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La crisi della Grecia è fuori controllo?

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2012 23:33
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11/05/2011 21:30

seguiamo con più attenzione quello che succede oggi in Grecia, chissà che domani non tocchi a noi!
Sciopero generale paralizzata Grecia
Nel giorno dell'avvio ad Atene dei colloqui per decidere la concessione della quinta tranche dell'aiuto alla Grecia

11 maggio, 17:35

Manifestazione ad Atene

ATENE - I due maggiori sindacati della Grecia - l'Adedy, che raggruppa i lavoratori del settore pubblico, e la Gsee, quello degli impiegati del settore privato - hanno esortato i loro aderenti ad una adesione massiccia allo sciopero e alle manifestazioni di oggi, "per fermare gli attacchi contro i diritti dei lavoratori".

Una prima manifestazione, quella del Pame, il sindacato vicino al Partito Comunista, è cominciata alle 10.00 locali (le 09:00 in Italia) nella centralissima piazza di Omonoia, mentre alle 11.00 è iniziata la manifestazione comune dell'Adedy e della Gsee in un'altra piazza della capitale. Alla fine dei comizi, entrambe le manifestazioni si concluderanno con una marcia di protesta fino al Parlamento in piazza Sintagma. Allo sciopero di oggi, al quale partecipano tutti i lavoratori del settore pubblico, delle Autonomie Locali, delle banche, gli insegnanti di tutti i gradi, i medici ospedalieri e gli impiegati di tutte le società pubbliche, i lavoratori marittimi e (per quattro ore) i controllori di volo, aderiscono anche i giornalisti che chiedono "la firma del contratto di lavoro collettivo, la garanzia dei diritti e di mettere fine ai licenziamenti" nel settore dell'informazione.

Lo sciopero di oggi, il decimo dal giorno della firma del Memorandum nel marzo dell'anno scorso, coincide proprio con l'avvio ad Atene dei colloqui dei rappresentanti della troika - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - con funzionari del governo per decidere la concessione o meno della quinta tranche dell'aiuto da 110 miliardi di euro concesso alla Grecia un anno fa.

ANSA

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Crisi Grecia: default inevitabile ma quando?




Si susseguono in modo spasmodico e confusionario le dichiarazioni su crisi Grecia, default pilotato, ristrutturazione del debito greco. Con chiare ripercussioni sui CDS, i credit default swap.
Proprio qualche minuto fa l’ennesima smentita di Stark:
May 10 (Reuters) – Greece may be heavily indebted but it is not insolvent and does not need to restructure its debt, European Central Bank Executive Board member Juergen Stark said on German radio on Tuesday. “In the end, a restructuring does not solve the problem Greece has to deal with,” Stark told Bayerischer Rundfunk. “Greece has to tackle structural problems, and the budget must be put in order.” Stark said the programme Greece agreed a year ago with international lenders in exchange for a bailout was realistic and must be implemented. “Greece has a high debt level, but Greece is not insolvent,” he said. (Reuters)
Sono tutte dichiarazioni create “ad arte“ per cercare di mantenere la calma nel mondo finanziario ed evitare che la già pressante speculazione vada a distruggere il mercato. In primis utilizzando i famosi CDS, i credit default swap che teoricamente dovrebbero assicurare contro il default di uno Stato e che oggi, utilizzati “naked” (e quindi senza sottostante) sono diventati fonte di speculazione incontrollata che va ad influenzare in modo determinante il corso dei bonds sovrani.
Certo non giovano i recenti downgrading di S&P e Moody’s, ma al momento la situazione sembra stabile. Nel senso che SEMBRA tutto sia tranquillo. Tranquillo una pippa.
Credit Default Swap nuovamente ai massimi



Sicuramente si sono resi conto di un fattore che abbiamo evidenziato moltisismo tempo fa, ovvero che la Grecia non avrebbe MAI potuto pagare, e che quindi il rischio default ellenico era elevatissimo. Poi però…abbiamo anche visto cosa significava default Grecia per il settore bancario europeo. Significava “rischio collasso”. E allora? E allora la coperta come già detto è cortissima e le soluzioni sono molto difficili da prendere. Più il tempo passa e più penso che una “ristrutturazione del debito normale” è impossibile.
Allungare le scadenze, abbassare i tassi e soprattutto tagliare il nominale rappresenta la soluzione apparente del problema greco, ma apre voragini devastanti per gli stati più deboli (PIGS), per le banche e soprattutto getta in pasto alla speculazione (che ripeto, agisce incontrollata a causa della mancanza di una normativa che regola l’argomento) un tema che porterebbe rapidamente alla seconda puntata della grande crisi, una puntata che sarebbe sicuramente devastante per noi europei. E soprattutto per noi Italiani.
Si perché (non dimentichiamolo mai) default Grecia significa fallimento del progetto Euro. Il che rende addirittura non possibile un paragone con l’Argentina, che almeno aveva una sua moneta. E quindi Grecia che torna alla Dracma? Si sta dicendo di tutto,e non si esclude anche questa ipotesi.
Morale: il caos è totale e la ristrutturazione è necessaria (default significa ristrutturazione,per la cronaca). Molto probabile una ristrutturazione del debito in stile Brady Bonds, come già detto in passati articoli, come è avvenuto per l’Uruguay tanti anni fa, cercando proprio di ristrutturare evitando il collasso delle banche. Qui si sta COMPRANDO TEMPO. E il tempo ha un costo. Prima o poi bisognerà agire. E quando si sarà deciso, a mercati chiusi, tutti sapremo. Magari prima di quanto si pensi.
Siamo solo all’inizio. E in futuro discuteremo anche di altri aspetti, Italia compresa.

Fonte
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Per fortuna Tremonti, quello che aveva previsto in anticipo la crisi mondiale del 2008, ci tranquillizza:

Tremonti: per l'Italia non c'è rischio contagio


Di fronte alle tensioni che continuano a coinvolgere i Paesi deboli dell'area euro «il blocco centrale dell'Europa tiene, i problemi sono nei Paesi periferici e l'impressione di tutti i responsabili della finanza globale riuniti qui a Washington è che il rischio di contagio non ci sia».

Dalla sala della delegazione italiana del Fondo monetario, in una pausa dei lavori del G-20, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, invia un doppio messaggio di rassicurazione ai mercati. Il primo è che l'Europa "core", della quale l'Italia è parte integrante, ha una buona tenuta, secondo quanto è stato attestato nelle riunioni da tutti i leader della finanza globale.
Il secondo messaggio è che quando si fanno delle analisi comparate, come quella realizzata ai fini del monitoraggio fiscale dall'Fmi, l'Italia risulta collocata meglio di altri Paesi, anche se certamente si può e si deve fare di più.
Sul versante europeo, Tremonti, che nella mattinata aveva tenuto una lezione alla Georgetown University, spiega: «L'impressione è che le emissioni dei Paesi centrali dell'Unione monetaria siano viste come un tutt'uno, piuttosto che come emissioni di singoli Stati».

Quanto a Grecia, Irlanda e Portogallo e ai problemi dei loro titoli di Stato «l'esperienza ci dice che le cause della crisi sono diverse. In Grecia la crisi è stata legata a motivi interni, difficoltà a livello amministrativo e di funzioni pubbliche, difficoltà di bilancio legate alla raccolta delle tasse all'eccessiva evasione. In Irlanda, invece, la crisi è crisi bancaria e finanziaria e in un certo senso più sistemica. Il Portogallo appare invece una via di mezzo, più simile alla situazione della Grecia. Forse - ha concluso Tremonti - bisognerebbe chiedersi quali siano stati i criteri di valutazione in passato, a partire dall'ingresso» di questi Paesi nell'area euro.

Fonte
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Aaah, beh, meno male, noi non abbiamo certo "difficoltà a livello amministrativo e di funzioni pubbliche, difficoltà di bilancio legate alla raccolta delle tasse all'eccessiva evasione".

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21/07/2011 23:10

Crisi: accordo fatto, 109 mld a Grecia


(ANSA) - ROMA, 21 LUG - ''La dichiarazione dei capi di Stato e di governo della zona dell'euro e delle istituzioni europee e' approvata'': lo comunica il presidente dell'Ue Herman Van Rompuy su Twitter, al termine del vertice dell'Eurogruppo sul salvataggio della Grecia e per evitare il rischio di contagio nella zona dell'euro. L'accordo prevede lo stanziamento di 109 miliardi di euro alla Grecia.

ANSA

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Ma la Finlandia si fida il giusto..

Finlandia vuole Partenone (!!) come garanzia prestiti

21 luglio, 18:15


Il Partenone

BRUXELLES - Per dare nuovi prestiti alla Grecia, la Finlandia vuole garanzie in beni dello Stato: ovvero Acropoli, Partenone e le isole. Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, i finlandesi avrebbero posto come 'red line' delle garanzie affidabili, e hanno fatto il conto che la Grecia possiede 300 miliardi di beni dello Stato che potrebbero soddisfare questa richiesta.

ANSA

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Beh, qualche cartuccia l'abbiamo anche noi: il Colosseo, la Fontana di Trevi..

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22/07/2011 22:36

per quanto mi riguarda, la grecia puo' andare in default anche domani .. non ho capito perche' dobbiamo pagare i debiti di chi vive bellamente sopra i propri mezzi ... [SM=x44465]
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17/02/2012 12:33

ATENE, BERLINO E LA DIGNITÀ DEL DEBITORE

L'orgoglio delle nazioni

ATENE, BERLINO E LA DIGNITÀ DEL DEBITORE

L'orgoglio delle nazioni

 

Quel che ha detto due giorni fa il presidente greco Papoulias non va sottovalutato. Dopo l'ennesima affermazione del ministro delle Finanze tedesco sulla possibile bancarotta di Atene, si è chiesto: «Ma chi è il signor Schäuble per insultare il mio Paese? Chi sono gli olandesi? Chi sono i finlandesi?». Sono parole molto forti (cosa penseremmo se un capo di Stato europeo esclamasse: «Chi sono gli italiani?»); tanto più forti quando vengono pronunciate da un presidente della Repubblica. Ma forse quelle parole sono anche la spia di un mutamento che si sta verificando nei sentimenti collettivi degli europei, di una ripresa o una riemersione di antiche diffidenze che la crisi dell'euro sta accentuando. Poche settimane fa, del resto (lo ha ricordato Gian Antonio Stella su questo giornale), lo Spiegel considerava il capitano Schettino come l'«italiano tipo», aggiungendo che mai un capitano tedesco o britannico avrebbe fatto cose paragonabili.

Il fatto è che, mentre anno dopo anno un facile ottimismo europeista ci aveva indotto a credere che l'Unione Europea fosse il luogo di una nuova e fraterna collaborazione, vediamo ora che non è precisamente, o non è unicamente, così. Anche in Italia, che di questo europeismo un po' superficiale è stata forse la patria, l'opinione pubblica comincia a rendersi conto che l'Europa rappresenta sì lo spazio di una pacifica cooperazione (un dato da non sottovalutare mai nel continente che ha generato due guerre mondiali nell'ultimo secolo); ma anche che questa cooperazione non esclude una competizione spesso aspra. È per questo motivo che anche in un Paese europeista come il nostro la fiducia nella Ue è precipitata ultimamente dal 74 al 53%. La competizione, che stiamo scoprendo ben presente nello spazio europeo, ha anche assunto, nel caso della Grecia, dei caratteri che ricordano certe esperienze di tipo coloniale. Sappiamo tutti quanto la Grecia, con politiche di bilancio dissennate, abbia contribuito essa stessa ad arrivare al punto in cui oggi si trova. Eppure, è difficile non definire di tipo coloniale l'atteggiamento di Berlino e Parigi, che hanno preteso che la Grecia acquistasse armamenti prodotti dalle loro imprese, di fatto come condizione per accordare a essa gli aiuti economici di cui ha bisogno. Con la conseguenza, come ha ricordato Danilo Taino sul Corriere , che la spesa militare per il 2012 di una Grecia sull'orlo del default si attesta sul tre per cento del Pil mentre l'Italia non arriva all'uno per cento.

Secondo molti osservatori i mali dell'euro derivano da un'unificazione monetaria che non ha dietro la forza di uno Stato, dunque di un'unione politica tra i vari Paesi. Ma pochi esempi, come quello degli armamenti che la Grecia è stata obbligata ad acquistare, ci mettono di fronte a un dato di fatto che a volte dimentichiamo. E cioè che nel nostro continente gli interessi nazionali non sono affatto svaniti, così come non sembra alle viste la scomparsa degli Stati che quegli interessi incarnano. Possiamo non esserne entusiasti, ma sembra un dato non modificabile, almeno nel breve periodo. Proprio per questo, però, occorrerebbe fare attenzione a non offendere la sensibilità dell'opinione pubblica di questo o quel Paese (anche uno Stato debitore come la Grecia ha diritto a non essere trattato con sufficienza). Col rischio, altrimenti, di alimentare le pulsioni e i partiti più antieuropei, già abbastanza diffusi nel continente, e di richiamare in vita quei nazionalismi che hanno devastato l'Europa del '900.

Giovanni Belardelli17 febbraio 2012 | 8:26© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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17/02/2012 12:50

Noi stiamo facendo le stesse cose che la Grecia ha già fatto ovvero andando incontro all'"abbraccio mortale" di BCE e FMI.

Perchè i cittadini devono accollarsi i debiti contratti dalle banche?

Ok salviamo le banche ma comprandole come hanno fatto in Islanda.

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Grazie all'umorismo si può sdrammatizzare ogni cosa.
Voi direte che non è vero, su certe cose non si può ridere... per esempio lo stupro.
Ah no? Allora sentite qua: immaginate Stanlio che stupra Ollio! (Daniele Luttazzi)

Qui non si fanno distinzioni razziali.
Qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!
(Full Metal Jacket-Sergente Hartman)

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26/02/2012 18:15

Re:
sperminator, 22/07/2011 22.36:

per quanto mi riguarda, la grecia puo' andare in default anche domani .. non ho capito perche' dobbiamo pagare i debiti di chi vive bellamente sopra i propri mezzi ... [SM=x44465]




la situazione è molto più complicata di così e se non stiamo cauti finiamo anche noi come la Grecia
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26/02/2012 23:33

Re: Re:
Arcanna Jones, 26/02/2012 18.15:




la situazione è molto più complicata di così e se non stiamo cauti finiamo anche noi come la Grecia




Ti stanno sfuggendo alcune cose.

Se tu hai bisogno di soldi e se io te li presto applicandoti degli interessi che ti riducono mio schiavo, io sono classificato strozzino e vengo arrestato per usura.

I compari di Monti, con la sua complicità, stanno esattamente facendo questo. Applicano interessi da usura al debito pubblico degli stati, riducendo in schiavitù interi popoli. Sono degli strozzini, nulla di diverso. Se poi ci piace chiamarli speculatori, come fa la stampa, facciamolo, ma la sostanza non cambia.

Ed è giunta l'ora che il popolo si ribelli a questa condizione di schiavitù, che non l'accetti più e si riappropri della propria dignità di essere umano.
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