Che il corpo delle donne venga sfruttato, al cinema in tv o in pubblicità, lo sanno tutti: fa vendere, e bene, il prodotto a cui è associato. Un fenomeno evidente a chiunque, e come tale stra-analizzato e stra-commentato. Ma c'è un dato ricorrente che riguarda le locandine dei film, e che sembra sfuggire ai radar: l'enfasi enorme data a una singola parte anatomica femminile. Le gambe. Meglio se aperte, anzi spalancate; immortalate dal lato posteriore; spesso raffigurate sotto gli occhi di un uomo che le guarda. Per richiamare esplicitamente il voyeurismo dell'operazione.
Una tendenza assolutamente universale, che accomuna paesi e generi diversi: a sottolinearla ed evidenziarla, tra gli altri, il blogger francese Christophe Courtois, che - come ha scoperto il sito di "D" di Repubblica - ne ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Un modello insospettabilmente "classico", che come spettatori associamo a pellicole tipo 007; o alle tante produzioni adolescenziali e più o meno demenziali. Ma che in realtà appare anche in opere dai contenuti molto meno attinenti all'immagine.
Un esempio fra i tanti, in casa nostra: Gianni e le donne, diretto dal regista di Pranzo di ferragosto Gianni Di Gregorio. Commedia sorridente sulle peripezie agrodolci di un sessantenne: eppure, anche qui, vediamo due grandi gambe che sovrastano il protagonista. Nessuno è immune dalla tentazione di ricorrere al giochino, per attirare l'attenzione degli spettatori.
Ma non c'è solo il repertorio delle superdonne raffigurate "a metà", spesso con immagini di enormi proporzioni, come Courtois ha fatto notare. La storia del rapporto tra questa parte anatomica femminile e le locandine cinematografiche è più stretta. Ed è una anche storia di successi: negli ultimi decenni, infatti, sono stati tanti i film che ai manifesti con le loro bellissime star, e con un'enfasi evidente sulle loro gambe, hanno dovuto tanta parte del loro appeal. Tanto che i poster, oltre che le pellicole, spesso sono diventate cult. Il caso di scuola è Pretty Woman: tutti gli osservatori hanno sempre concordato sul fatto che le lunghissime gambe di Julia Roberts, ingauinate negli stivaloni neri, hanno contribuito a fare entrare l'opera nell'immaginario collettivo. E pazienza se in realtà non erano della diva, ma di una controfigura: l'impatto è stato comunque fortissimo.
Al di là del caso Roberts, ci sono altre dive che hanno cavalcato l'onda della presenza forte nelle locandine. Restando sul fronte gambe, vanno segnalati almeno i casi di Jennifer Beals in Flashdance (seduta con la magliettona, spalla scoperta e gambe aperte); di Sharon Stone in Basic Instinct 1 e 2 (qui gli arti allargati servono per evocare la famosa sequenza senza mutandine); di Demi Moore in Rivelazioni e Striptease. Anche classici considerati intramontabili come Il Laureato non sono immuni: ricordate la gamba di Mrs Robison che nel manifesto si infila una calza autoreggente?
di CLAUDIA MORGOGLIONE
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