Strategia elettorale PdL?

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L'ossessività contro FLI è l'unico collante per ricompattare l'elettorato

La strategia elettorale del Pdl?
Toh, tutti contro Fini...

di Caterina Consoli

Questa volta non occorrono nemmeno i retroscena. Perché è chiaro che, comunque vadano le cose, il nemico sarà ora (e sempre?) uno e uno solo: Gianfranco Fini. Sì, sta lì l’obiettivo, il capro espiatorio, l’untore contro il quale tutto il PdL assieme ai suoi mezzi di comunicazione si concentrerà durante la campagna elettorale di quelle elezioni anticipate che fanno parte delle ipotesi più accreditate. Il presidente della Camera, stando a quanto registrano i quotidiani più vicini al governo, viene indicato – oltre alle ormai classiche definizioni di “traditore” e “sabotatore” – proprio come elemento necessario e sufficiente «per ricompattare gli elettori».

Lo ha spiegato con sincerità al Secolo Osvaldo Napoli, uno dei pasdaran berlusconiani: «Andremo contro Fini» perché «se questo attacca lo stato di cose nel Pdl e nel governo noi ci sentiamo autorizzati a rispondere colpo su colpo».  Si riparte, insomma, da dove in fondo non si è mai smesso: dall’attaccare a testa bassa il presidente della Camera.
Ma su quali basi?
Assicurano che non sarà una polemica sulla persona. Eppure i termini con i quali lo stesso Silvio Berlusconi si è rivolto alla pattuglia di Futuro e libertà («Se si torna al voto Fini non sa cosa l’aspetta, di certo non uscite bene dalle urne») non lasciano presagire di certo una campagna sui contenuti politici. E a conferma di questo trend basta sfogliare le pagine di Libero e il Giornale piene zeppe come mai di articoli, commenti e forzature poco eleganti (come quella che ha riguardato Tremaglia) che hanno come riferimento monomaniacale sempre il leader di FLI. Un’ossessività che ha raggiunto anche livelli parossistici per non dire paranoici se addirittura si arriva a proporre in termini lombrosiani (vedere per credere un lungo articolo del Giornale) il comportamento di Fini. Sì, proprio nel quotidiano della famiglia del Premier vengono “analizzati” movimenti, dettagli, postura per dimostrare in fondo sempre il solito teorema: non è un leader.
Basta cambiare quotidiano e il tono non cambia: «Fini inferiore a Casini e D’Alema» si legge sulla prima pagina di Libero. 
E giù, poi, a fare le pulci al discorso tenuto da Fini a "Vieni via con me" nel quale è stata analizzata con piglio filologico la tassonomia alla ricerca, guarda caso, del “tradimento” di turno dei valori della destra.
Davanti a tutto questo si potrebbe dire: nulla di nuovo. Nulla di diverso da ciò che accade da più di un anno a questa parte.
Solo che questa volta ci si ritrova davanti a una campagna di demonizzazione “preventiva” che viene indicato come tema forte e strategico addirittura di un’intera kermesse elettorale.
Ma non solo.
La demonizzazione del presidente della Camera marcia assieme alla sempreverde tentazione di moral suasion sui deputati finiani e su tutti gli indecisi.
A questo infatti a quanto sembra saranno dedicate secondo i rumor tutte le attenzioni del Premier durante il mese che lo separa dal voto di fiducia in simultanea alla Camera e al Senato:
a una campagna acquisti disperata nel tentativo di ottenere la pur minima soglia minima della sopravvivenza.
A questo si è ridotto il Governo del Fare… 

Fonte: Fare Futuro Web Magazine, 7 novembre 2010
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