| | | OFFLINE | Post: 7.810 | Registrato il: 24/09/2003 | Sesso: Maschile | | |
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13/11/2005 15:50 | |
A mio avviso tutti questi libri si basano su una lettura non mi spingo fin a dire faziosa, ma sicuramente arbitraria dei testi sacri.
Tanto per capirci vedi un po' una lettura oggettiva di ciò che viene detto nella Bibbia a riguardo degli Angeli, e quello che vale per gli angeli a mio avviso vale anche per il resto.
Questo è un contributo che non ho scritto io ma che ho letto e, in base alle mie conoscenze, posso affermare sia scritto veramente molto bene.
"VECCHIO TESTAMENTO:
In origine, agli angeli si attribuivano indistintamente compiti compiti BUONI o CATTIVI (cfr. Giob)Dio manda il suo buon angelo per vegliare su Israele (Es 23, 20; ma per una missione funesta, manda messaggeri di male (Sal 78, 49), come lo sterminatore (Es 12, 23; cfr. Sam 24, 16 s; 2 Re 19, 35). Anche il Satana del libro di Giobbe fa ancora parte della corte divina (Giob 1, 6-12; 2, 1-10). Tuttavia, dopo l’esilio, i compiti angelici si specializzano maggiormente e gli angeli acquistano una qualificazione morale in rapporto alla loro funzione: angeli BUONI da una parte, Satana e i demoni dall’altra; tra gli uni e gli altri c’è una costante opposizione (Zac 3, 1 s). Questa concezione di un mondo spirituale diviso tradisce l’influenza indiretta della Mesopotamia e della Persia: per meglio far fronte al sincretismo iranico-babilonese, il pensiero giudaico sviluppa la sua dottrina anteriore; senza transigere sul suo monoteismo rigoroso, si serve talvolta di un simbolismo preso a prestito e sistematizza la sua rappresentazione del mondo angelico. Così il libro di Tobia cita i sette angeli che stanno dinanzi a Dio (Tob 12, 15; cfr. Apoc 8, 2), che hanno il loro riscontro nella angelologia della Persia. Ma la funzione attribuita agli angeli non è mutata. Essi vegliano sugli uomini (Tob 3, 17; Sal 91, 11; Dan 3, 49 s) e presentano a Dio le loro preghiere (Tob 12, 12); presiedono ai destini delle nazioni (Dan 10, 13-21). A partire da Ezechiele, spiegano ai profeti il senso delle loro visioni (Ez 40, 3 s; Zac 1, 8 s); questo diventa infine un elemento letterario caratteristico delle apocalissi (Dan 8, 15-19; 9, 21 ss). Ricevono nomi in rapporto alle loro funzioni: Raffaele, "Dio guarisce" (Tob 3, 17; 12, 15), Gabriele, "eroe di Dio" (Dan 8, 16; 12, 15), Michele, "chi è come Dio?". A quest’ultimo, capo di tutti, è affidata la comunità giudaica (Dan 10, 13. 21; 12, 1). Questi dati sono ancora amplificati nella letteratura apocrifa (libro di Enoch) e rabbinica, che tenta di organizzarli in sistemi più o meno coerenti. In tal modo la dottrina del VT sull’esistenza del mondo angelico e sulla sua presenza nel mondo degli uomini, si afferma con costanza. Ma le rappresentazioni e le classificazioni di cui essa si serve hanno necessariamente un carattere simbolico che ne rende molto delicata la estimazione.
NUOVO TESTAMENTO:
In questa prospettiva gli angeli continuano a svolgere presso gli uomini i compiti che già il Vecchio Testamento attribuiva loro. Quando una comunicazione soprannaturale perviene dal cielo alla terra, essi ne rimangono i misteriosi messaggeri: Gabriele trasmette la duplice annunciazione (Lc 1, 19. 26); un esercito celeste interviene nella notte della natività (Lc 2, 9-14); angeli ancora annunciano la risurrezione (Mt 28, 5 ss par.) e fanno conoscere agli apostoli il senso della ascensione (Atti 1, 10 s). Ausiliari di Cristo nell’opera della salvezza (Ebr 1, 14), essi assicurano la custodia degli uomini (Mt 18, 10; Atti 12, 15), presentano a Dio le preghiere dei santi (Apoc 5, 8; 8, 3), conducono l’anima dei giusti in paradiso (Lc 16, 22; "In paradisum deducant te angeli..."). Per proteggere la Chiesa, essi continuano attorno a Michele, loro capo, la lotta contro Satana, che dura fin dalle origini (Apoc 12, 1-9). Un legame intimo collega così il mondo terrestre al mondo celeste; lassù gli angeli celebrano una liturgia perpetua (Apoc 4, 8-11), alla quale quaggiù si unisce la liturgia della Chiesa (cfr. Gloria, Sanctus). Presenze soprannaturali ci attorniano, che il veggente dell’Apocalisse concretizza nel linguaggio convenzionale consacrato dall’uso. Ciò esige da parte nostra una riverenza (cfr. Gios 5, 13 ss; Dan 10, 9; Tob 12, 16) che non è da confondere con l’adorazione (Apoc 22, 8 s). Se quindi è necessario proscrivere un culto esagerato degli angeli che pregiudicherebbe quello di Gesù Cristo (Col 2, 18), il cristiano deve conservare un senso profondo della loro presenza invisibile e della loro azione soccorritrice. " |