vedevo l'ora di andare dal giudice a raccontare tutto. E da questo punto di vista devo ammettere che sono stati tutti bravi... Il poliziotto che mi ha arrestato, il giudice Guido Salvini, il pm Roberto di Martino, il mio avvocato Salvatore Pino, tutti mi sono stati vicini, sono stati comprensivi e mi hanno permesso di cominciare un percorso che non so dove mi porterà. Ma che dovevo cominciare. E che spero che comincino per tempo tutti i miei colleghi. Mi piacerebbe davvero se finisse l'omertà nel calcio, se quello che è successo a me fosse un punto di svolta per tutti".

Cosa farà Doni da oggi in poi?
"Non ne ho idea. Prima volevo fare il dirigente dell'Atalanta. Oggi mi accontenterei di riuscire a vivere in pace nella mia città, Bergamo". (28 gennaio 2012)Fonte
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28/01/2012 19:47

tutti pentiti " dopo " .. ma pensarci prima no eh ?? [SM=x44463]
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03/02/2012 14:00

1- PER IL PROCURATORE DI CREMONA: “L’INTERO CAMPIONATO 2010/11 È COMPROMESSO”
2- NUOVI DOCUMENTI PROVANO CHE ALMENO 14 PARTITE DELLA SCORSA STAGIONE SONO STATE TRUCCATE. 10 SQUADRE COINVOLTE TRA CUI LAZIO, BARI, LECCE, GENOA, ROMA
3- SIGNORI, DONI, PAOLONI, ERODIANI E PIRANI DIPINTI COME “QUATTRO SFIGATI”, COSÌ GLI ADDETTI AI LAVORI POTEVANO FAR FINTA CHE IL GIOCATTOLO CALCIO NON SI ERA ROTTO
4- IL METODO ILIEVSKI, “LO ZINGARO”: AI GIOCATORI DENARO IN CONTANTI. TANTO E IN ANTICIPO. POI CI PENSAVANO DA SINGAPORE A MUOVERE MILIONI DI EURO DI SCOMMESSE
5- LA VIA D’USCITA. SE LA FIGC NON CAMBIERÀ LE REGOLE PER SALVARE LE SQUADRE, LA SERIE A PRECIPITERÀ NEL BARATRO DI PENALIZZAZIONI, RETROCESSIONI E SQUALIFICHE

 

Carlo Bonini, Giuliano Foschin, Marco Mensurati per "la Repubblica"

Roberto Di Martino, procuratore di Cremona, la dice quasi fosse un´ovvietà, non un´enormità. «Lo scorso campionato di serie A è stato irregolare». Poi, elabora. Ed è peggio. «Alcune squadre hanno compromesso la genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione all´Europa League, altre ancora singole partite».

«Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l´intero torneo è da considerarsi compromesso». Insomma, un campionato di cartapesta.

Ecco. Per mesi è sembrata una storia di «quattro sfigati» da bar sport, impiccati al linguaggio astruso degli "over", delle giocate "a due e mezzo" o "tre e mezzo". Popolata da fanfaroni, millantatori, calciatori sul viale del tramonto, comunque marginali nel calcio (scommesse) che conta.

Un album di macchiette che evocava vicende inverosimili: il sonnifero nel tè, la vecchia gloria imbolsita (Signori), il portiere instabile (Paoloni), il capitano con la scimmia del "picchetto" (Doni), il tabaccaio e il medico di provincia chiacchieroni (Erodiani e Pirani).

A ben vedere, una benedizione per il Palazzo del calcio, le tifoserie organizzate, gli addetti ai lavori. Un modo per dire che, sì, la vicenda era drammatica, ma niente affatto seria e convincere e convincersi che il giocattolo non si sarebbe rotto. Le cose, a quanto pare, non stavano e non stanno così. Nuovi documenti istruttori acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona e, ora, anche Bari, a cui Repubblica ha avuto accesso, raccontano una storia di crimine organizzato che ha appestato il calcio di casa nostra e non solo. Secondo le procure provano che, almeno 14 gare del campionato di serie A 2010-2011 di regolare hanno avuto solo il pallone con cui sono state giocate.

IL METODO ILIEVSKI
In questa storia c´è un uomo che conta più di altri. Perché è la chiave che, d´incanto, rende nitido un puzzle fino ad allora confuso. Lo chiamano «lo zingaro» e di lui si legge nell´informativa che il 16 gennaio scorso la squadra mobile di Cremona e il Servizio centrale operativo della polizia consegnano alla Procura di Cremona. Il suo nome è Hristyan Ilievski e ha trascorso l´intera stagione calcistica 2010-2011 in giro per gli stadi e i ritiri dei club a comprare calciatori e partite.

È brutto, Ilievski. Ha una cicatrice enorme sul volto e non gira mai da solo. Chiunque ne parli lo racconta come una sorta di Uomo Nero. Vittorio Micolucci, ex difensore talentuoso dell´under 21 finito per sbaglio ad Ascoli in serie B, ne è quasi terrorizzato: «Era notte. Un mio ex compagno mi aveva detto che c´erano due che mi volevano parlare. Ci vedemmo in un parcheggio. Arrivarono su una macchina con targa straniera.

Alla guida c´era uno straniero che faceva da traduttore ad un altro che aveva una cicatrice (...) I due mi dissero che erano disposti a pagare per alterare i risultati delle partite di calcio. Volevano soprattutto gli "over 2.5 e 3.5". Ma volte volevano direttamente il risultato esatto. Offrivano denaro in contanti. Tanto e in anticipo. Se il risultato finale era quello pattuito i soldi li potevo tenere. Altrimenti andavano restituiti». Il metodo Ilievski sembra infallibile. Ma è stato mai applicato? Riesce? E soprattutto che profitti assicura?

DA SINGAPORE A ROMA
Per trovare la prima delle risposte è sufficiente sezionare una delle partite che - come documenta una nota di tre pagine depositata agli atti dal procuratore di Cremona, Roberto di Martino - ne è il paradigma: Lazio-Genoa. Il giorno del match, 14 maggio 2011, Ilievski va al campo di allenamento della Lazio, a Formello, vicino Roma. Con lui ci sono il suo inseparabile guardaspalle e l´ex giocatore Alessandro Zamperini (ottimo amico di molti calciatori di serie A, tra i quali anche il laziale Stefano Mauri).

In tasca ha un telefonino con scheda intestata a un nome di fantasia: Victor Kondic. L´analisi del traffico sulle celle della compagnia telefonica non lascia dubbi: Ilievski è a Formello alle 12:10, quando ancora il pullman della Lazio non ha lasciato il parcheggio diretto allo stadio Olimpico e i giocatori sono ancora dentro l´impianto.

E qui rimane per circa un´ora. Intorno alle 12:42, il suo telefonino comincia a contattare il numero personale di Tan Seet Eng, capo dell´organizzazione di scommettitori che vive a Singapore. Un tipo che ama le suite a 5 stelle, le ciabatte e il lusso pacchiano. Ma, soprattutto, che - secondo il pentito Perumal (membro dell´organizzazione asiatica, arrestato in Finlandia) - è capace di spostare scommesse per un milione di euro su una partita di serie A in tre minuti. Quindici, se il match è di serie B.

Dopo il contatto con Zamperini, Ilievsky si sposta nella zona dove alloggia il Genoa in trasferta e incontra Oscar Milanetto, leader dello spogliatoio. L´abboccamento va a buon fine, secondo i magistrati, perché la partita finisce con un rotondo 4-2 per la Lazio. Ma soprattutto con un bel 1-1 alla fine dei primi 45 minuti. Spiega infatti Carlo Gervasoni, giocatore pentito arrestato da Cremona: «L´accordo prevedeva che il primo tempo si concludesse con un "over" (almeno due gol nei primi 45´, più di tre al 90´ ndr). Risultato che venne raggiunto».

È un fatto (riscontrato dalle celle telefoniche e dalle schede di presenza degli alberghi) che quella sera del 14 maggio, alle 19.19, Ilievsky è a Milano, all´Una Hotel Tocq dove lo aspetta Bellavista (ex capitano del Bari che fa parte del giro ed è in contatto con i clan della mafia barese). E dove, il 15 sera, lo raggiungono, alle 20:33, due giocatori del Genoa: Milanetto e Dainelli.

«Evidentemente - scrive il procuratore Di Martino - si tratta di un incontro finalizzato alla consegna del denaro ai giocatori, dopo che la partita aveva realizzato il risultato programmato». Lazio-Genoa ha tutto per essere una partita truccata. Ma è stata l´unica? Quante volte gli zingari hanno riprodotto lo stesso format?

"80 MILA EURO A CRANIO"
Lazio-Genoa non è un unicum. Il format Ilievski si ripete identico in almeno altre cinque partite. Lecce-Lazio (lo «zingaro» è all´Hilton di Lecce dal 20 al 23 maggio 2011), finita con un rocambolesco "over" (2-4 il risultato finale). Bari-Sampdoria 0-1, di cui si "occupa" l´ungherese Lazlo, a Bari, dalla vigilia al giorno successivo la partita come dimostrano le celle telefoniche riscontrate dalla polizia ungherese in un´informativa trasmessa in Italia. Bari-Roma 2-3, quando racconta il giocatore pentito Andrea Masiello, «gli zingari vennero sotto casa a chiedermi di far terminare la partita in "over". Gli dissi di "no". Loro mi dissero che avevano già convinto gli altri».

La domenica dopo, il Bari va a Palermo (1-2) e gli "zingari", che sono in Sicilia, catechizzano a modo loro cinque giocatori: Andrea Masiello, Parisi, Padelli, Bentivoglio, Marco Rossi. Offrono 80 mila euro a cranio perché vinca il Palermo con «almeno due gol di scarto». Le cose non vanno così (l´inconsapevole Miccoli sbaglia il rigore nel finale) e i cinque restituiscono il denaro. C´è anche Brescia-Bologna (3-1). Una settimana prima del match, al telefono, uno degli uomini del giro degli zingari dice: «Mi hanno detto che il Brescia con il Bologna prenderà tutto».

Dice un investigatore: «Le prove che abbiamo raggiunto su queste sei partite ci consentono oggi di dire con ragionevole certezza che ce ne sono almeno altre otto, di cui parlano i pentiti e abbiamo traccia nelle intercettazioni telefoniche, che sono state aggiustate nello stesso modo». Sono Napoli-Sampdoria (4-0); Brescia-Chievo (0-3); Brescia-Bari (2-0); Genoa-Roma (4-3); Bari-Chievo (1-2); Parma-Bari (1-2); Chievo-Sampdoria (0-0).

Ce ne sarebbe anche un´altra: Inter-Lecce (1-0). La partita è appattumata a dovere, ma, racconta Massimo Erodiani (uno degli arrestati a Cremona), accade qualcosa nel tunnel di san Siro mentre le squadre entrano in campo: «L´accordo era che il match dovesse finire con un "over". Con un gol del Lecce, prima dell´Inter. Prima di entrare in campo ci fu un ripensamento. E i giocatori dell´Inter non accettarono. Me lo disse Daniele Corvia (giocatore del Lecce ndr) che gli "zingari" avevano corrotto insieme a lui Rosati, Ferrario e Vives». E ora che succederà? Come reagirà il mondo del calcio? Le squadre cosa rischiano?

LA VIA D´USCITA
Raccontano fonti diverse che il Palazzo del pallone stia vivendo ora giorni terribili. La favola dell´inchiesta che «non andrà da nessuna parte» non la beve più nessuno. E l´arrivo della Procura di Bari sul proscenio dell´indagine è stato il definitivo campanello d´allarme. Racconta una fonte vicina alla Federazione Gioco Calcio: «Il giorno in cui si è saputo che il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, interrogava in una località segreta Masiello, è stato chiaro che qui verrà giù tutto».

Dunque? Al mondo a parte del pallone e della giustizia sportiva restano pochi mesi. Quelli da qui alla fine di questo campionato. E una scelta da fare: aspettare che le inchieste penali obblighino il procuratore federale Stefano Palazzi a precipitare mezza serie A nel baratro delle penalizzazioni, retrocessioni e squalifiche.

Oppure mettere rapidamente mano al codice di giustizia sportiva. Cancellando o modificando quel principio di "responsabilità oggettiva" che consentirebbe di buttare a mare gli indifendibili, "le mele marce" e salvare ciò che resta del calcio professionistico di questo Paese. Vedremo.

 

[Modificato da uepino 03/02/2012 18:19]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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04/02/2012 08:23

Calcioscommesse, nuovi arresti
in manette il portiere del Piacenza
Due ordinanze di custodia cautelare decise dalla procura di Cremona contro il portiere del Piacenza Mario Cassano e l'infermiere barese Angelo Iacovelli. Alterate, secondo le ultime accuse, quattro incontri di serie A del Bari e quattro di serie B del Piacenza


CREMONA - La polizia sta eseguendo due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti del portiere del Piacenza Mario Cassano e di Angelo Iacovelli, personaggio vicino agli ambienti sportivi del Bari. Gli arresti rientrano nell'inchiesta sul calcioscommesse condotta dalla procura di Cremona.


I provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip Guido Salvini che ha accolto la richiesta del procuratore di Cremona Roberto di Martino, sono stati eseguiti dagli investigatori delle squadre mobili di Cremona, Brescia, Bari, Firenze e del Servizio centrale operativo.

Almeno otto i match relativi agli arresti di oggi: Cassano dovrà rispondere dell'alterazione di quattro incontri dei campionati di serie B 2010/11 (Piacenza-Albinoleffe, Atalanta-Piacenza, Siena-Piacenza) e 2008/9 (Piacenza-Mantova). L'organizzazione avrebbe taroccato anche 4 match di serie A: gli incontri sarebbero Milan-Bari, Bari-Sampdoria, Bari-Roma e Palermo-Bari.

Cassano - ex compagno di squadra e amico di Carlo Gervasoni e Alessandro Zamperini (arrestati nella seconda fase dell'inchiesta Last Bet, a dicembre) - e Iacovelli sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva: secondo gli investigatori fanno parte dell'organizzazione transnazionale dedita a truccare le partite dei campionati di calcio italiani e di diversi paesi esteri e avrebbero agito come referenti del gruppo capeggiato dal cittadino di Singapore Eng Tan Seet.

L'inchiesta, denominata 'Last Bet', è giunta alla terza fase dopo gli arresti di giugno e dicembre dell'anno scorso.
Complessivamente sono 33 le persone finite in carcere tra le quali l'ex bomber della Nazionale Beppe Signori, l'ex capitano dell'Atalanta Crisiano Doni, i calciatori Carlo Gervasoni, Marco Paoloni, Luigi Sartor, Vincenzo Sommese, Marco Micolucci e Filippo Carobbio.
(04 febbraio 2012)Fonte
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11/03/2012 18:18

Calcioscommesse, nel covo dello Zingaro
"Con 30 giocatori ho truccato i campionati"
Abbiamo incontrato in Macedonia Ilievski, il superlatitante dell'inchiesta. ''Dicono che siamo una gang, ma in realtà siamo solo scommettitori, i più forti in Europa. I calciatori mi chiedono di puntare per loro, sono una trentina, il 90% di serie B. Ma nomi non ne faccio''dai nostri inviati GIULIANO FOSCHINI e MARCO MENSURATI

SKOPJE - "Non avete capito niente. Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri". Sculli? Sicuro? "Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento. Se volete ve ne parlo. Però non qui, non ora".

"Andiamo in un posto più tranquillo, in montagna, dove saremo solo noi. Ho fatto preparare la cena a un mio amico". Sono le tre e mezza del pomeriggio, a Skopje, e quella che Hristiyan ha in mente è una cena molto, molto lunga.

Hristiyan è Ilievski, il principale latitante del calcioscommesse. Lo cerca la polizia, e l'Interpol. Secondo la procura di Cremona è la pedina chiave, l'uomo che avvicinava i giocatori di serie A per "fare le partite", li contattava tramite intermediari, li aspettava in albergo o nei ritiri con le borse piene di soldi, e li convinceva con le classiche "offerte che non si possono rifiutare". La mattina del primo giugno scorso, mentre Beppe Signori finiva in manette insieme con gli altri complici, lui è scappato dalla sua casa di Cernobbio e si è rifugiato qui, in Macedonia, protetto dalla propria fama e da un manipolo di bodyguard che lo chiamano boss. La strada per arrivare alla "casa dell'amico" è uno sterrato contorto e brullo che prima di arrampicarsi sulla roccia attraversa il quartiere albanese della città. Un incubo balcanico di strade e palazzoni grigi. Se non fossimo dentro la sua Bmw X5 bianca lucente, Hristiyan sputerebbe ad ogni incrocio per il disgusto di vedere così tanti albanesi in giro. Ma siamo in macchina, quindi si limita a bestemmiare. Attraverso la tela di un borsello nero accarezza il corpo della pistola, piccolo calibro con intarsi in legno, e poi sibila qualcosa in macedone. La "casa dell'amico" in realtà è un "ristorante privato" chiuso al pubblico ma attrezzato per servire in un ambiente lussuoso una manciata di ospiti particolari: la discrezione si paga in contanti.

"IL MIO NUMERO FORTUNATO"
Hristiyan è sterminato: un metro e novanta di altezza, peserà non meno di 110 chili. È un ex agente della polizia speciale macedone: la guerra del Kosovo gli ha lasciato una cicatrice sul viso e un'altra, molto più grande, che parte dal mignolo della mano destra e finisce all'altezza del polso, dove si confonde con l'inchiostro di un enorme "5" tatuato tanti anni fa. "È il mio numero fortunato", ride alludendo a chissà cosa. Perché, in questa storia, tatuaggi e cicatrici non sono un dettaglio. Anzi. La prima cosa che raccontano ai magistrati i calciatori avvicinati da Ilievski è proprio quel segno profondo sull'arcata sopraccigliare "di quell'uomo brutto", descritto come "enorme" e "silenzioso". "Brutto? - ride Ilievski - A me non sembra. Mia moglie dice di no. Certo è mia moglie... Comunque quelle cose di me le ha dette Micolucci. Me la ricordo quella notte, al parcheggio. Lui doveva darmi dei soldi da scommettere su una partita. Ed è vero che non parlavo, perché ero stanco. Ero partito in macchina da Cernobbio ed ero arrivato fino ad Ascoli. Era buio e lui parlava e parlava, e cercava di convincermi ad accettare un pagamento con assegni invece che in contanti. Guardavo davanti e così lui di me ha visto solo la cicatrice... mi spiace che si sia spaventato. Anzi no, non mi spiace. Però dire che il mio ruolo era quello di far paura ai giocatori è ridicolo".

"COME TONY MONTANA"
E allora, qual era il suo ruolo? "Quello di uno che scommette. A me e a Gegic (l'altro latitante di questa storia, ndr) ci hanno chiamato gli Zingari, Gipsy, come se fossimo una mafia. In realtà non siamo zingari e non siamo nemmeno un gruppo. Noi compriamo informazioni e scommettiamo. E basta. Mi chiamano i calciatori e mi dicono: "20mila su questo o su quel risultato". E io lo faccio facilmente, perché la gente si fida". Chi sono i calciatori? "Una trentina, 90 per cento di squadre di serie B, il resto di A. I nomi non te li dico, io non sono uno scarafaggio, io gli scarafaggi li schiaccio, come dice Tony Montana (Scarface, ndr). Lo conosci, no?" sorride, si china, solleva l'orlo dei pantaloni per mostrare il volto di Al Pacino che si è fatto tatuare sul polpaccio. "Ho letto Puzo (autore de Il padrino), conosco a memoria Scarface: so come ci si comporta, io".

Perché il cuore del calcioscommesse, secondo Ilievski, sono proprio i calciatori: "In Inghilterra non succede, in Italia invece sì: si mettono d'accordo, poi scommettono e vendono le informazioni. Quando le vendono a noi, o quando noi le scopriamo ci puntiamo sopra forte. Altrimenti le vendono a qualcun altro. Alla mafia siciliana, a quella albanese, agli ungheresi oppure a Beppe Signori che è uno dei capi del calcioscommesse in Italia. A tutti. Spesso sono gli stessi dirigenti dei club a mettersi d'accordo. Alla fine dello scorso anno, sono venuto io personalmente in Italia. Era quasi tutto già deciso, chi vinceva lo scudetto, chi andava in Europa, chi finiva in serie B. Quindi è stato un "festival". C'erano sei squadre che ritenevamo affidabili: Sampdoria, Cagliari, Bari, Lecce, Siena e Chievo. E noi abbiamo fatto un mucchio di soldi".

"SONO ANDATO A FORMELLO"
Sono le otto di sera. Le ciotole con le salse all'aglio e allo yogurt sono ormai relitti al centro del tavolo. Quello che Ilievski ha presentato come "l'amico" sta servendo la carne alla griglia. Hristiyan l'accompagna con grappa macedone, versata da un alambicco di rame. "Un sacco di soldi li abbiamo fatti anche con Lazio-Genoa. È andata così: io cercavo da un po' di parlare con qualcuno della Lazio, per avere informazioni sicure. Ma non ci riuscivo. Sono andato a Formello, vero, ma lì non ho incontrato nessuno. Però mi hanno detto: "Guarda che la partita è fatta. L'ha fatta Sculli. L'accordo è 1-1 per il primo tempo, poi nel secondo tempo partita vera, anche se alla fine il Genoa ha poi dato i tre punti alla Lazio che doveva andare in Champions" (la circostanza risulta anche dagli atti dell'indagine, mentre Sculli al momento non è mai apparso negli atti dell'inchiesta, tanto che non è iscritto nel registro degli indagati). Quello che "ha detto" è Zamperini? "Non sono uno scarafaggio, io. Il nome di Zamperini non lo farò mai. Gli ho rovinato la vita chiedendogli di trovarmi delle informazioni sul campionato di Serie A e adesso lo difenderò fino alla fine. Non sono come Gervasoni, uno che fa le estorsioni. Dopo la prima parte dell'inchiesta, quest'estate voleva andare da Mauri, "se non mi dà un milione di euro vado a Cremona e racconto tutto", aveva detto. Quello che so io è che quella dritta era giusta, Sculli ha "fatto" la partita e io ci ho guadagnato un sacco di soldi. E come me mezzo Lazio, inteso come regione, lo sapevano tutti". Come confermano anche i flussi delle giocate.

"I SOSIA DI LECCE"
Ciò che colpisce sono gli aneddoti e i dettagli. Come "la faccia di Bentivoglio" quando Ilievski entrava nella sua stanza d'albergo prima di Palermo-Bari. "Masiello l'aveva costretto a incontrarmi per farmi vedere che la partita era aggiustata. Io gli avrei dato dei soldi per quella dritta, il Bari avrebbe perso quasi certamente e lui avrebbe fatto il colpo. Ma si vedeva da un chilometro di distanza che Bentivoglio se la stava facendo addosso: tremava, era pallido. Mi stavano truffando. E allo stadio si è visto subito. Così mi sono coperto: ho chiamato il mio amico Dan a Singapore (il capo del calcioscommesse mondiale, secondo i pm, ndr) e gli ho detto, "punta sul Palermo", così siamo andati in pari". Oppure come il "numero di Erodiani": il tabaccaio di Ancona, per farsi fare credito su una partita del Lecce si sarebbe presentato al casello autostradale insieme a tre "sosia" di giocatori giallorossi che dovevano garantire la combine: "Me ne accorsi subito, per fortuna, se no andavamo rovinati".

Hristiyan interrompe il suo racconto. Il padrone di casa ha messo a tutto volume "Caruso" cantata, al Pavarotti and Friends, da Pavarotti insieme a Dalla. Il viso di Hristiyan si contrae in un'espressione commossa, prossima al pianto, ma senza lacrime. "È la mia preferita", dice in italiano (e infatti costringerà il padrone di casa a rimetterla una dozzina di volte). "Comunque penso che prima o poi verrò in Italia. Io amo l'Italia. Mi farò un po' di carcere, lo so. Ma non posso continuare a vivere qui, così. Chiarirò tutto e tornerò a casa mia, a Cernobbio". Arrivano i dolci. Ma Hristiyan continua a mangiare salsicce affumicate. E a commuoversi per "Caruso". In carcere un sacco di gente gli farà delle domande, osserva il suo bodyguard. Proprio in quel momento un piccolo scarafaggio decide di attraversare la sala. Hristiyan lo guarda per un attimo. Lo raccoglie delicatamente. Lo mostra ai commensali. Sorride. Poi, lo schiaccia. (11 marzo 2012)
Inchiesta di Repubblica
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11/03/2012 23:48

Curioso come questo ... come chiamarlo? Giornalista?

Marco Mensurati ... sì, proprio lui, quello che ha lo stemma della roma in primissimo piano sulla sua pagina facebook. Quello nato e cresciuto in curva sud, che non si è mai risparmiato di attaccare la Lazio e i laziali con i suoi articoli.

Marco Mensurati ... quello che ha scassato la minchia per mesi con Mauri, quando Mauri era a migliaia di km da Roma, a causa delle terapie post infortunio, ora che Mauri è tornato, e che evidentemente non lo si è riusciti ad incastrare, se ne esce con questa intervista ad Ilievski, ricercato dalla polizia italiana, dall'Interpol, da tutti, e lo trova proprio Mensurati .... toh, che strano!
E che gli dice Ilievski a Mensurati? Che Mauri non c'entra nulla. Ma guarda un pò! [SM=x44452]
Ma Ilievski dice anche che lui non fa nomi. Però un nome, uno solo (!), lo fa. Sculli.

In sostanza Ilievski, dice che è andato a Formello perché voleva contattare qualche laziale, ma non se lo è [SM=x44487] nessuno, e poi da amici suoi sarebbe venuto a sapere che Sculli aveva combinato Lazio-Genoa. Sculli che non ha giocato quella partita. E non giocando sarebbe riuscito a combinare il pareggio 1-1 del primo tempo e la vittoria finale della Lazio, con over?

Marco Mensurati ... lo stesso che è stato sempre così celere nel dare queste notizie, talmente bravo da trovare Ilievski che è ricercato dalle polizie di tutto il mondo e lo stesso che non ha mai dato la notizia del magistrato di Cremona quando ha detto che si era confuso e la partita sotto esame era Genoa - Roma e non Lazio - Genoa.

Davvero molto credibile e imparziale questo Marco Mensurati! [SM=x44466]


E' invece molto più credibile che ci sia del marcio in tutto il calcio, anche la serie A, Lazio inclusa.
Appunto, Lazio inclusa, e non esclusivamente Lazio, come gli articoli di questo mensurati sembrerebbero voler far credere. [SM=x44465]
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12/03/2012 07:55

sono sincero : quest' articolo mi sa tanto di bufala ... [SM=x44463]
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12/03/2012 18:39

sperminator, 12/03/2012 07.55:

sono sincero : quest' articolo mi sa tanto di bufala ... [SM=x44463]




è certo che almeno l'onestà intellettuale di mensurati sia alquanto dubbia, volendo essere teneri.

Nel nuovo articolo di oggi (Tutti al grande Hotel Scommesse)) sempre del solito mensurati in società con il solito foschini, Ilievski pare fare retromarcia sulle dichiarazioni riguardanti Sculli, oppure precisare meglio. Dice che lui non ci ha mai parlato e non lo conosce.

Poi Ilievski sembra soprattutto voler pararsi il [SM=x44454] lui e alla sua organizzazione, dicendo che lui e i suoi non truccavano un bel niente, si limitavano a scommettere su informazioni che ricevevano, e che a trucccare le partite sarebbero state le mafie italiane, albanesi, ungheresi, Beppe Signori.

Insomma, questo latitante introvabile da tutte le polizie del mondo viene trovato da mensurati, tifosissimo romanista che ha sempre usato la sua penna non per fare informazione ma per fare il tifoso antilaziale, e dice di non voler fare nomi, ma poi un nome lo fa, uno solo, quello di Sculli, che i magistrati non hanno mai preso in considerazione fino ad ora. Dice che Samp, CHievo, Lecce, Bari erano squadre sicure ma su quelle non dice nulla ( [SM=x44466] ).
Infine la sostanza della sua intervista, oltre a voler inguaiare la Lazio (con la complicità del giornalista), è quella di voler chiarire la sua posizione.

Ricordo un paio di concetti che non dovrebbero mai essere dimenticati:

- le dichiarazioni per sentito dire (mi hanno detto che tizio faceva ...) valgono meno di zero;

- le dichiarazioni rilasciate ad un giornalista valgono ancora meno di zero.

Affinché le parole di Ilevski abbiano un qualche valore è necessario prima di tutto che Ilievski si costituisca, e poi risponda all'interrogatorio di un magistrato.
Altrimenti stiamo parlando dell'aria fritta.

Questo a mensurati pare non l'abbia detto nessuno.
Anzi, quel bravo giornalista, un paio di mesi fa aveva addirittura già fatto le sentenze sportive, in un suo articolo aveva previsto una penalizzazione tra i 6 e gli 8 punti per la Lazio.

A gettare fango come fa mensurati sarebbero buoni tutti.


Io sono fermamente convinto che del marcio ci sia, che la mafia, generica, italiana, estera, abbia messo le mani sul giro scommesse, è business redditizio, ma in un paese serio le inchieste si fanno seriamente, non sparando colpi a sensazione oppure, peggio ancora, con la sciarpa al collo in base ai desideri del giornalista.

Quello che è venuto fuori fino ad ora è assolutamente nulla, neanche una bischerata, eppure sono già piene le prime pagine dei giornali e lunghi servizi clamorosi nei tg! Bella informazione questa! [SM=x44465]
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12/03/2012 18:41

Le rivelazioni di Ilievski e il calderone mediatico in cui finisce solo la Lazio: in Italia basta poco per diventare colpevoli


12.03.2012 12:53 di Marco Valerio Bava LaLazioSiamoNoi.it

Corregge il tiro Ilievski, dopo l’intervista rilasciata a La Repubblica, in cui il capo degli “Zingari” viene dipinto come un novello Tony Montana, uno Scarface moderno che si diverte a schiacciare gli scarafaggi, mangiare salsicce e ascoltare forse la miglior produzione del compianto Dalla e cioè “Caruso”. Ilievski aveva lanciato bombe pesanti sul calcio italiano. “Con 30 giocatori ho truccato il campionato”, così titolava il pezzo-scoop di Repubblica. “Non faccio nomi -dice Ilievski-, non sono uno scarafaggio, io quelli li schiaccio”, d’altra parte “sa come ci si comporta”, beato lui. Non fa nomi, non è una spia, insiste su questo punto Ilievski. Ne fa uno solo di nome, magari il suo “codice d’onore” viene tradito da qualche brindisi di troppo: “Lazio-Genoa l'ha fatta Sculli, non Mauri. Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento”. Quindi, secondo la versione di Ilievski, sarebbe stato proprio l’ex giocatore biancoceleste a truccare la penultima partita del campionato scorso. Ilievski, però, non dice da chi lo ha saputo, né come. Dice che lui a Formello aveva provato ad andarci “ma lì non ho incontrato nessuno”. Corregge il tiro Ilievski, lo fa a 24 ore di distanza dalla prima intervista, le sue parole sono riportate ancora una volta da Repubblica. “La storia di Sculli io l'ho solo sentita dire. Non so niente di più, né tantomeno conosco il giocatore. Di certo la vicenda di Zamperini e Mauri è completamente inventata”. Riecco i “sentito dire”, ma quanto può essere attendibile una testimonianza simile? Certo, il personaggio è uno dei più rilevanti in questo torbido e nauseante giro criminale, ma non porta fatti, non porta prove concrete: spara nel mucchio, così come potrebbe fare chiunque. Come aveva fatto Gervasoni mettendo nel mirino Stefano Mauri, nome che Ilievski scagiona del tutto. "Di certo la vicenda di Zamperini e Mauri è completamente inventata". E allora dov’è la verità? Sempre che una verità assoluta ci sia, questa la stabiliranno i giudici e i processi: così funziona in una società che si definisce civile. Il club capitolino resta tranquillo, non ha nulla da temere: «Il calcioscommesse? La Lazio è tranquilla e continuerà a esserlo», assicura il legale della società capitolina Gian Michele Gentile, «Si tira in ballo Sculli per Lazio-Genoa, ma per mesi ho sentito parlare di Lecce-Lazio e si è sempre fatto il nome di Mauri. La verità è una sola: a nessuno è arrivato un avviso di garanzia. A tutti i nostri tesserati abbiamo chiesto spiegazioni,ci hanno risposto che nessuno è stato mai coinvolto in strane situazioni», continua l'avvocato sulle colonne del Messaggero. La riflessione, però sorge spontanea e ha scatenato l’ira di tutti i tifosi biancocelesti. I toni accusatori, le sentenze, con cui è stata marchiata la Lazio nelle ultime ore, sono qualcosa di assolutamente inopportuno. Per il semplice fatto che, come appena detto, le sentenze le fanno i processi, quelli veri, portati avanti nella aule di tribunale e non quelli messi in scena negli studi televisivi o sulle pagine dei giornali. Questi ultimi sono buoni solo per dare in pasto al pubblico famelico, un capro espiatorio da divorare. Ma l’Italia è questa, non c’è da meravigliarsi, se il tuo nome esce nel corso di un’indagine sei colpevole. Punto. Chi se ne frega se poi la sentenza sarà di proscioglimento. Chi se ne importa se Ilievski fa solo il nome di Sculli, quando aveva appena detto di non voler far nomi. Non è rilevante che nel pentolone ci sia Lazio-Genoa, sola soletta, senza la compagnia di quella miriade di altre partite che, invece, gli inquirenti, stanno analizzando. Il gioco al massacro è così bello, porta audience, ingrassa il vitello. Non conta che nessun tesserato della S.S. Lazio sia stato ancora chiamato a comparire di fronte ai pm. Questo non attira. Meglio sottolineare che Ivan Tisci, ex giocatore di poco successo e ora, secondo gli inquirenti, collante tra il gruppo di Pirani ed Erodiani e gli Zingari, abbia giocato con Gegic nel Vicenza di Reja. Vi sembra elemento fondamentale per le indagini che il goriziano fosse l’allenatore di quella squadra? Peccato che in quel Vicenza giocasse per esempio Di Carlo oppure Beghetto o Viviani, che adesso sono tutti allenatori come Reja. Ma d’altra parte quello era il Vicenza di Reja e non di capitan Di Carlo o del presidente Scaroni. Quel Vicenza, così come Reja, Di Carlo, Viviani, Beghetto e Scaroni in questa triste vicenda non c’entra nulla. E’ ovvio. Ma è triste notare come sulla Lazio si sia scatenato un vero e proprio bombardamento, figlio di una cultura italiana distorta, dove sei colpevole prima di aver passato ogni grado di giudizio e prima che una sentenza definitiva sia stata emessa. “In Inghilterra non succede, in Italia invece sì”, aveva detto Ilievski riguardo il vizio dei calciatori di scommettere. Ecco. Il punto, però, è che a Londra e dintorni non si diventa colpevoli prima di essere indagati e poi giudicati, in Italia invece sì.
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12/03/2012 22:45

non mi ricordo se fosse mensurati, ma 6 anni fa un giornalista di repubblica scrisse un articolo di un incontro segreto in mezzo ai boschi ( [SM=x44466] ) della germania di gruppi di ultra' neonazisti pronti a fare un macello agli europei di svizzera - austria che si sarebbero tenuti di li' a poco .. tra le squadre presenti ci sarebbero stati gli ultra' del marsiglia .. peccato che ..
1 ) i tifosi del marsglia siano tra quelli piu' a sinistra d' europa ( siamo ai livelli del livorno ) ..
2 ) conoscendo gli ultra', soprattutto se violenti come descritto nell' articolo, appena vedono un giornalista nei paraggi lo avrebbero fatto nella migliore delle ipotesi allo spiedo [SM=x44456]

.. insomma, quando si parla di queste cose, c'e' una voglia matta di fare scooooooop, anche a grande discapito della verita' / deontologia professionale ... [SM=x44458]
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12/03/2012 23:12

Sculli è sull'incacchiato pesante: "Non sapevo chi fosse questo personaggio fino a ieri mattina, poi il mio avvocato mi ha spiegato che è un latitante lontano dall'Italia e che è uno che dice un sacco di stronzate, lo querelemo" estratto da: www.repubblica.it/sport/calcio/2012/03/12/news/sculli_ilievski_cavolate-3...


Ilievski sarà anche un mezzo bandito, ma io non dormirei molto tranquillo se sapessi che Sculli è incacchiato con me .... [SM=x44451]
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30/03/2012 10:44

Presentato all'Abi il secondo Rapporto sulla situazione economica del calcio

Indebitamento serie A: 2,6 miliardi (+14%).
Perdita netta 428 milioni, solo 19 club in utile.

Report Calcio 2012: in calo i ricavi da stadio (-10%). Il costo della produzione è di 2,9 miliardi, il valore 2,5


(LaPresse/Fabio Ferrari)(LaPresse/Fabio Ferrari)

MILANO - L'indebitamento complessivo della Serie A nel 2010-2011 è di 2,6 miliardi di euro ed è in aumento del 14% rispetto all'anno precedente (2,3). È questo uno dei dati del «Report Calcio 2012», il rapporto presentato stamani all'Abi a Roma, da Figc, Arel e PricewaterhouseCoopers, sulla situazione economica del calcio.

I ricavi da stadio sono appena il 10% del totale, mentre i diritti televisivi incidono per il 55,6% (in serie A il 38%).

I RICAVI - Più nel dettaglio, nel Report si legge che l'incidenza dei diritti radiotelevisivi sui ricavi del calcio professionistico rappresentano in serie A il 55,6% dei ricavi di esercizio (58,3% nella stagione 2009-2010) mentre in Serie B il 16,7% (16,0% nella stagione 2009-2010).

Calano i ricavi provenienti dagli stadi, a dimostrazione di quale sia il vero problema del nostro calcio.

La contrazione nel 2010-2011 - si legge nel Report - è di 22,4 milioni di euro (253.008.182 vs 275.473.538) pari a circa l'8,2%. In totale i ricavi medi delle società di Serie A sono 101.560.151 euro al termine della stagione sportiva 2010-2011. Erano 105 nella stagione 2009-2010 a fronte di costi medi pari a 115 milioni (113 nel 2009-2010). La Serie B si attesta invece a 15 milioni (14 nel 2009-2010) a fronte di costi medi in linea con la stagione precedente e pari a 19 milioni. La perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano nel 2010-2011 è di 428 milioni di euro, in aumento di 80 milioni rispetto alla stagione precedente (+ 23% ).

I COSTI - Il risultato è negativo in tutte le Leghe - si legge ancora nel Report - 19 sui 107 club analizzati hanno riportato un utile (18%). Il totale del valore della produzione del calcio professionistico è stato pari, infatti, a 2,5 miliardi di euro (-1,2% rispetto alla stagione precedente). La serie A genera l'82% dei ricavi (era l'84% nel 2009-2010), mentre la serie B il 14% (era l'11 % nella stagione precedente) e la Lega Pro il 4% (era il 5% nel 2009-2010). Il costo della produzione è pari, invece, a 2,9 miliardi di euro, in aumento dell'1,5% rispetto alla stagione precedente. Il 2010-2011 rappresenta il primo periodo nel quale la crescita dei costi rallenta fortemente se confrontata con il passato (+6,8% e +6,4% nel 2009-2010 e 2008-2009).

IL FISCO - È di 1 miliardo di euro l'apporto complessivo che il calcio italiano ha dato al fisco nel 2009. L'85% del totale (875 milioni) deriva dal contributo fiscale e previdenziale delle società professionistiche italiane, mentre i rimanenti 155 milioni di euro sono relativi al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio.

IL REPORT - A un anno dalla prima edizione, nella quale era stato fotografato lo stato del calcio italiano attraverso un suo censimento statistico generale e un’ampia analisi economico–finanziaria sui bilanci dei club professionistici dalla Serie A alla Lega Pro, il «Report Calcio 2012» (presentato presso la sede dell’Abi a Roma alla presenza del ministro per il Turismo e lo Sport Piero Gnudi, il Presidente del Coni Giovanni Petrucci, il Presidente Figc Giancarlo Abete, il segretario generale dell’Arel Enrico Letta ed Emanuele Grasso in rappresentanza di PricewaterhouseCoopers), si arricchisce di nuove sezioni dedicate all’impatto fiscale del calcio, ai suoi sistemi di «governance», al calcio dilettantistico, oltre a un benchmark internazionale svolto con la collaborazione della Uefa.
Il volume, che fotografa lo stato del calcio italiano attraverso un censimento statistico di tutta la struttura della Figc e un’ampia analisi economico-finanziaria sui bilanci dei club professionistici dalla Serie A alla Lega Pro, vuole essere, nell’ottica degli enti promotori, un contributo in grado di fornire elementi di riflessione sul sistema calcio, utile ad individuare le possibilità di intervento normativo per dare maggiore competitività, soprattutto nel quadro internazionale.

Fonte: Corriere della Sera - Redazione online 29 marzo 2012 | 12:09© RIPRODUZIONE RISERVATA
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30/03/2012 14:17

Re:
Etrusco, 30/03/2012 10.44:

Presentato all'Abi il secondo Rapporto sulla situazione economica del calcio

Indebitamento serie A: 2,6 miliardi (+14%).
Perdita netta 428 milioni, solo 19 club in utile.





Sì d'accordo, ma l'articolo sparato dai soliti giornalisti per fare sensazione serve a poco se è generico.
Perché il male non è il calcio in quanto tale ma la cattiva gestione aziendale, che con il calcio nulla o quasi ha a che vedere.

Infatti se dal generico passiamo a qualche analisi più dettagliata possiamo facilmente vedere che non sempre e non tutte le società si possono considerare marce, come vorrebbe far intendere il titolo della discussione.

Già nella giornata di ieri avevo postato, in altra discussione (link: ffz.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9664559 ), un articolo sulla situazione, a dir poco drammatica, dei conti della Roma (l'indebitamento è di molto superiore al prezzo di cessione della società stessa, prezzo realizzato quando la rosa dei giocatori era molto più prestigiosa di quella attuale ....).

Ora vediamo qualche altro dato:

Conti di A: sempre peggio
Le spese più su dei ricavi


Le grandi soffrono, i diritti tv, rilanciano le altre: dalla Lazio, al Palermo all'Udinese sono ottimi i profitti. Nostra inchiesta sui bilanci delle squadre della massima serie

di Marco Iaria Leggi l'intero articolo! Clicca QUI!

Qualche tabella raffigurante la situazione:

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...Ora vediamo qualche altro dato:

Conti di A: sempre peggio
Le spese più su dei ricavi


Le grandi soffrono, i diritti tv, rilanciano le altre: dalla Lazio, al Palermo all'Udinese sono ottimi i profitti. Nostra inchiesta sui bilanci delle squadre della massima serie

di Marco Iaria Leggi l'intero articolo! Clicca QUI!

Qualche tabella raffigurante la situazione:





Però bisogna fare i dovuti distinguo tra le diverse realtà di tutte le società, bisogna ponderare ogni voce di spesa, come le hanno messe a bilancio, distinguere tra spese, costi e come hanno strutturato l'ammortamento di alcune opere straordinarie (logistiche, etc.) alcune delle quali a lungo termine daranno profitti consistenti...

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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