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Budapest, in migliaia in piazza contro il bavaglio alla stampa

Ultimo Aggiornamento: 24/10/2011 21:14
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24/10/2011 03:27

L'Ungheria non è ancora morta, la società non si piega alla svolta autoritaria del premier Viktor Orban. Decine di migliaia di cittadini oggi (tra sessantamila e centomila) sono scesi in piazza a Budapest, hanno sfilato in pieno centro in nome della libertà di stampa e per dire no alla legge bavaglio.
Simbolicamente, la manifestazione - che è stata probabilmente la più grande da quando nell'aprile dell'anno scorso a seguito della vittoria elettorale la Fidesz, cioè il partito di destra nazionalpopulista autoritaria e con tratti nostalgici o revisionisti sulla lettura del passato, guidato da Orban, ha preso il potere - si è svolta proprio il 23 ottobre. Cioè nell'anniversario dell'inizio della rivoluzione del 1956, quando sotto la dittatura comunista e in piena guerra fredda studenti, operai, base e quadri riformatori dello stesso Partito comunista si ribellarono sognando, come 12 anni dopo col Sessantotto a Varsavia e a Praga con la Primavera di Dubcek, un socialismo dal volto umano.
Coincidenza significativa, e intanto Orban era a Bruxelles al vertice europeo e ha ignorato l'anniversario della rivoluzione. Mentre le autorità hanno fatto di tutto per rendere il più difficile possibile la diffusione di notizie sulla protesta. Si è arrivati persino allo spegnimento in centro delle telecamere di controllo del traffico, che in una capitale grande, vivace e dalla circolazione intensa come la splendida Budapest sono numerosissime e indispensabili. E nelle stesse ore, per un caso che appare davvero singolare, pannes elettroniche bloccavano o infastidivano gravemente l'accesso ai siti d'informazione online indipendenti.

Censura elettronica quasi come nella Cina comunista che il nazionalconservatore Orban, amico e ammiratore dichiarato di Putin e di Berlusconi, elogia contro la protesta per la libertà di stampa e per l'abrogazione della legge-bavaglio. Eppure la gente è venuta in piazza: decine di migliaia, almeno sessantamila secondo i media indipendenti, e centomila a detta degli organizzatori, nonostante che negli ultimi tempi intimidazioni e controlli sul posto di lavoro specie nel settore pubblico in Ungheria spingano a riflettere prima di partecipare a cortei antigovernativi.

"No al bavaglio", "libertà d'informazione", "questo regime non mi piace", erano gli slogan dei dimostranti gridati in piazza e scritti su striscioni. I promotori hanno distribuito simbolicamente tessere-stampa a ogni partecipante per invitare chiunque a sfidare la censura. E in piazza era anche il nuovo sindacato-movimento per la democrazia chiamato 'Szolidàritas', sull'esempio di Solidarnosc che guidò la svolta non violenta della rivoluzione polacca decenni addietro. La manifestazione non è stata indetta dai partiti d'opposizione, cioè i socialisti (Mszp) e i Verdi, ma è stata organizzata online e con passaparola dal movimento "Un milione per la libertà di di stampa", con lo slogan "il regime non mi piace". I dimostranti erano numerosissimi, dallo Erzsébet Hìd (Ponte Elisabetta, dedicato all'imperatrice Sissi moglie di Francesco Giuseppe che appoggiò gli sforzi del nobile patriota liberal conte Andrassy per l'autonomia e i diritti dei magiari nell'Impero asburgico) alla stazione Astoria del metrò. Da cinquantamila a settantamila i partecipanti, nonostante la fitta pioggia e i primi freddi, secondo l'autoevole tv indipendente Atv odiata dal governo ma molto seguita dagli osservatori del mondo libero.

I dimostranti hanno così voluto protestare contro la legge- bavaglio introdotta dal governo, il quale ha istituito un'autorità di controllo dei media (Nmhh) senza equivalenti nei paesi Ue e Nato e nel mondo libero, e punisce con misure di censura e multe pesantissime i media critici. Nei mesi successivi il governo Orban ha riscritto la Costituzione in senso autoritario e nazionalista, e ha attuato una vastissima purga nei media pubblici poi nell'amministrazione pubblica e in scuole e università. Gli ultimi provvedimenti governativi, come hanno riferito tutte le maggiori agenzie di stampa internazionali, hanno gravemente ridotto o quasi annullato l'autorità del potere giudiziario abolendo l'equivalente magiaro del consiglio superiore della magistratura e instaurando la nomina dei giudici (come di rettori e presidi in università e scuole) da parte del governo.

Nel frattempo politiche fiscali punitive contro il "grande capitale internazionale" (definizione che evoca alla lontana ma sinistramente il frasario di Goebbels) hanno allarmato gli investitori stranieri contribuendo a frenare gravemente la politica economica. In contrasto stridente col boom economico della solida democrazia polacca, o con la crescita in Repubblica cèca, Slovacchia Slovenia e Romania, l'Ungheria che nell'89 a fianco della Polonia di Solidarnosc fu un'avanguardia nel movimento rinnovatore dell'Est che portò alla caduta dell'Impero sovietico e del Muro di Berlino versa oggi in una grave situazione economica e di conti pubblici. E intanto riduzione degli anni di scuola dell'obbligo e dimezzamento delle università aggravano la difficoltà dei giovani di qualificarsi per trovare un lavoro, anche qui in controtendenza con le forti spese polacche per istruzione ricerca e tecnologia. E la crisi del sistema sanitario e del sistema pensionistico (con l'esproprio dei fondi privati) ha portato a un aumento della mortalità assolutamente inedito in un paese centroeuropeo.

Nazionalista, eurominimalista, ammiratore dichiarato di Berlusconi e Putin e fautore di un rapporto speciale con la Cina, Orban ha anche scelto di far riscrivere la Storia del paese dai suoi ideologi: l'unica macchia nera del passato secondo lui è il periodo comunista, ma la dittatura di destra di Miklos Horthy che poi fu alleata di Hitler fino all'ultimo e attivissima complice dell'Olocausto, non è classificata tra le "macchie". In Ungheria dalla presa del potere di Orban episodi di razzismo specie contro i rom si sono moltiplicati. E la Magyar Garda, l'organizzazione paramilitare del partito neonazista e antisemita Jobbik, pur ufficialmente proibita, si raduna indisturbata con uniformi nere e simboli chiaramente nostalgici e continua pogrom e violenze contro i rom. Intanto il governo sempre per rileggere la Storia vuole rimuovere da Kossuth Tér, la storica piazza del Parlamento, le statue del grande poeta Attila Jozsef, il Thomas Mann ungherese, e del conte Mihaly Karoly, un aristocratico riformista del passato. Mesi fa la centralissima piazza intitolata al grande presidente americano Franklin Delano Roosevelt, primo artefice della vittoria alleata sull'Asse nella seconda guerra mondiale, ha cambiato nome nonostante il chiaro malumore di Washington.



di ANDREA TARQUINI
(ha collaborato Agi Berta)
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24/10/2011 14:06

Re:
killing zoe, 24/10/2011 03.27:

L'Ungheria non è ancora morta, la società non si piega alla svolta autoritaria del premier Viktor Orban. Decine di migliaia di cittadini oggi (tra sessantamila e centomila) sono scesi in piazza a Budapest, hanno sfilato in pieno centro in nome della libertà di stampa e per dire no alla legge bavaglio....
Censura elettronica quasi come nella Cina comunista che il nazionalconservatore Orban, amico e ammiratore dichiarato di Putin e di Berlusconi, elogia contro la protesta per la libertà di stampa e per l'abrogazione della legge-bavaglio. Eppure la gente è venuta in piazza: decine di migliaia, almeno sessantamila secondo i media indipendenti, e centomila a detta degli organizzatori, nonostante che negli ultimi tempi intimidazioni e controlli sul posto di lavoro specie nel settore pubblico in Ungheria spingano a riflettere prima di partecipare a cortei antigovernativi.

"No al bavaglio", "libertà d'informazione", "questo regime non mi piace",...



E noi cosa aspettiamo a svegliarci? Sin dalla cacciata di Enzo Biagi la nostra Libertà di stampa, pensiero ed informazione è in grave agonia. Ora poi il Governo vuole persino abolire le intercettazioni oltre che mettere nuovi bavagli all'informazione... [SM=x44465]

_________________


Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
24/10/2011 21:14

Re: Re:
Etrusco, 24/10/2011 14.06:



E noi cosa aspettiamo a svegliarci? Sin dalla cacciata di Enzo Biagi la nostra Libertà di stampa, pensiero ed informazione è in grave agonia. Ora poi il Governo vuole persino abolire le intercettazioni oltre che mettere nuovi bavagli all'informazione... [SM=x44465]



In Ungheria la situazione è ormai andata oltre, ci sono manifestazioni quasi ogni giorno davanti al Parlamento, ma nessuno ne parla. L'economia è al tracollo tra il nazionalismo e la corruzione,la gente non riesce a pagare i mutui e le leggi emesse contro banche e capitali stranieri sono da paura. In tutto questo la UE è lenta ad intervenire [SM=x44492] e non prende alcuna decisione.
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