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Addio a Sylvia Kristel, indimenticata "Emmanuelle" del cinema erotico anni '70

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2012 23:07
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18/10/2012 14:01

Morta Sylvia Kristel
l'Emmanuelle del cinema

Nata a Utrecht nel 1952, l'attrice era malata di cancro.
Volto dell'erotismo d'autore anni Settanta, grazie al film di Just Jaeckin,
viveva ad Amsterdam e aveva un figlio, Arthur, anche attore.
Nell'autobiografia Nue ("Nuda", 2006), aveva raccontato una vita
difficile, tra droga, alcol e la perenne ricerca della figura paterna



ROMA - Sylvia Kristel, l'attrice olandese famosa per aver interpretato il personaggio di Emmanuelle nell'omonimo film del 1974, è morta oggi a 60 anni. Da tempo era gravemente malata di cancro all'esofago, ma la malattia l'aveva prima colpita alla gola. Fumatrice accanita da quando aveva 11 anni, viveva ad Amsterdam e aveva un figlio, Arthur, anche attore, nato dalla sua relazione con Hugo Claus, uno scrittore belga ventisette anni più grande di lei. Il 12 giugno di quest'anno era stata ricoverata per un infarto. Le sue condizioni erano già molto gravi.

LA SCHEDA DEL FILM - FOTO

Nata nel 1952 a Utrecht, in Olanda, era figlia di due albergatori, anche se il padre Piet Nicholas era stato un campione di tiro a volo. Un rapporto complicato con la famiglia, bellissima e intensa, resta per tutti il volto di Emmanuelle il film di Just Jaeckin del '74 diventato un cult movie dell'erotismo. Quel film la fece diventare una star. Ma la legò per sempre a uno stereotipo dal quale la Kristel non si è mai liberata. Uno spettro con il quale ha convissuto per tutta la vita, cavalcando una scusa che le ha però anche impedito di affrontare parti più importanti. Sulla scia di quel fantasma negli anni successivi, l'attrice ha girato brutte copie dello stesso film: Emmanuelle l'antivergine (1975), Goodbye Emmanuelle (1977) e Emmanuelle 4 (1983), corrodendo un personaggio e lo stesso erotismo che ha sempre incarnato nell'immaginazione collettiva.

Nella sua infanzia aveva ricevuto una severa educazione cattolica e a 17 anni era andata via da casa per diventare una modella vincendo nel 1973 il concorso di bellezza Miss Tv Europea. Gli anni Settanta. Facili etichette, libertà. Ma anche droga, ricchezza, e il suo volto iniziò a diventare quello dell'erotismo d'autore proprio in quel periodo. Dopo L'amica di mio marito, ed Emanuelle appunto, divenne la musa ispiratrice di Roger Vadim, con il quale girò Una femmina infedele nel 1976. Per poi arrivare a Il margine di Walerian Borowczyk, e a due pellicole italiane: Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa e Amore in prima classe (1980) di Salvatore Samperi. Nel 1981 fu poi protagonista de L'amante di Lady Chatterley.

Nel 2006, compiuti 54 anni, pubblicò in Francia l'autobiografia Nue ("Nuda"). Il libro uscì in Italia un anno più tardi col titolo Svestendo Emmanuelle, le recensioni e le critiche furono positive. Racconta la storia di una vita complicata. Passata tra droghe, alcol e la continua ricerca di una figura paterna trovata, di volta in volta, in relazioni con uomini più maturi di lei.

Dopo la storia con Hugo Claus, padre di suo figlio Arthur, si fidanzò con Ian McShane, dieci anni più grande, che aveva conosciuto sul set del film Il quinto moschettiere (1979). Un rapporto tormentato, sempre descritto dall'attrice come devastante. Nei cinque anni insieme cominciò a usare cocaina e il trasferimento a Los Angeles per intraprendere la carriera Oltreoceano non diede i risultati sperati. "Fu una storia difficile, passata tra alti e bassi. Eravamo troppo simili e ci facemmo male", raccontò nel documentario Hunting Emmanuelle (2006). Dopo McShane si sposò altre due volte. Per cinque mesi con un uomo d'affari americano e poi col produttore Phillippe Blot. L'ultima relazione, dieci anni, fu con il produttore radiofonico Fred De Vree, poi morto.

Nei primi anni Ottanta Sylvia Kristel girò Lezioni maliziose (1981), la storia di una badante francese chiamata da un ricco imprenditore per educare sessualmente il figlio sedicenne interpretato da Eric Brown. L'attrice e il regista furono accusati di pedofilia. Nel 1984 recitò in Un corpo da spiare, biografia semipornografica di Mata Hari fino poi a tornare a casa, al suo fantasma, a Emmanuelle. Il numero 7 conosciuto, appunto, come Emmanuelle forever (2001).

Fonte: Repubblica

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La Pecorina
18/10/2012 15:48

R.I.P.

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Ka cimm a fe?




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24/10/2012 23:17

Bella e desiderata interprete chiamata nel difficilissimo compito di incarnare i sogni erotici del libro di Emmanuelle Arsan.
Inevitabilmente si lasciò prendere la mano interpretando anche pellicole di dubbio o nessun gusto
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12/11/2012 17:06

Mi era sfuggita questa!
Io la amerò per sempre.
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15/11/2012 23:07

R.I.P
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