seguiamo con più attenzione quello che succede oggi in Grecia, chissà che domani non tocchi a noi!
Sciopero generale paralizzata Grecia
Nel giorno dell'avvio ad Atene dei colloqui per decidere la concessione della quinta tranche dell'aiuto alla Grecia
11 maggio, 17:35
Manifestazione ad Atene
ATENE - I due maggiori sindacati della Grecia - l'Adedy, che raggruppa i lavoratori del settore pubblico, e la Gsee, quello degli impiegati del settore privato - hanno esortato i loro aderenti ad una adesione massiccia allo sciopero e alle manifestazioni di oggi, "per fermare gli attacchi contro i diritti dei lavoratori".
Una prima manifestazione, quella del Pame, il sindacato vicino al Partito Comunista, è cominciata alle 10.00 locali (le 09:00 in Italia) nella centralissima piazza di Omonoia, mentre alle 11.00 è iniziata la manifestazione comune dell'Adedy e della Gsee in un'altra piazza della capitale. Alla fine dei comizi, entrambe le manifestazioni si concluderanno con una marcia di protesta fino al Parlamento in piazza Sintagma. Allo sciopero di oggi, al quale partecipano tutti i lavoratori del settore pubblico, delle Autonomie Locali, delle banche, gli insegnanti di tutti i gradi, i medici ospedalieri e gli impiegati di tutte le società pubbliche, i lavoratori marittimi e (per quattro ore) i controllori di volo, aderiscono anche i giornalisti che chiedono "la firma del contratto di lavoro collettivo, la garanzia dei diritti e di mettere fine ai licenziamenti" nel settore dell'informazione.
Lo sciopero di oggi, il decimo dal giorno della firma del Memorandum nel marzo dell'anno scorso, coincide proprio con l'avvio ad Atene dei colloqui dei rappresentanti della troika - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - con funzionari del governo per decidere la concessione o meno della quinta tranche dell'aiuto da 110 miliardi di euro concesso alla Grecia un anno fa.
ANSA
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Crisi Grecia: default inevitabile ma quando?
Si susseguono in modo spasmodico e confusionario le dichiarazioni su crisi Grecia, default pilotato, ristrutturazione del debito greco. Con chiare ripercussioni sui CDS, i credit default swap.
Proprio qualche minuto fa l’ennesima smentita di Stark:
May 10 (Reuters) – Greece may be heavily indebted but it is not insolvent and does not need to restructure its debt, European Central Bank Executive Board member Juergen Stark said on German radio on Tuesday. “In the end, a restructuring does not solve the problem Greece has to deal with,” Stark told Bayerischer Rundfunk. “Greece has to tackle structural problems, and the budget must be put in order.” Stark said the programme Greece agreed a year ago with international lenders in exchange for a bailout was realistic and must be implemented. “Greece has a high debt level, but Greece is not insolvent,” he said. (Reuters)
Sono tutte dichiarazioni create “ad arte“ per cercare di mantenere la calma nel mondo finanziario ed evitare che la già pressante speculazione vada a distruggere il mercato. In primis utilizzando i famosi CDS, i credit default swap che teoricamente dovrebbero assicurare contro il default di uno Stato e che oggi, utilizzati “naked” (e quindi senza sottostante) sono diventati fonte di speculazione incontrollata che va ad influenzare in modo determinante il corso dei bonds sovrani.
Certo non giovano i recenti downgrading di S&P e Moody’s, ma al momento la situazione sembra stabile. Nel senso che SEMBRA tutto sia tranquillo. Tranquillo una pippa.
Credit Default Swap nuovamente ai massimi
Sicuramente si sono resi conto di un fattore che abbiamo evidenziato moltisismo tempo fa, ovvero che la Grecia non avrebbe MAI potuto pagare, e che quindi il rischio default ellenico era elevatissimo. Poi però…abbiamo anche visto cosa significava default Grecia per il settore bancario europeo. Significava “rischio collasso”. E allora? E allora la coperta come già detto è cortissima e le soluzioni sono molto difficili da prendere. Più il tempo passa e più penso che una “ristrutturazione del debito normale” è impossibile.
Allungare le scadenze, abbassare i tassi e soprattutto tagliare il nominale rappresenta la soluzione apparente del problema greco, ma apre voragini devastanti per gli stati più deboli (PIGS), per le banche e soprattutto getta in pasto alla speculazione (che ripeto, agisce incontrollata a causa della mancanza di una normativa che regola l’argomento) un tema che porterebbe rapidamente alla seconda puntata della grande crisi, una puntata che sarebbe sicuramente devastante per noi europei. E soprattutto per noi Italiani.
Si perché (non dimentichiamolo mai) default Grecia significa fallimento del progetto Euro. Il che rende addirittura non possibile un paragone con l’Argentina, che almeno aveva una sua moneta. E quindi Grecia che torna alla Dracma? Si sta dicendo di tutto,e non si esclude anche questa ipotesi.
Morale:
il caos è totale e la ristrutturazione è necessaria (default significa ristrutturazione,per la cronaca). Molto probabile una ristrutturazione del debito in stile Brady Bonds, come già detto in passati articoli, come è avvenuto per l’Uruguay tanti anni fa, cercando proprio di ristrutturare evitando il collasso delle banche. Qui si sta COMPRANDO TEMPO. E il tempo ha un costo. Prima o poi bisognerà agire. E quando si sarà deciso, a mercati chiusi, tutti sapremo. Magari prima di quanto si pensi.
Siamo solo all’inizio. E in futuro discuteremo anche di altri aspetti, Italia compresa.
Fonte
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Per fortuna Tremonti, quello che aveva previsto in anticipo la crisi mondiale del 2008, ci tranquillizza:
Tremonti: per l'Italia non c'è rischio contagio
Di fronte alle tensioni che continuano a coinvolgere i Paesi deboli dell'area euro «il blocco centrale dell'Europa tiene, i problemi sono nei Paesi periferici e l'impressione di tutti i responsabili della finanza globale riuniti qui a Washington è che il rischio di contagio non ci sia».
Dalla sala della delegazione italiana del Fondo monetario, in una pausa dei lavori del G-20, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, invia un doppio messaggio di rassicurazione ai mercati. Il primo è che l'Europa "core", della quale l'Italia è parte integrante, ha una buona tenuta, secondo quanto è stato attestato nelle riunioni da tutti i leader della finanza globale.
Il secondo messaggio è che quando si fanno delle analisi comparate, come quella realizzata ai fini del monitoraggio fiscale dall'Fmi, l'Italia risulta collocata meglio di altri Paesi, anche se certamente si può e si deve fare di più.
Sul versante europeo, Tremonti, che nella mattinata aveva tenuto una lezione alla Georgetown University, spiega: «L'impressione è che le emissioni dei Paesi centrali dell'Unione monetaria siano viste come un tutt'uno, piuttosto che come emissioni di singoli Stati».
Quanto a Grecia, Irlanda e Portogallo e ai problemi dei loro titoli di Stato «l'esperienza ci dice che le cause della crisi sono diverse.
In Grecia la crisi è stata legata a motivi interni, difficoltà a livello amministrativo e di funzioni pubbliche, difficoltà di bilancio legate alla raccolta delle tasse all'eccessiva evasione. In Irlanda, invece, la crisi è crisi bancaria e finanziaria e in un certo senso più sistemica. Il Portogallo appare invece una via di mezzo, più simile alla situazione della Grecia. Forse - ha concluso Tremonti - bisognerebbe chiedersi quali siano stati i criteri di valutazione in passato, a partire dall'ingresso» di questi Paesi nell'area euro.
Fonte
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Aaah, beh, meno male, noi non abbiamo certo
"difficoltà a livello amministrativo e di funzioni pubbliche, difficoltà di bilancio legate alla raccolta delle tasse all'eccessiva evasione".